Solo io e te / tutto il resto è superfluo / oggi più che mmmai!!!: scritta a grandi caratteri sull’asfalto di via degli Orti di Trastevere, davanti alla sede nazionale delle Acli. Piazzata in modo che la ragazza o il ragazzo (e con lei/lui tutto il condominio) la veda dalla finestra, affacciandosi la mattina. Mi è stata segnalata da un visitatore discreto del blog, Alessandro Iapino, che si dice incuriosito dalla finale “oggi più che mai”: che sarà successo? Hanno vinto alla lotteria? Lei è incinta? Hanno rotto con le due famiglie?
Solo io e te oggi più che mai
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…. o forse ….
O forse, non è successo niente di straordinario oggi.
Forse non è successo niente di eccezionale oggi.
Forse è solo la banale presa di coscienza di vivere lo straordinario e l’eccezionale.
La presa di coscienza che amare oggi è eccezionale e straordinario.
Forse, è solo capire che quando una persona ama è spontaneo condividere con tutti questo amore.
… e allora lo si scrive sull’asfalto dove tutti possono vedere
… e allora lo si scrive in un linguaggio comprensibile a tutti perchè tutti possano leggere e capire, colti o no, intelligenti o no, perchè è linguaggio della strada
… e allora una condivisione potrebbe essere richiamo ed indicazione di come si esprime un innamorato o innamorata.
Ed ora proviamo a spostare tutto questo al post precedente e – onestamente – mi chiedo: ma cosa vuole Dio da me, da noi e da noi come Chiesa?
“Tu sei molto, anche se non sei abbastanza,
e non vedi la distanza che è fra i miei pensieri e i tuoi,
tu sei tutto, ma quel tutto è ancora poco,
tu sei paga del tuo gioco ed hai già quello che vuoi”.
“Vedi, cara” – Francesco Guccini, 1970.
Uno a uno.
Ancora, buona notte e buona domenica a tutti dalla nebbia del Nordest !
Roberto 55
Anche noi cristiani dovremmo presentarci anzitutto come “innamorati di Gesù Cristo”. Con una postilla: senza per questo evadere dalla realtà e disinteressarci degli altri. Ma guardando tutto il resto da questo punto di vista.
Caro Luigi su un episodio del vangelo vorrei soffermarmi quest’oggi ; quando Gesù, con premeditazione si costruì uno scudiscio e …. giù botte e scudisciate ai venditori del Tempio .
E pare che avesse appena fatto il discorso della montagna , dove consigliava ai discepoli di volgere l’altra guancia . …..
Questo episodio ci impedisce di classificare Gesù tra i gandhiani e i pacifisti nostrani e ci insegna a rivedere la figura di Gesù .
Appunto! Ai venditori del tempio (o coloro che strumentalizzano l’altro e cercano di convincere, ma anche parole dure ai dottori, sommi sacerdoti ecc., a tutti quelli che pensano di sapere tutto e (pare) suggeriscono a Dio come parlare …. al Suo popolo.
Forse sarà stato un “eccesso di amore” per il popolo! Quello fa testo, quello che Gesù ci indica è un’altra situazione quella della non difesa di sè stessi e della propria idea, quella di non sfoderare la Sua potenza per salvarsi (da ricordare le 12 legioni d’angeli che avrebbe potuto chiedere al Padre), quella dell’ amatevi come Io vi ho amati dimostrato con la vita … e di scudisciate non se ne parla proprio.
Non si può prendere una frase da tutto il Vangelo perchè avvalla la propria aggressività.
Ma questo è proprio quello sport nazionale preferito (o tentazione) di un popolo che stà diventando Chiesa!!! 😉
Mi sembra che l’anonimo poeta romano di Via degli Orti
somigli molto al Rilke delle Duineser Elegien ..
” In nessun dove, mia amata, ci sarà mai Mondo,
se non in noi”
…..
Sì, ma son balle.
Buone per far colpo sulle ragazze (quindi l’anonimo ha fatto benissimo; tra l’altro se l’è cavata spendendo meno che in una cena o in un mazzo di fiori come si deve), ma niente più. Io, poi avrei avuto da eccepire su quel “mmmai” romanesco, ma non sono di Roma: a lei magari è piaciuto.
come sappiamo stravolgere il vangelo e la figura di gesù per i nostri gusti , siamo peggio dei farisei !
Affus strepitoso, come sempre. Una fantasia così fervida, brillante, creativa, che sale le vette più alte, oltre il limite del perbenismo e del buonismo, non la meritavamo proprio tra di noi!!! Noi, rammolliti dediti al gandhismo. Noi, che fino a oggi ci siamo illusi di credere quello che Gesù non è e non è mai stato.
Come non averci pensato prima? Gesù CON PREMEDITAZIONE si costruisce uno scudiscio e giù botte ai mercanti del tempio!!! Spargimento di sangue, ferite, dolore… e vediamo se imparano ‘sta buona novella una volta per tutte. Grazie, Affus, di esserti soffermato su questo passo del vangelo, oggi, per noi!!!
Grazie!
Ho letto solo ora la riflessione di AMValli sul cristiano e la realtà.
Un pò neotomistica quella paginetta, ma la condivido, eccome se la condivido anzi la userò presto.
O.T.
Cattedrale di Parma.
Tutta parma – davvero tanta gente – è alla funzione vespertina alla Steccata.
Il Duomo in mano ai turisti.
Tre addetti alla sorveglianza, indivisa da controllori del tram.
Il solerte addetto n.1 scorge due ragazzi sui 25 anni che, seduti sulle panche nella cappella del santissimo, guardano verso il tabernacolo: lei ha la testa appoggiata alle spalle di lui. Il solerte addetto, dopo avere commentato co gli altri due, si precipita e interrompe questo scandalo. La coppia senza dire una parola esce di chiesa subito.
Nella navata centrale c’è un povero cristo in carrozzina: è un barbone e si è addormentato dietro una colonna, tanto è già seduto. Il solerte addetto n.2 alza un pò la voce, lo sveglia e dice “ora chiamo i vigili”.
Sei o sette anglofoni entrano in cattedrale con il cappellino da baseball sulla testa: nè il n. 1, nè il n.2, nè il n. 3 dicono qualcosa.
Però hanno cacciato di chiesa un barbone e una coppia di giovani: quando vedo queste cose, francamente, capisco sempre meglio la verità di Gesù che dice “avete fatto della casa di mio padre una spelonca di gente falsa e bugiarda”.
Che palle, come siamo vecchi, come siamo stantii, come siamo ipocriti.
Io sono contrario a ogni divieto di ingresso nelle chiese, essendo già così pochi quelli che si avventurano a entrare:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/?page_id=850
DELLA VIOLENZA DI CRISTO
incipit dell’introduzione del libro di Carmine Di Sante “La Passione di Gesù – Rivelazione della non violenza” di cui vi ho detto nei post precedenti:
Violenza del Dio ebraico-cristiano?
“In un libro del 1988 dedicato al problema del perdono e della memoria il filosofo Silvio Ceccato scriveva:
“Il Dio cristiano è un Dio violentissimo. Credo che nella storia delle religioni, non ci sia un Dio più violento di quello cristiano e di quello ebraico.
