“Si potrebbe andare tutti quanti al tuo funerale” cantavi tanti anni fa, caro Enzo. Ebbene ora ci siamo al tuo funerale e siamo in tanti, e siamo tutti. Ma nella canzone precisavi il motivo, la curiosità: “per veder se la gente poi piange davvero”. E anche questo te lo possiamo garantire: la gente ti voleva bene, ti vuole bene, perché non si può non voler bene a chi con la sua arte ha dato voce a quelli che la voce non ce l’hanno, ai tanti anonimi sconfitti della storia, da quel Soldato Nencini meridionale ma di stanza ad Alessandria, “perché c’è più nebbia”, a quello che faceva il palo della banda dell’ortica sordo e cieco arrabbiato con i complici per un bottino che – secondo lui – gli consegnavano a cento lire alla volta. Le riascolteremo a lungo le tue canzoni, caro Enzo, non solo per ricordarti, ma piuttosto per diventare più umani, più autentici. – E’ l’avvio dell’omelia di don Roberto Davanzo, direttore della Caritas ambrosiana, per le esequie di Enzo Jannacci. Più avanti don Roberto accenna al “fascino proveniente da quel Gesù che tanto aveva attratto Enzo in questi ultimi anni”. Non so nulla di questa attrazione e mi piacerebbe conoscerla. Sono grato a Jannacci per la vita che è nelle sue canzoni e nel primo commento riporto un’impressione di un amico che ha partecipato alla celebrazione di ieri.
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