Il Papa al Regina Coeli, commentando le persecuzioni narrate dagli Atti degli Apostoli, ha ricordato così quelle di oggi: “Pregando insieme il Regina Caeli, chiediamo l’aiuto di Maria Santissima affinché la Chiesa in tutto il mondo annunci con franchezza e coraggio la Risurrezione del Signore e ne dia valida testimonianza con segni di amore fraterno. L’amore fraterno è la testimonianza più vicina che noi possiamo dare che Gesù è con noi vivo, che Gesù è risorto. Preghiamo in modo particolare per i cristiani che soffrono persecuzione; in questo tempo ci sono tanti cristiani che soffrono persecuzione, tanti, tanti, in tanti Paesi: preghiamo per loro, con amore, dal nostro cuore. Sentano la presenza viva e confortante del Signore Risorto“.
“Tanti cristiani perseguitati, tanti tanti, in tanti paesi”
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Certamente non sul piano della violenza fisica, ma perlomeno su quello verbale, questo stesso blog è non raramente teatro di i violenza, in particolare modo nei confronti di coloro che reputano un valore l’obbedienza ai precetti della Chiesa.
Violenza che è arrivata ad esprimersi anche in forma di accuse infamanti e di maledizioni.
Quindi raccomando che prima di commentare quello che accade in paesi lontani, sia messo a confronto con quanto noi stessi pratichiamo.
Con tutto il rispetto Elsa anche quelli che vogliono “obbedire” non mancano di menar fendenti.
A me è passata ma qualche anno fa mi han fatto mandare giù tanto di quel veleno.
Diciamo che i cristiani obbedienti o meno son quasi sempre poco fraterni e caritatevoli.
Infatti, Sara, ho detto “in particolare” e confermo questa che non è una tesi, ma un dato di fatto.
In ogni caso la violenza è tale da qualsiasi prospettiva la si voglia analizzare.
E questo, sia chiaro, viene da me, che ritengo a buona ragione disobbediente di fatto e, ahimé, peccatrice incallita.
L’ ho scritto l’altro giorno a proposito di martiri, lo ripeto oggi a proposito dei perseguitati. Ci sono persone che vengono fatte fuori per il solo fatto di essere cristiane. Ce ne sono altre la cui vita è resa impossibile per lo stesso motivo.
Questa non è solo storia ” gloriosa” del passato ( gloriosa, perché l’unica gloria del cristiano è il martirio,ma ci metto le virgolette perché niente è piu’ lontano di questo dal nostro concetto di glorioso ): è cronaca quotidiana di adesso.
Con tutto il rispetto per qualche attacco verbale in un blog dove manco si sa chi si sia, per qualche spernacchio, o critica, anche pesante e radicale, subìta in giro ( piu’ dagli altri amorevoli cattolici, siamo d’accordo, che non dai perfidi atei) per qualche emarginazione nelle discussioni e nella pratica di vita, io non mi azzarderei a definirmi manco lontanamente un ” perseguitato”, un ” discriminato”, a causa dell’essere cristiano. Poiché invece queste cose accadono , e accadono davvero anche qui da noi, nella cattolicissima Italia, farei attenzione a mescolare, o anche solo ad avvicinare normali meccanismi di rifiuto -magari odiosi ed eccessivi- con la persecuzione vera. Il rischio è che sopravvalutando i primi , che ci riguardano, si sviliscano i secondi che non ci riguardano in prima persona.
La storia ha dimostrato che i cristiani da perseguitati hanno anche saputo volgersi in persecutori, quindi il problema della violenza, fisica o verbale, a me non pare mai marginale.
Il punto non è essere perseguitati o meno ma saper dare testimonianza di amore fraterno, e in questo purtroppo siamo stati e continuiamo ad essere carenti.
@Sara1
Diciamo che i cristiani obbedienti o meno son quasi sempre poco fraterni e caritatevoli.
La correlazione statistica non è indice di casualità, come spiegato qui:
http://it.wikiversity.org/wiki/Correlazione_e_causalit%C3%A0
e molto melgio qui:
http://giovannibruni.wordpress.com/2012/02/13/correlazione-vs-causalita/
infatti ti ricordo che tutti i santi erano, guarda un po’, obbedienti non solo alla dottrina, ma anche ai superiori, ai vescovi, al papa.
Appunto: e cosa dice oggi il Papa, saper dare testimonianza di amore fraterno.
In che cosa il non riuscirci può passare come obbedienza?
tutto rientra nell’amore fraterno anche i valori non negoziabili, anche la solidarietà e la giustizia sociale, dessimo vera e continua testimonianza di amore fraterno avremmo risolto tutto.
“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”
Padre Lorenzo dell’ordine dei predicatori ha spiegato ormai tante volte il suo punto, che ormai l’ho quasi capito anch’io.
Per capire ancor meglio, vorrei chiedergli come qualificherebbe un episodietto come questo (che non riguarda specificamente e solo i cristiani, ma rende l’idea):
http://www.ilfoglio.it/soloqui/17700
(Per parte mia direi: non certo una persecuzione, ma parecchio di più di un fastidio. Non un tumore maligno, ma nemmeno un foruncolo)
Papa Francesco è arrivato ora alla Basilica di San Paolo fuori le Mura per la sua prima celebrazione sulla tomba dell’Apostolo.
