“Tocchi Dio tutti i giorni?” mi ha chiesto il conducente di un bus in Thainlandia, avendo sentito che ero una religiosa. «Sì – osai – tutti i giorni», cercando poi di spiegare che quel contatto impossibile è stato reso possibile da Gesù: parole di suor Teresa Bello, di Salerno, oggi in Thainlandia, una delle sette saveriane sequestrate per due mesi nel 1995 in Sierra Leone, nel mezzo della guerra civile. Il suo racconto sul “toccare Dio” è stato pubblicato dall’Osservatore Romano il 1° aprile 2014. Io le mando un bacio di gratitudine e la festeggio con un bicchiere di Vino Nuovo.
Conosco una Teresa che tocca Dio tutti i giorni
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A proposito del toccare Dio: “Bisogna uscire da noi stessi e andare sulle strade dell’uomo per scoprire che le piaghe di Gesù sono visibili ancora oggi sul corpo di tutti quei fratelli che hanno fame, sete, che sono nudi, umiliati, schiavi, che si trovano in carcere e in ospedale. E proprio toccando queste piaghe, accarezzandole, è possibile «adorare il Dio vivo in mezzo a noi».” Papa Bergoglio, in un’omelia del 3 luglio 2013. Qui il testo intero: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2013/documents/papa-francesco-cotidie_20130703_professare-gesu.html
Si può donare Dio agli altri anche con uno sguardo, perchè lo sguardo, nella sua potenza, è portatore d’anima.Credo che quando l’anima è abitata da Dio lo sguardo di un uomo, di una donna, dona Dio…
Credo con si ami a parole, ma con i fatti , in silenzio, con il pudore di chi sa che il bene non si sbandiera aiquattro venti, ma è un segreto tra me, e Dio solo poiché “non sappia la destra cosa fa la sinistra”. Ripeto quanto detto in quel post precedente che mi causò una valanga di improperi da Matteo, il quale dice di fare il bene…e di commuoversi dinnanzi alla povertà…però intanto, in abundantia cordis si lascia volentieri andare a picchiare virtualmente una donna.
Non credo che il Vangelo si diffonda per “attrazione”, ma per fede. E’ facile attrarre, difficile convertire, la conversione non è appannaggio nostro, ma di Dio solo ed apprtiene ad un ordine divino, superiore…
Grazie Suor Teresa, e un abbraccio a Bendetto XVI un grande Papa che porterò sempre nel cuore.
Quando si parla di “toccare Dio” a me viene in mente il Tommaso, l’apostolo scettico, e quel suo dito , molto umano , che viene messo nel costato di Gesù risorto. Una delle scene più memorabili e commoventi del Vangelo. Mi sono sempre molto identificata ( con vergogna) con Tommaso, colla sua caparbia incredulità, colla sua diffidenza. Eppure questo discepolo così umanamente e psicologicamente imperfetto anzi in un certo senso riprovevole ha avuto la grandissima gioia e direi l’ESTASI di toccare colla mano il costato di Nostro Signore. E’ come se l’incredulo Tommaso avesse avuto un grandissimo dono , i dono di “toccare Dio”. Penso che come esprimono le scarne parole riportate dal Vangelo che disse in quell’occasione “Mio Signore e mio Dio” Tommaso abbia vissuto solo allora la sua vera conversione e la sua esperienza estatica.
Beati coloro che credono senza avere veduto, gli disse Gesù.
ma beato anche Tommaso, l’ottuso materialista portato in attimo, nello sfiorare di un dito, in Paradiso.
