Una sessantina di manager pubblici superpagati avranno gli stipendi “ridotti” ai 294 mila euro stabiliti come tetto dal decreto Salva Italia. Finalmente. Abbiamo poliziotti malpagati e un capo della Polizia, Antonio Manganelli, che nel 2010 ha guadagnato 621.253,75 euro. Manganelli è il più pagato di tutti. Ma si vada avanti, dico io. Con i dirigenti delle società partecipate, tipo Rai. E con i funzionari di Quirinale, Camera, Senato. E con le regioni. I redditi e gli stipendi on line sono un elemento importante per la trasparenza della vita pubblica e per l’educazione di tutti a occuparsene. Questo è l’insegnamento che ne viene: uno Stato che rischia il fallimento e fa appello a tutti – compresi i pensionati poveri – per risanare i conti pubblici non può sperperare denaro pagando smodatamente chi è a capo della cosa pubblica. Se vi sarà trasparenza e moralizzazione – almeno simbolica – nella sfera pubblica, si fornirà uno strumento a chi si batte perché qualcosa di simile si abbia in quella privata.
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Ho già detto che un professore di latino e greco della mia città morto nel 1891 non voleva essere eletto deputato perché non aveva i soldi per mantenersi a Roma (eppure la moglie era una contessa). Le cose nel frattempio sono cambiate, e adesso stanno cambiando all’indietro. Draghi ha detto che il modello sociale europeo non più essere quello di prima. Tutto bene, se questo volesse significare un recupero dei valori morali; ma temo che sanzioni solo la dittatura della finanza. Dovremo essere virtuosi per forza.
Bene Luigi, ben una volta siamo d’accordo. Ma hai dimenticato una cosa. Vogliamo la restituzione di quanto finora percepito non eticamente. Per me sarebbero bastati 200.000 Lordi massimo per tutti che è sempre più di quanto prende il presidente degli Stati Uniti.
Giosal e Gioab sono pienamente d’accordo!
Sparito Marco, è tornato Geob.
E’ difficile anche autoridursi il compenso: «Che colpa ne ho se sono uno dei personaggi più pagati di Europa? Io ho provato a chiedere di meno ma mi hanno detto che ci sono delle quotazioni di mercato, che li arrestano se lo fanno». Così Celentano ieri sera da Santoro a motivazione del contratto per Sanremo.
In linea di principio lo Stato ha interesse a pagare bene i suoi manager, altrimenti i più “bravi” fuggono nel privato cercando remunerazioni maggiori.
Bisognerebbe verificare se questi super-manager meritano gli stipendi favolosi che percepiscono e se ci possono essere altri benefici nel lavorare nel pubblico impiego che possano compensare compensi più bassi.
Per quanto esorbitanti si tratta pur sempre solo di sessanta buste paga. Gli sprechi veri, forse soono altrove.
I più bravi nel privato sconteranno i rischi del privato: se non produci non guadagni. I più bravi nel pubblico difficilmente vengono cacciati.
I miei ricordi della pubblica amministrazione mi portano ad affermare che ottenere pochi spiccioli è un’impresa. Non so come mai si verifichino tutti questi (veri o presunti) sprechi.
Molto bello il brano della “Gaudium et Spes” delle letture di oggi: il progresso umano porta al regresso.
“La Sacra Scrittura, con cui è d’accordo l’esperienza di secoli, insegna agli uomini che il progresso umano, che pure è un grande bene dell’uomo, porta con sé una grande tentazione: infatti, sconvolto l’ordine dei valori e mescolando il male col bene, gli individui e i gruppi guardano solamente alle cose proprie, non a quelle degli altri; e così il mondo cessa di essere il campo di una genuina fraternità, mentre invece l’aumento della potenza umana minaccia di distruggere ormai lo stesso genere umano.”
Io credo che la pubblica amministrazione sia una mastodontica macchina dai meccanismi rigidi. Una volta messa in moto va, per automatismo.
Farle erogare cinquanta euro straordinari per cambiare i portarotoli degli asciugamani in un ufficio è impresa biblica, accreditare uno stipendio “come il solito” molto meno difficile.
