Il Papa all’Angelus ha annunciato tredici nuovi cardinali. Tra essi sei sono italiani: ed è insolito che una metà siano nostrali. S’accrescono le modalità di uscita dalle regole tradizionali nella scelta dei ruoli e delle sedi, uscita praticata da Francesco fin dal primo concistoro, nel gennaio del 2014. Nei commenti riporto il testo dell’annuncio con l’elenco dei nominati e – a seguire – segnalo elementi forti delle biografie e le sorprese che dicevo.
Tredici nuovi cardinali – sei italiani – sorprese varie
27 Comments
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Bergolius dixit. Cari fratelli e sorelle, il prossimo 28 novembre – alla vigilia della prima domenica d’Avvento – terrò un Concistoro per la nomina di 13 nuovi Cardinali.
Ecco i nomi dei nuovi Cardinali:
1. S.E. Mons. Mario Grech – Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi.
2. S.E. Mons. Marcello Semeraro – Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
3. S.E. Mons. Antoine Kambanda – Arcivescovo di Kigali (Ruanda).
4. S.E. Mons. Wilton D. Gregory – Arcivescovo di Washington.
5. S.E. Mons. Jose F. Advincula – Arcivescovo di Capiz (Filippine).
6. S.E. Mons. Celestino Aós Braco, O.F.M. Cap. – Arcivescovo di Santiago de Chile.
7. S.E. Mons. Cornelius Sim – Vescovo tit. di Puzia di Numidia e Vicario Apostolico di Brunei.
8. S.E. Mons. Augusto Paolo Lojudice – Arcivescovo di Siena-Colle Val d’Elsa- Montalcino.
9. Fr. Mauro Gambetti, O.F.M. Conv. – Custode del Sacro Convento di Assisi.
Insieme ad essi unirò ai membri del Collegio Cardinalizio:
1. S.E. Mons. Felipe Arizmendi Esquivel – Vescovo Emerito di San Cristobal de las Casas (Messico).
2. S.E. Mons. Silvano M. Tomasi, Arcivescovo Titolare di Asolo, Nunzio Apostolico.
3. R.P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap. – Predicatore della Casa Pontificia.
4. Mons. Enrico Feroci – Parroco a Santa Maria del Divino Amore a Castel di Leva.
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/10/25/0552/01275.html
Testimone del genocidio. Il ruandese Antoine Kambanda, 61 anni, fatto vescovo e poi arcivescovo da Francesco, è un testimone e un sopravvissuto del genocidio del Ruanda (1994), durante il quale sono stati uccisi tutti i membri della sua famiglia tranne un fratello, che ora vive in Italia.
Primo afroamericano. Lo statunitense Wilton D. Gregory, 73 anni, è il primo cardinale afroamericano del suo paese, come già era stato il primo arcivescovo afroamericano di Washington e – già nel 2001-2004 – il primo presidente afroamericano della Conferenza dei vescovi Usa.
Primo del Brunei. Cornelius Sim, 71 anni, Vicario Apostolico di Brunei, è il primo cardinale di questa piccola nazione che fa parte dell’isola del Borneo. L’occhio alle periferie.
Sena felix. Augusto Paolo Lojudice, romano, 56 anni, arcivescovo di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino, già ausiliare di Roma e prima ancora parroco a Tor Bella Monaca, periferia romana: è insolito che un arcivescovo di Siena sia cardinale.
Custode in porpora. Mauro Gambetti, 55 anni, custode del Sacro Convento di Assisi: è del tutto straordinario, forse inedito, il cardinalato per un custode francescano.