Ingresso processionale: il Papa ha il Crocifisso di Paolo VI.
Prega inchinato davanti alla tomba dell’Apostolo, dopo averla incensata. Il suo inchino – come già sulla Loggia la sera dell’elezione, a ricevere la benedizione dei fedeli – è molto più deciso di quello del cerimoniere e di tutti i ministranti. Forse Francesco ha appreso dagli orientali l’inchino profondo, egli infatti era anche “ordinario per i cattolici di rito orientale residenti in Argentina e sprovvisti di proprio ordinario del proprio rito”.
Lo qualificherei un esempio di idiozia zelante e ottusa.
Ma sa, mr. Franti. deve essere un limite di noi padri predicatori farlocchi battere eccessivamente sugli stessi chiodi ( oh pardon ).
Il punto non sarà quello di essere perseguitati, Sara, ma resta il fatto che questa è una profezia ( e , nella fretta, una beatitudine) garantita per bocca di Gesù stesso per quanti vorranno mettersi a seguirlo.
Poi, certo che la testimonianza ” di amore fraterno” è quella principe.E certo che mi vede non solo carente, ma privo dei fondamentali di base. Ma c’è una certa differenza tra avere ” amore gli uni per gli altri ” comodamente spaparanzati a dibatterne su una tastiera di pc , come sto facendo io, o braccato da chi ti ricerca per farti la ghirba…
Ma si Lorenzo però qualcuno interpreta questa profezia come una scusa per far guerra al mondo.
A me onestamente fa paura, l’opposizione del cristiano al mondo è l’opposizione dell’amore all’odio non un cedimento all’odio.
Ebbi già a dire una volta che è molto più facile indignarsi per le ingiustizie che accadono in un altro continente che per le oppressioni e le discriminazioni in atto nel nostro quartiere ( o sul “nostro” blog, tanto per citare elsa.F ), e mi ritrovo moltissimo nelle parole di lorenzo.
Ma, forse, il vero nocciolo della questione èsula perfino dalla fede di ciascuno e va a collocarsi in quel “sentire” proprio dell’essere umano:e finchè tutti gli Uomini non considereranno gli altri Uomini fratelli e non riterranno che la vita umana è la cosa più sacra che esiste, ci ritroveremo sempre a parlare di martiri, di assassinii, di prevaricazioni e persecuzioni in nome di qualunque cosa un pinco pallino qualsiasi ritiene giusto pensare.
Pensiamo ad andare ad esplorare altri mondi, a cercare nuove frontiere, a comunicare con altri esseri nell’Universo… e ancora non siamo entrati in contatto tra di noi, con lo stesso sangue rosso, gli stessi occhi e lo stesso cuore che batte per farci respirare.
Mah…………
Ieri Papa Francesco ha proposto una memorabile riflessione sulla persecuzione dei cristiani, e sul modo in cui il cristiano deve rispondere a un mondo che ancora oggi tanto spesso lo perseguita.
Nella pagina degli Atti degli Apostoli di ieri, si racconta di una magnifica risposta data da Pietro e dagli altri Apostoli ai sommi sacerdoti che li incalzavano con il divieto di non professare la fede in Gesù: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù… lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore… E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo. Allora le autorità di Gerusalemme fecero flagellare gli Apostoli.
Per quanto la flagellazione sia una pena crudele, gli Apostoli se ne vanno forti e sereni. Qui davvero – ha aggiunto Papa Francesco a San Paolo fuori le Mura – colpisce la forza di Pietro e degli altri Apostoli: «non li ferma nemmeno l’essere flagellati, il subire oltraggi, il venire incarcerati».
La prima riflessione di Papa Francesco è che questa pagina è molto attuale. Le persecuzioni non sono solo un fatto dei primi secoli. Ci sono ancora oggi.
I «cristiani che soffrono persecuzione – ha detto Francesco – sono tanti, tanti, e in tanti Paesi».
Per la seconda volta nel corso di questa settimana, Francesco ha voluto ricordare al mondo il dramma dei cristiani perseguitati: infatti già a Santa Marta il Pontefice aveva ricordato che «per trovare i martiri non è necessario andare alle catacombe o al Colosseo: i martiri sono vivi adesso, in tanti Paesi. I cristiani sono perseguitati per la fede. In alcuni Paesi non possono portare la croce: sono puniti se lo fanno. Oggi, nel secolo XXI, la nostra Chiesa è una Chiesa dei martiri».
Altro che buonismo e conformismo! Papa Francesco dice le cose come stanno! Non si nasconde ipocriticamente dietro un dito!
La seconda riflessione di Papa Francesco riguarda l’atteggiamento appropriato di fronte alle persecuzioni, ieri come oggi.
«Dove trovavano i primi discepoli – si è chiesto al Regina Coeli – la forza per questa loro testimonianza? Non solo: da dove venivano loro la gioia e il coraggio dell’annuncio, malgrado gli ostacoli e le violenze?».