Una volta era difficile farsi rimborsare 10.000 lire scarse per la trasferta di un giorno. Alla fine dicevano che non conveniva fare l’operazione in banca e non riprendevi niente.
Penso che gli alti emolumenti nel pubblico impiego (una sessantina: risibile. Il livello di massimo stipendio va messo più basso), dato che si tratta di denaro di tutti – anche dei meno abbienti – e specialmente nel momento attuale del nostro paese, rappresentino comunque uno dei problemi che vanno affrontati in maniera decisa. Dove non c’è certamente spazio per motivazioni simili a quelle di Celentano (non capisco se l’abbia fatta a battuta, o davvero convinto).
Ma un problema più generale è il lassismo a molti livelli dove veramente tutti – politici per primi, ma sindacati, funzionari e cittadini singoli – dovremmo lavorare alla ricerca di un nuovo contratto sociale, di un’etica del lavoro che un tempo in gran parte esisteva.
Mattlar, forse volevi dire “I meno bravi nel pubblico…”? Ho conosciuto persone nel parapubblico, dislocate in uffici decentrati, che nelle otto ore del giorno facevano soltanto i loro affari, usando il telefono e le altre apparecchiature dell’ufficio. Il loro rapporto di lavoro (in genere raccomandati politici) era tale che l’azienda, forse, considerava fosse meglio lasciarle fare così.
Ho udito chilometriche conversazioni al telefono fatte nelle ore lavorative da alti funzionari dell’Ufficio Internazionale del Lavoro per loro affari privati e non certo urgenti, mentre fuori si ammassavano le persone invitate per un appuntamento.
Sono capitato nel reparto di oftalmologia di un ospedale, comprendente 22 dipendenti, 9 dei quali – mi si disse – erano di media assenti per malattia.
Quanti sono questi mali esempi? E in genere da parte di autori pronti a trovare motivazioni dei loro comportamenti in modo analogo a Celentano.
Penso che tale malcostume cambierà soltanto se, quando e laddove si sarà formata nella società una massa critica che si mostrerà decisa non solo nel contestare, ma nel voler veramente cambiare le cose.
Terreno su cui anche i cattolici potrebbero giocare un ruolo significativo. Ma anche loro dovrebbero abbandonare modelli di riferimento in passato non sempre commendevoli.
In Italia c’è rispetto del denaro pubblico in regioni un tempo governate dagli Asburgo; i toscani ad esempio hanno moltissimo senso dello stato, mentre gli umbri generalmente non ne hanno molto. Parlo di due regioni che conosco, delle altre non mi avventuro a dare un giudizio.
L’attuale crisi economica svela il paradosso delle retribuzioni dei top manager italiani che spesso sono di gran lunga superiori a quelle dei top manager di tutti gli altri paesi del mondo (come è il caso del capo della polizia, lo stipendio dei parlamentari, ma anche nel settore privato non ce la caviamo male) mentre il livello degli stipendi dei lavoratori dipendenti italiani è di molto inferiore al livello degli altri paesi paragonabili al nostro. http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/economia/retribuzioni/ocse-stipendi/ocse-stipendi.html
Mi trovo d’accordo con Luigi che ha esplicitato questo paradosso raffrontando la condizione dei poliziotti malpagati alla retribuzione del capo.
Chissà, magari da da questa crisi usciremo un po’ migliori, oltre che meno ricchi, eliminando o almeno riducendo alcuni paradossi non più accettabili.
In linea di principio lo Stato ha interesse a pagare bene i suoi manager, altrimenti i più “bravi” fuggono nel privato cercando remunerazioni maggiori.
Se pagare bene vuol dire parificare la remunerazione di un impiego pubblico anche di alto livello dirigenziale con quella di chi lavora nel privato allora siamo alla frutta.
I costi della specializzazione e della formazione per la crescita professionale dei “pubblici” li paga la comunità.
La carriera, vedi quella diplomatica o quella militare e paramilitare, è automatica e garantita.
Impossibilità di licenziamento, a proposito dell’art. 18.
