“Curioso: gli argomenti usati dai difensori dell’anonimato su Twitter sono gli stessi addotti dai massoni per giustificare le logge coperte. Resterei se ci fosse almeno un elementare principio d’uguaglianza: l’obbligo di usare la propria vera identità. Strage di ribaldi col nickname“: così Enrico Mentana che lascia Twitter. Condivido. Odio l’anonimato che contagia la Rete e scatena l’insulto. Ringrazio i visitatori che si firmano con nome e cognome e invito gli altri a seguirne l’esempio, mantenendo se vogliono lo pseudonimo ma aggiungendo in coda a ogni commento la propria firma per esteso come in una lettera. Chi preferisce continuare a intervenire coperto dall’anonimato continui pure, ma dovrà essere chiara la distinzione tra le facce e le maschere. E se una maschera insulta – qui sono sempre le maschere a straparlare – lo farò notare. Avrò tolleranza per l’insulto da maschera a maschera ma non per le maschere che insulteranno le facce.
Sto con Mentana contro i mascherati della Rete
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Avevo già scritto qualche volta che la mia B. era l’iniziale del cognome, comunque da oggi, accogliendo l’invito di Luigi, lo scriverò per esteso.
Ciò non toglie che, se dovessi meritarli, accetterò comunque volentieri gli eventuali richiami del nostro padrone di casa.
Aggiungo però una riflessione.
A parte insulti e parole in libertà, un certo anonimato consente anche “confidenze” e riferimenti alla propria vita intima e familiare che forse, con la firma per esteso, diventano più difficili. Da quando frequento questo blog ho notato che le “maschere” sono anche quelle che sono più disposte a parlare di se’ e questo contributo dà sicuramente uno spessore diverso alle nostre discussioni. E’ il rovescio della medaglia.
http://italians.corriere.it/2013/05/09/il-grillo-canta-non-insulta/
Solo per curiosità, Luigi: tu conosci la vera identità dei frequentatori del blog?
Io penso di sì, ma vorrei una eventuale conferma.
Non conosco la vera identità ma quella con cui il visitatore si iscrive, che può essere sia vera sia finta. In più del comune visitatore io dispongo dell’indirizzo e-mail degli iscritti. Spesso nell’indirizzo figurano nome e cognome ma ovviamente anche quelli possono essere finti.
“Non dal volto si conosce l’uomo, ma dalla maschera”,
Karen Blixen, Sette storie gotiche, 1934
Si può indossare una maschera per ingannare, e ci si può finanche convincere che corrisponda al volto, tanto da ingannare anche se stessi. Ma non certo Dio! Qui sta la consapevolezza,e la saggezza…Del resto la maschera fu sempre la seconda pelle: dalla preistoria in avanti faccia e maschera si sovrappongono e nessuno conosce veramente il perché. I greci vi attribuivano un certo potere, tanto da rappresentarvi gli dei, la vita, la morte sicché il volto dei defunti diviene icona e portatore d’immortalità. La maschera da il potere, la facoltà di trasmutarsi in ciò che si desidera essere. “Inganno, origine di nichilismo”, diceva Nietzche, “ceppi d’identità -e dolore nascosto- che vanno in frantumi”, fa eco Shopenhauer . Emblematico il legame tra il carnevale e la morte che apre alle ceneri, alla quaresima.
Alla fine, caro Luigi “ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po’ di attenzione, a distinguerla dal volto”…
Clo
Si omette di dire che da un pezzo i media, dalla carta stampata di ogni genere ovvero di segmento di mercato come il web, le radio e le Tv, vivono-sopravvivono solo grazie alla figlia-matrigna della società del mercato, la PUBBLICITA’.
Basta leggere i dati sul giro d’affari prodotto dalla pubblicità per capire.
Operazioni come Second Life, Twitter,Fliker, Facebook, puntando sulla vanità e sul bisogno di “esserci” dei soggetti che frequentano questo tipo di palestre, sono il frutto e discendono da sofisticati progetti di marketing diretto e indiretto, finanziati da potentati che hanno a che fare con lobbies visibili e invisibili, anche finalizzate al controllo dei cittadini e dell’informazione, non solo sugli stili di vita e sui consumi.
Mentana e altri suoi colleghi di settore, nessuno escluso di questi pluriennali mezzibusti dell’informazione, sono parte integrante di questo “cerchio magico”.