Di che perdono si può parlare, quando il Dio dei cristiani non ha mai perdonato all’uomo un peccato fatto chissà come e chissà quando…….”
Ancora una volta suggerisco, a chi fosse interessato, la lettura di questo libro e delle tesi esposte da Di Sante che prendono lo spunto proprio da questo argomento
per trattare e svolgere il tema della Passione e della rivelazione della non violenza.
E leggervi e capire come molte delle affermazioni o deduzioni fatte finora da affus sulla figura di Cristo siano non solo banali ma puerili.
Beh, Nino, la “violenza” del perdono e dell’amore indifeso è veramente inaudita.
Ma mettiamo pure un Dio che “ci ha pensato sù” un po’ troppo prima di perdonare, ma quando si è deciso come ha perdonato? In quale modo estremo, assurdo e totale, ha perdonato? E poi … un perdono che è stato – in definitiva – un “avanzamento”: da creatura a figlio! Scusate se è poco!
Ignigo74 … veramente, se proprio dovessi interdire l’entrata in chiesa a qualcuno in nome della “decenza, rispetto e tutto quanto il perbenismo ci sussurra” lo farei a certi abbigliamenti che sono autentico insulto alla Croce stessa. Parlo di visoni, gioielli, abiti griffati, ori maschili ostentati ecc. ecc.
Ma per quanto mi riguarda, posso anche sussultare su un oggettivo “troppo” (anche inteso come “troppo poco vestiti” … ma anche Gesù in croce “è poco vestito” 🙂 ), ma non mi sognerei mai di fare la scandalizzata. In chiesa l’importante è che ci entrino, come e perchè non è affar nostro saperlo
Non ricordo di aver mai letto il tuo contributo prima, Luigi.
Riporto queste parole molto belle:
“L’episodio dell’adultera che Gesù salva dalla lapidazione insegna a cercare creativamente – in ogni epoca – il modo e le parole per dire “non peccare più”, senza dar corso alla lapidazione.
Non si lapida più nessuno da un pezzo, ma evangelicamente non fa poi tanta differenza se le parole hanno preso il posto delle pietre: come c’è l’adulterio nel cuore, così ci può essere la lapidazione verbale.”.
Sono stufo di veder gente mandata via da chiesa… è succcesso da poco anche nella mia parrocchia, ad opera di zelanti cristiani.
Il mio parroco si è infuriato. E a ragione…
Spesso mi sembra che qualcuno desideri una chiesa di puri da fare invidia ai catari e agli esseni…
Marta,
forse non si è capito bene, ma dal paradosso dell’incipit, si sviluppano le tesi
sulla non violenza e sul perdono di Dio.
Ciao.
E per ritornare al “tema del giorno”, maioba, direi che è una questione di essere “innamorati di Dio” (ma non rintronati da emotività)! Quando capita questo amore diventa inevitabile amare tutto il prossimo (anche quello antipatico, sconveniente, rompi, purista ecc. ecc..).
Insomma certa gente “le fà proprio girare” con il loro atteggiamento da “super” in tutto, ma poi ci si ricorda che anche per quella “gente lì” il Signore ha donato perdono/vita e – di più – ha dato il “via” al progetto di “adozione a figli”.
E’ un po’ dura da mandare giù, a volte, però così è.
E anche da me è successa la stessa cosa, ma per volontà di un prete … ed è stato un autentico “scandalo”, tanto che da chiesa oltre a mamma e bimbo, ci sono uscite altre 5/6 persone. Ed era solo per un bambino che si muoveva troppo … (non ha emesso nessun suono il piccolo).
Quindi in questa storia di “catari ed esseni” ci siamo dentro un po’ tutti.
Condivido pienamente quanto affermate sui divieti più o meno imposti a chi entra in chiesa.
Tuttavia negli ultimi anni mi è capitato di vedere:
Santa Maria Maggiore, interno basilica, una nonna a passeggio con la nipotina
ricevere una telefonata, rispondere parlando a voce alta e continuando a passeggiare come nulla fosse.
San Paolo fuori le mura, interno basilica, signore di mezz’età distinto che tranquillamente fumava passeggiando con lo sguardo rivolto agli affreschi.
Chiesa del Gesù a Napoli: interno basilica, 5 del pomeriggio, chiesa semi buia, sta per iniziare una celebrazione di un matrimonio in cui ero testimone dello sposo. Un lui ed una lei negli ultimi banchi aggrovigliati e che letteralmente pomiciavano.
Nei tre casi, nessuno di coloro che come me avevano assistito a queste scene interveniva. L’ho fatto io e ci manca poco che me le suonano.
Altri episodi più leggeri ma non meno emendabili, da quello che mi capita ancora di vedere, mi pare stiano capitando con una certa frequenza.
Scusa Leonardo, ma se l’autore di quella scritta non avesse avuto soldi sufficienti per fiori e cena?
Se l’autore di quella scritta non avesse avuto altro modo per comunicare il suo amore e – pur vergognandosi – l’ha fatto in modo molto chiaro e molto alla luce del sole?
Sì, certo, ci sono sempre quelli che “vogliono farsi vedere” e fare cose da “effetti speciali” …. ma avrebbero scritto altre cose e non questa frase.
Comunque, alle ragazze, non piace essere messe al centro dell’attenzione in questo modo.
Accidenti, Nino, che casistica!
Ma in quello che tu citi è ovvio un menefreghismo assoluto, allora in questo caso ci si avvicina gentilmente e … si mettono in chiaro le cose, magari prendendo come spunto un: “E se io facessi così in casa sua?”
Ma io non vorrei venire qui a sostenere che Gesù Cristo fosse un violento,chi ha capito che io volessi dire questo , non ha capito nulla ;solo mi ribello alle facili catalogazioni che tendono a classificarlo tra i pacifinti .
Il Cristo Salvatore quando si trova di fronte al peccatore pentito , é il Cristo che perdona.
Quando inceve si trova davanti al peccato e ai tentativi di mediazione e ” condivisione ” , non ci sono nè santi, nè madonne .
L’episodio raccontato da Ignigo74 è, purtroppo, lo specchio fedele ed amarissimo del momento che il nostro paese sta vivendo: siamo arrivati ad aver paura persino d’un barbone in chiesa (“magari è un romeno !”, “è un clandestino !”, “chiamate le ronde !”).
Eppure, quando, a metà degli anni ’50, Papa Pio XII ricevette in udienza privata la squadra professionistica di pallacanestro degli Harlem Globetrotters, si racconta che questi altissimi “colored” si presentarono al Papa nei loro costumi sportivi, in maglietta/canottiera, pantaloncini corti e scarpe da ginnastica, e non per questo il nostro Pontefice li respinse: anzi, ed addirittura, corse voce, mai smentita, che, nella sala delle udienze, gli “Harlem” dessero vita, di fronte al Papa, ad una delle loro tipiche, straordinarie e (davvero) irripetibili esibizioni.
Qui pioviggina: qualcuno, per caso, si ricorda di cosa diceva “la pioggerellina di marzo” ?
