A Treia contro il senso di sconfitta

Sono stato a Treia, bel paese del bel maceratese, a parlare della “Gioia del Vangelo” di Papa Francesco. M’avevano assegnato i paragrafi 61-109, che trattano di “sfide e tentazioni” del nostro tempo. Nei commenti dico del tema, qui ricordo che “del senso di sconfitta” parla il paragrafo 85 e osservo che nella Vicaria di Treia questa tentazione la sanno combattere: da ottobre a oggi hanno fatto otto incontri di “formazione per catechisti e animatori pastorali” sul documento del Papa, ottenendo una giovane partecipazione. Il mio grazie a don Gabriele, motore dell’iniziativa.

24 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Tra le sfide e tentazioni trattate dal Papa ho scelto la “superficialità sulle scelte morali” indotta dal relativismo culturale, la necessità di “immaginare spazi di preghiera e di comunione con caratteristiche innovative” che risultino “attraenti e significative” per l’umanità di oggi, la tentazione – appunto – del senso di sconfitta “che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura” (mamma quanti!), la “tentazione della guerra tra di noi”. Per quest’ultima ho fatto l’esempio del blog.

    27 Maggio, 2015 - 11:20
  2. Luigi Accattoli

    Non ero mai stato a Treia. Mi sono piaciute le mura, le vie curve che a esse scendono. Con gli amici ho ricordato il treiese Carlo Didimi (1798-1877), giocatore di “pallone col bracciale”, sport che si pratica tutt’oggi, al quale è dedicata un canto del Leopardi intitolato A un vincitore nel pallone (1821): “altro che gioco / son l’opre dei mortali?”.

    27 Maggio, 2015 - 11:25
  3. Luigi Accattoli

    Straordinaria la piazza centrale, con balconata sulla valle, di cui narra la foto del post. Sulla sinistra della piazza si vede il campanile d’una chiesa: è San Filippo, dove ho parlato. Mio stupore davanti alla statua in legno di San Rocco, dai grandi occhi. Un Duecento popolare che invitava a scambiare due parole: ma che Rocco sei, come mai sei restato qui nonostante questi occhi e questa barba?

    27 Maggio, 2015 - 11:27
  4. Luigi Accattoli

    Guidato da don Luigi Taliani e accolto da don Giuseppe Verdenelli sono stato anche all’Abbazia di Rambona, che è nelle vicinanze, IX secolo, della quale dico: andateci.

    27 Maggio, 2015 - 11:29
  5. Francesco73

    Mai stato a Treja, che è pure tua concattedrale?
    Questa è grave!

    27 Maggio, 2015 - 12:40
  6. picchio

    perchè l’ FBI si occupa del calcio? Hanno un campionato di soccer? boh…

    27 Maggio, 2015 - 21:27
  7. picchio

    tanti anni fa lessi ” confessioni di un sicario dell’economia”, l’ FBI si sarebbe dovuta occupare delle cose narrate in quel libro, altro che calcio…..

    27 Maggio, 2015 - 21:31
  8. L’attuale vescovo di Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli Treia è mons. Nazareno Marconi, di Città di Castello.

    28 Maggio, 2015 - 0:26
  9. Marilisa

    Voglio agganciarmi–mi scuso con Luigi– al fuori tema di Marcello Ciampi per manifestare una certa sorpresa per il fatto che il Papa conosca “I Promessi Sposi” e ne consigli la lettura ai ragazzi.
    Lo faccio perché questo tema mi interessa molto.
    Dico subito che ho fondati motivi per essere quasi certa che l’appello del Papa resterà inascoltato. E credo comunque che qualora lo si ascoltasse, quasi tutti dopo qualche capitolo, rinuncerebbero a proseguire la lettura.
    Mi è parso di capire che anche il nostro padrone di casa vada avanti con qualche difficoltà e con grande forza di volontà, pur se giustificato dai numerosi impegni ben più importanti.
    Se potessi, direi dunque al Papa, nonché alle autorità scolastiche, che il capolavoro manzoniano non è proprio pane per i denti dei ragazzi del nostro tempo; e per diverse ragioni.

