“Ho capito che nella vita bisogna accontentarsi ma io non ci riesco”: così Vasco Rossi in televisione. Io invece da sempre pratico l’arte di accontentarmi, ma in verità neanche io mi accontento. Anzi: nessuno si accontenta mai. L’uomo questo incontentabile. Non gli basta una vita. [Segue nel primo commento]
Su Vasco e sull’accontentarsi
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[Segue dal post] Quella battuta di Vasco Rossi l’ascoltai in uno speciale del Tg1 di domenica 18 maggio 2008. Da allora portavo con me un appunto in tasca con quelle parole, volendo fare ad esse una risposta o un’aggiunta. Ricordo la trasmissione e so la data perchè l’ascoltai in albergo, a Savona, dove mi trovavo come inviato del Corsera per la visita di papa Benedetto. L’aggiunta mi è arrivata oggi.
No, certo che non ci basta una vita! L’aggiunta ti è arrivata oggi, perché oggi…oggi.. E’ il Corpus Domini, oggi. Panis angelicus, pegno di risurrezione, dato a questi incontentabili. Grazie, Signore.
Come si fa a non piangere? Grazie per tanta bellezza, Signore:
http://www.youtube.com/watch?v=esrinHesolk&feature=related
Ed io aggiungo: meglio esser incontentabili che accontentarsi delle superficialità del mondo…
Perché ci stipiamo di essere incontentabili? Inquietum est cor nostrum, donec requiescat in Te.
Ciao a tutti.
Mi scuso per il fuori tema.
Volevo chiedere alla Sig.ra Lignani, se legge, una sua opinione sulla prova di latino proposta al Liceo classico.
Giusto una mia curiosità da osservatore che ignora la materia.
Cordiali saluti a tutti.
In tema: però, Spunto, non che questo mondo- questa vita, con tutta la sua “superficialità”- non meriti una certa accorata o commossa attenzione. Penso alla frase che Leonardo Sciascia aveva scelto, per tempo, come epitaffio da far scrivere sulla sua tomba: “Ce ne ricorderemo di questo pianeta”.
Ubi, bellissimo: scrivevi -rivolgendoti a lei- in contemporanea con Antonella
Mi sembra veramente un bel brano, forse neanche troppo difficile (naturalmente tutto è relativo). Coloro che scelgono i temi degli esami si trovano di fronte a un bivio: o testi storici, narrativi, ma lontani dalla nostra sensibilità; o testi filosofici, sicuramente a noi più vicini, ma pur sempre di tipo argomentativo. I periodi di Seneca non sono complessi, anzi egli mirava alla brevità, ma sono comunque molto densi. Certo, un po’ di latino bisogna saperlo, e soprattutto bisogna penetrare nel pensiero, senza rimanere attaccati alla lettera. La frase più adatta a questo thead? :
“Causa autem est quod non pervenimus ad illud bonum immensum et insuperabile ubi necesse est resistat voluntas nostra quia ultra summum non est locus.” La causa (della nostra insoddisfazione) è il fatto che non giungiamo a quel bene immenso ed insuperabile dove è necessario che la nostra volotà si fermi, perché oltre ciò che è sommo non c’è più spazio.
Altri hanno tradotto meglio: oltre la vetta non c’è niente.
La ringrazio, caro Ubi, per la fiducia. Non è facile oggigiorno trovare qualcuno che ti stia ad ascoltare quando si parla di latino …
Citando S. Agostino, avevo scritto “stipiamo” invece di “stupiamo”.
Grazie Antonella.
Luigi, quindi ha quanto sembra l’aggiunta oggi le è arrivata dalla traccia di latino. O no?
Ha con l’acca. Che errore, che orrore !
Pedonatemi!
“Pedonatemi!”
Questa poi…
se quesyo è il mio italiano, figuriamoci il latino…
Maccheronico …
“quesyo”
di male in peggio…
meglio che saluto tutti!
Ciao!
@Ubi
😉 non ti preoccupare, ti corrigeremo…
@fiorenza
Con tutto il dovuto rispetto per questo mondo in cui ci abito ma qui ci sono esclusivamente per accumulare tesori per il prossimo mondo (se Dio avrà per me grazia)..
Ci conto sPunto sulle correzioni !
Grazie ad esse sono cresciuto nella vita…
Ps “Accumulare tesori per l’altro mondo” (con l’aiuto di Dio, perchè da soli non possiamo niente…) è una ma non tutte…
per la grazia, basta non essere come il debitore spietato ed “è fatta”…
Non sono brava in latino, ma lo amo! La filosofia latina non è molta a dire il vero, così come è carente l’arte figurativa imperiale, mentre lo è dal punto di vista architettonico con l’inverzione dell’arco a tutto sesto . E’ Invece fiorente e fondamentale la letteratura latina [i due Plini, il vecchio e il giovane, Tacito, Svetonio, Catullo, Seneca, Tito Plauto…Marziale, Giovenale strepitoso con le sue satire esilaranti] che ci permettono di entrare in quel colossale impero in espansione , che sconfinò colonizzando e conquistando l’intero mondo fin allora conosciuto. Non ci sarebbe stata l’Europa se non ci fosse stato l’impero Romano. Guai decretare morto il latino, sarebbe una bestemmia pensare che l’Onnipotente abbia fatto coincidere l’incarnazione con una lingua destinata alla morte! Il latino possiede una potenza evocativa sul versante liturgico-rituale straordinaria, ed aver “resettato” il popolo di Dio, disabituandolo… è uno tra i più più grossi peccati che il CVII ha perpetrato…Un errore madornale..
Così come ritengo una forzatura il tentativo, [per altro bislacco messo a punto, con una mostra ad effetto, dalla sopraindendenza per i beni archeologici di Roma] e di nessuna utilità storica la riabilitazione dell’Imperatore Nerone, che ritengo uno dei tanti mostri che l’umanità abbia avuto: sarebbe stato meglio lasciarlo nell’ oblio, anziché andare a riesumare le orribili gesta.
Cara Clodine, i Padri Conciliari avevano raccomandato l’uso del latino, pur permettendo un più ampio ricorso alle lingue volgari. Il totale abbandono del latino c’è stato solo in seguito. Non era più possibile usarlo sempre, d’accordo, ma alcune preghiere potevano rimanere. Ora resiste solo l’antifona “Salve Regina”, grazie anche alla splendida melodia gregoriana. Anche il “Tantum ergo” e il “Veni Creator” si potevano salvare.
Eh..hai voglia Antonella, molto del gragoriano che è stato soppresso poteva essere salvato: Il “Pater noster”, “Ubi caritas”, “Panis Angelicus” “Ave regina caelorum”il ” Regina coeli” -queste due ultime sembra essere tornate un tantino in auge- E che dire del salterio? delle salmodie? Ho dovuto impegnarmi per impararle, grazie ai monaci trappisti conventuali dai quali spesso mi ritiro. Diciamo che c’è stata una volontà malsana e aliena di sopprimere, di fare incetta di canti liturgici, di melodie antiche che tutti conoscevano e tutti cantavano, immolate sull’altare di un supposto modernismo i cui frutti sono tragicamente sotto gli occhi di tutti. Adesso ci si lamenta del relativismo nel quale versa il cristianesimo….che facciano mea culpa!