Buona domenica sera a tutti !
Roberto 55
Non so il prima -né il perché- ma so il dopo della scritta:
E fu così che tutto il resto, “più che mmmai” considerato superfluo, venne loro dato in sovrappiù.
Mi ricordo soltanto che picchiava argentina, Roberto55
Che dice la pioggerellina di marzo
che picchia argentina sui tegoli vecchi del tetto,
sui bruscoli secchi dell’orto,
sul fico, sul moro
ornati di gemmule d’oro?
Passata è l’uggiosa invernata,
passata, passata.
Già fuor della nuvola nera, già fuor della nuvola bigia
che in cielo si pigia,
domani uscirà primavera
(continua…)
guernita di gemme e di gale,
di lucido sole,
di fresche viole,
di primule rosse, di battiti d’ale,
di nidi,
di gridi,
di rondini ed anche
di stelle di mandorlo, bianche…
Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto, sul fico e sul moro
ornati di gèmmule d’oro?
Ciò canta, ciò dice:
e il cuor che l’ascolta è felice.
Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto.
a Roberto 55 da Adriano 54
(quando le poesie si studiavano a memoria)
Grazie, Adriano (e grazie anche a Fiorenza): credo, Adriano, d’essere della stessa tua generazione (di quando, appunto, “le poesie si studiavano a memoria”), e, se non s’era capito, la mia era – come si diceva neli anni ’70 – un'”oggettiva provocazione”.
Ancora buona domenica sera a tutti.
Roberto 55
… E la primavera mostra i suoi segni nel mese più invernale che ci sia: gennaio!
Così è in natura, così è nella Fede, nella Chiesa!
Quando tutto sembra morto, la vita pone il suo segno inconfondibile: la gemma …
Piccola, piccola in confronto all’albero … ma verde e viva!
Se guardassimo tutti con questi occhi … ci sarebbe meno paura del domani e meno scandalo dell’oggi e – forse – meno nostalgia di ieri.
Anche qui al nord-ovest piove, Roberto55 … ma con tutta l’acqua che c’erano oggi nelle Letture (anche il deserto richiamava l’acqua che non c’è) ce la siamo proprio cercata!
Caro Affus
è troppo chiederti un minimo di rispetto per chi vive e pensa diversamente da te? Chiamarci pacifinti è estremamente offensivo nei nostri confronti, è una generalizzazione che va a tuo demerito, ed è una forma di chiusura aprioristica che mi fa pensare che qualcosa ti faccia paura nel nostro pacifismo.
Per tornare al discorso dell’ingresso in Chiesa, mi trovo senza risposte.
Infatti ho sempre pensato che facesse bene un prete mio amico che rifiutava di battezzare nella sua parrocchia quelli che arrivavano tipo supermercato per avere la “salvezza dell’anima”. Però poi ho conosciuto una madre di quelle che erano state “invitate a cambiare parrocchia”: lei si è sentita rifiutata, non le è servito per riflettere sull’importanza del gesto, ha cambiato chiesa con un senso di umiliazione.
Ho sempre desiderato che la chiesa vietasse i matrimoni in bianco e i fiori per costringere la gente a concentrarsi sul “senso”, poi ho capito che questi divieti erano solo “divieti” e sarebbero serviti a perdere l’occasione di un incontro con le persone.
Penso che se da un lato è necessario rassegnarsi ad un minimo di superficialità e maleducazione, dall’altro dobbiamo sforzarci di creare ambienti diversi e di capire le esigenze delle persone senza pregiudizi.
Chi parla al cellulare durante al funerale, al 99 per cento è un gran maleducato, ma c’è una minima probabilità che sia una persona in crisi e che da un gesto di apertura (anche critica) nei suoi confronti si stabilisca un contatto.
Come fa il nostro amministratore che vede nelle scritte sui muri della città non gesti di vandalismo fastidiosi e costosi per la collettività, ma un bisogno di esprimersi che sfiora la poesia.
Grande Nicol!
Caro Nicol , io credo che se a un Concilio si dice di non parlare e testimoniare la verità , se a un Concilio si dice : ” questo si puo dire e quest’altro no “, oppure ” di questo non è politicamente corretto parlarne” , allora già nella premessa si vuole fare a meno dello Spirito Santo . Se poi si viene a sapere che nel messaggio di Fatima dato nel ’44 la Madonna chiedeva che fosse rivelato proprio nel ’60 e nel sessanta ,guarda caso , proprio quel tema si voleva evitare e quel Concilio non era previsto nel ’44 ,ma fu annunciato all’insaputa di tutti nel ’59 , allora c’è stata una volontà perversa di escludere la voce del Signore ; la sua guida , cadendo nell’apostasia annunciata da quel messaggio . “Soltanto il Potogallo si salverà dall’ apostasia …..” -.
Quindi per Fatima l’apostasia sarebbe il Concilio stesso .
[I casi della vita! – Stasera in cattedrale, alla messa delle 18:00, ci avevo una molto giovin coppietta la panca davanti, che è stata in quella ‘configurazione parmense’ -lei con la sua testa sulla spalla di lui- per *tutta* la celebrazione. Anche inginocchiati alla consacrazione, anche in fila per la comunione. Anche (!), mentre il buon canonico menzionava satana e la lussuria per nome. Eroici davvero. Quella non è lussuria, infatti. E’ un lusso amarsi così al giorno d’oggi, piuttosto…]
Queste deduzioni personali che lasciano il tempo che trovano, Affus, sono troppo adesso, davvero troppo.
E tu parli di Spirito Santo? Dividere la Chiesa non potrà mai essere opera dello Spirito Santo, mai e per nessuna ragione.
Ed è quello che in molti come te stanno facendo oggi.
Quindi … stai dietro al Signore, Affus, stai dietro a Lui.
E altro non aggiungo.
Adriano,
grazie infinite per la pioggerellina. Dovresti fare un blog di quelle poesiole, visto che te le ricordi o, ancora meglio, che hai avuto la fortuna di tenere quei libri antichi.
I big di allora erano Angiolo Silvio Novaro e Renzo Pezzani…
Ho un ricordo tragicomico di un mio compagnetto che, recitando la poesia “invernale”: Bigio il ciel/la terra brulla/questo mese poverello/nella sporta non ha nulla/ma tien vivo un focherello … (o giù di lì, ecco l’Alzheimer),
cambiava l’incipit in “Bigio NEL ciel” e chiedeva al maestro:
chi è questo “Bigio” che sta in cielo?
In chiesa si sta composti e non c’è nessun bisogno (ma proprio nessuno) di tenersi abbracciati. I due ragazzi non hanno probabilmente nessuna colpa, perché probabilmente nessuno glielo ha spiegato.
In chiesa
mano nella mano
o abbracciati,
chi ama non ha paura,
chi ama non ha remore,
chi ama non ha gabbie,
chi ama non ha nulla di cui vergognarsi,
dinanzi all’Amore che tutto unisce, che tutto innalza, che tutto crede, che tutto spera,
“per questo i due saranno una carne sola”
davanti all’Amore.
