“Sono un peccatore e con sofferenza accetto l’elezione”

Sono un grande peccatore; confidando nella misericordia e nella pazienza di Dio, con sofferenza accetto“: sono le parole con le quali il cardinale Bergoglio ha accettato il 13 marzo l’elezione a Papa in risposta alla domanda rituale del cardinale Re nella Sistina, al termine dello scrutinio nel quale superò il quorum dei 77 voti. Le ha riferite il cardinale Comastri agli autori del documentario “Papa Francesco” del Centro Televisivo Vaticano, che presenta gli eventi dalla rinuncia di Benedetto fino all’incontro dei due Papi a Castel Gandolfo sabato 23. Il documentario è stato appena ora presentato in Sala Stampa vaticana. Sarà distribuito come allegato al “Corriere della Sera” a partire dal 2 aprile.

17 Comments

  1. lorenzo

    Parole che trovano una bella eco nella omelia della Messa mattutina a Santa Marta, dove si sofferma sulla “notte del peccatore” che “tutti conosciamo molto bene, e che sappiamo quanto puo’ essere lunga” o giù di lì…

    27 Marzo, 2013 - 19:05
  2. marta09

    Già, una notte che però rimanda ad altra notte descritta da Santa Teresa d’Avila.
    Notti molto dolorose e desertiche.

    27 Marzo, 2013 - 19:48
  3. FABRICIANUS

    Premesso che, sto commentando di istinto, mi sovviene questo pensiero: tutti siamo peccatori, io sono anche ai vertici della classifica, ma, non c’è forse una sorta di “esagerazione” sul battersi il petto da parte di papa Francesco?

    27 Marzo, 2013 - 20:34
  4. discepolo

    per Fabricianus
    Forse questo Papa crede al detto “meglio abbondare!” Meglio abbondare , esagerare, con l’umiltà , con la povertà, con il rifiuto delle pompe e delle prerogrative , colla normalità , colla bonomia , coi buongiorno e buon pranzo, forse esagerando , calcando i toni anche i “duri di comprendonio” capiscono!
    E forse non ha tutti i tort!i. Certo molti avevano capito anche con Giovanni Paolo II , con Benedetto XVI che il papa non era un potente riccone avvolto in lussi faraonici e dedito solo al potere temporale .. ma forse oggi ci vuole un messaggio più forte , più netto.più chiaro, meno cerebrale e sfumato, e più visibile e concreto .
    E’ questo, forse , che ci vuole oggi per la Chiesa. Un esempio e un messaggio semplice , concreto, esagerato e forse (per alcuni più raffinati) un po’ caricato. Per la “durezza” di comprendonio di noi uomini contemporanei !

    27 Marzo, 2013 - 22:08
  5. discepolo

    Il “fallimento” in senso di popolarità mediatica ( diciamo le cose come stanno!) del papa emerito, timido, cerebrale,mite e goffo , inibito nei gesti, che quando prendeva un bambino per baciarlo sembrava timoroso quasi toccasse un vaso di cristallo, e la differenza con questo Papa che , come Giovanni Paolo II, afferra e stringe i bambini con allegra disinvolta veemenza, è una differenza che salta agli occhi di chiunque!
    Dopo un intellettuale ci voleva un “fisico” , un empatico, è questa la legge della diversità dei carismi: e il battersi il petto “esageratamente ” come dice Fabricianus è un gesto molto fisico e simbolico. Un gesto molto umano, e anche un po’ teatrale, ma anche la teatralità può essere un carsima!

    27 Marzo, 2013 - 22:26
  6. lorenzo

    “Esagerazione”, perchè?
    Un Papa dovrebbe sentirsi, soprattutto dovrebbe essere , meno peccatore di me e te, solo per il fatto di essere un Papa?
    Io credo ancnzi che un papa senta il peso del suo essere peccatore, a parità, molto molto piu’ intensamente di altri. D’altra parte la stessa cosa càpita ai santi:
    che sentono pungente e vivissima questa condizione.

    27 Marzo, 2013 - 22:54
  7. Leopoldo

    Proprio non vi scende.