…la tua riflessione mi ha evocato in un attimo il dito di Adamo che nella “Crazione” michelangiolesca lambisce quello di Dio che proteso verso la creatura tenta un contatto, senza riuscirvi. Il dito dell’uomo è esangue, privo di vita, mollemente inclinato, ansima nell’attesa di essere sfiorato ma ciò non avviene. Particolare inquietante, e lo è ancora di più se si osserva attentamente quella “forma” simile ad un cervello umano dentro al quale è racchiuso il Creatore assistito da uno stuoli di angeli [qualcuno ha detto che quegli Angeli sono le idee di Dio, in potenza, pronte a materializzarsi secondo la Sua Volontà. Siamo noi in sostanza, distinti uno dall’altro, amati, desiderati, partoriti] . Ma per “toccare” Dio c’è bisogno di preghiera, di ascesi e l’immagine del dito proteso descrive proprio l’ascesi che deve compiere l’uomo per raggiungere l’unità col creato e col creatore, e che passa necessariamente per la strada dell’ intelletto—
San Tommaso, ottuso e incredulo, in quel “contatto”, in quell’esperienza potente e carnale percepisce a livello profondo, intellettivo, l’immenso mistero dell’incarnazione ed esclama la famosa professione di fede :” Mio Signore e mio Dio”.
Ma anche il cammino di Dante verso il Paradiso è un cammino conoscitivo oltre che etico,un cammino d’amore, di “santità dianoetica”, cioè quel valore etico raggiungibile attraverso strumenti di conoscenza che vanno dal dialogo con Virgilio all’estasi, tant’è che dice: “…se non che la mia mente fu
percossa / da un fulgore, in che sua voglia venne. / All’alta fantasia qui mancò
possa; / ma già volgeva il mio disio e il velle, / sì come rota ch’igualmente è
mossa, / l’Amor che move il sole e l’altre stelle”.
A questo punto non c’è più né desiderio, né attesa, né ricerca, ma c’è
l’essere in Dio che entra nella storia per “coesistere” con il male, il dolore, la sofferenza……….
Per Clodine.
“Tommaso, gemello del Signore (questo significa Didimo), stava cercando, come tutti i gemelli, la parte di sé che gli era venuta meno! Cercava un segno nelle piaghe di Gesù, perché cercava un senso alle sue ferite, al dolore della sua vita: infatti, “colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, in mezzo all’assemblea canterò le tue lodi… Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch’egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che dalla morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita” (cfr. Eb. 2, 11-14). Tommaso, mosso dalla carne, dal bisogno di toccare e vedere, era andato a cercare il suo gemello, l’unica parte di sé che poteva dare compimento e completezza alla sua vita, ma lo era andato a cercare lontano dalla verità, dallo stesso corpo di Cristo che è la comunione, la comunità dei suoi fratelli. Forse voleva un rapporto diverso ed esclusivo, forse vleva seguire il suo istinto, gli schemi mondani, forse, semplicemente, era andato alla tomba, ancora incredulo. Di certo, come ciascuno di noi, Tommaso era andato a cercare il Signore, l’unico che poteva dare Pace alla sua vita, laddove la carne lo aveva guidato. E, come noi, aveva dimenticato che l’unico luogo dove ricevere la virtù soprannaturale della fede, dove toccare e vedere Cristo risorto, dove sperimentare il suo amore più forte della morte, è la Chiesa, la comunità. Perchè un cristiano è un gemello nel cui cuore risuona sempre l’eco della presenza del proprio fratello, gemello di Cristo, come ciascuno di noi. Per questo le sue ferite sono le nostre, e la fede non si ferma ad un evento registrato dai sensi, ma va al di là, alla presenza misteriosa eppure concreta e reale, della sua vittoria, della sua vita dentro la nostra vita.
Credente, ovvero in cammino nella notte oscura dei santi, senza consolazioni, senza prove carnali, con la sola certezza sigillata istante dopo istante, quella della fede, di un amore che mai ci abbandona, mai.
Il Signore ama Tomaso, e ama noi. E ci attende con pazienza, e viene a cercarci ancora. Tommaso torna nella comunità, ascolta l’annuncio, non crede, ma è lì, con i suoi fratelli. E tanto basta, e questo è tutto. Perché Gesù torna dai suoi, e si fa presente, come il giorno di Pasqua, in questo giorno che, per il suo apparire, diviene un unico giorno, il grande giorno della vittoria sul peccato e la morte!” (A. Japicca)
Come vedi, la vergogna è un sentimento nostro, noi ci vergogniamo di noi, ma Gesù no.
Alleluia….Grazie nedstark , ho letto con grandissimo piacere : un brano bellissimo!
