«Religioso è chi dà importanza al nulla. Che ci stanno a fare al mondo i mongoloidi? Per l’uomo religioso fanno parte del disegno ineffabile di Dio mentre per un ateo sono soltanto aborti della natura»: parla così Alessandro Bausani (1921-1988), che era un seguace della fede Bahà’ì, in un’intervista del 1979. Bausani, affascinante studioso dell’islam e traduttore del Corano, basava quell’affermazione sul detto paolino che Dio sceglie “quello che è nulla per ridurre al nulla le cose che sono“. Invito i visitatori a bere con me un bicchiere di Vino Nuovo mentre applico quel detto paolino-bausanico ai figli che sono nel seno delle madri, agli anziani che non hanno più memoria di sé, ai malati in stato vegetativo.
Tenete d’occhio “chi dà importanza al nulla”
46 Comments
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Caro Luigi,
ho letto su Vino nuovo.
Condivido e trovo stimolante l’articolo con il commento alla lettera ai Corinti.
E del tutto inaccettabile la premessa in cui gli atei considererebbero i focomelici aborti della natura.
Spero non siano tue parole.
Si da il caso che tra i miei più cari amici, vi sia una coppia con tre figli di cui il terzo è mongoloide e l’hanno messo la mondo pur sapendolo in tempo per abotire, ma non l’hanno fatto.
Sono genitori esemplari e pieni d’amore per i loro figli e per i sofferenti.
Sono parole di Bausani.
Alla faccia!!
Luigi, grazie di cuore per quell’accenno agli anziani che non hanno più memoria di sè.
Un abbraccio
Io non ho mai pensato che i Dwon siano aborti della natura, trovo l’espressione particolarmente infelice. Tuttavia, sono convinto che il cristianesimo abbia dato il suo grande contributo affinché un non credente come me li considerasse uomini capaci di relazione: lo sono tutti gli uomini, anche coloro che possono solo essere amati senza potere ricambiare l’amore coi gesti (e non è il caso dei Down).
Conosco una donna che lasciata dal marito per aver partorito una bimba down oggi a distanza di anni dice della figlia che é un dono e una benedizione. Non si é rifatta una vita e si dedica alla madre anziana affetta da morbo di Parkinson e all’amica ammalata di sclerosi multipla… Credo siano piccoli miracoli : stento a comprenderli
plpl8 !! ben ritrovato! che piacere rileggerti!!… e grazie di questo esempio che ci racconti. Ti abbraccio
Me too (che a pronuncia fa molto vicentino )
Teneteci d’occhio!, tutti quelli che in quel nulla sappiamo trovare la forza di andare avanti, tutti coloro che camminiamo sopra e dentro al nulla quotidianamente e ci scrolliamo di dosso tutta questa inutile pienezza che vogliono farci ingoiare a forza.
Teneteci d’occhio! perchè quel nulla che tanto vi dà fastidio è la nostra speranza,il nostro sogno,il nostro futuro illuminato, è tutto quello che nessuno saprà mai essere e che non ci deluderà mai.
Teneteci d’occhio! e con gli occhi bene aperti quando guarderete quel Nulla che avete deriso e in cui non avete creduto…
Bentornato anche da parte mia al conterraneo Plpl8 ! Come te la stai cavando con le piogge e l’ingrossamento del Bacchiglione ? Da me (provincia di Venezia, al confine con le province di Padova e Treviso), ha, finalmente !, smesso di piovere, e così, forse, sta passando la paura.
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Ciao Roberto, nella zona dove abito io non c’é stato disagio per fortuna, anche se il livello dei fiumi e del bacino di sfogo ci ha tenuto sulle spine fino a ieri pomeriggio.buona giornata !
Credo di aver fatto un torto a Bausani – un autore che amo – riportando una sua frase staccata. Un’espressione tranciante che aveva lo scopo di marcare una differenza, non di vituperare l’ateo. Rimedio trascrivendo nei prossimi commenti da quella stessa intervista alcune altre parole che possono provocare a leggere qualcuno dei suoi libri.
“L’uomo è una cosa disperante. L’uomo è stimabile solo se sommato a Dio che l’ha creato. Gli uomini, messi insieme, sono tanti zeri. Essi acquistano valore esclusivamente se li facciamo precedere dalla cifra uno, cioè Dio” (Alessandro Bausani).
“Non a caso la religione rivaluta i morti, li accomuna ai vivi in un grande disegno le cui linee ci sfuggono” (Alessandro Bausani).