I quattro cardinalati ottantini segnalano:
– l’impegno dell’episcopato messicano per i nativi del Chapas [Felipe Arizmendi Esquivel – Vescovo Emerito di San Cristobal de las Casas];
– la presenza della Chiesa sul fronte dei diritti dell’uomo [Silvano M. Tomasi, oltre che nunzio è stato ed è membro di vari organismi ecclesiali e curiali per i migranti, per la giustizia e la pace, per lo sviluppo umano integrale];
– il servizio della predicazione [il cappuccino Raniero Cantalamessa, patrologo, dal 1980 Predicatore della Casa Pontificia, nel 1979 – dice la sua biografia ufficiale – “ha lasciato l’insegnamento per dedicarsi a tempo pieno al ministero della Parola”];
– il servizio della carità e la pietà mariana [Enrico Feroci – Parroco del santuario romano del Divino Amore – è stato direttore della Caritas di Roma].
Rif. 18.25 – Milano (non) felix
Si sperava (io almeno) in Milano. Prossimo giro.
Forse perchè a Milano hanno un emerito ancora elettore… forse…
Bene! Sono contenta per i due frati. In quanto al cardinale Semeraro, spero che presto dichiari santa Margherita da Città di Castello.
Antonella adesso l’Umbria ha due cardinali… quasi troppo…
Rif. 18.31 di ieri – Scalabriniano
Nei dati biografici ufficiali dell’ex nunzio Tomasi è passato sotto silenzio che lui è un religioso scalabriniano. E si è occupato naturalmente di migranti.
https://gpcentofanti.altervista.org/il-padre-spirituale-e-la-fede/
Milano ha già l’emerito cardinale e sotto gli 80 anni. Poi una cattiva gestione di un caso di abusi sessuali di un prete.
cristina vicquery
Mi rende lieto questo sparigliar le carte da parte di papa Francesco: berrette dove uno non se l’aspetta!
Grazie, Luigi, per questa ottima ed analitica presentazione dei 13 nuovi Cardinali.
Una domanda: cambiano – e, se si, in quale misura – gli equilibri all’interno del Conclave ?
Un caro saluto a tutti.
Roberto Caligaris
Non è possibile parlare di un cambiamento di equilibri. Certamente sono figure bergogliane. Il Papa che sente la bufera rinforza gli ormeggi. Ma un rinforzo non è un cambio. Si potrebbe dire piuttosto che Francesco miri a impedire che si formino cordate conclavarie di qualsiasi tipo. Scegliendo dalle periferie, creando nuove sedi cardinalizie, ovvero sedi cardinalizie ruotanti, destinando al conclave l’elemosiniere e il custode di un convento, dando la porpora al predicatore e a un parroco invita a guardare più ampiamente e ad andare al largo. Le cordate hanno bisogno di stringere, lui invita ad ampliare. Sollecita a passare dai pochi che contano ai tanti che onorano la varietà della Cattolica.
In Umbria abbiamo due cardinali ma forse ce li meritiamo.
Andando oltre l’Umbria, e a parte Roma naturalmente, con quattro cardinali residenziali l’Italia centrale (Assisi, Perugia, Siena, L’Aquila) risulta essere ben piazzata nello scacchiere purpureo. E con Firenze (2 cardinali, l’arcivescovo in carica e l’emerito) e Ancona (1 cardinale, arcivescovo emerito) si sale a 7. A suo modo, è il traino dell’ex Stato Pontificio…
Noi papalini i cardinali ce l’avemo incorporati…
I predecessori dell’attuale pontefice nelle nomine cardinalizie si attenevano ad un certo equilibrio tra le varie “posizioni” presenti nella chiesa e tenevano conto del criterio “oggettivo” di avere rappresentate nel collegio dei cardinali le diocesi più importanti. L’attuale pontefice ha rotto sin dall’inizio con tale prassi e non nomina praticamente mai cardinali che non siano “bergogliani” (o “bergogliabili”), a sua totale discrezione. È nei suoi poteri farlo, naturalmente; ma il progetto di condizionare la elezione del suo successore è sin troppo evidente. Che ne pensi, caro Luigi, di questa volontà di continuare a regnare anche oltre il limite della propria esistenza terrena?