    28 Maggio, 2015 - 13:36
  10. Marilisa

    Prima di tutto per il linguaggio ottocentesco che risulta ostico ai più ( giovani e meno giovani); in secondo luogo perché oggi l’approccio fra i ragazzi per impostare un rapporto sentimentale è del tutto diverso da quello di una volta. Ne fanno fede i comportamenti giovanili cui assistiamo direttamente nelle nostre famiglie e i numerosi programmi televisivi che pure li documentano.
    Non si può non tener conto del tempo che passa cambiando le cose. Per farla breve: il ritorno a certa cultura dell’Ottocento è impensabile e, per certi versi, perfino non auspicabile.
    In terzo luogo ho sempre sostenuto convintamente che, al di là del romanzetto amoroso fra due innamorati ostacolati in mille modi e il cui lieto fine arriva alla fine di tutta la vicenda, le molte storie narrate,intrecciate fra loro con minuziosa ricchezza di particolari, vanno affrontate da menti che siano realmente mature, e non da adolescenti o anche da ragazzi più grandi che oggi sarebbero–credo– più sbrigativi e determinati trovandosi nelle medesime circostanze che ostacolassero una legittima unione.
    Pertanto la lettura va fatta necessariamente con l’ausilio di qualcuno ( insegnanti o altre persone) che sia in grado di analizzare con qualche competenza i comportamenti umani dei personaggi, leggendo fra le pieghe dell’animo da cui la condotta delle persone scaturisce come diretta conseguenza.

    28 Maggio, 2015 - 13:38
  11. Marilisa

    Ancora direi al Papa, e ad altri, che probabilmente pochi sono davvero in grado di coglierne l’utilità educativa riscontrabile nell’universalità, in ogni tempo e spazio, dei valori umani che si fanno riconoscere da sé nella profondità della coscienza; e la sorprendente coincidenza tra i sentimenti, positivi e negativi,che accomunano l’ uomo dei tempi antichi e quello dei nostri giorni quasi fosse lo stesso unico e identico tempo.
    Il che significa che l’uomo è sempre lo stesso e che solo l’ambiente e la realtà contingente del momento in cui si trova ad imprimere la sua impronta esistenziale, possono cambiarne idee e atteggiamenti.
    Il Romanzo riserva a chi abbia pazienza e curiosità di leggerlo nella maturità, o di riprenderlo, risvolti sempre sorprendenti di umano comportamento, messi in luce da una attenta analisi psicologica dei personaggi grandi e piccoli, che l’Autore sa scandagliare magistralmente.
    Potrei infine dire al Papa, e ad altri, che chiunque volesse imparare bene la grammatica italiana, potrebbe farlo leggendo, appunto, il capolavoro manzoniano, che da questo punto di vista è la PERFEZIONE assoluta.
    Tutto ciò direi senza toccare il tema religioso che l’Autore, da cattolico intransigente, mette in primo piano, e che meriterebbe evidentemente un discorso approfondito.

    28 Maggio, 2015 - 13:40
  12. Spiletti

    I Promessi Sposi sono un’ottima lettura.

    28 Maggio, 2015 - 14:05
  13. Marilisa

    Sì, lo sono. Eppure ho conosciuto docenti che al posto dei “Promessi Sposi” leggevano e facevano leggere, senza farlo sapere, altri libri ritenuti più interessanti.
    Segno che neppure loro, gli insegnanti, li apprezzavano.

