Vado a Termoli per una conferenza a 25 anni dalla visita di Giovanni Paolo alla quale pure ero presente. C’è un trenino nuovo fiammante che mi porta in tre ore da Roma a Campobasso e arriva puntuale. Un altro trenino vecchio tipo mi porta con altre due ore a Termoli. Dopo Isernia i luoghi sono nuovi per me e mi incanto al suono dei nomi: Carpione, Vinchiaturo, Bonefro, Casacalenda, Guardialfiera, Ururi. Alberelli fioriti e neve tra l’uno e l’altro di questi nomi. C’è chi lamenta la lunghezza del viaggio che io vorrei non finisse.
Tra Casacalenda e Guardialfiera
18 Comments
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Ururi è un’isola linguistica. Una piccola enclave, dove si parla l’albanese, (oltre il dialetto abbuzz-pugliese e l’italiano) la religione prevalente è la protestante. Non so quanti siano gli abitanti, ma so per certo che sono tutti abbastanza agiati hanno belle case, vivono delle loro risorse che sono molte, praticano il baratto (almeno così funzionava una trentinna d’anni fa) e sono persone laboriosissime! Lo sapeva ?..Io si…
..più che “enclave” un ex feudo..e ne ha mantenute le caratteristiche..
Caro Luigi e cari bloggers,
vi seguo sempre con interesse anche se non sempre mi faccio sentire. Ma a volte anche solo leggere è fonte di ricchezza 🙂
Molto bello il dibattito su Magdi Cristiano Allam. La mia gioia è stata davvero grande, le mie preoccupazioni pure, ma la fiducia in Dio supera tutto! 😉
Un saluto a tutti in questi giorni di periodo Pasquale, che la nostra Fede non sia crocifissa ma risorta!
Andrea Macco
PS: mi son occupato in questi giorni del caso di don Paolo Farinella e della sua lettera firmata Madonna di Lourdes uscita su Micromega. (trovate gli articoli a questa pagina http://www.ilgiornale.it/genova.pic1?SID=7) Che ne pensate? Personalmente avendo letto per intero la lettera della Madonna sono rimasto basito…credo pure il cardinal Bagnasco!
Feynman82, voglio leggerla anch’io la lettera, dove posso trovarla? In quel che mi segnali non sono riuscita a rintracciarla..
ciao
Clodine
Scusate i link corretti sono questi:
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=251780
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=251793
Stralci della lettera della Madonna di Lourdes a don Paolo Farinella:
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=250894
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=250902
AM
Clodine: di Ururi non sapevo nulla, ma il vescovo di Termoli a cena mi ha parlato di questa e di altre isole linguistiche, di matrice albanese o serbo-croata, originate da gruppi di immigrati provenienti dalla penisola balcanica al tempo della conquista turca. A cena dal vescovo c’erano due preti croati venuti per mantenere vivo il rapporto con le comunità a loro imparentate. In tutto le comunità albanesi dell’Abruzzo e del Molise sarebbero sei, mentre quelle slave sarebbero otto. Come ti meravigli a scoprire a ogni passo, in Italia, gli intrecci della storia e della geografia. Il vescovo mi ha anche detto che tutte queste comunità seguono il rito latino mentre una di esse, quella albanese di Villa Badessa, segue ancora il rito greco: a proposito della tenuta dei riti!
Non ho letto, ovviamente, l’articolo di don Farinella su Micromega ma, essendomi capitati sotto gli occhi altri suoi prodotti, basisco volentieri anch’io, sulla parola. [ironia]
La Lettera di don Paolo Farinella in versione integrale è difficile da reperire su internet. Ma la si può trovare in questo doc pdf con altre notizie:
http://domenico49.blog.espresso.repubblica.it/informabellizzi/files/.pdf
Andrea
PS: ho anche inviato un post con altri link ai vari articoli (miei e di Diego Pistacchi) ma non li vedete ancora pubblicati perche tarttandosi di commento con piu’ di un link necessita di approvazione del moderatore del blog.
Ritiro il PS: il buon Lugi si è subito attivato per l’approvazione! :-))
Scusate! AM
SCUSATE ancora, poi taccio per almeno 24 ore: la lettera da guardare non è tanto quella di don paolo Farinella (che è libero di pensarla, da cittadno qualsiasi, come vuole) quanto quella della Madonna di Lourdes a don Paolo Farinella!