E per essere credibili, di tanto in tanto si stracciano le vesti e vendono una finta estreneità al sistema che alimentano ricevendone retribuzioni stellari, premi, prebende ed ogni altro beneficio personale.
Se non ricordo male c’è anche chi non ha vergogna di pagare 10.000 euro mensili per l’affitto di un appartamento su 3 livelli nei dintorni di piazza di Spagna.
quanta curiosità, quante domante…aggiungo che ciò che supera un nome, che può rapprentare un comune mortale tra tanti, infiniti nomi di comuni mortali, vi è l’incontro vis a vis. Assai meglio e di gran lunga più efficare dal punto di vista conoscitivo. Meglio perché ci sono occhi, voce, la persona nella sua interezza originalità e unicità…
Un caro saluto a Luigi, FedericoB e Mabu
Nota a margine sull’anonimato sul web.
Oggi anche un ragazzotto di scuola media inferiore sa che l’anonimato sul web è una barzelletta.
Nel senso che i sistemi di controllo sulle comunicazioni in dotazione agli stati sono perfettamente in grado di conoscere l’identità di chi s’inserisce in qualsiasi
apparato telecomunicativo dal fax alle email.
Bravo Nino—non esiste “anonimato” in rete…ma siamo tutti ben visibili, conosciuti e registrati…
Tipo il “grande fratello” di George Orwell, in quel libro che lessi avidamente il cui titolo riportava una data: “1984”, che al momento mi apparve lontanissima. Emblematico e profetico il tema dell’autolimitazione della libertà personale la dittatura ipotizzata da Orwel è disumana perché spicologica, mentale, non fisica, imposta con il lavaggio del cervello senza alcuna violenza apparente.
Anonimato nel web? Non esiste proprio.
Voglio rassicurare Luigi che il mio indirizzo e-mail, quindi nome e cognome con cui mi firmo sono quelli veri, originali.
Il perchè di usare lo pseudonimo l’ho spiegato tante volte. Mi ripeto:
1) E’ un vezzo…
2) Il nick spesso vuole mandare un messaggio
3) Non vedo cosa cosa cambia tra firmarsi col nick o con ad esempio “Rosso Bianco”.
Esiste una cosa che è detta privacy, esiste una cosa che si chiama “nascondimento”…
Firmarsi con nome e cognome equivale a scatenare sul web la curiosità da “guardoni” di tanti, che si indaffarano a cercare di scoprire “chi è costui”, “che fa”, “con chi se la fa”, “che lavoro fa”, “cosa disse”, “cosa fece”…
In pratica tutto ciò che serve per attaccare la “persona” e non quello che dice.
Ritengo che nel momento in cui postando anonimamente non si commettano i reati di calunnia, oltraggio o diffamazione, siamo a posto (a parte il fatto che pure se lo fai sotto aninimato, basta la denuncia e la Polizia Postale ti becca in quattro e quattr’otto).
Ho detto tutto…
In ultimo, ma è importantissimo…
Insulto dovremmo vederlo quasi come sinonimo di “ingiuria” (che avevo omesso sopra). Insulto (e ingiuria, che è reato, commettibile anche per via telematica) è dire: sei uno/a str… o sei una zocc… o altri bei epiteti qualificanti.
Su questo blog invece mi sembra che oltre qualche innocente pernacchietta e un legittimo dissenso non se mai arrivati.
Che poi alcuni sono cosi boriosi e pieni di se che non ammettono il dissenso e l’argomentare non in linea col loro pensiero (unico) e ritengono ciò grave offesa alla loro “altezza reale”, embè, questa è un’altra storia…
(Come si dice “chi si offende è fetente”…).
“??????, ??????? ?’ ????? ??????; ????? ??? ???
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????? ??? ????? ??’ ????? ?????? ???????.”
Bene Clo riguardo ad Orwell.
Bellissima, Ubi, la citazione! Mi piace molto in questo splendido greco! Complimenti.
Tutti eroi, dietro una tastiera. Ma Mentana deve restare perché il sonno della ragione genera mostri.
Uno che si fa forte di uno pseudonimo per insultare è solo un cretino. La Polizia Postale può sempre risalire a te.
E’ ora di considerare il Web un luogo pubblico e applicare le leggi penali di questo paese, tutto qua. Se cominciassero ad arrivare le prime querele, penso che un po’ di gente si darebbe una calmata.