A meno che,
qualcuno consideri l’amore umano immorale,
come una volta era d’uso, quando veniva considerato un male necessario…
Che tempi!
Non c’è più religione!
Germania : Vescovessa Kassman divorziata .
06 agosto 2007 – (ve/idea) L’unione matrimoniale della vescova luterana di Hannover Margot Kässmann con il pastore evangelico Eckhard Kässmann è stata legalmente sciolta. Lo ha comunicato, il 6 agosto, il portavoce della Chiesa evangelica luterana di Hannover. Margot ed Eckhard Kässmann, genitori di quattro figlie, sono stati sposati per 26 anni. La 49enne vescova, che presiede dal 1999 la Chiesa evangelica luterana di Hannover, la più grande chiesa evangelica regionale tedesca, e che fa parte del comitato direttivo della Chiesa evangelica in Germania, aveva già annunciato lo scorso 10 maggio di avere inoltrato la richiesta di divorzio.
Il consiglio direttivo della Chiesa di Hannover ha fatto sapere di avere discusso la questione del divorzio della vescova e di essere giunto alla decisione di esprimere a Margot Kässmann “il proprio incondizionato sostegno in questa fase difficile e di voler continuare a collaborare con lei nello svolgimento del suo apprezzato ministero”. La vescova Kässmann è considerata, in Germania, accanto al presidente della Chiesa evangelica tedesca, vescovo Wolfgang Huber, la personalità evangelica di maggiore profilo.
Dopo l’annuncio della richiesta di divorzio, in Germania si è acceso un vivo dibattito sull’opportunità o meno delle dimissioni da parte della vescova Kässmann. La diretta interessata si è rivolta ai pastori e alle autorità ecclesiastiche della sua chiesa, con una lettera, affermando di voler continuare a svolgere la propria funzione di vescova. “Il fallimento del mio matrimonio non condiziona la mia vocazione al servizio della chiesa. Intendo continuare a svolgere il compito affidatomi. Posso continuare a rappresentare un modello mantenendo un atteggiamento aperto, di trasparenza e autenticità“. La vescova ha ribadito di ritenere il matrimonio “un dono buono del Signore”, nel quale anche lei continua a credere. “Chi si sposa, deve essere deciso a rimanere unito al proprio partner per tutta la vita. Anche io e mio marito volevamo che le cose andassero in questo modo, purtroppo abbiamo fallito”. Kässmann ha detto di credere che “la grazia di Dio non dipende dal fallimento o dal successo del matrimonio, ma è donata liberamente per amore”.
🙁
Mi dispiace per il divorzio della vescovessa (o vescova? in italiano manca pure la parola…) luterana. Però quando leggo queste cose il mio primo pensiero è: quanto dovremo aspettare per avere un vescovo donna anche nella chiesa cattolica?
mai fidarsi di Iapino… è un vero poeta, ma ha il gusto della malizia 🙂
Secondo me, i due giovani si sono detti per la prima volta “ti amo”.
ps. sono terrorizzato… al segno della pace, durante la messa, io e mia moglie abbiamo l’ardire di baciarci sulle labbra (e i bimbi malcelano felicità a vederci). Che fare?
Roma, 3 marzo – 3 giugno 2009
Hanna Arendt: un’ebrea
http://www.radio.rai.it/radio3/view.cfm?Q_EV_ID=277902
Moralista,
per fortuna non sei una mosca bianca.
Altre volte ho visto coppie scambiarsi la pace con un bacio sulle labbra, o giovani coppie tenersi per mano durante la s. Messa.
Se l’amore sponsale è immagine dell’amore sponsale di Cristo con la sua Chiesa,
cosa c’è di più bello?
Se poi c’è gente che è sopravissuta ai costumi dei secoli scorsi e si scandalizzasse, beh! È fisiologico.
Nella Chiesa c’è spazio per tutti, anche per chi vuole scandalizzarsi per un bacio, per un abbraccio, per una carezza, per un gesto di amore.
“tutto è puro per chi è puro”
mmhmhmmh … qualcuna ha molta invidia di questa vescovessa –
Syriacus, grazie.
Leonardo – in chiesa si sta composti. In effetti, quello lì sulla Croce con quelle braccia aperte è proprio un gran maleducato, e poi grida anche, alza la voce. Lo tiri giù lei dalla croce, signora maestra. E poi questi qua che mangiano con le mani e ti danno i pezzetti di pane senza usare le posate… e leggono a tavola!! in chiesa si sta composti! Ma insomma.
😀 Effettivamente!
“In Chiesa si sta composti” sono d’accordo. Il problema è che i limiti della decedenza non sono sempre uguali e cambiano con il passare del tempo e il variare dei luoghi.
Quel che qui è follia (ballare in chiesa ad esempio) può essere la norma in Africa e quel che per me è assurdo (il velo ad esempio) non lo era per mia nonna.
In Chiesa, come altrove e più che altrove sarebbe giusto trovare il modo di mostrare rispetto e attenzione per chi sta con noi: non credo che a nessuno piaccia vedere un bacio passionale durante la consacrazione, nè uno che parla al cellulare durante l’omelia, non si entra in costume da bagno ecc.
Bisognerebbe gentilmente e senza astio cercare di avvicinare chi ha dei comportamenti che riteniamo fuori luogo e arrivare ad un accordo che non sia offensivo per la nostra sensibilità e lesivo dell’altrui modalità di avvicinarsi alla preghiera.
L’amore è la misura, di certo, ma questa misura si declina nel dialogo e nel rispetto perchè se in una chiesa italiana a qualcuno dà fastidio vedere una testa delicatamente appoggiata ad una spalla non è bene liquidarlo con sufficienza: possiamo forse rinunciare una volta al contatto per amore oppure provare a spiegare cosa intendevamo con quel gesto. Non abbiamo che da uscirne arricchiti.
a qualcuno qui piace tanto Berlicche…
Ora non posso controllarlo, ma in una delle lettere il caro zio diavolaccio MAlacoda invitava il nipotastro a indirizzare i pensieri del suo “paziente” proprio sull’atteggiamento del vicino di banco in chiesa… E diceva che questo era un modo facile per indurlo a peccare ben bene contro gli altri…
se qualcuno ha la pazienza di controllare…
meditate gente, meditate…
saludus
naturalmente ho invertito Berlicche e Malacoda, ma la sostanza non cambia…
“quanto dovremo aspettare per avere un vescovo donna anche nella chiesa cattolica?”
Mi sembra inutile coltivare questo tipo di utopie. La logica della comunità cristiana non è quella del mondo (altrimenti potremmo pensare che la comunità può votare a maggioranza sui dogmi, sui principi morali ecc.). Balthasar ha detto cose molto belle parlando di “principio mariano” e “principio petrino” nella Chiesa. Maria era più grande di Pietro, ma non è mai stata apostola, papessa o vescovessa.
Come diceva Cohelet, “c’è un tempo per abbracciare ed un tempo per astenersi dagli abbracci”. Passi per un abbraccio casto, ma ciò che fa parte della sfera più intima di due persone non dovrebbe a mio avviso essere troppo esibito: esibirlo significa in qualche modo banalizzarlo.