Andrea
Caro Luigi, hai pienamente ragione. Non sarà proprio la dimensione del tempo quella che dovremmo recuperare? Corriamo (dove poi?) tutto il giorno e non ci accorgiamo neppure se sul balcone di casa sono fiorite le margherite. Quegli alberelli fioriti che ammiravi dal finestrino del treno sono un po’ come dovrebbe essere la nostra fede: semplici e autentici. In fondo, il cristianesimo non è roba da azzeccagarbugli, è sbocciato tra pescatori e gente umile, sta tutto nel telegrafico invito di Gesù a seguirlo. Non saremo talvolta noi giornalisti, mi chiedo, a complicarlo al punto da renderlo quasi incomprensibile? Pochi vaticanisti al mondo, Luigi, hanno raccontato con la tua lucidità e il tuo equilibrio lo straordinario pontificato di Giovanni Paolo II, Ecco, sono sicuro che Karol Wojtyla avrebbe apprezzato quegli alberelli fioriti tra la neve. E come lui li apprezzerebbe il suo successore Joseph Ratzinger, così diverso caratterialmente ma altrettanto vicino nella sostanza. Un giornale on-line mi ha chiesto un ricordo di Giovanni Paolo II ed è stata l’occasione per ricordare come il terzo anniversario della morte di Karol Wojtyla sia anche un momento di verifica interiore. Per me, come per tutti coloro che hanno avuto la grazia di intrecciare la propria formazione o una lunga stagione dell’esistenza con la straordinarietà del suo esempio, questo anniversario è motivo di una riflessione che si tramuta inesorabilmente in intimo diluvio di emozioni e ricordi, pubblici e privati. Piccole vicende personali e circostanze professionali si intrecciano come minuscoli rami all’ombra dell’immenso albero del pontificato di Giovanni Paolo II. Un cammino minore, laterale, sempre con il taccuino in mano. Un aspetto della sua vita e della sua missione mi ha sempre impressionato: l’estrema lucidità dello sguardo. Fuori da quel finestrino del treno avrebbe guardato di certo….un abbraccio, giacomo galeazzi
Un benvenuto nel blog a Giacomo Galeazzi, il collega vaticanista del quotidiano La Stampa, dove ha da poco preso il posto che è stato a lungo di Marco Tosatti. A proposito di lucidità dello sguardo, mi viene in mente un’espressione geniale con cui Pier Paolo Pasolini ritrasse Madre Teresa nel volumetto L’odore dell’India (Guanda 1961) in occasione di un viaggio in India con Alberto Moravia ed Elsa Morante quando da noi quella piccola grande donna non era ancora nota: “Dove guarda vede“.
nell’anniversario della morte di GPII, visto che nomini Termoli, mi piace ricordare una nostra carissima amica suora missionaria, proprio originaria di questa città.
La nomino perchè è una donna speciale: si chiama Elvira Tutolo e da anni sta a Berberati in Rep. Centrafricana, in mezzo alla brousse, nella tremenda zona delle miniere e sempre in un clima di guerra strisciante (che accomuna, nello stesso vortice, RCA, Ciad e Sudan).
Ebbene, lei – tra le altre cose – ha promosso (in uno stile di promozione dell’autonomia) una comunità di giovani coppie, moltissime al limite della sussistenza, che hanno scelto insieme di accogliere in casa (una sorta di affido)i “bambini di strada”, (kisito, che è anche il nome dell’esperienza). I Kisito, oltre alla condizione di disagio estrema che immaginiamo, sono anche normalmente considerati “stregoni”. E trattati (e lasciati morire) come tali.
Un’esperienza che mi fa benedire dal profondo del cuore questi sposi, ben più che “manovalanza” della Chiesa.
ps. (non era ironia)… comunque, Leonardo, ripensandoci, Longanesi diceva una cosa divertente, ma discutibile… non è sempre facile riconoscere l’ironia in forma scritta, soprattutto nell’era dei blog… 1) perchè bisogna saper davvero scrivere; 2) perchè lo scritto sa smascherare anche dei sentimenti o delle emozioni profonde che possono risultare incongruenti con quello che si dichiara.
e però… caro dott. Luigi, “dove guarda vede” è proprio vangelo.
Per me non è una novità nè uno scandalo affermare che Pasolini abbia capito il vangelo. Nel vangelo c’è scritto proprio così: voi guardate ma non vedete, ascoltate ma non udite. Oppure – sul parlare in parabole – perchè (i potenti e quelli che sio credono a posto, i professionisti del bene e del sacro) sentanto ma non comprendano, guardino ma non vedano.
Pasolini ha capito il vangelo, e aiuta a capirlo.
Queste enclave etnico-linguistiche che ci sono in alcune parti d’Italia hanno un fascino unico.
Mi piacerebbe visitarle tutte, quasi a mo’ di censimento.
Nelle nostre Marche non ce ne sono, vero Luigi?
Nelle Marche no. Si inizia dal Lazio, con Grottaferrata e poi la disseminazione è progressivamente abbondante nel resto d’Italia, ricchissima in Calabria e Sicilia.