C’è un motivo per il quale su questo bellissimo blog, a differenza di Twitter e di altri blog non intervengo con nome e cognome e, il motivo è che quella sul blog di Luigi è stata la mia prima “discesa in campo” sullla piattaforma Web…
Vi sono affezionatissimo, ritengo quindi il pianerottolo e il mio nickname come una sorta di rifugio.
Tutto sommato sono d’accordo con UbiHumilitas ibi Sapientia delle 11.42
Il limite che io mi prefiggo è quello di non cadere mai nell’ingiuria, nell’oltraggio e nella diffamazione.
Di ciò è stato fatto oggetto Mentana e non solo, su Twitter…(Idem Laura Boldrini, Mara Carfagna, Laura Ravetto e diverse altre persone: donne e uomini.) Su Twitter puoi comunque anche “bloccarle”…..
A mio modesto avviso, il problema non è il nickname, ma la “violenza” che vi è a monte, frutto di ineducazione e ignoranza direi…Tratto tipico, [lo dico senza ergermi in cattedra] di questo povero-ricco Paese.
Poi chissà, un giorno mi firmerò anche qui.
Ciao a tutti.
Mi spiego meglio: su Twitter puoi bloccare le persone che ti insultano, ovvero fare in modo che non interagiscano con te.
Condivido Tonizzo delle 13.25.
Lorenzo Cuffini
Essendo timidissima apprezzo in particolar modo l’anonimato, senza probabilmente non avrei mai iniziato a scrivere su internet.
E’ nato così, esiste la netiquette in molti forum c’è una moderazione efficacissima senza che sia messo in discussione l’anonimato (anche perchè in caso di reati con l’IP la polizia postale ci mette un attimo a rintracciarci).
Detto ciò Sara è il mio vero nome.
Pia illusione !
Firmarsi con la faccia, come dice Luigi non cambia molto.
C’è una radice profonda di violenza,
nella intolleranza di fondo verso le persone che pensano in modo libero.
In questo blog è mostrato abbastanza chiaramente.
L’altro giorno,
io ho espresso in tre commenti,
la mia opinione soggettiva su Giulio Andreotti,
in modo estremamente chiaro.
Eppure la solita persona intollerante ha preso solo un commento estrapolato,
e mi ha accusato di rogo.
Il problema di fondo è una violenza connaturata a prese di posizione pregiudiziali.
Chi dice,
io sono la verità,
quindi io affermo la verità,
quindi ogni mezzo è giusto per cambiare/attaccare gli altri.
Io mi ritrovo ad affermare che nessuna verità può essere imposta alle persone.
Purtroppo la mia affermazione rende violente le persone.
Paradossalmente gli intolleranti
mi accusano di intolleranza.
Se proprio vuoi,
caro Luigi,
possiamo fare un meeteng reale,
di tutti quelli che scrivono commenti ai tuoi post.
Sono certo che è l’unica cosa che concretizza e dà corpo alle parole.
Scrivere commenti con la propria faccia
non cambia l’intolleranza che si porta dentro.
Io sto parlando(scivendo) nello specifico dei partecipanti al tuo blog.
Pe il resto del mondo Web,
condivido che il nascondimento,
aiuta la violenza.
E’ come di quelli che in certo periodo di nascosto,
gettavano massi e sassi dai cavalcavia
sulle auto in transito sulle autostrade.
Pensaci Luigi
Per l’umiltà delle 12.19:
http://www.youtube.com/watch?v=F6M3-Eb9nI0
Io sono una persona riservata, fin troppo, dice mia moglie. Leggo molto spesso quanto si scrive in questo blog, sono intervenuto rarissimamente, ma, se ben ricordo, non ho insultato né offeso alcuno. Alcune volte ho scritto cose di me che senza anonimato mai avrei fatto.
Perciò consentitemi di rimanere “lazzaro” e basta. Dietro c’è una persona che rispetta tutti, anche se non condivide le idee di molti.
Pax huic blog et omnibus habitantibus in eo!
A me le maschere piacciono. (A parte il fatto che a volte sono migliori delle facce).
E non ho niente contro gli insulti. C’è molta boldrineria, di questi tempi, nei confronti della rete e della sua volgarità. I siti sono un po’ come le pareti dei cessi: ognuno ci scrive quello che sa e che può. E la natura umana, come diceva miss Marple, è quella che è.