“Ci troviamo in una situazione di attesa che può essere paragonata a quella del feto nel grembo materno: abbiamo la certezza di nascere, ma non sappiamo nè possiamo sapere che cosa ci attende dopo la morte” (Alessandro Bausani).
“Per essere veramente religiosi bisogna avere un minimo di sfiducia nell’uomo” (Alessandro Bausani).
“L’uomo è pazzo. E la sua vita terrena, spesso, è nient’altro che il sogno di un pazzo” (Alessandro Bausani).
“La mia opinione è che Dio sia portato a nutrire una forma di affettuosa sfiducia nell’uomo” (Alessandro Bausani).
“Avverto la presenza di Dio, sento in me il suo respiro soprattutto quando sono allegro. Dio è felicità, è gioia ineffabile” (Alessandro Bausani).
Il nulla anch’io l’ho incontrato. E’ pieno di tutto.
Una foglia che cade apre terrori. L’albero che appare nella nebbia è così alto che tocca il cielo. Tu sei nel punto più basso del mondo. Scivoli ancora più giù; pensi: “annegherò”. Una presenza invisibile, un “Qualcuno”, nascosto nella profondità, ti sostiene, ti riporta a riva, e ritrovi la via. Anche se di quel nulla- tutto porterai con te la memoria, sempre.
E’, questa, in breve, la trama di un brevissimo film di animazione di Yuri Norstein , “Il riccio nella nebbia”. L’ho guardato di nuovo, stanotte. Le fiabe, lo sapete, mi piacciono.
Eppure, non imparo mai nulla: nemmeno la forza di dire “grazie” a quel “Qualcuno”-che mi parlava con le vostre voci- ho avuto, l’ultima volta che ci siamo sentiti. Leggevo Syriacus, Lycopodium, Luigi, Leonardo, Principessa, Mabuhay, che mi sostenevano, che mi portavano in salvo, e non riuscivo che a piangere. E grazie avrei voluto dire a Sumpontcura e Adriano, grazie per la loro presenza tenera, forte, orante ma, invece di parole, continuavano a sgorgare soltanto lacrime. Come una benedizione, però. La via era ritrovata.
Poi…Poi hai l’appuntamento con il chirurgo che ti deve parlare dell’operazione che va fatta “con urgenza” e con il medico del Day Hospital che per due mesi ti ha tormentato con infinite analisi: te, che mai nella tua vita avevi avuto bisogno dei medici. Ma hai di nuovo la febbre alta, sei sfinita. Ti dicono che, allora, ti devi rinforzare un po’, prima dell’intervento. Fare delle flebo. Ma dove sei capitata? Non ti appartieni più. Di tuo c’è, ancora, solo il silenzio. Altri decidono per te. Compaiono persone della tua famiglia. Non si fidano a lasciarti qua, organizzano che ti operi altrove, nella loro città. Vogliono aver cura di te. Viaggi. “Nebbia”. “Nube della non conoscenza”. Incontro con il nuovo chirurgo. Poi ancora analisi, questa volta per l’anestesista. Infine, recentissima. la visita con l’anestesista. Il ritmo abituale del tuo quotidiano non c’ è più. Non sai neanche più chi sei. Stai aspettando che ti chiamino. Domani? Dopodomani? “Ricordati della tua parola/ detta al servo tuo, o Signore,/ nella quale mi hai dato speranza: essa è/ stata il mio conforto nella umiliazione.” (grazie, Syriacus). (grazie anche per Eckart). (grazie per avermi ricordato che sono “in buone mani”, Leonardo).
Passando ad altro: Alessandro Bausani, Luigi, è davvero “affascinante” e anch’io lo amo. Per sempre gli sarò grata per avermi fatto conoscere Rumi. E “Le sette principesse” di Nezami. E il Corano (anche se un amico di religione islamica, al quale mostravo varie copie del Libro chiedendogli quale fosse la traduzione migliore, mi disse: “Ma questo non è il Corano! Non è in Arabo!”. Io provai a studiare la lingua araba, e frequentai per un po’ l’Istituto di Semitistica, ma purtroppo, a differenza di tua sorella, Syriacus, mi arresi subito.)