    28 Marzo, 2013 - 9:37
  8. FABRICIANUS

    Ringrazio discepolo che, bene ha esplicato il mio pensiero, toccando anche altri punti sui quali non sono così distante…

    A Lorenzo spiego meglio cioò che intendevo dire: la mia non era una riflessione focalizzata e centrata sulle parole espresse subito dopo il superamento dei 77 voti in Conclave da parte di papa Bergoglio…Parole comprensibilissime.
    Io, mi domandavo, rileggendo i primi interventi del pontefice se non fosse un pò e lo ripeto “esagerato” concentrarsi eccessivamente sui mea culpa, (fermo restando che tutti siamo peccatori, io per primo).

    Ciao!!

    28 Marzo, 2013 - 10:19
  9. lorenzo

    Ma anch’io, Fabricianus, facevo riferimento non tanto alla frase pronunciata dopo l’elezione, ma piuttosto a tutti i suoi primi interventi, compreso quello sulla sua propria esperienza di notte del peccato.
    Non credo che si tratti di concentrarsi eccessivamente, quanto di voler parlare della esperienza che è e resta centrale nella vita di ogni uomo che si confronti in qualche modo con Gesù Cristo: Papa o ultimo degli anonimi che sia. Personalmente, anche se temo che teologicamente sia una boiata, ho sempre considerato il peccato ( sarebbe meglio dire la condizione dell’essere peccatore) una benedizione provvidenziale: sai che montare in superbia, senza! Sai che fanfaronate e che partenze per tangenti misticoidi e spiritualiste! Il peccato, nella sua banalità ripetitiva e nella sua cattiveria recidiva, nella sua schifezza insomma, è la zavorra che ci tiene ancorati mani e piedi alla verità di quel ” senza di Me non potete fare nulla”.
    Per questo mi è venuto un sorriso da un’orecchia all’altra quando, in una delle sue parentesi a braccio in non so piu’ quale intervento, papa Francesco ha chiosato: ” Mi dicono ” Padre, eh, ne ho fatte tante e di grosse…” ” Meglio!, dico io “….
    No, non credo che sia questione di “teatralità”, come dice discepolo, nemmeno se carismatica.

    28 Marzo, 2013 - 11:00
  10. Francesco73

    Il momento dell’elezione in Conclave mi pare sempre la sintesi del dramma cristiano, incarnato nella figura di Pietro: “Mi ami tu più di costoro?”.
    E poi: “mi ami?”,e ancora “mi ami?”. Come a non fidarsi del tutto della risposta, come a sapere quanto è debole e sotto scacco quell’impegno.
    Dai racconti fatti sui diversi pontefici, pare che Roncalli si fosse preparato bene (con un discorso di accettazione fatto in latino, peraltro molto bello: “Ascoltando la tua voce tremens factus sum et timeo…quel che sono della mia pochezza basta alla mia confusione…”), che Luciani sia rimasto ad occhi chiusi durante lo scrutinio, come assente, e che poi abbia detto: “Possa il Signore perdonarvi per quello che avete fatto”. Che Wojtyla, mentre riecheggiava il suo nome nel momento fatale, abbia nascosto il volto tra le mani, con le lacrime che gli rigavano le dita.
    Di Ratzinger non ho letto nulla, penso sia rimasto sereno esteriormente, ma paralizzato dentro. Di Bergoglio immagino una reazione tutto sommato serena, anche lui come preparata.

    28 Marzo, 2013 - 11:07
  11. lorenzo

    Quanto ai ” piu’ raffinati” di cui parla discepolo, boh, se ne faranno una ragione.

    28 Marzo, 2013 - 11:08
  12. Trovo questo intervento di discepolo ben ragionato e intelligente.

    28 Marzo, 2013 - 11:13
  13. FABRICIANUS

    Tutto è più chiaro, grazie mille Lorenzo

    28 Marzo, 2013 - 11:23
  14. Clodine

    Concordo con discepolo; tra l’altro, anche l’ultima asserzione di Papa Francesco, che indica quale via evangelica l’uscire da se stessi per andare verso le periferie!! (?) ma perché, scusate, ma doveva dirlo il Papa? E’ implicito nel messaggio Evangelico. Cristo lo ha detto 2000 anni fa!? E’ implicito ed esplicito nella missionarietà della Chiesa con una miriade di opere in tutto il mondo. Perché, cosa fece Pio XII all’indomani del tremendo bombardamento che rase al suolo il quartiere di San Lorenzo a Roma che fece 3.000 morti e 11.000 feriti: non uscì per le strade con le mani nei capelli a portare solidarietà, cibo, vestiario, amore preghiere quant’altro?
    Cioè, qui si sta smarrendo la memoria storica. Poi, riguardo al peccato: san. Paolo nella sua epistola ai Romani scrive: “Cosa diremo? Continuiamo a restare nel peccato perché abbondi la grazia? È assurdo! O forse dobbiamo commettere peccati perché non siamo più sotto l’antica legge, ma sotto la grazia di Cristo? Non sia mai!”.La causa del turbamento dell’anima è nella ricerca di se stessi anche nella vita spirituale, è l’orgoglio spirituale.
    Allora, per dirla con Sant’Agostino:
    “Detestiamo il peccato in quanto offesa fatta a Dio, e non in quanto attentato alla stima esagerata che abbiamo della nostra persona. È necessario perciò odiare le nostre colpe in quanto offendono Dio, ma accettarle con serenità in quanto ci fan toccare con mano il nostro nulla”.

