Stefano Banfi, 45 anni, è tornato infermiere in pandemia, dopo essere stato per otto anni vignaiolo: titolare e conduttore dal 2012 dell’azienda agricola “La Rocchetta” di Codevilla, Pavia. Il 20 marzo prende servizio nel reparto Covid-19 dell’ospedale di Voghera: a suo tempo, dopo il diploma in agraria, aveva fatto la scuola di infermieristica e aveva lavorato al Sacco di Milano, a Monza, a Lecco e in Svizzera. Nei commenti alcuni passaggi dell’intervista che ha dato a Oliviero Maggi della Provincia Pavese l’11 aprile 2020. Il 15 giugno quando l’intervista “Scarp de’ tenis” sarà ancora in ospedale.
Stefano Banfi lascia la vigna e torna in ospedale
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Desidero dare una mano. Alla Provincia Pavese 1. L’abbandono del posto fisso di infermiere avvenne perchè ero un po’ stanco e deluso da questo lavoro, anche perché non riuscivo a coniugarlo con la passione per il vino che ho avuto fin da ragazzo. Nei giorni di riposo fuggivo all’aria aperta, perché in quei reparti spesso non ti accorgi cosa succede fuori. E poi ho capito che l’età avanzava e non potevo certo mettermi a lavorare la vigna a 60 anni. Ho acquistato il vigneto e la casa nella frazione Mondondone e dalla vendemmia 2013 ho avviato l’attività dell’azienda agricola “La Rocchetta”. Ma nei giorni di maggiore emergenza della pandemia il desiderio di dare una mano agli altri disinteressatamente è tornato a farsi sentire e ho pensato che in questo periodo anche io avrei potuto dare una mano, diciamo che la coscienza un po’ mi richiamava. Il tempo di sistemare le ultime cose in cantina e in vigna, e ho risposto all’appello, dando la mia disponibilità per l’ospedale di Voghera, che è il più vicino a casa. Sono stato assegnato prima a Medicina 2, poi al reparto Covid-19, allestito nell’unità coronarica. All’inizio i colleghi non avevano nemmeno il tempo di spiegarmi dove fossero gli strumenti perché il carico di lavoro era pesantissimo.
Sono contento di questa scelta. Alla Provincia Pavese 2. Il carico di lavoro e le condizioni in cui si svolge mi hanno messo a dura prova: seppur protetto, sei praticamente a contatto ogni minuto con quella malattia che tutti vogliono evitare; ma è un pensiero che ti passa solo un attimo per la testa, poi ti concentri sulla tua attività e pensi solo a curare le persone che, oltre alla sofferenza per la malattia, non possono vedere i familiari. E questo è uno degli aspetti più drammatici dell’emergenza. Io ho sempre lasciato il mio cellulare ai pazienti per dare loro la possibilità di chiamare a casa, ma c’è anche chi non riesce a parlare per l’aggravarsi della malattia e, in molti casi, purtroppo, quella chiamata che sono riuscito a far fare è stata l’ultima. Finita l’emergenza tornerò a fare il vignaiolo. Nelle poche ore di riposo mi piace uscire in vigna, a passeggio con il cane. Ma non c’è dubbio che sono contento della decisione di tornare in reparto. Anche perché credo che la differenza la stiano facendo proprio le persone, con il loro impegno e coraggio, per compensare quello che il sistema non ha fornito.
https://ricerca.gelocal.it/laprovinciapavese/archivio/laprovinciapavese/2020/04/11/pavia-la-scelta-di-stefano-sono-infermiere-lascio-il-trattore-per-la-prima-linea-08.html?ref=search
Quarantuno storie. Questa di Stefano Banfi è la quarantunesima vicenda da Covid – 19 che racconto nel blog. Per vedere le altre vai al capitolo 22 “Storie di pandemia” della pagina “Cerco fatti di Vangelo” elencata sotto la mia foto:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/22-storie-di-pandemia/
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-9-ottobre-2020/
https://gpcentofanti.altervista.org/vero-e-falso-solidarismo/
Molto interessante: https://alfayomega.es/la-cee-propone-integrar-la-religion-en-la-educacion-en-valores/