Ma lo scrittore che mi è venuto in mente di rileggere, in questo tempo, è Joao Guimaraes Rosa. Il suo “Grande Sertao”. “Corpo di ballo”, anche. Che l’uomo sia pazzo, che la sua vita terrena spesso non sia che il sogno di un pazzo, anche lui lo dice, quasi con le stesse parole di Bausani ma con in più qualcosa, qualcosa di così forte e bruciante che non esce più dala memoria. In particolare mi ripeto, ora, queste sue parole:
“…solo la tristezza di ognuno era quel che separava. Se tutti fossero diventati tristi, tutti avrebbero finito per diventare cattivi….L’allegria doveva essere chiamata con forza. Era necessario chiamare l’allegria, come s’invocava la pioggia, nella disgrazia di una siccità prolungata”
Ciao Fiorenza, che bello sentirti!
“Il nulla anch’io l’ho incontrato. E’ pieno di tutto.”
Condivido 100 %. Che paura fa a tanti di noi “il nulla”!
Perche’? Perche’ e’ pieno di verita’.
Che e’ cio’ che piu’ temiamo, insieme alla liberta’.
Sempre avanti, mi raccomando! La mia/nostra povera preghiera non manchera’…Non dimenticarti che ti vogliamo bene. Ti aspettiamo ancora!
Fiorenza!
il nulla pieno!
Ciao, Fioerenza. Mi piacerebbe incontrarti…
Luigi,
Non sono un religioso né orientato alle religioni, come tendenzialmente pare il Bausani negli aforismi che hai riportato, ma verso la fede-i.
L’argomento che hai proposto merita attenzione e discernimento, apprezzo il tuo intento ad aiutare alla comprensione per incoraggiare la diffusione del suo pensiero, tuttavia nel dovuto e incondizionato rispetto per l’autore, non ne avverto stimoli di particolare interesse.
Per contro da decenni “conosco” e apprezzo Rumi, ma credo che trattasi di altro spessore e livello.
Ho spesso incontratto il NULLA e ne ho tratto stimoli interessanti a considerare
la mia e l’altrui solitudine come strumenti della grandezza di Dio nel ricordarci che quella è l’eccezione rispetto alla gioiosa armonia della moltitudine delle diversità che ha voluto marcare a sua immagine in un sincronismo di cuori pulsanti dal suo amorevole soffio.
Nino se Rumi l’hai incontrato nell’edizione Rizzoli 1980, POESIE MISTICHE, lì è tradotto e introdotto da Bausani.
Un saluto alla ritrovata Fiorenza!
Luigi, effettivamente quello è una delle opere del Rumi che ho letto ed è un’edizione BUR tradotta da Bausani. La tua informazione mi ha obbligato a girovagare su internet per capire chi fosse il personaggio.
E’ stato senza dubbio un’autorità nel suo campo, tanto di cappello.
Ti ringrazio per avermi aiutato a colmare una delle tante lacune su argomenti che mi sono familiari.
A dirla tutta, circa gli aforismi di cui sopra, mi pare che Bausani abbia attinto dalla Bibbia e dai Sapienziali in particolare, quest’impressione me lo ha reso ordinario e non del livello che attestano i suoi studi e riconoscimenti internazionali.
Il nulla, il vuoto.
Nei suoi studi di maccanica quantistica Maurice Dirac scoprì che il vuoto è un pullulare, un mare lo chiamò, di particelle elementari che affiorano, scompaiono e di nuovo emergono, pronti ad appigliarsi a una piccola onda che le possa portare a sussistere l’oltre l’infinitesimo tempo in cui tutto è probabile e nulla impossibile.
Un mare in cui tante coppie di opposti si rivelano dal nulla e seguono un percorso che nel nulla li riporta dopo essersi di nuovo fuse tra loro.
Dieci alla meno ventitré secondi. Un tempo piccolissimo? Ma un tempo enorme paragonato a dieci alla meno cento secondi.
Magie dell’infinito!
E Cantor ci dimostrò quanti infiniti ci possono stare in un infinito!
Viviamo sulla schiuma di questo mare che ribolle di amore!
“E del tutto inaccettabile la premessa in cui gli atei considererebbero i focomelici aborti della natura”.
Credo che non si debba mai generalizzare: ci sono atei che di fatto testimoniano (anche più di certi credenti) i più alti valori morali e la fede nella dignità di ogni uomo, compreso l’handicappato ed il malato incurabile. Penso a un Pertini, ad un Bobbio (ateo ma contrario all’aborto) e a tanti altri.
Ma la maggioranza degli atei purtroppo (penso a un Odifreddi o a un Flores d’Arcais) la pensa come diceva Bausani.Questo non significa automaticamente non riconoscere che per un ateo è più difficile accettare il mistero della sofferenza.
Cara Fiorenza, permettimi di abbracciarti !
Roberto 55
Pour Florence .
