Sull’Isola di Sestri Levante, in alto sopra San Nicolò, appoggiato a un torrione diroccato della fortezza dei Genovesi che fu assaltata dai veneziani nel 1432. Te si proprio un mona: che precipizio la storia. Come la scogliera che spumeggia in basso e che ascolto in compagnia delle cicale.
Sull’Isola di Sestri in compagnia delle cicale
7 Comments
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Certo, è affascinante unire alla contemplazione del paesaggio il ricordo delle vicende storiche che vi si sono svolte!
“Ma dalla storia, per quanto possa esser succinta, d’un avvenimento complicato, d’un gran male fatto senza ragione da uomini a uomini, devono necessariamente potersi ricavare osservazioni più generali, e d’un’utilità, se non così immediata, non meno reale…
…Se, in un complesso di fatti atroci dell’uomo contro l’uomo, crediam di vedere un effetto de’ tempi e delle circostanze, proviamo, insieme con l’orrore e con la compassion medesima, uno scoraggimento, una specie di disperazione. Ci par di vedere la natura umana spinta invincibilmente al male da cagioni indipendenti dal suo arbitrio, e come legata in un sogno perverso e affannoso, da cui non ha mezzo di riscotersi, di cui non può nemmeno accorgersi. Ci pare irragionevole l’indegnazione che nasce in noi spontanea contro gli autori di que’ fatti, e che pur nello stesso tempo ci par nobile e santa: rimane l’orrore, e scompare la colpa; e, cercando un colpevole contro cui sdegnarsi a ragione, il pensiero si trova con raccapriccio condotto a esitare tra due bestemmie, che son due deliri: negar la Provvidenza, o accusarla. Ma quando, nel guardar più attentamente a que’ fatti, ci si scopre un’ingiustizia che poteva esser veduta da quelli stessi che la commettevano, un trasgredir le regole ammesse anche da loro, dell’azioni opposte ai lumi che non solo c’erano al loro tempo, ma che essi medesimi, in circostanze simili, mostraron d’avere, è un sollievo il pensare che, se non seppero quello che facevano, fu per non volerlo sapere, fu per quell’ignoranza che l’uomo assume e perde a suo piacere, e non è una scusa, ma una colpa”.
“Storia della colonna infame”.
Quanta attualità in questo saggio storico scritto da Alessandro Manzoni nel 1840.
Ma “Te si proprio un mona” non è un’espressione autenticamente veneziana: i “veneziani di Venezia” (o, più esattamente, i “venexiani”) dicono “Ti xè proprio un mona”.
Ciao a tutti.
Roberto 55
Roberto55 era un addetto alle alberature proveniente dal bellunese.
Ma cos’è un mona…che vuol dire “mona”, cos’è…?…. Illuminatemi, vi prego
Ciao Roberto
Grazie della precisazione, Luigi: l’avrei un pò immaginato.
All’amica Clo (che saluto caramente) chiarisco che il termine “mona”, in dialetto veneto, ha sostanzialmente due significati: esso identifica – may I ? – sia (ehm …..) l’apparato genitale femminile che una persona, come dire ?, sciocca e di poca intelligenza (l’equivalente del lombardo “pirla”, o del romagnolo “pataca”, o del toscano “grullo”).
Forse, che ne dite ?, è più edificante tornare a parlare delle cicale sull’isola di Sestri ……….
Buona notte !
Roberto 55
Ah!…Ora ho capito! mona sta per ” walter” e anche per “Iolanda” ! Incredibile.
Grazie Roberto, non avrei mai sospettato che in poche sillabe si potesse dire così tantooo, ciao.
; )