Da qualche anno, ogni volta che passo davanti ad uno specchio, mi sorprendo a pensare: ma chi è quella signora di mezza età?
La mia faccia matura è la maschera della bambina che ancora non se ne è andata…
(Ossia: a me piacciono tanto anche le facce…)
Poi di me sapete anche il partito per il quale ho votato e, di cui sono sostenitore non iscritto…….Ce ne è abbastanza e soprattutto ce ne siamo dette abbastanza e ce ne diremo… 🙂 🙂
Nico, senz’altro sei matura, ma tu hai anche la faccia da fanciulla!!!
Luigi Franti a te piacciono i nick name?
Chissà cosa direbbe la buonanima di Leonardo… ah se fosse ancora tra noi…
(buonanima in senso telematico, chiaramente)
Ruguardo a quello che il dr. Mentana lamenta, piena solidarieta’ e condivicione. Io non son contrario ai nick, per le stesse ragioni esposte da Ubi, ma di recente ormai vige il linciaggio web-mediatico da parte di individui che usano i nick come una clava o una mazza per pestare, nell’ombra, chi per propria scelta mette anche il nome e cognome su cio’ che dice ed afferma (che e’ il caso di Mentana su twitter). Spesso indagando si scopre che questi individui, evidentemente affetti da una nuova e post-moderna sindrome, creano svariati nick al solo scopo di sottoporre a bullismo mediatico la vittima di turno.
I cattolici non fanno mica eccezione, basterebbe fare un salto dalle parti del blog del Prof. Matias Auge’ ed aver pazienza di leggere gli ultimi 4 mesi di commenti.
Reta per me un mistero come tale sindrome bull-web-media colpisca finanche gente dalla elevata cultura e formazione. Sara’ forse la rivincita di chi, con un passato da studioso, certi comportamenti li potra’ aver subiti nella vita reale (“in real”), magari nell’infazia, e trova nella rete il terreno ideale per una “rivincita dei nerds”. Ovviamente badando a non rivelar mai l’identita’, che la rivincita deve restare sul web (sorta di vita parallela), almeno per quanto riguarda l’aggressore, che la vittima, fatti suoi… ha voluto rivelare l’identita’ e che pedali.
Salvo, sopravvissuto alla trimurti?
🙂
Ciao Sara! Si si, ma non ci vado da un mesetto, giusto per fuggire le tentazioni 😉
Bene, il “no” all’anonimato. In Rete biosgna starci per intero perche’ parte della realta’ che viviamo.
Compaio come “il moralista” più o meno per lo stesso motivo di Fabricianus oltre ad essere
Le maschere sul web sono interessanti. Dicono molto di noi. Noi pensiamo che nella “r
ealta’” sia diverso, ma non e’ proprio cosi’. A volte la Rete, violenza inclusa, fa emergere la verita’ delle persone. E’ un paradosso interessante ed utile. Per questo e’ importante esserci.Non snobbare web e social. il nome del mio primo blog e la maschera, la mia maschera, con cui gioco. E penso di dire una parte di me. Proprio per esserci davvero, in Rete.
Io credo che Mentana (su Twitter) avrebbe potuto bloccare e isolare gli insulti. Ma so che la violenza verbale e’ dura, potente.
Simone Sereni
Io mi chiamo Marcello Ciampi. Quando mi sono iscritto non ho messo il cognome perché mi sembrava più “amichevole” così. All’anonimato non ci pensavo proprio.
Ma ora sono meno anonimo?
Oibo’, a Bologna buona parte del Pd non si oppone al contributo alle scuole paritarie…Molto bene:smentito il mio amico Federico. 😉
“Firmarsi con nome e cognome equivale a scatenare sul web la curiosità da “guardoni” di tanti, che si indaffarano a cercare di scoprire “chi è costui”, “che fa”, “con chi se la fa”, “che lavoro fa”, “cosa disse”, “cosa fece”…
In pratica tutto ciò che serve per attaccare la “persona” e non quello che dice.”
Condivido. Nome e cognome vanno a discapito della riservatezza privata. Almeno sul web un privato cittadino dovrebbe averla completamente tutelata.
Chi si abbandona agli insulti et similia, a patto beninteso che tali siano, si qualifica da sé.
Attenzione: ho parlato di chi deborda per primo. Chi replica è, a mio parere, giustificato.
