Ho una buona nuova per i miei bloggers che ricordano la storia di una mamma donatrice di midollo a un ragazzo che non conosce (vedi post del 20 maggio: “Antonella che vede più del samaritano”): gli italiani che hanno donato il proprio midollo osseo nel 2007 sono stati 432. I donatori iscritti nel “Registro italiano donatori di midollo” al 31 dicembre del 2007 erano 325.097: nel 1990 erano appena 2.500. C’è dunque un forte aumento di vocazioni samaritane ma la domanda è molto più alta dell’offerta: si valuta che in Italia siano necessari circa 1.000 donatori effettivi all’anno. Altre splendide gesta dell’umano si registrano con i “trapianti da vivente” di reni e di fegato: i donatori italiani di un rene (ne abbiamo due e uno basta per vivere) sono stati 99 nel 2007, quelli di una parte del fegato (organo che si rigenera) 27. Sommando i donatori viventi di midollo, rene e fegato abbiamo un albo d’oro di 558 uomini e donne che hanno dato un pezzo del proprio corpo a chi ne aveva bisogno per sopravvivere. Non è un fatto grande? Gesù fece la lode più alta del samaritano che aveva dato del tempo e del denaro per salvare un viandante assalito dai briganti: “Lo vide e ne ebbe compassione”. Qui abbiamo centinaia di samaritani che hanno avuto compassione – a volte – senza avere visto e che oltre al tempo e al denaro hanno dato se stessi. Io credo si possa dire che da queste parti Cristo non è passato invano.
(Segue nel primo commento)
(Segue dal post) Se le tecnologie mediche tentano a nuovi egoismi – come l’aborto eugenetico – esse chiamano anche a nuove carità. La partita è dunque aperta. Non siamo autorizzati ad affermare che il tempo di ieri era migliore del nostro. Le informazioni sui donatori me le ha fornite Daniela Storani, una mia nipote che lavora al Centro nazionale trapianti e che abbiamo conosciuto come amica di una rom di nome Simona (vedi post del 24 maggio).
Dott Luigi, sinceramente ignoravo fosse così numeroso l’elenco dei donatori (viventi )di organi. Un esercito di “amici” invisibili, amici che donano. Anzi, più ancora che “amici” dei veri cirenei!! Paolo dice che a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto. In questo caso ci troviamo di fronti a gente che dona, generosamente e gratuitamente senza contraccambio. Per cui siamo ben oltre lo stesso senso di “amicizia ” il quale nel suo attivo indica coloro che ti amano, e in passivo coloro che sono amati da te.
Allora, se il numero è così numeroso, credo che in dare sia così benedetto che è compensato da un ricevere che è il centuplo di ciò che si è dato!
Come ebbi modo di dire sul post precedente, riguardo l’argomento già trattato, credo sia necessario uno speciale carisma unito ad una grande forza interiore! In genere siamo portati a soccorrere i nostri parenti le persone della famiglia-quando si ammalò mio padre, se togliendomi un polmone avessi potuto salvarlo lo avrei fatto immediatamente-ora mi chiedo se riuscirei a farlo per un fratello, è qui la grandezza: riuscire ad andare oltre la recinzione, allargare gli orizzonti, farsi assolutamente docili, distaccarsi da tutto quello che si teme di perdere..per entrare in sintonia con Dio e con gli altri.
Un abbraccio
Un piccolo fuori tema :
Dott. luigi, non ho più visto il signor Leone sul blog, sapevo che la moglie Lucia non stava troppo bene, qualcuno può dirmi qualcosa? Ci sto pensando da un sacco di tempo..