E’ vero che Didimo significa “gemello”, ed è anche vero che Gesù chiamò Tommaso “Didimo”, ma non perché fosse “gemello” del Signore – anche Giuda Taddeo era soprannominato “il Gemello”, per via della somiglianza a suo fratello Giacomo ( il minore)…Probabilmente si tratta di cugini facenti parte della sacra parentela di Maria , la Madre di Gesù ,[ almeno secondo la Tradizione] in questo contesto non si esclude una vistosa somiglianza…
Stamani guardavo il giovane barbone, sdraiato sulla grata davanti l’Upim,
quelo senso di sporco che emanava, il mio disagio, rispettare il suo essere,
ma sentire la mia paura,
la paura che anche io potrei essere come lui,
per questli scherzi della mente
per cui tutto salta secondo gli schemi di io benpensante…
se
dentro quella patriarcale basilica,
qualcuno adora Gesù in un’opstia,
tanto comodamente inginocchiato,
il viso piegato a mo di santa ispirazione,
io vivo tutto il mio malessere,
davanti
a
quel Gesù, sporco e puzzolento,
che non cessa mai di sconvolgermi,
io
guardavo, guardavo,
da dietro il finestrino del bus pubblico.
Quanto sono miserabile!
Nikolai ringrazia Ned per fuornito ossigeno .
Direi che entrambe le cose sono buone, Matteo.
Anche difficilissime.
Benvenuti nel “pianerottolo” ai nuovi amici Danilo Fenner (per caso, siamo conterranei ?) e Vincenzo Testa: spero vi possiate trovare bene; personalmente – e confido che possiate perdonare la mia estrema franchezza – non lo considero scontato, ma so che il nostro impareggiabile “padrone di casa” vi accoglierà al meglio, e sarà, inoltre, impegno mio e, ne sono certo, anche di altri amici di favorirvi il più positivo ambientamento.
Festeggio anch’io con un bicchiere di “Vino Nuovo” (da buon veneto non mi sottraggo mai a queste occasioni …..) suor Teresa Bello: credo, poi, “cosa buona e giusta” accompagnare con le nostre preghiere il Santo Padre nel viaggio che sta per iniziare in Terra Santa.
Buon sabato a tutti !
Roberto 55
http://it.radiovaticana.va/news/2014/05/24/papa_francesco_partito_per_la_terra_santa/1100886
Buon viaggio a Francesco e buona giornata a tutti!!
🙂
In questi giorni in cui si incrociano tanti eventi, ho trovato alcuni dati sulla Giordania:
Abitanti: circa 6.000.000, il 60% autoctoni, il 40% ex profughi palestinesi (1967).
Profughi attualmente presenti sul territorio: 1.350.000 ca. (siriani, ma anche egiziani…).
C’è chi è assai più povero di noi, ma cerca comunque di essere di aiuto…
«dentro quella patriarcale basilica,
qualcuno adora Gesù in un’opstia,
tanto comodamente inginocchiato,
il viso piegato a mo di santa ispirazione»:
piccoli Galantini crescono …
(Oppure: … Bergoglio generò Galantino, Galantino generò Matteo …)
«io vivo tutto il mio malessere,
…
io
guardavo, guardavo,
da dietro il finestrino del bus pubblico.
Quanto sono miserabile!»
Mi scusi, sarebbero queste le cosiddette “seghe mentali”? Io non me ne intendo, ma lei è un cultore della materia …
Quanto sono miserabile!
Suvvia, non si butti così giù!
Dedicato ai seminaristi prefetiri da Luigi Franti
http://www.advocate.com/sites/advocate.com/files/marc_cirillox390.jpg
volendo
sul web ne ha a iosa.
Matteo, Matteo, mio povero cagnolino di Pavlov!
Pupazzetto a molla, che spingi il bottone e salta su facendo la lingua!
(Il bambino ci si diverte una volta o due, poi vede che è sempre uguale, si stanca e lo butta in un angolo … io però ti sono affezionato e cerco di curarti. Luigi, che è tanto buono, dovrebbe apprezzarlo e darmi una mano. In fondo lo faccio per il tuo bene).
alias Leo
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