Chi poi va in televisione a raccontare dettagli intimi sul rapporto col proprio partner mi sembra davvero di cattivo gusto.
Aggiungo una notazione personale. Quando partecipiamo a qualche incontro di un gruppo ecclesiale, una coppia di nostri amici si scambia effusioni (peraltro caste). Noi preferiamo non farlo, senza per questo condannare chi lo fa: non ci sembra il tempo ed il luogo adatto.
Amara come la morte è la donna la quale è tutta lacci ; una rete il suo cuore , catene le sue braccia . Cohelet
Raffaele,
mi è molto piaciuto il tuo intervento sulle donne nella Chiesa. Credo che il problema (ma è solo una mia opinione personale) stia tutto nel “voler fare quello l’altro fà”. Insomma il problema grosso temo stia nel fatto – come al solito – di “avere potere nella Chiesa”.
Non sto dicendo una bestialità, ma nell’opinione comune (e anche sui fatti) il “potere” ecclesiale è mooooolto sensibile.
E pensare che basterebbe pensare quello che si dice di Gesù:
“Figlio di uomo, nato da donna” …
Paroline semplici, ma che nascondono un cosa importante: essere uomini e donne non ha importanza per Dio, ma ha importanza che stiano “uniti” nel Suo progetto perchè l’uno senza l’altra e viceversa (se con l’uno contro l’altra) genera confusione ed sofferenza.
E … in qualche modo quella scritta sull’asfalto dice bene questa cosa!!! 🙂
Caro Raffaele, io non credo che il sacerdozio alle donne sia un’utopia, è una cosa cui prima o poi si arriverà, come si è arrivati ad accettare come ovvie tante altre cose. Prima si arriverà al diaconato e poi anche agli altri gradi. Purtroppo sarebbe inutile fare scommesse, perché i tempi della chiesa sono molto lunghi, quello sì, e quindi è possibile che non vedremo quel giorno in vita.
Quanto al “principio mariano”, mi hanno insegnato che Maria è icona del cristiano tout cour (uomo e donna), e non solo della donna cristiana. Non mi pare infine che il sacerdozio ordinato si fondi sul principio petrino, ma semmai sulla successione apostolica.
In ogni caso, non è questione di superiore o inferiore, ma di quanto la possibilità di accedere a certi ministeri sia necessariamente legata al sesso maschile o femminile. E non serve tirare in ballo il fatto che gli apostoli erano uomini, perché se è per questo erano anche ebrei, ma non per questo l’essere ebreo è condizione per essere ordinati (e -tanto per dire- per quanto sappiamo forse alcuni di loro erano anche sposati).
Cara Marta,
non è una questione di potere ma di accesso alla sacralità, di possibilità di scelta.
Se poi ci fosse anche una questione di potere: nella Chiesa esso è da intendersi come servizio e allora perchè un sesso dovrebbe avere maggiori possibilità dell’altro?
Da un punto di vista teorico il sacerdozio solo maschile non sta in piedi, ma nella nostra cultura esso è ancora profondamente radicato e non mi sembra che sia proficuo questionare troppo al momento. I tempi corrono veloci, sempre più veloci e questo è il tipo di cose su cui non ricorderemo nemmeno di aver avuto opinioni diverse tra qualche anno.
Forse i segni dei tempi ci indicheranno strade che adesso non pensiamo nemmeno: magari l’attuale crisi delle vocazioni potrebbe sfociare in una messa in discussione tout court del sacerdozio come è inteso adesso, del ruolo del prete nella comunità ecc.
Veniamo dalla polvere e ad essa torneremo, ma nel frattempo cerchiamo di renderci utili…..
Non è questione di potere ma di sacralità.
Pur ammettendolo,
si può benissimo fare in modo che dicasteri vaticani siano sotto la responsabilità di una donna,
non è scritto da nessuna parte che debbano essere tenuti da poteri-figure maschili.
Se il sacerdote basta per consacrare l’Eucarestia,
non vi è nessun motivo che siano esclusivamente uomini a portare avanti la responsabilità nella direzione della Chiesa, non è scritto da nessuna parte.
In verità, nella direzione e nel discernimento ai vertici della Chiesa è completamente assente la sensibilità femminile.
A chiacchiere la donna è importante,
ma il potere solo a noi maschietti,
e guai a cchi cce prova.
Rimane ancora la visione storico-sociale di 2000 anni fà, la donna sia sottomessa all’uomo.
Dunque la pari dignità l’è una roba da relativismo….
“la donna la quale è tutta lacci”
allora è da … slacciare?
Qualche commento sparso. Effusioni in chiesa: ieri, durante la messa parrocchiale, io e mia moglie abbiamo assistito al (quasi) continuo sbaciucchiamento di una giovane coppia, due banchi avanti a noi. Non è che ci siamo scandalizzati, ma la reiterazione durante la celebrazione liturgica di quello che avrebbe potuto anche essere un qualsiasi altro atteggiamento, anche il migliore, ci ha dato fastidio. Non per noi (anche noi, durante il rito della pace, qualche volta – e soprattutto in particolari circostanze – ci siamo scambiati un piccolo bacio), ma per quello che significa, non a livello di “educazione” o simili, ma a livello della esatta percezione e comprensione del rito. Sono certo, più che certo, che i due ragazzi siano in totale buona fede e neanche abbiano pensato di aver tenuto un comportamento non consono. Il vero punto è proprio questo, non aver alcun “timore e tremore” nel momento che noi, tutti insieme, offriamo al Signore che a noi si offre, riinovando la Sua presenza. Credo sia un chiaro esempio di quel rischio di desacralizzazione (forse, semplicemente, di banalizzazione) di cui ho già parlato. Attenzione poi, cari amici, a parlare di superamento dei ministeri ordinati, come se fosse già scritto nelle cose, come se sapessimo già quello che sarà l’ineluttabile corso della storia. Le parole di Nicol (ore 20.56)possono essere variamente interpretate, ma pensare che la soluzione della disputa sul sacerdozio femminile sia quello del superamento stesso del sacerdozio (diverso da quello universale) mi sembra davvero voler troppo (o, forse, troppo poco, come non voler più l’eucaristia, del resto so bene che una certa parte degli stessi praticanti non crede davvero nella transustanziazione e forse neanche in qualcosa come la consustanziazione). Certo così il “problemino” da cui ero partito (le effusioni durante la liturgia e la scarsa comprensione di ciò che si sta vivendo) sarebbe davvero risolto. In radice.
Grazie cari, questa mattina quando ho scritto il mio messaggino sapevo che non mi avreste deluso. Confesso che ho usato quel linguaggio un po’ desueto (stare composti) anche come esca (ma nella sostanza è tutto vero). Amo Matteo, perché è sempre all’altezza delle mie aspettative: praticamente rasoterra. Quella sorta di parodia di inno all’amore che ha scritto questa mattina mi ha messo di buon umore, ma anche la visione del moralista e della moralista che si baciano sulla bocca (a proposito: con lingua o senza?) non era male (io me li sono immaginati vestiti da scout, coi calzettoni e tutto).
Un’utopia potrà realizzarsi, ma si realizzerà sempre altrove: per definizione, il luogo reale non le appartiene.