Vorrei sottolineare quello che Luigi dice a proposito del tempo. “Non siamo autorizzati ad affermare che il tempo di ieri era migliore del nostro”. Sempre più me ne faccio una convizione: dire che il tempo di una volta è migliore di quello di oggi; riportare il classico discorso sui valori di una volta; credere che un tempo fosse più facile essere cristiani o che la società fosse più cristiana è peccato! E’ peccato gridare contro il tempo. Il kairos è l’oggi e per noi l’oggi è il tempo che Dio affida alla nostra responsabilità. Lamentarsi è semplicemente scaricare, meglio, smarcarsi da questa responsabilità. Ogni tempo è un tempo cristiano. Per questo mi stupisco molto (e uso un eufemismo per non dire inorridisco) di fronte ad alcuni interventi di cattolici che non hanno ancora digerito l’illuminismo e ciò che ne consegue. A me sembra che alcuni facciano riferimento alla società pre- illuministica come vera società cristiana e tentano di rivedere la storia, per esempio accusando il risorgimento italiano di essere un movimento massonico- protestante e nato in funzione anticattolica. Non sono uno storico, né posso esprimere pareri di elevato livello culturale in questo campo, ma quanto mi è dato di capire da alcuni scritti della prof.ssa Pellicciari mi sembra che ella si rivolga in questa direzione. Qualcuno, che conosce gli scritti di questa professoressa (e la storia) meglio di me, mi aiuti a capire meglio. Chiedo scusa se questo mio intervento genera un off topic lampante. E mi compiaccio di sapere questi dati illuminanti sulla donazione di organi, ma credo che l’occasione di Luigi sia preziosa per dimostrare che – veramente – non è vero che ci sono cose cattive in sé (dalle tecnologie, alla storia).
Caro Mattlar neanche io so della professoressa Pellicciari. Ovviamente consento con lei che consente con me. Tranne in un punto: quando lei si “stupisce molto” di chi valuta diversamente. In queste valutazioni sulla storia non c’è necessità di convergenza, siamo liberi di dire la nostra – e gli altri la loro. Io dico la mia e resto sereno quando ascolto valutazioni contrastanti, sono anzi grato dell’aiuto che me ne viene a verificare il fondamento delle mie. Io immagino che ci potrebbe essere molta più tolleranza tra di noi: accettare le differenze, non pretendere l’unità se non nelle cose necessarie. Che sono pochissime.
caro LYCOPODIUM,
grazie di cuore per il sito su Flannery: ma come fai a sapere che la amo tanto? Non ricordo di averlo detto…
Grazie davvero.
dott. Luigi,
grazie per questo:
Io dico la mia e resto sereno quando ascolto valutazioni contrastanti, sono anzi grato dell’aiuto che me ne viene a verificare il fondamento delle mie. Io immagino che ci potrebbe essere molta più tolleranza tra di noi: accettare le differenze, non pretendere l’unità se non nelle cose necessarie.
Che sono pochissime.
di fronte a queste scelte, mi sovviene una confessione: io non riesco nemmeno a donare il sangue!
Ho alcune scuse ufficiali e fisiologiche tutto sommato abbastanza vere, ma ogni volta che vedo qua e là appelli o giornate pr la donazione, mi viene il groppo allo stomaco.
Cercasi assoluzione assolutamente! 🙂
ps. a proposito delle lamentose filippiche al grido di “si stava meglio quando si stava peggio”, sui tempi passati migliori dei tempi presenti, ho ascoltato e letto cose interessanti di Marco Guzzi (www.marcoguzzi.it)
Caro Accattoli devo ammettere che preferisco le donazioni da vivo rispetto a quelle da morto. Mi sembrano più “cristiane” (ora è lungo spiegare perchè).
la sua frase “Non siamo autorizzati ad affermare che il tempo di ieri era migliore del nostro” dovrebbe andare a braccetto con “Non siamo autorizzati neppure ad affermare che il tempo di ieri era peggiore del nostro”.
mamma mia, normalmente a una frase come questa
“Per questo mi stupisco molto (e uso un eufemismo per non dire inorridisco) di fronte ad alcuni interventi di cattolici che non hanno ancora digerito l’illuminismo e ciò che ne consegue. A me sembra che alcuni facciano riferimento alla società pre- illuministica come vera società cristiana e tentano di rivedere la storia, per esempio accusando il risorgimento italiano di essere un movimento massonico- protestante e nato in funzione anticattolica. ……”
risponderei in modo adeguato, ma dato che si scatenerebbe un pandemonio MI ASTENGO 🙂
p.s. Dott. Accattoli stasera finalmente manderò la risposta che le avevo promesso sul post da 320 commenti.
X Mandis e gli altri: invece mi piacerebbe tantissimo sapere cosa ne pensate della donazione da morto…E anche sul versante del fenomeno risorgimentale sarebbe interessante avere dei pareri…intanto vado a prendere i guantoni !
XMoralista : amico mio, come ti capisco, io sono di un vigliacco..! Gulp!