Quelli che si trovavano in questa drammatica situazione erano uomini semplici.«Non dimentichiamo che gli Apostoli erano persone semplici, non erano scribi, dottori della legge, né appartenenti alla classe sacerdotale. Come hanno potuto, con i loro limiti e avversati dalle autorità, riempire Gerusalemme con il loro insegnamento?».
La risposta non può che essere di carattere spirituale. «È chiaro che solo la presenza con loro del Signore Risorto e l’azione dello Spirito Santo possono spiegare questo fatto. La loro fede si basava su un’esperienza così forte e personale di Cristo morto e risorto, che non avevano paura di nulla e di nessuno, e addirittura vedevano le persecuzioni come un motivo di onore, che permetteva loro di seguire le orme di Gesù e di assomigliare a Lui, testimoniandolo con la vita».
Questo insegnamento, però, è più profondo di quello che sembra. «Questa storia della prima comunità cristiana ci dice una cosa molto importante, che vale per la Chiesa di tutti i tempi, anche per noi: quando una persona conosce veramente Gesù Cristo e crede in Lui, sperimenta la sua presenza nella vita e la forza della sua Risurrezione, e non può fare a meno di comunicare questa esperienza.
E se incontra incomprensioni o avversità, si comporta come Gesù nella sua Passione: risponde con l’amore e con la forza della verità».
Chi ha davvero incontrato Gesù non prende neppure in considerazione l’idea di rinunciare, di tirarsi indietro. Annuncia «con franchezza e coraggio la Risurrezione del Signore».
Questo non significa che tutti siano chiamati al martirio. «La testimonianza della fede ha tante forme, come in un grande affresco c’è la varietà dei colori e delle sfumature; tutte però sono importanti, anche quelle che non emergono.
Nel grande disegno di Dio ogni dettaglio è importante, anche la tua, la mia piccola e umile testimonianza, anche quella nascosta di chi vive con semplicità la sua fede nella quotidianità dei rapporti di famiglia, di lavoro, di amicizia».
Ci sono, ha detto il Papa, «i santi di tutti i giorni, i santi “nascosti”, una sorta di “classe media della santità”», « di cui tutti possiamo fare parte».
E c’è la «testimonianza segnata dal prezzo del sangue» dei martiri. Sono due forme di testimonianza molto diverse, ma che hanno in comune la coerenza della vita.
«Ricordiamolo bene tutti – ha ammonito Francesco –: non si può annunciare il Vangelo di Gesù senza la testimonianza concreta della vita. Chi ci ascolta e ci vede deve poter leggere nelle nostre azioni ciò che ascolta dalla nostra bocca e rendere gloria a Dio!». Predica in modo efficace solo chi predica con la vita.
«L’incoerenza dei fedeli e dei Pastori tra quello che dicono e quello che fanno, tra la parola e il modo di vivere mina la credibilità della Chiesa». La coerenza non nasce mai solo da una nostra decisione. Nasce dalla preghiera di adorazione che tutti dobbiamo a Dio.
Ma che cosa vuol dire adorare Dio? Il Papa dice che adorare Dio «Significa imparare a stare con Lui, a fermarci a dialogare con Lui, sentendo che la sua presenza è la più vera […] Adorare il Signore vuol dire dare a Lui il posto che deve avere; adorare il Signore vuol dire affermare, credere, non però semplicemente a parole, che Lui solo guida veramente la nostra vita; adorare il Signore vuol dire che siamo convinti davanti a Lui che è il solo Dio, il Dio della nostra vita, il Dio della nostra storia».
Sinceramente questo richiamo alla santità da classe media mi è piaciuto molto, mi ricorda la teologia del Quotidiano della Zarri.
Dovrebbe servire a tagliar fuori tutti quelli che si senton martiri per le sciocchezze e ricordare che anche andare d’accordo con il vicino di pianerottolo è una testimonianza.
A partire dal poco si può anche arrivare al molto.
(ok sembro una boy scout ma è così che mi sento).
Ecco le parole di Papa Francesco sulla classe media della santità:
Certo la testimonianza della fede ha tante forme, come in un grande affresco c’è la varietà dei colori e delle sfumature; tutte però sono importanti, anche quelle che non emergono. Nel grande disegno di Dio ogni dettaglio è importante, anche la tua, la mia piccola e umile testimonianza, anche quella nascosta di chi vive con semplicità la sua fede nella quotidianità dei rapporti di famiglia, di lavoro, di amicizia. Ci sono i santi di tutti i giorni, i santi “nascosti”, una sorta di “classe media della santità” di cui tutti possiamo fare parte. Ma in varie parti del mondo c’è anche chi soffre, come Pietro e gli Apostoli, a causa del Vangelo; c’è chi dona la sua vita per rimanere fedele a Cristo con una testimonianza segnata dal prezzo del sangue.
MI ha ricordato “cerco fatti di vangelo”.
Malègue e i «santi delle classi medie»
http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/malegue_santi_classi_medie.aspx