Cara Clodine, tu hai i monaci trappisti, io le suore francescane, che però da mesi svolgono le celebrazioni all’interno della clausura per lavori di consolidamento del monastero. Ma sembra che i fedeli disponibili siano veramente molto pochi.
Esiste un accontentarsi “demoniaco” che consiste nel prendere il male come ineluttabile, negando di fatto -in questo modo- la possibilità che ci viene data di puntare verso il divino.
Esiste un accontentarsi “santo” che consiste nel lodare il Signore per tutti i suoi doni.
… è per questo che il nostro gentile ospite un po’ si accontenta e un po’ no?
Leggo nel web che tra 3/4 anni ci saranno traduttori vocali in 450 lingue. Chi ha inserito la notizia (forse non nuova) si chiede: cosa faranno allora tutti quelli che hanno studiato lingue, e soprattutto lingue morte e difficili? Dico la verità, non ho molta fiducia in questi traduttori “artificiali”. Quello che conta non è tradurre, per quanto bene, ma capire nella sua lingua quello che voleva dire l’autore del messaggio. Fruttero e Lucentini hanno spiegato di avere cestinato durante in loro lavoro presso una casa editrice quintali di traduzioni (fatte da professionisti) dalle quali si capiva ben poco del testo di partenza.
Dalla parte dei mentecatti.
Eh sì, quelli (come me) che conoscono pochissimo il latino pur apprezzando la sonorità e l’armonia delle preghiere sopra dette, mica sapevano cosa stavano dicendo, quindi ben vengano le stesse preghiere in lingua italiana.
Tra l’altro, lo scempio (che però credo sia opera di pirati liturgici – ahimé spesso sono i preti – e non del CVII) viene fatto anche sui Prefazi, sulle Preghiere Eucaristiche.
Poi, personalmente, rimango incantata quando capito a Camaldoli, ad esempio.
“Esiste un accontentarsi “demoniaco” che consiste nel prendere il male come ineluttabile, negando di fatto -in questo modo- la possibilità che ci viene data di puntare verso il divino.
Esiste un accontentarsi “santo” che consiste nel lodare il Signore per tutti i suoi doni”
Straordinario. Questa me la segno. Marcello finissimo.
Secondo me c’è anche un “non” accontentarsi di “questa” vita per puntare esclusivamente verso il divino che, se non è proprio “demoniaco”, certo non è nemmeno proprio del tutto cristiano. Provo a dirlo così:
“Gli angeli stanno nella stanza
accanto alla nostra
dovunque noi siamo”
(Emily Dickinson)
Mi è venuto in mente, ora, di rispondere a quello che diceva Spuntocattolico replicando a un mio commento.
Spunto, ti propongo di guardare, al link che ho dato, i volti dei bambini del St. Philip Boys’ Choir. Guardali bene, tutti, mentre ascolti il prodigio che è quel canto e il prodigio di quelle voci. Guarda, in particolare, da 2,44 in poi, il primo bambino a sinistra, che canta ad occhi chiusi, o socchiusi. Io mi sono innamorata di quel bambino. Anche di tutti gli altri, in realtà. Come di tutti quelli che hanno avuto ed hanno tanta parte nella mia vita. Ecco, anche se non fosse che per i bambini, oltre che per le persone che amo, e oltre che per albe e tramonti e stelle e uccelli e colori dei campi e colline dolci che mi circondano, ecc.ecc., ecco io ti dico che, ah, no, Spuntocattolico, io non riuscirei mai a dire che “qui ci sto esclusivamente per accumulare tesori per il prossimo mondo”.
Per parte mia vivo in una piccola realtà che credo privilegiata ma non unica.
Niente monaci, una parrocchia piccolissima in cui regolarmente cantiamo Tantum ergo, Regina Coeli, Te Deum (31 dicembre) e Veni Creator (1 gennaio), e un bellissimo Exultet alla Veglia pasquale, cantato a cappella da un laico dall’ambone, che rende la nostra celebrazione del sabato santo solenne e gioiosa.
Poi abbiamo la gioia dello (stonato, spesso, ma non ce li perdiamo lo stesso…) coro dei bambini e il dolore acuto di qualche organista zoppicante e che dimentica le parole del canto.
Insomma, nella Chiesa santa di Cristo non ci facciamo mancare proprio nulla
🙂
Immagino che tu mi potresti dire, Spunto: ma quesi canti meravigliosi, e queste voci, e questi volti che tu ami tanto, sono soltanto ed “esclusivamente” delle prefigurazioni del “prossimo mondo”. E allora io ti risponderei: queste cose sono già, anche, il mondo futuro. Il “prossimo mondo” è “già” qui (iam et nondum), comincia da qui, e, se non è già qui -se non amiamo il “qui” per come è ora, anche nella sua “superficialità” – non ci sarà proprio mai.
@ fiorenza
“E’ il Corpus Domini, oggi. Panis angelicus, pegno di risurrezione, dato a questi incontentabili.”
Secondo lei, sbaglio se dico che la risurrezione è la negazione del paradiso e vv. ? Se risorge dovrebbe eventualmente tornare indietro dal paradiso ? Le sembra coerente ? E risorge per fare che cosa ? e dove risorge ? sulla terra o in alto luogo ?
(Salmo 37:29) I giusti stessi possederanno la terra, E risiederanno su di essa per sempre.
(Proverbi 2:21) Poiché i retti son quelli che risiederanno sulla terra, e gli irriprovevoli quelli che vi resteranno.
(Matteo 5:5) “Felici quelli che sono d’indole mite, poiché erediteranno la terra.
(Isaia 33.24) “ E nessun residente dirà: “Sono malato”. Il popolo che dimora [nel paese] sarà quello perdonato del suo errore.”
(Geremia 50:20) “E in quei giorni e in quel tempo”, è l’espressione di Geova, “si cercherà l’errore d’Israele, ma non sarà; e i peccati di Giuda, e non si troveranno, poiché perdonerò quelli che avrò lasciato rimanere”.
Ubi, sei a Firenze? Ci sei stasera alle 21 alla Messa e poi alla processione?
@ antonellalignani
“Leggo nel web che tra 3/4 anni ci saranno traduttori vocali in 450 lingue.”
Includeranno anche questa ?
“Poiché allora darò in cambio ai popoli una lingua pura,”
Nico, vivi in un paese piccolo? Da quello che dici mi sembra una bella oasi di paradiso. In che regione vivi (se non sono troppo indiscreta) ?
Per Fiorenza:
no, oggi sono fuori Firenze.
Sempre per Fiorenza:
come già detto, solitamente a Messa in centro vado o alla Basilica Santissima Annunziata oppure alla Chiesa di San Giovannino degli Scolopi (che preferisco). Capiterà che ci si incontra.