———–Cercasi indulgenza plenaria arci-disperatamente!!————
Non c’è bisogno di essere antiilluministi per pensare male del Risorgimento. Basta conoscere un po’ di storia. Sui Christiana tempora bisogna intendersi: in un certo senso è vero che non ci sono mai stati (e che, viceversa, ogni età è vicina a Dio; volessimo fare i fighetti e citare Ranke, diremmo «Jede Epoche ist unmittelbar zu Gott»). In un altro senso è probabile che la miseria e il peccato di un tempo fossero più cristiani di quelli di oggi.
Concordo con Mandis che non si può affermare nè che il tempo presente sia peggiore né migliore di quelli che l’hanno preceduto: da qualche parte un bilancio ci sarà, ma noi non siamo in grado di calcolarlo. Se guardo alle singole innovazioni noto però che non ce n’è praticamente una che non abbia le sue controindicazioni e i suoi effetti collaterali o paradossi (solo a quei foglietti che si appiccicano non mi è riuscito di trovare dei risvolti negativi.)
forse immagino quale sia la sua argomentazione Mandis… ma sto cercando disperatamente di capire cosa ci sia di non cristiano nella donazioni di organi da morti… e non ci riesco.
Tra l’altro, mi pare di ricordare (se di questo genere fossero le sue obiezioni) che è stata considerata “cristiana” (cattolica) anche la cremazione dei corpi (oddio, se sbaglio “mi corigerete”, ne sono certo)… e alura???
La cremazione è ammessa se è chiaro l’intento non dissacratorio nei confronti della salma.
Caro Mandis,
non si astenga! Le prometto che non mi stupirò della sua “adeguata risposta”, anche perché ho scritto proprio nella mia prima che ho difficoltà a capire questa posizione e che avrei gradito qualche opinione più illuminata della mia. Se la mia opinione è apparsa intollerante, me ne scuso, ma sinceramente si è trattato di una reazione, quasi a caldo, ad alcuni degli scritti cui ho fatto riferimento.
Sono aperto al dialogo, ma almeno scriva di qualcosa (o della donazione da vivo o del risorgimento) perché così come ha fatto sembra che Lei abbia un’opinione su tutto, senza che sia il caso di offrirla ai suoi contraddittori,
cordialmente
Caro mattlar,
mi pare di capire che ti provocano disagio e indignazione coloro che “tentano di rivedere la storia, per esempio accusando il risorgimento italiano di essere un movimento massonico-protestante e nato in funzione anticattolica”. Anch’io, come te, non sono uno storico di professione, ma i “revisori” della storia hanno in genere tutta la mia simpatia: se ci accontentassimo della “vulgata” storica imposta di volta in volta dalle mode culturali o dagli autoritarismi al potere, la storia cesserebbe di essere una scienza (che per definizione è sempre sottoposta a revisioni) per trasformarsi in puro strumento di propaganda. Chi non mi è simpatico è – ovviamente – colui che vuole semplicemente sostituire una propaganda a un’altra. Ma chi studia, e ricerca strade nuove, e trova magari elementi nuovi, o riesce comunque a interpretarli in chiave nuova, ponendo ipotesi credibili e sottoponendole a verifiche metodologicamente chiare, perché dovrebbe indignarti?
Nello specifico, al di là di ogni possibile dubbio il risorgimento è stato ANCHE “un movimento massonico-protestante nato in funzione anticattolica”. La Pellicciari, che a volte sembra dimenticare la congiunzione “anche”, ha però il grande merito di rendere il quadro storico più complesso (e di gran lunga più vicino alla realtà di quanto non appaia nelle opere di tanti acclamati luminari che sembrano aver dato il meglio di sé nell’accaparramento di prestigiose cattedre universitarie).
(Nel corso di un esame per me indimenticabile, molti e molti anni fa, il prof. Giuntella provò con molto garbo a suggerirmi una ricerca sulle insorgenze popolari cattoliche e antigiacobine nel Lazio di fine Settecento. All’epoca mi pareva di avere altre urgenze e declinai, purtroppo. Ne parlo qui per mostrare che alcune direzioni di ricerca non sono nate nel cervello fecondo di giornalisti cattolici di successo…)
Caro mattlar:
tu scrivi: “a me sembra che alcuni facciano riferimento alla società pre- illuministica come vera società cristiana”. Credo che questi “alcuni” siano per l’appunto certi maestri dell’illuminismo, che contrapponevano la luce delle loro idee all’oscurantismo dei secoli precedenti, guastati (a loro modo di vedere) dalla presenza della chiesa cattolica, dei suoi dogmi, delle sue ipocrisie, corruzioni, inquisizioni e via declamando.