Un vaticanista, allenato com’è a spidocchiare le porpore, potrebbe citare come non bergogliani Tempesta (2014), Ezzati (2014), Muller (2014), Mamberti (2015), De Magistris (2015), Farrell (2016), Arborelius (2017), Ladaria Ferrer (2017), Becciu (2018), Petrocchi (2018). Ma preferisco il campo lungo allo spidocchiamento e dico che è vero: Francesco fa scelte marcate in direzione riformatrice. L’ho sostenuto sempre nei dibattiti e nelle conferenze e nei tre libretti che gli ho dedicato, nonchè qui nel blog: non si considera chiamato a mantenere la situazione ereditata ma a farla evolvere. Scelte marcate di cardinali nel senso del rinnovamento faceva anche Paolo VI: è questo un punto irrinunciabile per i papi riformatori. Ma Francesco lo fa con più disinvoltura.
Rif. 15.30 – Conclavi a immagine e somiglianza
Credo che gli ultimi conclavi (dal 1963 in poi) siano stati preparati e prefigurati da ogni papa. In particolare quello del 2005, e il suo risultato, è stato ad immagine e somiglianza perfetta di chi ha gestito tutte le nomine cardinalizie, finalizzate al risultato che si voleva. Altro che equilibrio e rispetto di tutte le posizioni; non bastavano due/tre cardinali tedeschi fuori schema per parlare di pluralismo (e trovare un italiano tra questi outsider, escluso l’infermo Martini che apparteneva alla primissima generazione, quando il papa non aveva ancora imparato bene il mestiere).
Le cose sono cambiate nel 2013. Non bastava essere ratzingeriani di destra o ratzingeriani di sinistra perché il conclave andasse in senso ratzingeriano.
Contrapposti gruppi italiani, gruppi anti-italiani e anticuriali, gruppi antieuropei, gruppi decisamente o blandamente riformisti hanno scompaginato ogni schema, tanto la crisi era ed è profonda. Qualsiasi papa fosse uscito nel 2013 avrebbe smentito previsioni e promesse del conclave.
Anche io penso che il prossimo conclave sia fortemente preordinato, ma non mi faccio illusioni sugli esiti. Vale anche per i papi ciò che si dice degli aspiranti: chi prepari e fai entrare come papa esce come cardinale o con qualcosa in meno.
Quanto ai cardinali come si fa a dire se Becciu era o no filobergogliano?
Bergoglio ha trovato Becciu come sostituto e come tale l’ha promosso. Se non l’avesse fatto avrebbe preso strali a non finire: è contro gli italiani (o i sardi), è contro i curiali.
Sempre per spidocchiare, caro Luigi, nel 2001 l’allora pontefice fece cardinali, in un colpo solo: Kasper, Maradiaga, Lehman, Hummes, Murphy-O’Connor, Bergoglio … e McCarrick.
Direi che non era proprio il modo di prepararsi un conclave a sua misura, ma forse, essendo un santo, quel papa applicò eroicamente il precetto evangelico “amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano” :-).
In effetti, ricordo bene per esperienza diretta come in certi ambienti che si ritenevano bene introdotti l’elezione di Ratzinger suscitò grande sconcerto, come un incidente non previsto. Si sapeva (o si credeva di sapere) che l’esito sarebbe stato un altro.
Quanto poi ai “pidocchi” (absit iniuria) che hai trovato tu, l’unico che mi appare francamente non bergogliano e non bergogliabile è il povero Müller, che però nel 2014 era prefetto della congregazione per la dottrina della fede e quindi molto difficile da non porporare, anche per un autocrate. Di alcuni altri non saprei dire, perché non li conosco, di altri ancora … beh …
Rif. 9.02 – 2001: Concistoro ecumenico.
Tutto ci sta, ma non è lecito far passare Hummes, Maradiaga e Bergoglio per dei sovversivi. E’ intellettualmente disonesto.