C’è una preghiera molto interessante, ma non ricordo che la scrisse.
Il parroco della mia ex parrocchia la ripeteva a mo’di filastrocca quando la casa madre vendette il terreno con oratorio e parrocchia annessa [speculazione edilizia: pecunia non olet] che venne rasa al suolo di li a poco. Lui, povero parroco, confortava le anziane parrocchiane disperate con queste parole: “O Dio, dacci la serenità per accettare quello che non si può cambiare, il coraggio di cambiare quello che va cambiato, e la saggezza per distinguere l’uno dall’altro.”. E mi sembra che abbia colto nel segno!
@ Clodine
E’ stato un pastore protestante ! Reinhold Niebuhr
Dammi la serenità
“O Dio,
dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare;
il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare;
la saggezza per distinguer le une dalle altre.
Concedimi di
vivere un giorno alla volta,
assaporare un momento per volta,
accettare le prove come un sentiero verso la pace;
prendere, come Egli ha fatto,
questo mondo di peccato così come è, e non come io lo vorrei;
credere che Egli opererà tutto bene
se io mi arrenderò alla Sua volontà.
Fa’ che io possa essere abbastanza felice in questa vita
e sommamente felice in quella eterna, con Lui per sempre. Amen”
http://poesie.wordpress.com/2007/11/16/dammi-la-serenita-reinhold-niebuhr/
http://clinicadellatimidezza.it/a_/aforismi1.htm
“Karl Paul Reinhold Niebuhr (Wright City, 21 giugno 1892 – Stockbridge, 1 giugno 1971) è stato un teologo protestante statunitense. È conosciuto soprattutto per i suoi studi sulla possibilità di collegare la fede cristiana al realismo della politica e della diplomazia moderna.” Wikipedia
Anche i protestanti colgono nel segno ?
Caro Luigi, sto vedendo in diretta la processione del Corpus Domini che si dirige verso Santa Maria Maggiore. l papa è seduto (anche per lui gli anni passano). Penso che magari sei da quelle parti, dato che è vicino a casa tua. Mi ricordo le processioni di quando ero ragazzina, e mi piaceva tanto inginocchiarmi facendo gonfiare la gonna bianca dell’abito della prima Comunione. Per era veramente “il massimo”.
Quante meditazioni ha scritto Joseph Ratzinger su questo, Sono raccolte, se non erro, nel libro “Il Dio vicino”.
grazie antonella….
@Fiorenza
Nessun angolo di paradiso, anche qui purgatorio, solo di un diverso “girone”…
🙂
Sono in Veneto, in campagna come può essere qui la campagna, densa di case e di giardini.
E in cui le tradizioni fanno fatica ad essere dimenticate. Nel bene e nel male.
Spero la tua processione sia stata intensa, la mia non so: i bambini della comunione gettavano in aria i petali di fiori, al vento, ed erano molto allegri, nonostante gli sforzi di noi catechiste per richiamarli all’ordine…
Mi viene in mente san Filippo Neri mentre scrivo, e mi fa sorridere il suo “state buoni, se potete”: i miei stasera non potevano.
Buona serata
Antonella non ero a Roma ieri pomeriggio ma a Domegliara, Verona, dove ho tenuto un incontro e un altro ne avrò stasera a Villafranca di Verona: sono le ultime conferenze dell’anno sociale prima della pausa estiva. Il tema di ieri sera erano i Fatti di Vangelo, quello di stasera la “santità diffusiva” (contagiosa, o che converte) di Giovanni Paolo II.
Da poco tornata a casa, dopo la processione. Sì Nico, è stata intensa. Imponente. Molta, moltissima gente, più che negli anni passati (l’anno scorso non so, non potei partecipare). Questo solenne sfilare con i nostri lumi accesi e i canti (purtroppo poco o nulla in latino, Clo e Antonella) per le vie del centro con le campane di San Lorenzo da cui siamo usciti, quelle di S.Maria Maggiore davanti a cui siamo passati, e quelle del Duomo a cui siamo approdati, che, tutte, suonavano a festa, aveva qualcosa di grandioso. Un incedere composto, lieto, invincibile. Mi sarebbe piaciuto che ci fossero anche i bambini allegrissimi a gettare in aria i petali di fiori come da te, ma non si può avere tutto. C’è un quadro di Lorenzo Lotto (la Madonna del Rosario, a Cingoli) in cui a gettare in aria petali di rose, presi da un grosso cesto in primo piano, sono gli angeli: tre scatenati angeli bambini.
Credo che l’accontentarsi non debba mai venire prima dal desiderare qualcosa di meglio e cercare di realizzarlo.
Accontentarsi (momentaneamente) della parziale realizzazione evita l’ossessione ed il perenne lamento, ma non deve interferire mai con il tentare di passare ad un gradino successivo.
Credo sia una questione di rarà capacità di riuscire sempre a vedere il lato positivo di ogni cosa e di ogni insuccesso.
Quindi, non gente lamentosa e neppure gente ossessionata, ma gente luminosa che sorridendo tenta sempre di migliorare (sé stessi soprattutto).
Brava Marta..ti abbraccio!
Fiore, perchè non eri qui ieri sera a suggerirmi l’immagine del Lotto? Mi avrebbe aiutato e avrebbe aiutato anche altri nella mia comunità.
Grazie anche adesso. La terrò viva nella memoria per il prossimo anno
🙂
Luigi, vedo che il veneto ti è caro: ne sono lieta
🙂
Luigi Accattoli 23 giugno 2011 @ 22:13
Il tema di ieri sera erano i Fatti di Vangelo, quello di stasera la “santità diffusiva” (contagiosa, o che converte) di Giovanni Paolo II.
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Mi piace il tuo lavoro, Luigi, di portare alla luce,
quanto a livello emotivo
ha contagiato le persone dal comportamento di Giovanni Paolo II.
Certo, un impegno diverso dal mio,
in cui cerco di recuperare e far riscoprire le motivazioni di fondo,
per le persone che dal comportamento di Giovanni Paolo hanno trovato motivo per allontanarsi dalla Chiesa
e in questi ultimi anni soprattutto tra quelli che si ritenevano nella schiera di fan da papaboys parrocchiali,
che ora a 25-30 anni si fanno domande che sull’onda degli entusiasmi non si facevano.
Grazie sermpre per i tuoi post
@ matteo
Lo sa vero che con l’arrivo dell’estate anche le pesche maturano ?
Lo ha scritto lei no ? “ sull’onda degli entusiasmi” Per questo è roba seria che non può essere maneggiata da persone “immature” né tanto meno battezzare i neonati. Ne conviene ?
@ marta09
“Credo sia una questione di rara capacità di riuscire sempre a vedere il lato positivo di ogni cosa e di ogni insuccesso.”
Non posso che congratularmi con la saggezza.
@ fiorenza
“ Questo solenne sfilare con i nostri lumi accesi e i canti (purtroppo poco o nulla in latino),”
Perché pensa che Dio non conosca le lingue ? O se lo fa in latino ottiene un trattamento di favore ?