Io credo, mattlar, che l’illuminismo – così come peraltro la cultura della Riforma e della Controriforma – possano oggi essere esaminati con il giusto distacco dello storico, nelle loro componenti anche discordanti e dissonanti rispetto alla vulgata. Non tutto in Voltaire è celebrazione della libertà (anzi…), non tutto in Rousseau rappresenta la premessa ideologica del Terrore (e del comunismo, e del nazismo). E in Italia gli illuministi si formano nei cattolicissimi e progrediti stati austriaci (la Lombardia dei fratelli Verri e di Beccaria), o amministrati dagli Austriaci (la Toscana), o affidati a dinastie borboniche (Napoli e Parma). Se c’è uno stato del tutto estraneo ai Lumi è proprio l’orrido Piemonte sabaudo, da cui il povero Alfieri scappa a gambe levate non appena gli è possibile. Se questo è vero – e onestamente su questo non si levano voci discordi – sarebbe difficile stabilire un rapporto culturale diretto o indiretto fra illuminismo e risorgimento italiano.
Ovviamente Mandis: nè meglio il passato nè meglio l’oggi, solo singoli aspetti possono essere paragonati e forse valutati, sempre con la prudenza che si richiede nelle valutazioni storiche.
La cremazione, sapevo che cattolicamente parlando, cioè cristianamente parlando, è ammessa se con essa non si intende negare la resurrezione dei corpi alla fine dei tempi; ma in ogni caso non è auspicata. sul resto a dopo
sì, del risorgimento proprio non si può dir bene.
A partire da Pio IX.
Non a caso uno degli intellettuali italiani più lucidi del primo Ottocento, e forse quello più in sintonia con l’illuminismo migliore – intendo parlare di Giacomo Leopardi – rimase del tutto estraneo agli ideali del risorgimento, oscillando fra ironia e sarcasmo ogni volta che ne prese in considerazione fatti e personaggi (vedi i “Paralipomeni della Batracomiomachia”). Al risorgimento diedero invece le loro migliori energie i romantici italiani, generosi quanto politicamente incapaci, animati dal principio sacrale e irrinunciabile dello stato-nazione.
Ora, a distanza di un secolo e mezzo, siamo proprio sicuri che l’idea dello stato-nazione (dopo tutti i guai che ha combinato e che continua a combinare, vedi ad esempio l’ex-Jugoslavia) è più moderna e razionale rispetto al deprecatissimo melting pot dell’Austria-Ungheria? E siamo proprio sicuri che la forzatura sull’unità degli stati italiani si sia dimostrata lungimirante, rispetto all’ipotesi (cattolica e – sissignore – gradita a Pio IX) di una federazione di stati da costruire senza fretta, partendo da unioni doganali e riforme parziali, rispettando i tempi di maturazione delle idee, coinvolgendo la popolazione contadina, cioè la stragrande maggioranza dei cittadini?
Il melting pot austriaco. Un piccolo esempio di come funzionava – certo, non democraticamente, ma in modo di gran lunga più moderno e meno autoritario del regno di Sardegna, poi d’Italia – il cattolico impero austroungarico. Ai primi del 1797 l’imperatore Francesco II ascolta per la prima volta quello che sarà l’inno dell’impero, su un testo in lingua tedesca musicato dal grande Haydn. Lo trova bellissimo e decide che venga presentato il 12 febbraio, contemporaneamente in tutte le città più importanti dello stato. Prima ordina, però, nell’assoluto rispetto di tutte quelle che oggi chiameremmo le etnie dell’impero, che il suo testo venga adattato a tutte le lingue parlate e ammesse, fino a quelle assolutamente minoritarie. Se non ricordo male, le traduzioni furono diciotto: ce ne fu una, naturalmente, anche in lingua italiana (che dalle prime parole “Serbi Dio l’austriaco regno”, storpiate alla meglio, fu conosciuta nelle campagne lombarde e venete col titolo “Serbidiola”). Pensiamo al rispetto delle particolarità e delle minoranze linguistiche del nuovo regno d’Italia, fino al 1946, alle amenità dei nomi geografici cambiati e storpiati nel cosiddetto Alto Adige, alle politiche d’immigrazione interna nelle zone di confine, e forse sentiremo la voglia di toglierci il cappello.
(Curiosità finale: magari non tutti sanno che oggi l’Austria utilizza un inno diverso, anche perché la musica di Haydn – adattata a un testo ad hoc – venne scippata nel 1919 dalla Germania che ne fece il proprio inno nazionale: lo è tuttora).