Hummes era una tranquillo francescano un po’ involuto con il pentecostalismo cattolico; Maradiaga, un salesiano praticone centroamericano (quando mai si è visto un salesiano progressista?); Bergoglio, un gesuita emarginato perchè poco “liberatorio”, recuperato dal cardinale di Baires Quarracino. Su McCarrick per “carità di santo subito”, un velo pietoso.
In compenso c’erano 8 esponenti di curia (da Re a Sepe) che avevano atteso pazientemente la loro promozione; un super reazionario come Cipriani, tranquilli vescovi di ordinario livello (Poletto, Egan, Errazuriz, Agnelo, Saenz e altri del terzo mondo). C’erano anche (su una quarantina) tre non allineati, Lehmann, Kasper, O’Connor: domabili, perchè appunto “sotto berretta di controllo”.
Quanto alla elezione del 2005: i soliti intellettuali, ben introdotti nelle loro illusioni, confondevano i loro desideri e i meccanismi ben sperimentati del potere.
Da persona che non firma ricevo questo messaggio:
La crisi della Chiesa oggi è tale che il papa attuale, che si è proposto fin dall’inizio, e giustamente, di cambiarla per quanto è possibile, pensa provvidenzialmente al futuro e nomina vescovi e cardinali che stanno quasi tutti sulla sua linea.
Non è detto che riuscirà in pieno a realizzare il suo scopo ( o sogno), ma intanto ci prova. Niente di sconveniente in tutto ciò.
La vita è andata sempre, in tutti i campi, seguendo dei condizionamenti. Se questi sono rivolti a buon fine, ben vengano. D’altronde, anche i pontefici precedenti (tranne uno o due) agivano allo stesso modo restando però sostanzialmente fermi sulla dottrina.
Eppure la Chiesa non era nelle condizioni in cui si trova oggi.
A poco a poco ha subìto uno stravolgimento, e non da oggi.
Il papa attuale certo non avrebbe immaginato che l’Istituzione sacra fosse in preda all’obbrobrio che gli si è presentato mettendo piede nel covo curiale strapieno di “sporcizia”. Magari qualcosa la conosceva, magari ingenuamente non dava troppo credito alle dicerìe che gli giungevano all’orecchio, ma ora ha toccato con mano e ha compreso quanto può bruciare la vicinanza di un clero ambiguo e avido. Altro che pensare ai poveri! L’ospedale da campo è già lì, nella curia.
Quale scempio si è consumato nel corso di molti secoli! Quanti fedeli sono stati traditi dall’Istituzione a cui si affidavano con semplicità e sicurezza infantile. Quanti baciamano a certi chierici che avrebbero meritato sonore pedate sul didietro ( mi si consenta l’espressione forte ma sentita).
Dunque, il Papa, fragile com’è (notatelo quando cammina), persegue il dovere di fare tutto il possibile per sanare il sanabile. Impresa quanto mai ardua sia per la tarda età sia perché molti di quelli che dovrebbero aiutarlo gli vanno, invece, contro vergognosamente. Anche gli intellettuali ignoranti, certi individui che, pur avendo studiato, non riescono ad usare il criterio della ragione, ma puntano sull’antipatia a naso, lo massacrano in tutti i modi, orgogliosi di essere–credono– i “servi” della Chiesa. Ma quali servi?! Gesù non voleva servitori, non voleva una Chiesa come questa, non voleva neppure essere identificato con la Chiesa; mai avrebbe voluto che i successori dei suoi discepoli ambissero ai primi posti costituendo in tal modo una gerarchia fasulla. E poi ci si meraviglia dell’ allontanamento dei cristiani. In realtà i cristiani veri li trovi spesso fuori della chiesa e suscitano sincera ammirazione.
Ci vorranno molti, molti anni ancora per far rinascere una Chiesa davvero fedele alle parole e al messaggio del Cristo. Credo che ci vorranno molti papi simili al nostro Francesco.
Aspettiamolo questo miracolo.
Anche il nostro cardinale GUALTIERO BASSETTI è vittima del Covid19!