“Colui che scruta i cuori” ( Romani 8.27) – E’ l’inventore della lingua !
Caro Matteo, che GPII si industriò assai a riempire le piazze…è cosa arcinota…peccato che, mentre si riempivano le piazze, in modo inversamente proporzionale si svuotavano le chiese…e anche questo aspetto è arcinoto!
@Clodine
Siamo sicuri che lo svuotamento delle chiese che dice derivi esclusivamente da GPII? Che si doveva fare secondo lei per riempire le chiese? (mi faccia un esempio pratico).. son curioso..
Qui la festa continua anche oggi: oggi, solennità di San Giovanni Battista, patrono di Firenze. E’ patrono anche di Genova, vero, Syriacus? E dei cantori, vero, Syr? Proprio da un inno in suo onore Guido Monaco trasse spunto per i nomi delle note musicali…
I “fochi” di San Giovanni:
http://www.youtube.com/watch?v=jb9xa_laOeQ&feature=fvsr
Che combinazione, Fiorenza, è anche patrono di Monza … questa mattina alle 10,30 Messa in Duomo con il consueto omaggio dei migliori fioristi della città che hanno addobbato tutte le cappelle laterali e questa sera lo storico spettacolo pirotecnico in Villa Reale (lo scorso anno c’era un pubblico di 40.000 persone).
Per noi però la festa inizia da oggi per concludersi domenica (Corpus Domini) con la processione cittadina.
Cara Fiorenza, ho visto adesso in una TV locale la processione del Corpus Domini a Firenze. Veramente ben riuscita. Inoltre ti ricordo che le liturgie in latino sono a Ognissanti, chiesa gestita dai Francescani dell’Immacolata. Riempire le chiese? Non è facile oggi. In passato era diverso. Ho ritrovato tanti documenti su una poetessa delle nostre parti, Assunta Pieralli, che nella sua giovinezza (era nata nel 1807) scriveva lunghissime poesie sulle prediche tenute da religiosi “stranieri” (cioè dello Stato Pontificio) nello sperduto villaggio di Lippiano (allora nel Granducato di Toscana).
Riempire le chiese?
Sentirei di più l’urgenza di riempire i cuori (anche di alcuni che sono in chiesa…)
Ma, per tornare “in tema”, come pensate che ci si regoli a Firenze circa quel famoso “accontentarsi”? Ve lo dico subito: come Vasco, non ci si accontenta mai. Stasera saremo tutti sui lungarni o altrove a entusiasmarci per quei bei fochi, sparati su dal Piazzale Michelangelo. Poi, dopo la festa, la frase da dire sarà, come sempre e sempre, la stessa : “L’eran meglio quelli d’anno”.
P:S: “d’ anno” vuol dire, naturalmente, “dell’anno passato”.
“Due anni fa” è, invece: “anno di là”.
Certo, cara Antonella, so di Ognissanti…Sono tre, a Firenze, i luoghi privilegiati, più che benedetti…
Allora, buona festa, Marta!!!
Mi riferivo ad un preciso aspetto del pontificato di GPII, il quale ha agevolato e, in un certo senso incoraggiato, la formazione di grosse entità laicali, vere e proprie cellule, microcosmi con una loro vita interna all’interno della Chiesa stessa [vedi la prelatura dell’Opus Dei, vedi le grosse formazioni neo-catecumenali, i focolarini, comunione e liberazione] le quali, di certo, hanno finito con lo “smungere”, con lo svilire, le realtà parrocchiali, gli oratori, tutte quelle strutture che brillavano in funzione della Chiesa Madre e che sono andate sempre più esaurendo la loro forza fino a scomparire, se non del tutto.. quasi…eccetto qualche eccezione. Si! Certamente che , se da un lato, a livello di grossa partecipazioni di massa, di oceaniche adunanze, la presenza massiccia di queste realtà slegate dal contesto parrocchiale davano un “colpo d’occhio ad effetto”, dall’altro si è andato vieppiù assottigliando fino a sfilacciare, il tessuto connettivo delle parrocchie, che sono state letteralmente esautorate….con il risultato di un lento ma progressivo svuotatamento delle chiese…e pure dei cuori. Ma è un mio punto di vista, che non pretende essere condiviso!
svuotamento dall’interno
Ma si accorse anche lui, Beato Giovanni Paolo II, che qualcosa nelle realtà locali, parrocchiali, si era scardinato, si era guastato….tant’è, tant’è…che iniziò a prenderne visione personalmente, visitandole tutte, una alla volta le parrocchie d’Italia, forse per vedere con i suoi propri occhi…per ridestare il Popolo di Dio dal torpore. Visita tutte le parrocchie, specie quelle dove i parrocchiani sono stati estromessi, per dare spazio alle realtà neo-catecumenali ecc…con il loro riti ebraico-sabatici, i loro interminabili siparietti, le cerimonie megagalattiche e i loro inni e canti con tamburi tamburelle e scrosci di mani….E…alla fine anche Lui , GPII si rese conto….ohhh si che si rese conto…che qualcosa si era inceppato…ma ormi, era troppo tardi…il cosiddetto “relativismo”, con la conseguente deriva era stato avviato, con il placet della Chiesa….
Pazienza! Attendiamo, presto o tardi le cose cambieranno! Dio vede, e provvede …la speranza è l’ultima a morire.
Ma è solo un mio punto di vista, un’ analisi del tutto personale,frutto di esperienza moolto personale… ci mancherebbe!
http://www.youtube.com/watch?v=cLZCfxnPqgI&feature=related
e questo
http://www.youtube.com/watch?v=Af8JKt0Ff_I
… i nostri sono piro-concerti
e quest’anno le musiche saranno queste
“Libiamo ne’ lieti calici” (da “La traviata”)
“Va pensiero” (da “Nabucco”)
“La donna è mobile” (da “Rigoletto”)
“Gloria all’Egitto” (da “Aida”)
“Vedi! Le fosche notturne spoglie” (da “Il trovatore”)
“Possente Amor” (da “Rigoletto”)
Mah, sai bene Clodine che le parrocchie sono un frutto tardo della chiesa, dalle chiese domestiche alle prime comunità rurali siamo passati poi attraverso i titoli, le chiese cimiteriali, le Pievi… e stiamo cambiando ancora.
Amo la struttura parrocchiale, ma se la Provvidenza vuole che si trasformi, o se le persone hanno oggi bisogno di realtà più caratterizzate, per me va bene. Ripeto: mi preoccupano di più i cuori.
eh, mica tanto, le parrocchie, così come le grandi Basiliche, sono fondamentali, rappresentano il cuore pulsante della Chiesa…dove l’ortodossia, la Tradizione, trova il suo quid. altrimenti, c’è il rischio di andare dietro ad ogni vento di novità, seguire falsi profeti…attenzione!