Prometto di tacere, sull’argomento revisione della storia, fino a domani (e anche oltre, se mi farete capire che ne avete abbastanza). Buona notte.
Da Ines Montanaro ricevo questo messaggio:
“Di te si dicono cose stupende città di Dio” (Sal 87) – Chi ha visto, in effetti, non può che dire cose straordinarie di Gerusalemme e della Terra Santa tutta. Come la storia si è spezzata in due dopo la nascita di Cristo (avanti e dopo) così è capitato a chi ha visitato i luoghi santi. “…Dopo” si è ..altro”, un aggettivo giusto potrebbe essere “radiosi”. Un ineffabile mistero. Non vi è solo una storia della Salvezza, ma anche una geografia, un archeologia, un… …segni infiniti della presenza del Trascendente. La terra di Canaan santificata dalla presenza di Cristo ha un fascino misterioso che lascia entro di noi risonanze antiche e nuove: negli occhi, nella mente nel cuore, nel dire e nel fare. Dieci misure di bellezza sono state date al mondo recita un antica Aggadà ebraica , di queste, nove sono state assegnate a Gerusalemme. Il Santo Sepolcro, il Muro del pianto, la moschea di Omar, Betlemme, il deserto di pietre della Giudea…..le vetrate di Chagall. Gebus (l’antico nome di Gerusalemme) è l’incrocio più grande e importante delle tre grandi religioni monoteistiche, diverse e pur unite da radici comuni e “fili” misteriosi, dalla coralità della loro preghiera, dallo sforzo quotidiano della convivenza pacifica che qui si concretizza più che in ogni altra parte del mondo. Gerusalemme è: fede, storia, costumi, profumi, colori, canti, riti, .è la Terra di Gesù, del popolo eletto, la città che decanta tutto il mondo. “sono in te tutte le mie sorgenti” recita ancora il Salmo 87. Uno stupore ad ogni passo. Un sogno a portata di mano, più a dirsi ….che a farsi. – Ines Montanaro – Guida di Terrasanta – San Salvo (CH)
veramente Pio IX è Beato in Cielo, quindi si può dire solo bene di lui.
Grazie, sumponctura di tutti gli stimoli e le riflessioni interessantissime e lucidissime (ma sei sicuro – come dici – che non sei uno storico?). Avrei tanto da rispondere e anche molto da chiederti, evidentemente, non senza fare un passo indietro rispetto ad alcune mie affermazioni. Condivido la tua considerazione sui revisori: meritano tutto il rispetto le personalità che – in ogni scienza – tentano percorsi interpretativi fondati, con il coraggio di uscire dal coro.
Nondimeno, le tue osservazioni mi appaiono distanti da quelle della Pellicciari. Spero di poter continuare questo discorso con altre considerazioni del confronto tra diritti e carità; specialmente negli Stati protestanti e in quelli cattolici. Domande che mi girano per la testa da tanto tempo e a cui non riesco a trovare risposte convincenti.
Cordialità,
Personalmente dono il sangue una volta l’anno e ho previsto la donazione “post mortem” dei miei organi. Concordo perfettamente con la frase di Luigi: “Non siamo autorizzati ad affermare che il tempo di ieri era migliore del nostro”. Anche sant’Agostino la pensava così quando replicava (dopo il sacco di Roma del 410) ai pagani che accusavano i cristiani, considerandoli colpevoli per la crisi dell’Impero. Certo, non dobbiamo condannare in blocco il passato né avere una fiducia ingenua in tutto ciò che è novità. Ma certi revisionismi storiografici alla Pellicciari mi lasciano perplesso: l’illuminismo e il Risorgimento italiano hanno evidenti limiti (peraltro già noti da tempo tra gli studiosi), e l’Impero austro-ungarico non è quelò “mostro” che si riteneva un tempo; ma le fucilazioni dei martiri di Belfiore (tra cui due sacerdoti) e poi di Cesare Battisti dimostrano che sotto l’Austria non tutto andava bene, e che l’autonomia non era considerata sufficiente da larghi strati dell’opinione pubblica. Anch’io ritengo che sarebbe stato preferibile arrivare all’unità d’Italia per altra via, attraverso una forma di federalismo, piuttosto che per la via piemontese e massonica. Ma dire questo non significa concordare con le tesio estremiste della Pellicciari, che difende la Chiesa dell”900 anche laddove è indifendibile: i papi dell’800 non hanno saputo distinguere ciò che era accettabile nei nuovi movimenti politico-culturali (l’aspirazione alla libertà politica e sociale) da ciò che non lo era (l’ostilità alla presenza pubblica della Chiesa), ed hanno condannato in blocco il liberalismo ed il Risorgimento. E questo è stato un errore storico, implicitamente riconosciuto da Paolo VI. Gli studi di padre Martina e R. Aubert mi sembrano assai più validi di quelli della Pellicciari.