Calci e schiaffi meritano– sempre a parer mi– risposte adeguate, per non essere sopraffatti. Non tutti hanno la vocazione a subire; è questione di temperamento.
Il porgere l’altra guancia sarà pure una bellissima cosa, altamente meritoria cristianamente parlando, ma spesso significa passare per fessacchiotti. Non è un ruolo che io apprezzi particolarmente, come ben si sa.
E poi, una sana arrabbiatura per rintuzzare offese e ingiustizie fa pure bene.
Ovviamente non pretenderei mai che qualcuno la pensasse come me. Né lo spero, peraltro.
Tu, Luigi, fa’ pure come credi opportuno, cercando il giusto criterio di valutazione e tenendo anche presente che spesso le facce sono in realtà maschere, come qualcuno ha detto.
Chi può impedire ad un tale qualsiasi di firmarsi con nome e cognome falsi?
Nel blog da qualche tempo è comparso un tale che sembra il clone di un altro che tempo fa se n’è andato.
Capisci quel che voglio dire?
Parliamoci chiaro, ma mo’ con tutti i violenti e teppisti, schedati e non, che ci sono in giro, vuoi vedere che i “violenti” sono quelli che nel web usano il nick-name?
Qui ci troviamo innanzi a un fenomeno di “percezione indotta”.
Detto questo, divago: il mio migliore amico è uno con cui l’amicizia nacque dopo una bella lite con annessa scazzottata e paccheri.
Non dico debba esser sempre cosi, però diciamo che oggi si è perso un poco il senso della misura e della percezione della realtà. Troppo deboluci di carattere e un poco troppo altezzosi e poco umili.
Non ci si può dire più nulla che scatta il “mi offendo”. Si è persa la capacità di accettare il sano “vaffanculo” quando è dovuto. Si è persa la capacità e l’ umiltà di riconoscerci nello “stronzo” quando ci viene giustamente dato.
E quando ciò avviene “ingiustamente”, si è persa quell’attitudine molto evangelica di soprassedere e lasciar correre e dimenticare le offese.
E allora vai con denunce e querele, e interi condomini di gente che si guarda l’un l’altro in cagnesco, per motivi di futile banalità.
Non dimenticherò mai il prof di diritto (che faceva anche teatro come attore) che ci raccontava la storiella che al suo studio, di civilista, si presentò un tizio che voleva citare il vicino perchè aveva il cancello cigolante. Il prof gli disse “scusi, ma perchè di notte non glielo mette lei un po’ d’olio sui cardini visto che il suo vicino non lo fa”, e quello minacciò di querelare anche lui (il prof): “lei non sa chi sono io, come può pensare che io olii i cardini del cancello del mio vicino”…
Quanti permalosi che ci sono in giro…
Il discorso è che basterebbe non offendere, contare fino a 10, fino a 100 e se non basta fino a 1000 prima di scrivere, al limite fare un corso di training autegeno se proprio non si riesce ad evitare la tastiera allegra.
Non direi Sara.
Il “vaffa” è come il natale, quando arriva arriva. E quanno ce vo’, ce vo’ !
Ok Ubi, il vaffa quanno ce vo’ ce vo’, se provocati bisogna rispondere (basta non essere i primi e via all’offesa) e tutti quei cavilli sull’amore, il porgere l’altra guancia e il perdonare 70 volte 7???
Negli anni 20 del XX secolo mio nonno scriveva articoli di politica (era socialista) usando gli pseudonimi Feuerbach e F. Arieli. Naturalmente tutti sapevano chi era (almeno in ambito locale). Un sacerdote (che poi diventò vescovo) gli rispondeva dal settimanale cattolico usando lo pseudonimo di Biancospino (e tutti sapevano chi era). Ora Giuliano Ferrara si firma “L’elefantino” e tutti sanno chi è. E’ una tradizione letteraria.
Io mi chiamo Antonella Lignani e mi firmo antonella lignani sul web.
Marilisa, non capisco una cosa: ma tu nelle relazioni “fisiche” non vuoi sapere chi e’ e che fa il tuo interlocutore pur posta la priorita’ di accogliere quel che dice e quel che vive senza pregiudizi? Io almeno alla seconda volta che ci passo del tempo, si’.
Poi, anche nella vita “fiisica” queste informazioni uno le elabora e valuta come meglio crede. O no?