Anch’io qualche volta sono presa dallo sconforto, Clodine. Però l’altro giorno sono stata contenta quando mi hanno detto la mia comunità nc era impegnata per l’adorazione eucaristica in parrocchia, e che il turno era a mezzanotte! Alcuni ragazzi hanno fatto altri turni saltando la cena. Mi sono sentita graficata perché avevo cercato più volte di risvegliare qualche attenzione in proposito. Pare che papa Ratzinger dica spesso: “Non sono preoccupat, perchè la Chiesa è Sua, non mia.”. In definitiva, è Lui che ci deve pensare … Comunque mi scuso perché da questi sermoncini appaio molto più fervorosa di quanto poi sono realmente.
In effetti sono le persone ed i preti (i famosi “cuori”) che fanno le parrocchie, quindi se il “cuore” è a posto, anche il “corpo” (le parrocchie) sono a posto, le orecchie funzionano anche il cervello funziona bene e via discorrendo.
Il problema è che le parrocchie sono progressivamente diventate dei “domini” ad appannaggio di pochi “eletti”, con chiusure pazzesche ed invidie altrettanto pazzesche,
Poi ci sono i preti, più o meno “poveri”, che raramente entrano nelle comunità con discrezione e con ben in testa il loro Ministero.
Insomma c’è un po’ di confusione ovunque ed in chiunque e pare che la parrocchia sia circoscritta nella “chiesa parrocchiale”, in quel minuscolo territorio dentro un territorio più vasto che è il quartiere e spesso si assiste a delle autentiche “guerre di palazzo”.
Deprimente davvero e, quel che è peggio, allontana i giovani nel momento in cui non sono più “i giovani” protetti e cullati nei vari gruppi giovanili ed entrano a far parte degli “adulti” della parrocchia … E lì c’è il crack, molto spesso c’è il crack …
Ma anche per me è una visione personale anche se – ahimè – ho potuto constatarlo anche altrove dove non ero coinvolta.
Per cui ho deciso che c’è più Chiesa fuori dalla chiesa, ovvero per strada, nei negozi, ovunque.
• spuntocattolico scrive,
24 giugno 2011 @ 11:52
@Clodine
Siamo sicuri che lo svuotamento delle chiese che dice derivi esclusivamente da GPII? Che si doveva fare secondo lei per riempire le chiese? (mi faccia un esempio pratico).. son curioso..
Caro spunto, prova a leggere qui:
Da: http://www.vicariatusurbis.org/
“Parrocchia, cerca te stessa e trova te stessa fuori di te stessa”
Parole, parole, parole, parole…. son solo parole, parole, parole tra noi.
Infine per riempirle, le chiese, si potrebbe promuovere l’happy hour.
Io le preferisco così, come vuole lo Spirito.
DIOCESI DI ROMA
CONVEGNO ECCLESIALE 2011
“Si sentirono trafiggere il cuore” (At 2,37)
La gioia di generare alla fede
nella Chiesa di Roma
Relazione del Cardinale Vicario
…………………”Ragionare dunque di iniziazione cristiana vuol dire domandarsi quanto le nostre comunità ecclesiali – non solo il parroco e i catechisti – sono educate ad attrarre alla bellezza della fede, facendo fare esperienza di Dio e di amore fraterno . La vita parrocchiale è essa stessa educativa, a condizione che ciò che propone come percorso conduca di fatto quelli che chiedono di essere iniziati ad “abitare” la Chiesa nella sua vita reale; e la vita reale non sia concentrata soltanto a sostenere la fede di persone già credenti (cura animarum), ma metta in evidenza costantemente la gioia di una comunità che dona quanto a sua volta ha ricevuto, cioè che sia un comunità missionaria. A questo proposito, come non ricordare il forte invito del Beato Giovanni Paolo II rivolto alle nostre parrocchie, in occasione della Missione cittadina in preparazione del Grande Giubileo del 2000: “Parrocchia, cerca te stessa e trova te stessa fuori di te stessa” !
Fu un indirizzo pastorale finalizzato a dare forma permanente alla missione, caratterizzando le attività delle parrocchie e di ogni altra realtà
ecclesiale in senso più decisamente missionario. Del resto il nostro impegno per il rinnovamento eucaristico e l’irradiazione dell’amore-carità non ha altro scopo che far crescere la comunità ecclesiale di fede autentica e operosa, che metta nel cuore dei fedeli la salutare inquietudine di trasmetterla.”
@clodine
Ho letto con attenzione la tua opinione e posso condividere ciò che tu dici quando affermi che la Chiesa sia cambiata.. però secondo me, però è una mia opinione, la nascita e la diffusione di tutte le comunità non deriva da GPII ma piutttosto dal Concilio Vaticano II. E’ quello secondo me, l’origine del cambiamento inevitabile della chiesa negli ultimi decenni.
Dispiace sinceramente che vedi le comunità come una realtà negativa, in quanto, questa è opinione mia personale del campo, ho visto che le parrocchie più attive e vive dal punto di vista cristiano sono proprio quelle che le hanno al proprio interno..
GPII cmq visitò quasi tutte le parrocchie (della diocesi di Roma) perchè era il vescovo di Roma (ed avevano fatto talvolta anche altri papi nella storia) e, come suo stile, voleva sempre avere un contatto personale (nel limite del possibile) con tutti e conoscere le varie realtà parrocchiali come hai anche tu detto…
@Nino
“Parrocchia, cerca te stessa e trova te stessa fuori di te stessa” – e se all’interno della parrocchia germogliano i semi di qualche comunità che si fa?? si taglia o si lascia maturare come con la zizzania?
Secondo il mio modesto parere, una parrocchia senza movimenti o comunità non esprime tutto lo Spirito che ne è racchiuso… è troppo chiusa in se stessa ed al contempo anche troppo dipendente dal sacerdote che capita lì e le attività nel tempo sono troppo casuali e fine a se stessi… poi mi posso pure sbagliare… ma nella mia vecchia parrocchia ad esempio c’era un parroco che non voleva nessuna comunità e nel contempo non proponeva nessuna attività.. che fai?
@ marta09
“quindi se il “cuore” è a posto, anche il “corpo” (le parrocchie) sono a posto, le orecchie funzionano anche il cervello funziona bene e via discorrendo.
Perdoni se non condivido il Vangelo dice altro: “Tuttavia, Dio compose il corpo, dando più abbondante onore alla parte che ne mancava, affinché nel corpo non vi fosse divisione, ma le sue membra avessero la stessa cura le une per le altre. <b< E se un membro soffre, tutte le altre membra soffrono con esso; o se un membro è glorificato, tutte le altre membra si rallegrano con esso.” ( 1 Corinti 12.24-26)
Il cuore è una parte non è il tutto. Altri organi si possono guastare indipendentemente da esso.
Mettiamola così, allora, le parrocchie sono un segno tangibile dello Spirito che soffia nella Chiesa e come tale può anche generare “opposizione”, di certo però evidenzia gli errori umani che con umiltà e disponibilità dovremmo tutti correggere portando noi stessi e non solo i nostri giudizi.