Concordo.
chi è stato riconosciuto nelle virtu’ eroiche e innalzato agli onori degli altari non può essere soggetto a dialettica e opinabilità del suo pensiero.
Savigni però il Beato Pio IX come Capo del governo civile fece delle concessioni liberali (che probabilmente gli si ritorsero contro) o mi sbaglio? io contesto la tesi secondo cui il Beato Pio IX condannò in blocco il liberalismo. Condannò gli errori mortali del liberalismo che è cosa ben diversa.
Il Risorgimento per come è stato attuato, militarmente e con la violenza, contro la Religione di Nostro Signore quello sì che è indifendibile.
A Clodine, le donazioni da vivo le preferisco, sono donatore abituale di sangue, perchè mi sembrano più vicine al disegno di Dio, perchè siamo soggetti attivi; doniamo qualcosa che è la nostra vita: sangue, midollo osseo, organi rigenerabili o doppi a qualcuno che possiamo conoscere, incontrare, e di cui condividere la sofferenza; nel caso dei trapianti da vivo il donatore corre anche qualche rischio e si deve mettere in conto la possibilità di soffrire o morire (o quanto meno non escluderla).
le donazioni da morto mi sembrano una cosa “impersonale”, fredda, “passiva”, come se non fossi io ad avere deciso, non so se ho reso l’idea. Da ultimo, il mondo oggi ha perso un po’ l’orizzonte della vita oltre la morte, si pensa a prolungare la vita più che si può perchè quando questa vita è finita finisce tutto (si crede…), e allora va bene anche prendere gli organi da un cadavere pur di prolungarla (poi negli ultimi anni ci son stati trapianti che mi fanno inorridire, faccia, mandibola, mani).
Insomma il morto rischia di diventare un negozio di pezzi di ricambio….
p.s. Savigni è brutto usare Paolo VI per attaccare il Beato Pio IX…
Non ho usato Paolo VI per attaccare Pio IX come persona, ma per evidenziare il carattere transeunte dello Stato pontificio (che Pio IX considerava necessario). Anche un santo può esprimere valutazioni discutibili (poi riconosciute superate dai posteri) in campo culturale e politico: mi pare che lo abbia ricordato anche Giovanni Paolo II all’atto della beatificazione. Inoltre, ad esempio, Girolamo non aveva simpatia per Agostino (ed entrambi sono santi); né Giovanni XXIII per padre Pio (anche in questo la Chiesa li venera entrambi…).
Caro Savigni:
Nessuno – credo – vuole approdare a una sorta di antistorica “canonizzazione” dell’impero austriaco. Ma un confronto col regno d’Italia fornisce, un po’ in tutti i settori, risultati incontrovertibili. Sulla pena di morte eseguita nei confronti di persone attivamente impegnate in attività violente contro lo stato e le leggi, be’, ricordiamo almeno che all’epoca nessuno stato, nessuno, ne escludeva la necessità e l’opportunità. Non possiamo leggere la storia di ieri con l’ottica di oggi.
Su Pio IX: anch’io credo che la monumentale biografia di padre Giacomo Martina resti per tanti aspetti il testo di riferimento: papa Mastai ne esce ingigantito nella sua fede ardente, nella sua generosità e – per alcuni versi – lungimiranza. Difetti ebbe anche lui, come tutti gli esseri umani e persino i santi. I suoi limiti politici fanno ancora sghignazzare todos los ignigos: ma vorrei vedere certi facili critici d’oggi alle prese con il terrorismo di certi “eroici” congiurati, l’assassinio politico perpetrato celebrato e programmato, le aggressioni armate e le guerre a pioggia, non dichiarate ma attuate con una sfacciataggine senza pari, contro stati legittimi traditi a man salva, nel più assoluto disprezzo di ogni convenzione internazionale.