Paolo VI aveva colto benissimo tutto ciò:
«Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non-cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa».
una rete il suo cuore , catene le sue braccia …
Parlando seriamente: di fronte al compiersi del sacramento quale altro atteggiamento sarà mai ammissibile se non quello della devozione, dell’ubbidienza e dell’adorazione, che si esprimono anche in un atteggiamento raccolto, silenzioso e “composto” del corpo? Non è addirittura blasfemo pensare che le nostre effusioni aggiungano qualcosa al mistero dell’amore di Dio che dona suo Figlio?
Gerry, non credo che Nicol, parlando di «messa in discussione tout court del sacerdozio come è inteso adesso, del ruolo del prete nella comunità ecc.» volesse intendere “superamento” del sacerdozio ordinato. Io ho inteso le sue parole nel senso che dobbiamo aspettarci una trasformazione e del rapporto tra laici e clero nelle comunità parrocchiali, rispetto alla situazione attuali in cui il prete è in qualche modo capo/amministratore più o meno incontrastato della sua parrocchia.
“Capo/amministratore più o meno incontrastato della sua parrocchia”?
E le perpetue?
Lycopodium, perché utopia? Perché non sarebbe pensiero cattolico? Io non credo che ciò che non è stato non possa mai essere. E come sai c’è chi sostiene che, come diaconato almeno, l’ordinazione alle donne ci sia stata nella chiesa delle origini (vedi Atti, nella traduzione accettata dai biblisti sebbene non “passata” nella nuova versione CEI).
Vabbé, il tema è uno di quelli caldissimi, mi fermo qui.
Dimenticavo le perpetue. Hai ragione!
Sì, Massimo, hai ragione è un tema caldissimo! 🙁
Ma se tutti vedessimo i vari ministeri (compreso il Ministero ordinato) come compito o missione forse molti fraintendimenti cadrebbero.
Ridurre la sacralità al solo Sacramento dell’Ordine, mi sembra parecchio riduttivo, ma credo sia altrettanto riduttivo e pericoloso considerare coloro a cui è stato “conferito” il Sacramento dell’Ordine come coloro che sono “gli eletti” o “quelli che possono” o quelli che sono “immanicati” con Dio.
Ogni Sacramento ha in sé un movimento di “servire” ed un “essere” nell’umiltà.
E’ vero che forse nella gerarchia ecclesiale qualche voce femminile non ci starebbe male (ma siamo sicuri che non c’è? Non è che forse c’è ma è nascosta?), ma sento aria di “competizione” e non mi pare molto bello evangelicamente parlando.
Per quanto riguarda invece il comportamento degli innamorati in chiesa … beh! … credo sia banalmente un questione di rispetto degli altri. Personalmente non mi scandalizza nulla, ma certi atteggiamenti mi ricordano che non tutti siamo fatti allo stesso modo ed il “non pensarci” ed imporre un “mi va di fare così” da parte di innamorati, mi sembra poco caritatevole per quei poveretti che non ce la fanno a pensare sempre “bene” (o, esistono anche quelli!)
Infine … cercando di tenere tutto insieme (i vari argomenti che si sono affacciati in questo post): condividere l’essere innamorati è legittimo e buono; escludere gli altri per atteggiamenti affettuosi tra due persone, mi pare non troppo buono (ci sono anche quelli che vivono momenti affettivi in crisi, ad esempio); ostentare (troppo fisicamente) questo amore in Chiesa temo sia “togliere l’attenzione al Signore ed attirarla su di sé” (basterebbe la mano nella mano, ad esempio). L’amore autentico dovrebbe “affinare” la sensibilità non escluderla.
Sorry per la lunghezza. 🙂
Nicol,
“non è una questione di potere ma di accesso alla sacralità, di possibilità di scelta.”
Accesso alla sacralità? Ma si accede solo con il Sacramento dell’Ordine? Ma alla sacralità si accede? Tutti i laici, quindi, sono ai margini della sacralità?
C’è qualcosa che non mi quadra! 🙁
“nella direzione e nel discernimento ai vertici della Chiesa è completamente assente la sensibilità femminile”.
E allora Madre Teresa, Chiara Lubich dove le mettiamo? Il fatto è che noi pensiamo tutto in termini di “potere”. Ma non esiste solo il potere amministrativo: esiste una forza del carisma, dalla quale le dnne non sono affatto escluse. Pensiamo alle grandi mistiche, a figure profetiche come suor Emmanuelle, alle donne teologhe che stanno emergendo. Certo, è auspicabile una valorizzazione ancora maggiore della sensibilità femminile, e si possono inventare figure nuove (o recuperare figure antiche, come quella della diaconessa), senza focalizxzare tutta la riflessione, in modo ossessivo, sulla questione del sacerdozio. Ma non possiamo dire che oggi la donna sia “completamente assente”: soprattutto sul piano del discernimento mi sembra già molto presente; ed esistono forme di “direzione” diverse da quelle istituzionalizzate. Una pista di riflessione interessante mi sembra questa: accanto ad una paternità spirituale esiste una maternità spirituale, non meno importante. E una parte del pensiero femminile valorizza la “differenza”: l’umano si esprime nelle due dimensioni del maschile e del femminile, con uguale dignità, ma chiamate ad essere complementari e non a fare necessariamente le stesse cose nello stesso modo.
Concordo con le osservazioni di Marta, anche a proposito della sacralità, non riducibile al sacramento dell’Ordine. C’è una “sacralità” anche nel matrimonio. Nella comunità ogni dono viene dallo Spirito (basta pensare al lungo elenco di Paolo: profeti, dottori…), e non si tratta di stabilire primati. E nelle lettere paoline emerge un preciso ruolo, nell’evangelizzazione, di alcune coppie spostate, come Aquila e Priscilla. Ci sono quindi molti modi di valorizzare i laici e le donne nella Chiesa.
entro nel dibattito, segnalando una notizia che ho avuto modo di commentare con qualcuno fuori dal pianerottolo ed è questa:
http://www.chiesadimilano.it/or4/or?uid=ADMIesy.main.index&oid=1687535
due sposi sono stati nominati responsabili diocesani della pastorale familiare da Tettamanzi a Milano…
detto ciò, e questa novità la trovo molto interessante, ho già scritto in passato qui che nonostante certe eretiche mie affermazioni su altri ambiti sono appassionato sostenitore del sacerdozio solo maschile. Ora non sto a spiegare perché. Certo, le “quote rosa” nella Chiesa non sono un tema che mi fa strappare i capelli…. semmai il problema è quello che pone matteo…
D’altro canto, sono un focoso appassionato della chiesa tutta ministeriale (espressione che certi amici più anziani mi dicono “conciliare”)… e auguro alla mia chiesa tutta di accorgersi presto e con forza della differenza dei ministeri e dei carismi, invece di affannarsi sui numeri di seminari e praticanti (espressione che mi insulta) presenti alle messe domenicali.
Perchè si continua a “voler fare confusione”?
Accantoniamo pure la problematica sacerdozio alle donne, non appartiene a questa epoca e soprattutto non appartiene a questo pontificato.