Sarebbe come dire lamentarsi dell’amministrazione di un condominio e non presenziare alle assemblee condominiali, non adeguarsi ai vari regolamenti ed iniziare una sterile accusa e mormorazione.
Ohhh, beninteso, non sto difendendo le parrocchie, sto difendendo TUTTI i parrocchiani, tutte le comunità più o meno operanti nell’ambito sacrestia o paraggi.
@ Clodine
“il cuore pulsante della Chiesa…dove l’ortodossia, la Tradizione, trova il suo quid.”
A proposito di tradizione e tanto per tornare ad un precedente commento:
Se era “tradizione” parlare e pregare in latino, perché si è cambiato ?
Se era “tradizione” arrostire gli eretici perché è cambiato ?
Se era “tradizione” l’infallibilità che ancora è rimasta benché ex cathedra che non si capisce quando sia e cosa sia, perché si è dovuto cambiare con il CVII ? Si cambia quando c’è un errore ma se tutto è perfetto perché infallibile non si dovrebbe cambiare mai. O quid ?
Comunque sia, è straordinario come sia venuto fuori questo discorso proprio nei giorni del Corpus Domini: se c’è divisione tra le varie parti di un Corpo (e la Chiesa è il Corpo di Gesù Cristo) il corpo non cresce e si ammala ….
Ma se qualche parte si “ammala” il Corpo ha il potere di aiutare nella guarigione quella parte perchè è indispensabile a tutto il Corpo.
http://www.paolocurtaz.it/2011/06/restare-cristiani/
lasciando perdere il testo postato in questo blog che vuol dire poco o nulla, negli ultimi commenti si parla quasi dello stesso argomento.
Buon pomeriggio. Dico la mia.
Io credo che il problema (ammesso vi sia…) è sempre nell’individuo, e ciò che osserviamo nella società o in qualsiasi altro ambiente, nel nostro caso la parrocchia, non è altro che un riflesso di ciò che vi è dentro l’uomo.
Cosa possiamo fare? Io penso che bisogna lavorare su se stessi.
L’esempio conta e conquista più delle parole e delle proposte e soluzioni umane.
Quindi: innanzitutto Preghiera nel senso proprio del termine (Nico l’altra volta ha ben spiegato cosa vuol dire “Preghiera”), sacrificio, comunione e apostolato. Il tutto fatto in estrema umiltà. E iniziando da se stessi.
Fatto bene, con Fede incrollabile, magari non riempie la nostra parrocchia ma… ne riempie un’altra.
Fede nel Signore, non ricette molto “umane”…
“Sarebbe come dire lamentarsi dell’amministrazione di un condominio e non presenziare alle assemblee condominiali, non adeguarsi ai vari regolamenti ed iniziare una sterile accusa e mormorazione.”
Complimenti è calzante. E’ perfetto !
Allora le parrocchie sono il condominio, i cattolici i condomini, che essendo imperfetti violano il regolamento di condominio ma poi si devono con umiltà e disponibilità correggere da soli.
Ma allora a che serve l’amministratore, le multe le fa o non le fa ? Sopporta pazientemente che i cani facciano i bisogni per le scale, che le lenzuola di quello di sopra sgocciolino sul tuo balcone, che la musica del vicino dalle 14 alle 16 arrivando a tutto volume ti faccia felice mentre pisoli e tutti sono disposti a cedere per amore e sopportazione in attesa che ci sia disponibilità a correggersi.
Che bel condominio ? dove abiti ? Io no, non ci vengo in quel condominio.
Una vita non basta…
http://www.youtube.com/watch?v=Q5vVZpnbS20&feature=related
@ Nico
Ma Benigni questo lo ha citato ?
3° bolgia 8 cerchio i simoniaci fra i quali Nicolò III che attende Bonifacio VIII e dopo di lui un altro “anche peggiore – Clemente V” e c’è tutta la chiesa latina, in una metafora frequente all’epoca del matrimonio tra pontefice e Santa Romana Chiesa. La nota del “tòrre con inganno” cioè del “prendere” ovvero sposare con l’inganno si riferisce alla contestata elezione di Bonifacio, il quale fece prima abdicare il suo predecessore Celestino V, autore del gran rifiuto.
“Proprio di voi parlava profetizzando l’evangelista Giovanni quando nell’Apocalisse citava colei che siede sopra le acque ‘puttaneggiando con i re’ (la Chiesa, che siede su tutti i popoli rappresentati da tutti i fiumi della Terra, anche se nell’Apocalisse i teologi hanno indicato rappresentare Roma)” (vv. 90-108).
Grazie nico avevo dimenticato che Dante ci aveva preso.
spuntocattolico
“ma nella mia vecchia parrocchia ad esempio c’era un parroco che non voleva nessuna comunità e nel contempo non proponeva nessuna attività.. che fai?”
—
Su movimenti, comunità e sette varie quel parroco vedeva bene, io ad esempio li scioglierei tutti.
I salesiani, sant’Egidio, CL , neocatecumenali,opus Dei, focolarini etc, etc hanno i loro adepti, loro vescovi, cardinali, tanti piccoli o grandi orticelli di potere e liturgie.
Sulle mancate proposte del parroco.
Ma la chiesa, la parrocchia è solo nelle mani del presbitero-i o anche dei battezzati? Che si dessero una mossa.
Il CVII a differenza di quanto sostieni tu circa le su presunte responsabilità dello svuotamento del tempio, ha affidato a tutto il popolo di Dio il compito di testimoniare la fede assumendo responsabilità dirette nel governo delle chiesa e delle anime.
Certo, passare da parrocchie con 15/20 preti e migliaia di fedeli obbedienti, silenti, mezzo analfabeti alle prese con il latinorum, che ignoravano, a 2-3 preti , di cui la metà viene dal terzo e quarto mondo e chiese semi chiuse e semi deserte è un bel salto!
Poi ci sono le posizioni auliche iper autoreferenziali come quella del caro Ubi che mirano all’isolazionismo. Altro che tenda e che pellegrini in questo mondo.
Dei “movimenti “, Nino, io non parlo non potendone parlare dal di dentro dato che non faccio parte di nessuno di questi. Ma dire “io li scioglierei tutti” non ti pare che tradisca una tendenza all’autoritarismo che sarebbe bene mitigare? Di fronte a tante realtà differenti si potrebbe anche pensare : davvero “s’aperse in nuovi amor l’etterno amore”! Almeno, questo è quello che viene da pensare a me. Posso sbagliare, anzi di sicuro sbaglio.
In ogni caso, e comunque sia, l’epressione “scioglierli tutti” mi fa un po’ paura.