Detto ciò, che la Provvidenza si serva anche delle porcherie dei Savoia-Carignano per fini che la preveggenza divina sa essere positivi, è un dato di fatto. Ma questo giustifica forse i delinquenti e i loro delitti sacrileghi?
(Si licet: il tradimento di Giuda era necessario alla Redenzione: ma guai al traditore, dice Gesù: per lui sarebbe stato meglio non essere nato).
Quella dell’unità d’Italia è una storia talmente complessa e contraddittoria per certi aspetti che taluni storici, sembra -forse per sostenere il federalismo, suppongo- stanno mettendo seriamente in discussione osando audacemente delle ipotesi- per nulla fantasiose- da rimettere in discussione l’intera epopea risorgimentale. Sono aspetti della medesima medaglia ma che esulano anni luce da tutto quello che, almeno io, ho creduto e studiato e sinceramente mi han fatto crollare un mito.
Secondo alcuni i Savoia, Cavour, Mazzini, Garibaldi i carbonari e compagnia bella non avevano la medesima idea di “unità” e che la stessa non era affatto agognata dai popoli italici. A loro avviso Il Risorgimento è stato solo l’ingrandimento del regno dei Savoia a discapito di popoli che nulla avevano in comune coi piemontesi! Il tutto ottenuto calpestando il diritto all’autodeterminazione dei popoli! la storia la scrivono i vincitori! E così quella che fu una aggressione (del tipo Iraq quando invase il Kuwait per intenderci) Secondo i recendi studi infatti, sembra che il Meridione non avesse nessuna intenzione di unirsi al Piemonte, e fu solo per interessi di regime che venne indetto il plebiscito con il quale i popoli del Sud si univano al nord, a Torino, il quale aveva tutto l’interesse ad annettersi il Meridione e – con esso – le ricche casse dello Stato Borbonico, che valevano molto più delle casse piemontesi.
Quello di Pio IX fu un pontificato travagliato, ci viene presentato come un “nemico dell’Italia” e La sua visione politica, non priva di ingenuità agli esordi del suo pontificato ,si fece via via più lucida, soprattutto dopo le “svolte” storiche del 1848 e del 1859. Questa visione politica presupponeva una grande teologia della storia, fondata sull’antagonismo morale delle due città destinate a lottare fino alla fine dei tempi: la Civitas Dei, incarnata dalla Chiesa cattolica, e la Civitas Diaboli, che nel secolo di Pio IX aveva assunto il ruolo di Rivoluzione italiana ed europea. Riguardo al suo magistero, culminato in quei tre atti supremi: la definizione del dogma del’ Immacolata Concezione (1854), il Sillabo (1864) e il Concilio Vaticano I (1869-70) come non considerarle pietre miliari.E se l’eroismo nella vita privata viene chiamato santità, quello nella vita pubblica si chiama grandezza.Ritengo sia stato un grande papa.
Riguardo al trapianto degli organi da morto, non lo so..a volte mi capita di fare lunghe riflessioni e meditazione, nulla di più, e nulla da dire alla liberissima scelta di chi ritiene il trapianto un “atto d’amore”, un “dono per la vita”, ne ha tutte le sue ragioni e fa benissimo.
Anzi, per chi ritiene che la vita sia circoscritta al corpo materiale e tutto finisca con questo, è un vero ed altissimo atto d’amore: “dare la vita per gli altri”.
Così come fa benissimo chi crede che oltre l’atto prettamente fisico vi siano dubbi di natura interiore che riguardino una certa realtà umana che va oltre la malattia ed oltre la morte del corpo, ed è libero di decidere per sé stesso di non sottoporsi a questi interventi.Siamo liberi di decidere anche per no! Come mi sembra accadde a quel tale che si fece togliere la mano trapiantata..lo lessi da qualche parte anni fa..
Certo, non possiamo non pensare a cosa siamo: energia. L’uomo è energia.
“Siamo esseri di energia. Il buon funzionamento del corpo umano è legato strettamente all’equilibrio fra un complesso di sistemi energetici . Ciascuna cellula di ogni essere vivente vibra con proprie lunghezze d’onda e al momento della morte, quando il corpo decide di rompere le righe per ogni meccanismo fisiologico, non è così per il corpo energetico che, non solo alita fuori del corpo, distaccandosi da esso dopo il secondo giorno, ma porta con sé un insieme di esperienze vibratorie… fino all’ultimo istante..e questo mi fa pensare e mi inquieta, lo confesso, tantissimo…