La questione vertici-dicasteri della Santa Sede,
non è con madre Teresa e Chiara Lubich
che c’entrano come i cavoli a merenda.
Infatti, non si pone la problematica: “Carismi” che il Signore dà a chi vuole, siano nell’ordine sacro o nel popolo cosiddetto laico.
Il problema si pone nei Dicasteri Vaticani
dove non c’è assolutamente bisogno che ad occupare gli scranni decisionali e di consulenza del Papa siano necessariamente persone dell’ordine sacro.
Possono essere benissimo laici o religiosi NON-sacerdoti.
Non è scritto da nessuna parte che debbano essere per forza dell’ordine sacro.
Ci siamo dimenticati quando ci si invento’ la nomina dei cardinali? E di quando questi non appartenevano all’ordine sacro?
Quindi tra i capi-Dicastero, è impensabile
un laico?
una donna?
un religioso-non-prete?
Che i Vescovi facciano i vescovi effettivi e non titolari, e se non sono effettivi di porzione di popolo, vengano messi a riposo.
Continua ad essere ridicolo nel 2009 che abbiamo ancora vescovi titolari di diocesi inesistenti, purchè possano ricoprire degli incarichi di curia.
Questo non è un sistema di potere? Consolidato?
Nelle sole mani di chi non ha sensibilità né di famiglia, né femminile, né di vita coniugale?
E qui non si parla affatto di ordinazioni “maschili” o meno.
Siamo nel 2009,
il Papa, in unità con il collegio Episcopale, hanno bisogno di tutte le anime che compongono il Popolo di Dio,
diversamente c’è scollamento, tra quello che passano il tempo a “dire” e quello che avviene nella realtà di tutto il Popolo di Dio, come sta accadendo.
Caro Leonardo,
se tu ci rispiamassi il tuo “immaginario erotico”, soprattutto in ambito liturgico ti saremmo grati. Per il resto ci siamo abituati al livello delle tue critiche ed alla mancanza di carità che mostri e lo attribuiamo (per lo meno io) ad un po’ di insicurezza, che ti rende più umano e simpatico…
Per il resto mi fa un po’ impressione leggere il dibattito sull’atteggiamento da tenere in Chiesa in termini di rispetto verso l’Altissimo: proprio in quanto altissimo credo che si faccia abbastanza un baffo di tutte le nostre discussioni e incrostazioni culturali. Semmai c’è da parlare di rispetto verso noi stessi e verso chi sta in Chiesa con noi e su quello si discute meglio.
A Taizè è normale stare sdraiati in preghiera, per molti è stata una riscoperta che li ha avvicinati a pensieri e domande profonde. Taizè è un luogo isolato in cui va all’incirca chi si ritrova in quei costumi e modi di esprimersi. Così come Lourdes potrebbe risultare pesante per alcuni che non accettano la commercializzazione del miracolo e che fanno bene a tenersene lontani.
Nelle parrocchie chiediamo di trovare un modo di comportarsi che non offenda e non allontani nessuno: si può e si deve ma solo se partiamo dal’idea che noi umani non vediamo molte cose e siamo piccini e questo è uno sforzo di esprimersi in armonia e nell’amore.
Per Marta:
La consacrazione eucaristica è e rimane (non mi pare che nessuno lo metta in discussione) il centro della vita sacrale ecclesiale, il suo culmine, ed è un dato di fatto che un gruppo di donne da sole non può accedervi. Mi sembra strano e poco sensato.
Va bene che poi non mancano le donne brave e impegnate: chi ha mai sostenuto il contrario? Mi chiedo solo perchè Chiara Lubich e Madre Teresa possano cambiare il mondo ma non celebrare l’eucarestia (naturalmente nel caso in cui sentissero la vocazione, cosa che dubito per entrambe visto che non l’hanno mai chiesto).
Non vedere la competizione ovunque: è un modo molto maschilista e un po’ subdolo di tenersi il potere da parte dei maschi che nella chiesa va molto di moda…quando una donna alza il capo le dicono che vuol diventare peggio di un uomo!
Per Gerry: come ha detto Massimod. parlavo solo di un cambiamento di ruoli e di modo di intendere il sacerdozio, non si sua eliminazione tout court.
Sono d’accordo con Nicol: se l’Eucarestia è centrale, è inutile che ci arrampichiamo sui vetri dicendo che la possibilità di presiederla data solo ai maschi è un aspetto secondario. Dal fatto che alcuni sacramenti sono celebrati solo da sacerdoti ordinati maschi discende una oggettiva subordinazione della donna nella chiesa, che cozza ormai con il “sentire” dei cristiani stessi.
Interessante comunque quello che dice Matteo sulla possibilità di assegnare incarichi di responsabilità (i dicasteri vaticani) anche a laici e donne. Ma secondo me è più facile che si arrivi al sacerdozio femminile che a questo. Nella mia diocesi (non vi dico quale) piuttosto che mettere un laico donna (preparatissima) a capo di un ufficio della curia si è preferito mettere un prete di dubbia competenza e capacità. Un laico (donna per giunta) a capo di un ufficio? Non scherziamo, per favore!
e vabbé, Massimo D, uffa, non avete letto il mio commento… diocesi di Milano… sperare si può! 😉
@ Moralista,
Certo che sperare si puo’, e si deve anche.
L’esempio che porti tu, avviene in una isola particolare dell’Italia,
e se conosci bene quell’isola, sapresti che da più di 20 anni ci si impegna anche in altri ambiti pastorali senza rischiare la testa.
Cosa che a Roma è impensabile.
Una rondine non fa primavera, ma almeno una rondine c’è, e dà speranza.
Non è proprio la prima volta: forse lo è in maniera ufficiale, ma so per certo che in alcune diocesi ci sono state coppie coinvolte, a vari livelli di responsabilità, nella pastorale familiare. Del resto le coppie sposate vivono ogni giorno il loro sacramento, che è la loro (la nostra) strada di santità, quella ordinaria e lungo la quale sono incamminati la maggior parte dei cristiani. Vivendo un sacramento permanente che consiste nella donazione reciproca e nell’apertura (alla vita, alla famiglia, alle tante piccole e grandi necessità dei figli, dei genitori, di tutti coloro che bussano alla loro porta ed anche di quelli che non bussano) le coppie sposate sono portatrici di una loro specifica funzione e ministerialità nella Chiesa. Da molto tempo lo si sapeva o lo si intuiva (giustamente sono stati citati Aquila e Priscilla, nella cui casa di fabbricanti di tende ha sostato e si è ristorato – in ogni senso – Paolo e non lui solo), ma la Chiesa ha iniziato, anche nel modo più solenne, ad additarci santi sposi, come Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi o (beatificazione ancor più recente) Luigi Martin e Zelia Guerin, che sono stati i genitori di S. Teresa di Gesù Bambino, i cui processi canonici – che erano iniziati separatamente in Francia, dal 1957 al 1960 – inviati a Roma, alla Congregazione delle Cause dei Santi sono stati presentati in un unico studio. Santi “feriali”, come feriale è la nostra vita e il nostro “ministero”. Rendersene conto, credo, possa dare agli uomini e alle donne non “ordinati” maggiormente il senso (per carità, uno dei possibili sensi) del loro posto nella comunità dei fedeli.