(Grazie per Dante e per Benigni, Nico)
“Certo, passare da parrocchie con 15/20 preti e migliaia di fedeli obbedienti, silenti, mezzo analfabeti alle prese con il latinorum, che ignoravano, a 2-3 preti , di cui la metà viene dal terzo e quarto mondo e chiese semi chiuse e semi deserte è un bel salto! ”
Eccome se lo è ! Ma perché questa situazione oggi nella Chiesa? Per la precisione, non tutte le chiese sono mezzo vuote, alcune, almeno alla domenica, sono piene ma non strapiene come in tempi passati. Secondo me alla base c’è realisticamente un cambiamento di mentalità che riguarda tutti, preti e laici. Sono ormai alle spalle i tempi in cui molti seguivano la via ecclesiastica senza vera convinzione o con una illusoria convinzione. Non pochi andavano a studiare in seminario spinti dai parenti; gli studi erano gratuiti e in casa, soprattutto in certi ambienti, si era quasi orgogliosi di avere un familiare stretto con l’abito talare, pensando magari che avrebbe potuto anche fare “carriera”. La fine degli studi in seminario( una specie di clausura per evitare le “tentazioni”) comportava la scelta fra l’abbandono oppure il continuare per farsi prete. Alcuni lasciavano, altri no, salvo poi rendersi conto, a contatto con la realtà, di avere sbagliato strada; e le conseguenze potevano essere imprevedibili e tenute nel nascondimento ben protetto per non suscitare scandalo. Oggi è diverso, in genere si sceglie quella strada con maggiore consapevolezza e forse con una fede più matura, ma i preti sono diminuiti, ed è un problema serio.Quei pochi sono oberati di impegni vari.
E sono ormai alle spalle, quei tempi, anche per i fedeli, molti dei quali, per la verità, non sono più “silenti” e sottomessi, senza ragionamento, ai preti, nei quali vedono, sì, autorevoli e indispensabili ministri del culto, ma anche persone fallibili come tutti, e contestabili. E il rapporto con la fede (sulla quale si potrebbe fare un lungo discorso) è diventato più personale, meno mediato, non per presunzione ma per una maggiore capacità di esercitare il proprio senso critico, assumendosene tutte le responsabilità. Con buona pace dei rigoristi di lefebvriana memoria. Ricordo ancora, tanto per esemplificare, che anni fa, durante l’omelia, un fedele osò contestare ad alta voce il prete su alcune sue asserzioni, e la cosa fu risaputa; e poco tempo fa, durante la lettura delle “beatitudini “, una persona, al momento del “beati i poveri in spirito”, ad alta voce dalle ultime file replicò testualmente : “no, beati i ricchi in spirito”, ma fu tranquillamente ignorato. Io stessa qualche domenica fa mi sono sentita ribollire di sdegno nel sentire una frase detta dal giovane(pensa un po’)prete durante l’omelia. Sono uscita dalla Chiesa senza quella pace interiore che avrei dovuto avere dopo la celebrazione eucaristica.
Ciao Nino.
Molto pacatamente, perchè ritieni “iper autoreferenziali” e isolazionistica la mia “visione” delle cose ? Non ne ravvedo gli estremi.
Io propongo solo una forte spiritualità (con tutto ciò che ne consegue). Che però, come già accennai, va vissuta nel “segreto”. Senza bigottismi e senza darsi arie ieratiche o di santità.
Ps Non faccio parte di nessun movimento e sinceramente non mi ispirano simpatia.
La cosa che mi dà più dolore è il non riuscire a trasmettere adeguatamente la bellezza dell’Eucaristia…
ho scritto e cancellato dieci volte.
Ci provo con un esempio:
Provate a pensare al momento in cui ci viene chiesto di scambiarci la pace: succede ogni volta, e lo facciamo più o meno per abitudine, con gesti automatici e parole mandate a memoria.
Quante volte seduta vicino a mio marito, a messa, incavolata per qualche più o meno grande sciocchezza, mi lasciavo scivolare addosso le parole del Vangelo, del Credo, del Memoriale, della Preghiera Eucaristica, del Padre Nostro… e poi ecco che al prete prendeva il ghiribizzo di dire “scambiatevi un segno di pace”.
Io guardavo mio marito, e non avevo che due scelte: non dargli la pace, e non accostarmi alla comunione (Mt 5,23-24); dargli la pace, ma fare sul serio, perdonare, ed accostarmi all’altare con il cuore pacificato.
E così abbiamo fatto pace, tante e tante volte.
Certo, i problemi non sono spariti, ma “dopo” si poteva parlarne senza rabbia, senza il coltello tra i denti, senza rivendicare scusanti…
Quale altro luogo c’è, al mondo, in cui ci venga chiesto, istituzionalmente, di fare la pace? In cui nessuno ci domanda se abbiamo o meno ragione, semplicemente veniamo invitati a lasciar cadere le nostre difese, a perdonare e a lasciarci perdonare…
Semplicemente
Ritualmente
Come se fosse la cosa più naturale
Più umana
una Grazia
Il messia promesso cancellò tutto ciò che era stata l’eredità di un popolo trasformando ciò che era stato un culto, esteriore, formalistico e rituale, in qualcosa di simile ma diverso. Non più un culto materiale e rituale ma spirituale e volontario. Una volontaria accettazione senza obblighi e senza costrizioni rituali. Senza chiese senza cerimonie –(1Corinti 3.5-16)
Alcuni, nel corso dei secoli, nella presunzione e con molta malvagità, si smarrirono volendo ripristinare ciò che era stato distrutto e condussero quelli di buona volontà che non sapevano e si fidavano, a perdersi in una foresta piena di paludi dalla quale non sanno più come uscirne. (2Timoteo 3.13). Lo scopo era mostrare all’uomo quanto egli è incapace e arrogante, che è facile perdersi senza una guida, che è facile anche avendola non riuscire a decifrarla perché si diventa presuntuosi. Che è necessario tornare ad essere ubbidienti coma bambini, volontariamente.
Passarono i secoli e la luce cominciò a fare capolino fra quelli di buona volontà che era rimasti fedeli seppur in modo incompleto e iniziarono a comprendere il senso vero di quella mappa così che cominciarono a spiegarla a coloro che volevano uscire dalla palude spiegando qual’era il percorso e come leggerla.
La chiave è che c’è un duplice modo di leggere il libro, una materiale e uno spirituale e poiché la lettura è sempre stata fatta non con l’occhio spirituale semplice e generoso, ma sempre e solo con l’occhio materiale e avido, il libro è rimasto chiuso e non ha permesso alla luce racchiusa in esso di rifulgere in tutto il suo splendore perché “i loro motivi erano malvagi” ( 2Timoteo 3.13)
Troppo altro ci sarebbe da dire, basta ricordare l’invito che Gesù rivolse a chi lo ascoltò, prima che la distruzione di Gerusalemme puntualmente si avverasse nel 70 ev. come aveva predetto, quale esempio di una più grande distruzione a venire. “I Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti accampati, allora sappiate che la sua desolazione si è avvicinata. Quindi quelli che sono nella Giudea fuggano ai monti” ( Luca 21.20-21)
La chiave è sapere di quali monti sta parlando perché chi non fuggirà non scamperà.