    28 Maggio, 2015 - 14:13
  14. discepolo

    Forse, cara Marilisa, per interessare i giovani d’oggi , come dici tu si dovrebbe dare qualche ritocco ai personaggi e alla trama….
    Renzo Tramaglino un simpatico lavoratore precario vuole coronare il suo sogno d’amore sposando Lucio, il suo parrucchiere. Ma Don Rodrigo cattivisssimo impresario dell’azienda dove Renzo lavora da precario si è invaghito del giovane Lucio e vuol che il matrimonio non si faccia… Don Abbondio . prete dialogante e di mite carattere , ma piuttosto avido di denaro, viene corrotto con una bustarella da Don Rodrigo , ma un intrepido commissario-frate, Cristoforo, una specie di Don Matteo, scopre la corrruzione e dopo varie vicisssitudini,tra cui un epidemia a Milano di EBOLA,
    in cui muore Don Rodrigo, non dopo essersi pentito ed aver asssunto a tempo indeterminato Renzo i due promesssi sposi Lucio e Renzo vengono uniti in matrimonio. Dopo di che chiedono alla MOnaca di Monza,cliente storica del parrucchiere Lucio , l’utero in affitto , e coronano la loro felicità con un bel bambino…

    28 Maggio, 2015 - 14:43
  15. Marilisa

    Discepolo cara, io lascerei “I Promessi Sposi” così come sono.
    Però lei può anche cominciare a fare quegli aggiustamenti di cui ha parlato.
    Poi, a lavoro finito, potrebbe proporre a qualche editore il romanzo riveduto e corretto, e metterlo in vendita col titolo “Le porcherie dei promessi sposi”.
    Sono certa che per lei sarebbe un grosso affare.
    Però non lo mandi al Papa, per favore.

    28 Maggio, 2015 - 14:55
  16. Spiletti

    Ha ragione Discepolo: non è il linguaggio a essere difficile, ma la ricchezza di insegnamenti cristiani, la presenza della Provvidenza, la descrizioni di personaggi veri con passioni, tormenti, peccati e redenzioni…
    Un romanzo troppo “umano” e troppo poco moderno.

    28 Maggio, 2015 - 14:56
  17. Marilisa

    L’ultimo post di Spiletti è tutto da ridere.
    Perché le spara così grosse?
    Incoraggi, piuttosto, discepolo a scrivere il “suo” romanzo, magari la aiuti pure e lo firmi con lei. Vedreste che bell’ affare!!
    Avete mai visto “I Promessi Sposi” del trio Marchesini, Solenghi, Lopez?
    Un capolavoro. Potreste imitarli.

    28 Maggio, 2015 - 15:09
  18. Spiletti

    Si può ridere di tutto.
    C’è anche chi ride delle cose più serie e chi ride delle tragedie.

    28 Maggio, 2015 - 17:55
  19. Bello il rifacimento dei Promessi sposi ad opera di discepolo. Comunque, per tornare al tema, sono contenta che un mio concittadino sia vescovo di Treia e sia custode di tanti splendidi tesori.

    28 Maggio, 2015 - 22:54
  20. Marilisa

    Sì, Antonella. Davvero una bella porcheria, la ricostruzione di discepolo.
    Non avrei mai creduto che tu avessi gusti così orrendi.
    Ma–si sa–de gustibus…
    ( Perdona la mia franchezza, se puoi).
    Ogni tanto scopro qualcosa di nuovo.

    29 Maggio, 2015 - 0:02
  21. Cara Marilisa, ho visto la cosa da un punto di vista umoristico. Tutto qua.

    29 Maggio, 2015 - 0:33
  22. petrus

    “Per fare il bene, bisogna conoscerlo; e, al pari d’ogni altra cosa, non possiamo conoscerlo che in mezzo alle nostre passioni, per mezzo de’ nostri giudizi, con le nostre idee; le quali bene spesso vanno come possono. Con le idee donna Prassede si regolava come dicono che si deve fare con gli amici: n’aveva poche; ma a quelle poche era molto affezionata: Tra le poche, ce n’era per disgrazia molte delle storte; e non eran quelle che le fossero men care…”

    10 Giugno, 2015 - 12:34

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