“Sperimentare e mostrare la grandezza della fede”

Eccoci al cuore del discorso del papa ai vescovi svizzeri, che sto commentanto da tre post in qua: “Mi è venuta in mente la parola di sant’Ignazio: ‘Il cristianesimo non è opera di persuasione, ma di grandezza’ (Lettera ai Romani 3,3). Non dovremmo permettere che la nostra fede sia resa vana dalle troppe discussioni su molteplici particolari meno importanti, ma aver invece sempre sotto gli occhi in primo luogo la sua grandezza. Mi ricordo, quando negli anni ottanta-novanta andavo in Germania, mi si chiedevano delle interviste, e sempre sapevo già in anticipo le domande. Si trattava dell’ordinazione delle donne, della contraccezione, dell’aborto e di altri problemi come questi che ritornano in continuazione. Se noi ci lasciamo tirare dentro queste discussioni, allora si identifica la Chiesa con alcuni comandamenti o divieti e noi facciamo la figura di moralisti con alcune convinzioni un po’ fuori moda, e la vera grandezza della fede non appare minimamente. Perciò ritengo cosa fondamentale mettere sempre di nuovo in rilievo la grandezza della nostra fede – un impegno dal quale non dobbiamo permettere che ci distolgano simili situazioni”. – Più avanti torna a parlare della “grandezza” della fede: “Questo intimo essere con Dio e quindi l’esperienza della presenza di Dio è ciò che sempre di nuovo ci fa, per così dire, sperimentare la grandezza del cristianesimo e ci aiuta poi anche ad attraversare tutte le piccolezze, tra le quali, certamente, esso deve poi essere vissuto e – giorno per giorno, soffrendo ed amando, nella gioia e nella tristezza – essere realizzato”. – Ed ecco come insiste sull’argomento per la terza volta: “La cosa veramente grande nel Cristianesimo, che non dispensa dalle cose piccole e quotidiane, ma che non deve neanche essere coperta da esse, è questo poter entrare in contatto con Dio”. – Nel parlerò ancora, in altri post, di questo concetto che in Ratzinger è davvero centrale. Qui mi limito a tre osservazioni. 1: Benedetto XVI può essere visto come un cantore della “grandezza” della fede cristiana; egli sa che il futuro del cristianesimo dipende dalla percezione di quella grandezza. 2: Si tratta di una “grandezza” (bellezza, felicità, pienezza) che consiste nel porre il credente in  contatto con Dio e che si sperimenta essenzialmente nella preghiera. 3: per mostrare al mondo la grandezza della fede cristiana è necessario averla conosciuta; a nulla giovano le campagne promozionali che si appoggiano a mezzi umani.

6 Comments

  1. fabrizio

    Oggi sembra proprio che nella percezione comune la Chiesa sia vista come una grande moralizzatrice capace soprattutto di dire NO. La consapevolezza di questa distorsione è spesso presente nei discorsi di Benedetto XVI, mai però con la lucidità esposta in questo intervento.
    Il riconoscere questo errore in cui è caduta la Chiesa in questi ultimi anni, che in ogni caso ha fatto troppo poco per togliersi di dosso questa etichetta, mi sembra un bel punto di partenza per una rievangelizzazione basata sulla grandezza della fede e non sui suoi divieti.
    Un altro punto fondamentale del discorso di Benedetto è la necessità di ricucire la frattura che si è creata (anche qui colpevolmente, o no ?) tra i due aspetti della morale, pace e giustizia da una parte, vita dall’altra, che proprio nel Cristianesimo dovrebbero trovare una sintesi perfetta, ma questo immagino che sarà il tema di uno dei prossimi post e non voglio rubare il mestiere a Luigi e/o dettargli i tempi.

    20 Novembre, 2006 - 1:41
  2. fabrizio

    Non se ne abbia a male Luisa, ma per la ricchezza e la lucidità di questo discorso mi sembra davvero un peccato che sia stato destinato “solo” ai vescovi svizzeri.
    Per fortuna Luigi ci sta aiutando a valorizzarlo come merita, perchè credo possa essere una pietra miliare di questo pontificato.

    20 Novembre, 2006 - 2:20
  3. Luisa

    Caro Fabrizio, non solo non ne ho male ma anzi sono felice che la mancanza di tempo di Papa Benedetto gli abbia permesso di rivolgere ai vescovi svizzeri quel gioiello prezioso che è il discorso improvvisato ai vescovi svizzeri ! Ne avevo subito sentito l` importanza e mi ero permessa di suggerirvi di leggerlo in una discussione precedente.
    C`era molto aspettativa per quell`incontro e in fin dei conti il couac dell`informazione vaticana ha attirato l`attenzione su quel discorso, io direi su tutte le parole che Papa Benedetto ha rivolto ai vescovi svizzeri in 3 occasioni ( e tutte a braccio ) e che altrimenti avrebbero rischiato di passare inosservate .
    Comme quoi da un ” male” puo nascere un gran bene ! E ha persino permesso di osservare che Papa Benedetto dispone di un sottile senso dell`humour …!
    Personalmente , leggo e rileggo tutte quelle parole , le lascio maturare in me e so che non hanno ancora finito di svelarmi tutto il loro profondo insegnamento che come svizzera, non posso tenermi tutto per me ma che con grande generosità, condivido ben volontieri con tutti i cristiani ! Buona settimana a tutti, Luisa

    20 Novembre, 2006 - 10:51
  4. marta paola

    Bendetto XVI “cantore” è veramente divertente!
    Grazie Luigi, per questi approfondimenti.

    20 Novembre, 2006 - 10:59
  5. Leonardo

    Mi unisco anch’io al ringraziamento per questo lavoro, bello e utile, di meditazione del discorso del papa. Un impegno per ciascuno di noi: fare di tutto, come possiamo e là dove siamo, perché la parola del papa arrivi. Poi sarà quel che sarà: essendo veicolo della parola di Dio, darà sicuramente frutto a suo tempo.

    20 Novembre, 2006 - 13:17
  6. fabrizio

    Hai ragione Leonardo. Diamoci da fare.
    Io ho molti amici, che probabilmente sono cristiani più autentici e più profondi di me, ma che sono ancora diffidenti e scettici verso Benedetto XVI. Credo che sia una situazione molto comune nella Chiesa di oggi.
    Spero che far conoscere interventi come “il discorso agli svizzeri” possa contribuire a riunire tutto il gregge al suo pastore, anche se mi sembra che l’azione disgregatrice del diavolo sia più forte che mai.
    Per questo penso si debba accompagnare la diffusione della parola del papa con la preghiera. Mi viene in mente, tanto per cambiare, un altro accorato appello di Benedetto XVI, questa volta “di annata”:
    “Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi. Preghiamo gli uni per gli altri, perché il Signore ci porti e noi impariamo a portarci gli uni gli altri”.

    21 Novembre, 2006 - 1:25

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