Se uno vuole davvero la privacy assoluta, o davvero (?) vuole “non essere riconosciuto” non va in giro scrivendo e commentando in ogni dove
Simone
Credo sia importante, almeno per me, che il gestore del blog -in questo caso Luigi – conosca per intero il mio nome . Per il resto, che motivo c’è di dirlo per esteso?E’ una scelta personale e facoltativa.Che io mi chiami Immacolata Sottolano o Tromba Daria cosa vuoi che interessi ad un probabile interlocutore. Di fatto siamo solo nomi tra tanti, che non dicono nulla fintanto non ci sia una serie di epistole o uno scambio diretto tra due identità extra blog….allora in quel caso tutto cambia. Ma, guardate, si percepisce il pensiero di una persona, lo si avverte per discernimento, si intuisce la “forma mentis”. Per questo ci si sente più vicini a taluni, per affinità, rispetto ad altri, proprio come nella vita. L’importante è essere sé stessi, sempre. Poi, una personalità sui generis si riconosce da ciò che scrive, per quanto la parola, se pur densa di senso, non la si può sviscerare, farla “calzare” come un guanto ai nostri pensieri reconditi giusro per manipolarla ed estrarre a tutti costi eventuali “toni” che diano valore a quanto si sostiene: espediente che non giova. “E’ il tono che fa la musica”, ma la scrittura non contiene che segni… grafemi da interpretare…e questi diventano “suoni” da interpretare e quantificare.
@Fabricianus,
non sono smentito affatto. A me risulta che chi ha raccolto le firme per il referendum sia del PD e l’abbia fatto solo e unicamente per ragioni ideologiche (la scuola deve essere solo statale e laica). C’è poi una parte del Partito che, sindaco in testa, sa fare due conti e ha capito che, oltre a perdere i consensi di chi lavora nelle scuole paritarie e delle famiglie che le hanno scelte, comunque i soldi risparmiati non basterebbero ne’ a creare nuovi “posti” per i bambini nelle scuole dell’infanzia bolognesi, ne’ a compensare i “posti” che inevitabilmente si andrebbero a perdere.
Resta il fatto che alle scuole per l’infanzia paritarie viene data un’elemosima e che c’è nella sinistra (e nel PD) chi gliela vuole negare a qualsiasi costo (cioè anche peggiorando la situazione dei bambini che non trovano posto nelle scuole bolognesi) per ragioni puramente ideologiche. La politica non dovrebbe assecondare l’ideologia e gli “odi” ideologici: mi pare che nel caos che c’è all’interno del tuo Partito ci sia chi lo fa e nessuno ne prende le distanze. A Bologna, come a Roma, c’è una componente (quella più ideologicamente di sinistra e laicista) che alza la voce e un’altra che lascia fare…
Ma non è detto che il nome possa dare maggiori informazioni su di me rispetto ad un nick o un avatar.
Specie le foto che scelgo a rappresentarmi raccontano tanto di me e dei miei interlocutori, forse è questo che fa la differenza in un forum, io imparo a relazionarmi con quello che l’altro vuole rivelare di sé che non è detto sia lo stesso che balzerebbe agli occhi se io lo conoscessi di persona.
Mi vengono in mente gli eteronimi di Pessoa, i sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, insomma il tema della maschera è complesso non è solo finzione o nascondimento.
Il problema di twitter caso mai è il numero spropositato di “amici” la brevità dei commenti, la velocità che appiattisce tutto e lascia la strada a chi usa l’anonimato solo per sfogare velocemente frustrazioni e rancore.
Volendo è anche quello un segnale, non so se internet ne sia la causa.
“Ok Ubi, il vaffa quanno ce vo’ ce vo’, se provocati bisogna rispondere (basta non essere i primi e via all’offesa) e tutti quei cavilli sull’amore, il porgere l’altra guancia e il perdonare 70 volte 7???”
Cara Sara, ma io sono una “maschera”. Il ruolo del “caratterista” bisogna anche saperlo interpretare, no? Qualche nota di carattere o di colore ogni tanto ci vuole. Bisogna pure esser veri, e chi è che nella realtà non si arrabbia e non dice un vaffa mai? O non usa un linguaggio sottilmente provocatorio?
Dare l’idea di quello in ginocchio davanti al pc, mani giunte e collo inclinato, embè mi sembra alquanto grottesco.