    28 Marzo, 2013 - 11:34
  15. lorenzo

    ma perché, scusate, ma doveva dirlo il Papa? E’ implicito nel messaggio Evangelico. Cristo lo ha detto 2000 anni fa!?

    Beh, Clodine.voglio sperare che il Papa, questo come nessun altro, non dica NULLA che non sia già stato detto da Cristo 2000 anni fa.
    Lì sì che ci sarebbe da preoccuparsi!!!!
    Riguardo al peccato, poi, e alle citazioni che riporti ( peraltro di due Peccatori Convertiti di serie A), siamo perfettamente d’accordo. Chi ha mai detto che bisogna “restare nel peccato?”
    Ma io spero che tu non creda che ce lo si possa togliere di dosso così, una volta per sempre, dal momento che si decide, e via. In altri termini, non è che Paolo e Agostino, dopo la conversione, non abbiano piu’ peccato.
    Figurati un Papa. Figurati noi.

    28 Marzo, 2013 - 12:02
  16. Clodine

    … lorenzo, ma certo che tutti , ma proprio tutti pecchiamo [se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi]. Però, i nostri peccati si possono tramutare in un’arma potente contro il nostro principale nemico, l’orgoglio. Sempre citando Agostino, che in fatto di peccati la sapeva lunga: “Dio sopporta meglio le azioni cattive accompagnate dall’umiltà, che non le opere buone infettate dall’orgoglio” – Gregorio Nisseno gli fa eco- “Un carro di buone opere, ma tirato dalla superbia, conduce all’inferno, mentre un carro di peccati, ma condotto dall’umiltà, arriva in Paradiso”. E dunque, alla fine pure il peccato diventa occasione (e non causa) di salvezza e santificazione…come un faro, che illumina l’anima e mette a nudo la propria miseria.

    28 Marzo, 2013 - 12:29
  17. Sara1

    Ratzinger ha raccontato cos^..

    “C’è stato un momento del quale più tardi Lei ha detto di avere avuto l’impressione di sentire una «mannaia» calarle addosso.
    Sì, in effetti il pensiero della ghigliottina mi è venuto: ecco, ora cade e ti colpisce. Ero sicurissimo che questo incarico non sarebbe stato destinato a me ma che Dio, dopo tanti anni faticosi, mi avrebbe concesso un po’ di pace e di tranquillità. L’unica cosa che sono riuscito a dire, a chiarire a me stesso è stata: «Evidentemente, la volontà di Dio è diversa, e per me inizia qualcosa di completamente diverso, una cosa nuova. Ma Lui sarà con me (…)».

    Nella cosiddetta «Camera delle lacrime» cosa ha pensato?
    In realtà, in quei momenti si è presi da questioni molto pratiche, esteriori: innanzitutto come aggiustarsi la veste e cose simili. Sapevo che di lì a poco, dalla Loggia centrale, avrei dovuto pronunciare qualche parola, e ho iniziato a pensare: «Cosa potrei dire?». Per il resto, fin dal momento in cui la scelta è caduta su di me, sono stato capace soltanto di dire questo: «Signore, cosa mi stai facendo? Ora la responsabilità è tua. Tu mi devi condurre! Io non ne sono capace. Se tu mi hai voluto, ora devi anche aiutarmi!». In questo senso mi sono trovato, per così dire, in un dialogo molto stringente con il Signore, per dirgli che se faceva l’una cosa, allora doveva fare anche l’altra.”

    http://www.corriere.it/cultura/10_novembre_21/libro-intervista-papa-benedetto_d8916c72-f54e-11df-91c8-00144f02aabc.shtml

    28 Marzo, 2013 - 13:15

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