“In quel tempo quelli che avevano timore di Geova parlarono gli uni con gli altri, ciascuno col suo compagno, e Geova prestava attenzione e ascoltava. E si cominciò a scrivere dinanzi a lui un libro di memorie per quelli che avevano timore di Geova e per quelli che pensavano al suo nome.” (Malachia 3.16) e pian piano “la Vera conoscenza cominciò a divenire abbondante” ( Daniele 12.4) spiegando che “ Non c’è né giudeo né greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina; poiché siete tutti una [persona] unitamente a Cristo Gesù.” ( Galati 3.28), ma “Anche se il numero dei figli d’Israele fosse come la sabbia del mare, è il rimanente che sarà salvato. Poiché Geova farà una resa dei conti sulla terra, portandola a termine e abbreviandola”. ( Romani 9.27) “e ne ha fornito garanzia a tutti” ( Atti 17.31) “ponendoci davanti un esempio ammonitore,” ( Giuda 7)
Ubi
Una correzione e un chiarimento.
La correzione.
Non è mia intenzione criticare o denigrare chi prega chiuso nella sua stanza e coltiva il colloquio con il Padre in solitudine.
Anzi.
Mi pareva che l’argomento fosse generale, di più ampia portata e riguardasse il fenomeno della diaspora o dell’abbandono di molti della chiesa cattolica occidentale da qualche decennio o della “scristianizzazione”.
Molti autorevoli padri della chiesa come ad esempio il gesuita Padre Silvano Fausti sostengono che la chiesa prossima ventura o sarà mistica o non sarà.
Mi pare che anche questo Papa abbia parlato di “Chiesa, comunione mistica”.
Ed io sono su questa posizione.
Il chiarimento.
riguarda la prassi.
In questo quadro e data l’attuale situazione, per i battezzati-credenti-praticanti. Per la chiesa di Cristo Risorto e Redentore del Mondo è più utile/opportuno chiudersi in se stessi ( ecco quell’autoreferenzialità-isolamento ) e vivere in pace o piuttosto rischiare e darsi senza remore al Vangelo delle Beatitudini accanto e per gli uomini?
Marilisa
è proprio come dici e questo è il senso di quanto duramente ho voluto dire.
Troppi sacerdoti, carissimi padri e fratelli in Cristo, al volgere della vita terrena mi hanno raccontato e mi raccontano tristissime storie di grande solitudine, della privazione degli affetti familiari di carezze di mamme e di lacrime non asciugate dall’amore materno a causa della clausura e della durezza del seminario in età adolescenziale.
Oggi grazie a Dio, le vocazioni anche se in numero minore ripetto al passato arrivano in età adulta. Oggi, fatte le dovute eccezioni, abbiamo certamente preti assai ppù preparati alla vita e più consapevoli della missione che Cristo gli hanno affidato.
Così mi pare.
errata=che Cristo gli hanno affidato
corrige=che Cristo gli ha affidato
@Fiorenza e/o chi teme gli scioglimenti di movimenti, etc.
Corinzi 1,
10 Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d’intenti.
11 Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi.
12 Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «E io di Cefa», «E io di Cristo!».
13 Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?
Buon giorno. Leggo ora il chiarimento di Nino.
L’ultima parte riguardo la “prassi” può darsi che io la fraintenda o non l’ho ben capita.
Se invece è come ho inteso allora chiarisco che vivere una profonda spiritualità non vuol dire non essere nella mischia con e per gli uomini al servizio del Vangelo.
E ancor più, ed è questo che maggiormente mi premeva chiarire, profonda spiritualità NON significa “vivere in pace”, anzi, si vive in stato permanente di “guerra”…
Da “I racconti delle fate”, ed. Einaudi:
“Quand’anche mi struggessi in un mare di pianto, le mie lacrime non servirebbero a restituirmi quello che ho perduto; meglio è cercare d’essere contenta anche così”. Questo è ciò che si disse “la povera Bella”, prigioniera del Mostro.
Mi sono ricordata della fiaba “La Bella e la Bestia” rileggendo, stamani, questo post di Luigi con il suo intreccio paradossale di “accontentarsi-non accontentarsi”. Fiaba che mi è carissima come “un piccolo Vangelo” perché c’è, in essa, la fede nell’azione e nella volontà di un Altro, al di là del sortilegio dell’apparenza. C’è, e proprio da parte del Mostro, “l’amorosa rieducazione di un’anima -di un’attenzione- affinché -dice Cristina Campo- dalla vista si sollevi alla percezione”, in “una lunga, una tenera, una crudelissima lotta contro il terrore, la superstizione, il giudizio secondo la carne”. E carissima mi è la conclusione a cui ci conduce e ci apre Cristina: “Non meno – e non meno follemente- fa Dio per noi, notte dopo notte, giorno dopo giorno” ( Una rosa, in “Gli Imperdonabili”).
Ancora Cristina Campo:
A volte dico: tentiamo d’esser gioiosi,
e mi appare discrezione la mia,
tanto scavata è ormai la deserta misura
cui fu promesso il grano.
A volte dico: tentiamo d’essere gravi,
non sia mai detto che zampilli per me
sangue di vitello grasso:
ed ancora mi appare discrezione la mia.
…
Ubi.
nel caso specifico mi fa piacere di aver frainteso le tue intenzioni, e me ne scuso.
Non devi scusarti di niente Nino, serenità.
Questo è il bello, spiegarsi, cercare di intendersi, conoscersi e, se pur nella diversita di vedute, a prescindere dai toni usati, stimarsi, sempre.
Questo per amore di Colui che dà la vita, di cui mangiamo Corpo e Sangue, nella medesima comunione.
Un saluto a tutti gli amici del blog.
Sta storia che lui scioglierebbe questo e quello, di qua e di là, Nino l’ha già detta più di una volta. Niente d’importante, beninteso, vaniloquii di un vecchio (vanesio come spesso i vecchi, per di più). Però in questi rigurgiti acidi si tradisce il fascista che è, dentro. (Anch’io mi ripeto)
Detto con grande simpatia, naturalmente.
Nico, ieri dal treno ho visto qualche piccolo lontano campanile di chiesa di campagna e mi è tornata in mente quella tua “parrocchia piccolissima” (commento del 23 giugno ore 16:39). E, insieme, mi è tornato in mente anche questo “Mezzogiorno” di Aldo Palazzeschi che è, secondo me, un assoluto capolavoro:
Chiesoline di campagna
lontane e vicine,
i vostri campanilini fumano
come tanti comignoli di cucina.
Mezzogiorno!
“Bambini si va a mangiare”.
Che bello, Fiore, e come risponde alla realtà che mi ha cresciuto!
Pensa che quando ero bambina c’era un modo di dire, qui da noi, tenerissimo.
Suonavano le campane per annunciare la Messa del fanciullo, e le mamme ci dicevano:
-Presto, preparati, in chiesa ti aspettano! (in ciesa i te speta)-
Alla Messa ciascuno di noi andava sentendosi atteso, con la sensazione che, se non ci fosse stato, avrebbe lasciato un vuoto…
Non sono una nostalgica dei “bei tempi andati”, ricordo sempre il monito di Qoelet (7,10).
Di alcune cose però mi duole non aver apprezzato prima la bellezza.