Un’altra cosa bella del nick poi è questa, se dicono: “Ubi sei un cretino, un imbecille, un ignorante”, a me che me frega.
Mica sono “Ubi” io oh…
http://www.youtube.com/watch?v=cH9gIv3vOsM
C’è anche un’altra cosa che mi viene in mente. Sono quasi 10 anni che bazzico per internet (anche se più leggendo che partecipando attivamente). All’inizio era veramente un’organizzazione dal basso, comunità che si formavano spontaneamente unite da una passione o un interesse comune.
Poi è cambiato un po’, il fenomeno del personaggio famoso che si apre la pagine su facebook o twitter non è nello spirito originario.
Perchè c’è anche la voglia di usare internet per avere visibilità, per far conoscere le proprie idee, ma non c’è forse completamente la capacità di tenere poi insieme tutte le persone, tutti i commenti, è come una commercializzazione che se non riesce finisce che si chiude tutto e via.
Gentile Simone, rispondo in ritardo e me ne scuso.
Io solitamente di una persona che conosco nella realtà della vita considero il suo modo di essere e di parlare, e vedo se è in sintonia o meno col mio modo di essere e di parlare.
Non esprimo giudizi se è diversa da me e se non è in consonanza sulle idee, perché so bene che non esiste una persona identica ad un’ altra. Posso non approvarla e allora lo dico in faccia schiettamente.
Se accetta, bene, altrimenti non ne faccio un dramma a meno che quella non passi agli insulti, cosa che nel mondo reale, a differenza di quello virtuale, accade raramente, per la verità.
So che ognuno deve fare la sua parte, nei limiti del possibile, per fare avanzare quel che coglie obiettivamente come verità e giustizia, e se sbaglia in buona fede (in buona fede!) deve lasciare tutto nelle mani di Dio.
Io mi attengo a questo principio.
La vita privata di una persona non è affar mio. A meno che si tratti di qualcuno con cui ho molta confidenza, per cui mi rendo conto di non fare indebita intrusione. Ma sono sempre molto prudente, anche con i parenti stretti. Perché riconosco loro il diritto ad uno spazio privatissimo nel quale non è bene entrare.
Alle persone che vengo a conoscere anche bene non faccio domande sulla loro vita privata. Mai lo faccio.
Ma quando l’iniziativa parte da loro–e generalmente succede– ascolto con molta attenzione perché mi rendo conto che è un loro desiderio o, più spesso, un bisogno necessario di ascolto.
Sono molte le persone che hanno bisogno di essere ascoltate con discrezione. Questo lo sai certamente.
Tu dici: “Se uno vuole davvero la privacy assoluta, o davvero (?) vuole “non essere riconosciuto” non va in giro scrivendo e commentando in ogni dove “.
Dissento totalmente.
Si scrive e si commenta per il semplice piacere di scrivere e di commentare e di partecipare ad una discussione su un argomento qualsiasi. Almeno per quanto mi riguarda. Ed anche per far conoscere punti di vista diversi. Il che sarebbe utile per ampliare la visuale su certe tematiche, se non fosse che sul web quelli che hanno determinate idee, considerano come nemici da demonizzare quelli che hanno idee diverse. E proprio per questo assumono atteggiamenti aggressivi e talvolta insultanti. O passano subito allo sputo in faccia.
Non ritengo importante conoscere identità precisa e connotati esteriori delle persone che vivono nel mondo della Rete. Tanto meno mi interessano le vicende della loro vita privata.
Come non mi interessano i fatti privati di chi va in TV a raccontarli a mezzo mondo. Non guardo mai quei programmi, che anzi mi infastidiscono. Come anche mi infastidiscono quelli che passando per strada usano il cellulare senza discrezione facendo conoscere ai passanti vita e miracoli propri.
E secondo me, dunque, non si dovrebbe pubblicizzare sul web il privato di un cittadino qualsiasi.
Va bene che oggi siamo nell’era della globalizzazione, ma da questo a mettere in piazza, e nei dettagli, la vita di una persona qualsiasi ce ne corre. Sbaglierò, ma io non lo ritengo giusto.
La politica non dovrebbe assecondare l’ideologia e gli “odi” ideologici. scrive FedericoB
Esatto, proprio come tanti cattolici faranno domani a Brescia manifestando insieme a Berlusconi contro “l’odio” della magistratura.
Ne prendo esempio, caro FedericoB.