Tra il bene e il male avevo scelto il male

«Tra il bene e il male avevo scelto il male, c’era meno da faticare. Ho fatto del male a tante persone. Sono stato fortunato. Non ho ucciso nessuno e non ho ucciso me»: parole di Federico Abati, detenuto, malato di Aids, autore di un racconto intitolato “La fortuna di perdere” con il quale ha partecipato al concorso “Racconti dal carcere”, risultando tra i venti selezionati per entrare nell’antologia “Volete sapere chi sono io?” (Mondadori 2011). Auguro vita e saggezza a Federico bevendo con lui un bicchiere di Vino Nuovo.

4 Comments

  1. nico

    “Ciao M. come va? Io sto bene, ti racconto il mio passato. Prima non potevo parlare l’italiano stavo sempre zitto perché non potevo parlare. “Loro” ridevano sempre perché non capivo niente. Adesso grazie a Dio posso parlare con la gente e non mi vergogno più. Adesso posso parlare normale come voglio sono diventato un altro uomo magari anche tu potresti imparare l’italiano per parlare con la gente perché la lingua italiana serve in Italia per fare documenti, per fare lavoro, per fare anche una famiglia italiana e vivere in Italia.
    La lingua è molto importante nella vita, sono contento sono molto felice e grazie alla maestra”.

    Ho incontrato (solo superficialmente…) il mondo delle carceri minorili durante il periodo in cui ho insegnato religione al liceo. Questa testimonianza, scritta da un minorenne detenuto, è tratta dal giornale “Innocenti evasioni” scritto dai ragazzi del carcere minorile di Treviso. Un mondo che meriterebbe di essere conosciuto, prima di affrettarsi ad emettere proclami giustizialisti, oggi (soprattutto oggi…) così frequenti.

    Segnalo un sito interessante:
    http://www.ristretti.it/

    20 Ottobre, 2011 - 12:33
  2. Clodine

    Non so se conoscete la vita di San Silvano dell’Athos: un peccatore incallito, un assassino, che a un certo punto della sua vita decide di fare una inversione ad “U” . Percorre tutte le propaggini che formano la penisola calcidica, a nord della Grecia e arriva sul monte Athos a 2033 m. denominato “il giardino della Madre di Dio”, il santuario del monachesimo, la roccaforte dell’ ortodossia.Ogni parola è inadeguata a descrivere le lotte che questo monaco ebbe a sostenere contro le sue inclinazioni radicate, quasi che il maligno una volta presa un’anima la faccia tribolare prima di abbandonarla del tutto. Per intere notti durante tutti gli anni del suo calvario interiore scriverà: “Se il Signore non mi avesse fatto conoscere fin dall’inizio di quale amore egli ama gli uomini, non avrei sopportato neppure una sola di quelle notti. E ne ho avuto una moltitudine!” Un santo S.Silvano di straordinaria attualità, che dice molto agli uomini di questo nostro tempo.

    Fratello, se vedi il tuo peccato
    sei più grande di chi risuscita i morti!
    Quando guardi gli uomini, di’ nel tuo cuore:
    tutti saranno salvati, io solo sarò dannato.
    Se pensi all’inferno, credi che esso esiste
    ma solo per te che sei peccatore.
    Tieni il tuo spirito agli inferi
    e non disperare mai dell’amore di Dio.
    Se pensi di andare all’inferno
    sappi che anche là
    potrai sempre cantare l’amore di Dio.
    Se il tuo Signore è asceso in alto
    egli è pure disceso in basso, agli inferi.
    Se il tuo Signore ha preso l’ultimo posto
    tu non potrai mai rubarglielo.
    Se scenderai agli inferi, troverai il Signore se salirai nei cieli, egli ti attende.
    Da quel giorno, da quell’alba pasquale
    il Tabor e il Golgota sono un unico monte!

    20 Ottobre, 2011 - 20:26
  3. antonella lignani

    Molto bello questo testo Clodine. Mi fa pensare che un po’ tutti siao carcerati, dei pregiudizi, dei nostri limiti, della mancanza di carità.
    “Se pensi di andare all’inferno
    sappi che anche là
    potrai sempre cantare l’amore di Dio”.
    Mi sembra che questo discorso non sia del tutto ortodosso, ma comunque mi piace.

    22 Ottobre, 2011 - 16:14
  4. antonella lignani

    Ricordo l’incontro con due carcerati, marito e moglie, che ho incontrato quanto la mia comunità NC era agli inizi (vuoi vedere che siccome parlo di NC questo thread diventerà molto affollato?). I componenti della comunità, per lo più ragazzi, facevano a gara per dimostrare simpatia e fratellanza. I coniugi venivano agli incontri con un professore universitario che faceva da garante. La prima volta che li vedemmo, in una struttura alberghiera in cui si teneva l’incontro, si rifugiarono dentro al bar e si baciavano appassionatamente; venivano da carceri diverse e per tanto tempo non si erano visti. Fu loro detto che c’era una camera a loro disposizione. Poi lui scrisse una lettera agli altri carcerati, dicendo che aveva fatto del male, ma non saoeva di farlo, al suo paese facevano tutti così. Fu un bel Natale quello in cui leggemmo quella lettera, che purtroppo non ho più. Poi li incontravamo in vari luoghi di lavoro dove avevano il permesso di lavorare durante la giornata. Facevamo finta di non sapere che erano carcerati. Chissà quale è stato poi il loro destino.

    22 Ottobre, 2011 - 23:28

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