Nel privato l’investimento professionale e culturale è a carico dei singoli e delle loro famiglie dall’università ai master all’apprendimento delle lingue straniere, etc.
Nelle medie e grandi aziende tutti sono valutati e remunerati sulla base dei risultati rispetto agli obiettivi aziendali.
Dirigenti e manager, quando ottimamente remunerati anche quando raggiungono gli obiettivi, sono rimandati a casa per una quantità di motivi, dalla scusa di ristrutturazioni aziendali al cambio d’indirizzo della politica aziendale, dalle direttive impartite dalla casa madre della grande multinazionale che decide come e quando abbandonare un determinato paese, perché la filiale locale è fuori dagli standard di profitto fissati dalla casa madre.
Sul “taglio” agli introiti dei boiardi e dei politici, non .una parola nemmeno dai media sui guadagni accumulati per più cariche /incarichi, come quelli dei magistrati che possono mettersi in aspettativa remunerata e con il mantenimento del ruolo quando vengono nominati consulenti in altre PA, incassando ulteriori lauti compensi anche per questi incarichi. Si tratta di centinaia di milioni all’anno e contemporaneamente una grave inefficienza operativa in quanto la pianta organica rimane immutata anche quando i carichi di lavoro aumentano.
Cioè abbandonano la funzione originaria nella quale sono impiegati anche per anni senza che la riduzione di organico possa essere reintegrata con altro personale.
La cricca si scambia favori e consulenze e incarichi in barba a qualunque conflitto d’interessi e di etica.
Come se ad un manager del settore privato fosse consentito di fare la stessa cosa, incassare la remunerazione mensile, mantenere il posto , e l’azienda che non è lo Stato ovviamente dovrebbe rimpiazzare il manager per andare avanti.
Roba da matti da repubblica delle banane.
Poi arriviamo a Monti che si vanta dei risultati nei primi 100 giorni avendo risparmiato 42 milioni di euro in tre mesi sulle spese di viaggio aeree, come fosse stato normale per la precedente compagine di governo l’aver consumato viaggi aerei per 40 ore pro-capite.
a proposito di rispetto del denaro in periodo di crisi e a proposito di sobrietà, a proposito di spirito di quaresima, di penitenza e di non voler piacere al “mondo ma a Dio “come ricordato in tutte le omelie pronunciate in questi giorni da Benedetto XVI ai parroci…. . guardate cosa hanno escogitato per la Quaresima i geniali monsignori del duomo di Milano:
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_febbraio_24/duomo-spettacolo-luce-quaresima-1903428247049.shtml
Questo bello spettacolino ( Forse Mons. Manganini è andato in vacanza a LAS VEGAS e vuole riprodurne lo stile!) “costerà 50.000 euro per la proiezione più 200.000 euro per la campagna di lancio (???). Una spesa comunque bassissima , dice mons. Zappa presentando l’iniziativa, e pagata
cortesemente da uno sponsor (tutto trasperente , per caritàII.
Mons. Zappa “A milano il duomo è un ELEMENTO vivo protagonista , un SPAZIO che appartiene alla città e non SOLO UN CONTENITORE”
cioè se capisco bene le parole dell’Arciprete del Duomo, il Duomo non è come pensavo una veneranda Cattedrale , la casa di Dio, il luogo di culto, lo spazio Sacro per eccellenza dove si celebra l’Eucarestia , ma è uno spazio cittadino , un contenitore che deve essere valorizzato con giochi di luci “son et lumiere” come qualsiasi monumento per attirae i turisti e gli oboli da essi versati????
ma ,mi chiedo, costoro sono ancora sacerdoti????
Il cardinale Scola ha chiesto di inviargli domande sulla via Crucis a questoindirizzo ” domandeviacrucis@chiesadimilano.it.
mandiamo tutti una rispettosa ma indignata mail di protesta alla curia di Milano : non è questo lo spirito di quaresima , mal si accorda la Via Crucis di Cristo con 250.000 euro spesi per spettacoli sensazionalistici di luce non è questo che i cristiani milanesi vogliono, e soprattutto non è questo il messaggio che CRisto ci ha chiesto di portare ai non-credenti!!!