[ Dài, Florence, ora provo a farti sorridere..:
( Sempre Heifetz, ma.. : “This is hilarious…. he was imitating a? bad student auditioning for him.”
http://www.youtube.com/watch?v=Aumx4cfygFo
(Saluti dalla Città di Paganini 🙂 ]
[E dopo aver riso, mi congedo e ti auguro buona notte con uno -a mio avviso- dei più “pieni” prodotti del “nulla” sovietico. (Per quanto abbiano tentarlo di contenerlo e svuotarlo..) :
???????? ??????????? ??????????? (1906—1975) :
http://www.youtube.com/watch?v=_jFT9BCq8x4
(…qui però si ispirava esplicitamente a Bach.. : “After the Second World War, Dmitri Shostakovich was Russia’s most prominent composer. Although out of favour with the Soviet Communist Party, he was still sent abroad as a cultural ambassador. One such trip was to Leipzig in 1950 for a music festival marking the bicentennial of J. S. Bach’s death.
As part of the festival, Shostakovich was asked to sit on the judging panel for the first International Johann Sebastian Bach Competition. One of the entrants in the competition was the 26-year-old Tatiana Nikolayeva from Moscow. Though not required by competition regulations, she had come prepared to play any of the 48 preludes and fugues of The Well-Tempered Clavier on request. She won the gold medal.
Inspired by the competition and impressed by Nikolayeva’s playing, Shostakovich returned to Moscow and started composing his own cycle of 24 preludes and fugues. Shostakovich worked fairly quickly, taking only three days on average to write each piece. As each was completed he would ask Nikolayeva to come and visit him in his Moscow apartment where he would play her the latest piece.
The complete work was written between 10 October 1950 and 25 February 1951. Once finished, Shostakovich dedicated the work to Nikolayeva, who undertook the public premiere in Leningrad on 23 December 1952.” ) ]
[ Vedi -Fiorenza- nel ’94 doveva venire a Genova la Nikolayeva a suonare proprio i 24 Preludi e Fughe di Shostakovich, e non vedevo l’ora di ascoltarla, lei, dedicataria originale, dopo che l’avevo apprezzata moltissimo come interprete dell’Arte della Fuga di Bach, solo mesi prima… Ma nel vovembre ’93 viene stroncata da una emmorragia celebrale sul palco mentre stava suonando -i Preludi e Fughe di Shostakovich..- a San Francisco .
Il fatto di non averla potuta ascoltare, settantenne, suonare quell’opera, mi ha lasciato come un senso di vuoto, che però ho cercato di colmare nel tempo..: probabilmente, se l’avessi regolarmente ascoltata,mi sarei rapportato diversamente a quest’opera sublime, “dandola più per scontata”..
Comunque, non dimenticheò mai la presenza scenica, energica quanto imperturbabile, di questa pianista fra le più grandi del ‘900 : http://www.youtube.com/watch?v=zRe8PwIGsv0 .
E’ curiosa però una cosa, Fiorenza. Quando appunto mesi prima la Nikolayeva venne a Genova a a suonare sul piano la Kunst der Fuge di Bach, per la prima volta sentii l’ultima fuga incompiuta, così come trovata dopo la morte del compositore: improvvisamente troncata. Dalle registrazioni non vi ero abituato. Ma sentire quell’improvvisa interruzione, così, dal vivo… è stata una delle emozioni più forti provate in migliaia di concerti ascoltati in tutta la vita. La Nikolayeva stava suonando conseguente e monolitica, e all’improvviso, l’ultima nota, così, metafora e presagio -poi mi piacque associare le cose- di come se ne va un artista da questo mondo…]
[Quell’ultima fuga, ovvero il Contrapunctus XIV, lo puoi sentire qui eseguito su quartetto d’archi -è un opera sommamente speculativa, e in definitiva eseguibile ovunque..- : (presta attenzione all’ultimo minuto: tanto cogente è lo sviluppo della fuga, quanto immenso e raggelante il senso di vuoto -per chi non sa come va a finire- dato dall’opera incompiuta: immagina dal vivo colla pianista veterana russa in the spotlight, e buio e silenzio tutt’intorno. Ma forse è proprio quello il bello, il “nulla che è pieno di tutto”. ( E le incompiute dai Grandi , dovremmo anche un pò completarle noi, nani sulle loro spalle..) ]
[Vedi, Fiorenza, non so se tu creda alle coincidenze, ma pochi secondi dopo aver postato quanto sopra, vedo che qualcuno ha commentato, dieci mesi fa, una versione organistica della medesima fuga (anche qui, e a maggior ragione, imperdibili gli ultimi sessanta secondi di video..) nel seguente modo:
“A profound torture for the mind and heart. This Contrapunctus goes forever in perfect modulation, harmony, and synchrony, like the Earth goes around the Sun, endless… and suddenly, this remarkable human creation stops abruptly, creating the? most agonizing sensation of emptiness ever experienced.”
Può essere un caso? Un altro che, indipendentemente sente quella -cogente!- ‘emptyness’… Non si è mai davvero soli. ]
[Però, per aver un ‘lieto fine’ – il figlio sommo musicista Carl Philipp Emmanuel, che era poi quello che aveva subito avvalorato la concezione ‘tragica’ dell’incompiutezza dell’opus- fa mettere nell’edizione a stampa del 1751 una specie di ‘bonus score’ finale: il corale ““Vor deinem Thron tret Ich hiermit” (« Dinnanzi al tuo trono io mi presento »), BWV668a, che si racconta Bach abbia dettato (al genero musicista Altnickol) sul letto di morte…
E vivremo tutti (o quasi) felici e contenti. :]
Un abbraccio alla carissima Fiorenza!
Come si respira bene, qui! Non c’è, non può esserci, un luogo simile a questo, in questo mondo.
Certo che credo alle coincidenze (a questa scrittura di Dio sulla terra), Syriacus!
“…il Contrapunctus XIV lo puoi sentire qui…presta attenzione all’ultimo minuto”.
E mai avevo prestato tanta attenzione.
Syriacus anch’io ho prestato attenzione all’ultimo minuto: grazie.
Prego!
(Da oggi l’aziendona in cui lavoro ha bloccato con Websense anche l’accesso anche a siti come questo, non bastando bloccare Faccialibro…, ma vabbè, dopotutto sono daccordo: i blogs sono anche armi di distrazione di massa..
Ma: piacer figlio di affanno. La sera e il weekend ci si rifà. A volte.
Ora sto gustando un cako appena comprato, maturo alla perfezione: non può esserci, un frutto buono come questo, in questo mondo, e mai lo avevo gustato con tanto piacere 🙂
(..considerato anche che, prima, ho provato -invano- ad apprezzare per la prima volta i sanguinacci con le cipolle -tipo fegato alla veneziana- : pur con tutto l’impegno, ho mangiato non più dell’80% della materia proteica, e per la maggior parte son state le cipolle dorate il catalizzatore, il tutto sparso sul pane tostato, i crakers di riso e di mais, i simil-crisprolls e le fette tipo vasa Ikea… Ma è stato a metà fra il piacere di un fegato&cipolle, e un atavico dispiacere infantire per un qualcosa che si trova, a torto o a ragione, ma non per pregiudizio estetico, quanto organilettico-instintivo, dis-gustoso.. D’altronde provavo una simile epidermica ripulsa per il castagnaccio -anche solo a sentirne l’odore- da bambino, e poi gradatamente tutto cambiò , per esempio anche con la birra.
Comunque la degustazione -molto slow : d’altronde la provenienza del batch di sanguinaccio doveva essere più o meno vicina a CarlinPetriniland..- è stata allietata dalla visione, su Sky, di “Gli amici del Bar Margherita”, di Avati. Ma d’altronde stasera ci era Piergiorgio Odifreddi oratore al Festival della Scienza qui a Genova… : come non mancare? -Anni fa vi ascoltai un qualche Premionobel con Flores D’Arcais appresso, in piedi con aria autocompiacente: dopo un pò ci fai il callo, a certe kermesses, e pensi ad altro..-:)
“atavico dispiacere infantire”
Volevo dire “atavico dispiacere infantile” . Ma in realtà non volevo dire il significato letterale: instintivamente, però, mi è venuto da usare -è stato più che in lapsus clavis- ‘atavico’ per indicare non un qualcosa che trascende le generazioni, andandovi a ritroso, ma che trascende gli anni della vita, portando dritto all’infanzia..
Però un pò intendevo qualcosa come “archetipico”. Ma non proprio.
Insomma, avete capito… 🙂
@ Syr
Tempo fa lessi qualcosa tipo: quell’Arte della Fuga che conosciamo è la seconda versione di una prima; attraverso questa prima si può integrare il finale incompiuto (non trovo il testo e riferisco con una buona dose di Alzheimer…).
Peraltro l’incompiuto è qualcosa che piace assai (un ammiratore di Bruckner come me lo sa anche troppo bene).
sì,dobbiamo riparlarn