Meglio che non lo sappia il venerabile Padre Carlo M. Martini.
Ne morirebbe.
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Questa del card Scola e dei suoi prodi monsignori mette una seria ipoteca alla direzione artistica del prossimo 63° festival di Sanremo.
Con nino concordo pienamente quando afferma che i manager privati debbano guadagnare di più rispetto ai manager pubblici perché hanno meno garanzie e corrono più rischi.
Però nel privato quello che ormai è diventato inaccettabile è la differenza tra le retribuzioni dei top manager e il salario corrisposto al dipendente medio.
Questa è una situazione comune a tutto il mondo, ma particolarmente grave in Italia dove i top manager guadagnano spesso più degli altri top manager del mondo mentre all’opposto i salari dei dipendenti mediamente sono di molto inferiori a quelli degli altri paesi sviluppati.
http://www.corriere.it/economia/11_novembre_22/salari-top-manager_a851029a-1521-11e1-9140-38f81e7faa5e.shtml
“Questa è una situazione comune a tutto il mondo, ma particolarmente grave in Italia ”
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Ma non così nei paesi sviluppati con cui comparsi.
E dove l’evasione fiscale è mediamente del 5%
Il lavoro nero è quasi inesistente.
La corruzione è nei limiti di percentuali a una cifra
Il sistema malavitoso non è la seconda risorsa del paese.
La legalità non è un optional.
Tutte queste “voci”, partecipano abbondantemente al disastro economico ed etico di qualsiasi paese e vanno nella direzione dell’ampliamento della forbice
sociale tra ricchi e poveri e all’annientamento dei servizi universali come la sanità, e il welfare.
Dispiacerebbe a Nino darci notizie della sua pensione di ex boiardo di stato? Già una volta gliene chiesi, e mai fu così muto.
In certi casi come questo si dice: il fatto non sussiste.
Infatti mai nella mia vita sono stato impiegato in un qualsiasivoglia ente pubblico.
Come invece è probabile che così sia per te.
Nella mia vita professionale ho lavorato solo in aziende private nazionali e multinazionali cambiandone ben 9,
Dall’informatica alla grande distribuzione, alle banche.
Girando il mondo in lungo e in largo
Quando all’epoca il 90% si faceva raccomadare o faceva concorsi per un posto fisso a vita nelle poste, nelle banche, nei ministeri , etc.
All’età di 53 anni ho subito una “ristrutturazione” da una tra le più importanti e potenti multinazionali americane, cioè da un giorno all’altro essendone dirigente mi sono trovato per strada.
Tre mesi dopo ero nuovamente in pista alla direzione commerciale di una azienda privata di 450 persone dove ho concluso il ciclo CHIEDENDO IO di andare pensione dopo 42 anni di lavoro.
Non so da cosa tu abbia ricavato l’idea del boiardo, forse hai scambiato fischi per fiaschi, nel senso che fare politica e assumere incarichi politici di livello all’interno di un partito non equivale ad avere un impiego pubblico o una carica pubblica anche se più volte mi è stata offerta e che ho sempre puntulamente rifiutato.
Ho percepito gettoni di presenza quando nominato in consigli di amministrazione e per questa sorta di remunerazione del tutto modesta ed estemporanea non solo si paga l’irpef ma non ha alcun effetto ai fini previdenziali.
E a te caro Leonardo chi ti pagherà la pensione?
In verità me ne strafrego di saperlo è solo una battuta.
Chiedo scusa ai bloggers per questo assurdo post, che non interessa nessuno tranne mister Leonardo a cui non risponderò più per il fatto che mi è impossibile interloquire con gli stupidi.
Faccio mio l’aforisma di Schopenhauer che non conoscevo suggerito da Mabuhay
Errata: mi è impossibile interloquire con gli stupidi.
Corrige: : “Di fronte agli imbecilli non c’è che un solo modo per mostrare il proprio spirito: evitare qualsiasi conversazione con loro.”