A tutti i “Don” (e non solo) qui presenti, chiedo un aiuto esegetico e/o alla lectio divina del passaggio (Levitico 19, 17) :
“Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d’un peccato per lui.”,
dalla Prima Lettura della Liturgia (rito romano, forma ordinaria) di ieri.
Grazie in anticipo.
così a naso, senza consultare nessuno direi: da Caino in poi, il senso di responsabilità che ho nei cfr di mio fratello deve spingermi a correggerlo per portarlo a Dio. Io sono coinvolto col suo peccato, esso non è solo una cosa tra lui e Dio…
Se si interprteta la Bibbia con la Bibbia…
Ezechiele 33,7-9 analogamente dice: “O figlio dell’uomo, io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti; ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia. Se io dico all’empio: Empio tu morirai, e tu non parli per distoglier l’empio dalla sua condotta, egli, l’empio, morirà per la sua iniquità; ma della sua morte chiederò conto a te. Ma se tu avrai ammonito l’empio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte, egli morirà per la sua iniquità. Tu invece sarai salvo”.
Ma bisognerebbe leggere l’originale di Lev per dire cose davvero sensate…
Ehm … io non sono nessuno e, oltre che “a naso” vado a braccio.
Anch’io ieri sono rimasta un po’ “secca” da questo passaggio.
Ma poi ripensandoci direi che è abbastanza ovvio.
Voglio dire, per quanto riguarda il “rimproverare apertamente” significa non calunniare e non mormorare.
Cose proprio brutte perchè una nostra mezza parola quando passa di bocca in bocca (perchè succede sempre così) diventa un discorso “infangante” per chi ne è il soggetto.
Da qui, è evidente che un peccato di silenzio nel “rimproverare apertamente” diventa veicolo di altri peccati fatti da altri e, per di più, colui che doveva essere rimproverato continua per la sua strada imperterrito convinto di essere una “vittima” e magari diventa pure “rabbioso”.
C’è anche da dire che il “rimproverare apertamente” non credo significhi essere “duri”, ma essere gentilmente chiari e semplicemente dire ciò che – oggettivamente – non va bene.
Non è una bella posizione, specialmente quando quello da rimproverare è un amico o una persona cara (vd. la lavata di capo fatta dal Capo a Pietro a proposito del “Non sia mai …”).
In conclusione: ognuno di noi è custode (con vero amore) dell’altro e qualsiasi altro.
Che ne dite “don” ci può stare una cosa così? 🙂
caro Gerry, in Italia credo sia in ogni caso la prima volta che un vescovo non sente l’urgenza di “far controllare” dei laici in genere da qualche monsignore senza parrocchia…
Qui non voglio fare polemica, ma sottolineare la quasi ovvietà della scelta di Tettamanzi (di cui peraltro non sono un tifoso a prescindere).
Tu richiami bene la ricchezza del matrimonio in sé e, credimi, è motivo di serissima riflessione per me e mia moglie da tempo.
Ma la specifica funzione e ministerialità degli sposi, cui giustamente accenni, non è ancora stata valorizzata, almeno in Italia, come potrebbe. Per farmi intendere, sono allergico tanto alle iconcine matrimoniali che certa catechesi moralistica ci ha inculcato, quanto ai modelli “superomistici” delle famiglie eroiche (per la serie, solo se apri una casa-famiglia o adotti 15 figli sei una vera coppia cristiana…).
E non si tratta di voler occupare le sedie dei preti o di reclamare anche noi un “colletto”, ma di far cogliere – a chi si fa domande sul matrimonio, i fidanzati per esempio – perché davvero “è bello” sposarsi (come farsi prete).
… e invece devo ancora stare a sentire, per esempio, di coppie (e ne sento tante) che non vivono più la comunità cristiana perché non trovano una messa dove sentirsi a loro agio e in pace con i figli…
Chiudo le mie oltre 20 righe (pardon), sottolineando ancor più la beatificazione della “coppia” dei genitori di S. Teresa di Lisieux…. un piccolo segno che il matrimonio in quanto tale ha qualcosa da dire a tutta la Chiesa, ed è ancora da scoprire fino in fondo.
Per il moralista. Sono d’accordo. Mai come oggi dovrebbe essere capito (magari dopo aver dato una lettura al libro di Tobia) che anche il matrimonio è una vera vocazione ed ha un suo specifico ambito, che non è solo quello interno alle mura domestiche. Senza voler togliere nulla a parroci e presbiteri.
Conosco altre situazioni in cui laici, ed anche donne (laiche o religiose), dirigono uffici di curia. In occasione di convegni diocesani e in altre occasioni ho ascoltato relazioni di uomi sposati e di donne teologhe (ed anche i preti ascoltavano e prendevano appunti). Si può andare avanti in questa direzione senza essere polemici. Credo anzi che proprio le eccessive polemiche rischino di frenare questo processo che è già in atto.Un invito agli altri laici ed alle donne: invece di rivendicare spazi, cerchiamo di far conoscere i nostri carismi: se ci sono, verranno prima o poi apprezzati.
gentilissimo savigni, ha ragione, ovviamente (io sono probabilmente frustrato dal “caso Roma”, che è un po’ come New York City negli Stati Uniti: enorme, simbolica, potente, ma non rappresentativa).
… Come direbbe matteo, però non è solo una questione di carismi (nè tanto meno di sgomitare per occupare spazi)… è una questione di felicità, di pienezza di vita nella Chiesa, per tutti gli stati di vita (laicale/matrimoniale, ordinata, religiosa)… ma sarebbe un discorso lungo e poco interessante per molti…
ps. Gerry, ecco, bravo, hai il dono della sintesi. Ci siamo capiti.
moralista, non sorvolare sui giusti interrogativi posti da leonardo: il bacio con la lingua o senza lingua? Lo so che lo fai per modestia – non sei mica moralista per caso – ma allora lo dico io per te: il moralista non ha più la lingua dal giorno della cresima.
E’ stata una scelta di penitenza e castità: ma non per la lussuria (peccato da cui il moralista è miracolosamente dispensato dalla nascita), piuttosto per la gola. Riconoscendosi ingordo e nicco, il moralista ha scelto di punirsi strappando di suo pugno l’orrida e molliccia protuberanza. La moglie non ha voluto essere da meno: non ha strappato la lingua, ma ha cucito la bocca con filo benedetto dalla suore ricamatrici.
Ecco perchè non possono peccare, caro leonardo, e la loro professione scout – come tu stesso hai giustamente supposto – li obbliga alla “compostezza”.
Il calzettone che tu immagini è in realtà una doccia gessata che gli blocca le articolazioni fino all’anca. I pantaloncini sono quelli di ordinanza, ma con l’orlo di cilicio per meglio vivere lo spirito del sacrificio eucaristico.
Il fazzolettone poi, inmancabile per uno scout, lo usano come bavaglio: per cui è vero che si baciano – dio li perdoni per questo – ma le labbra non si toccano. Aggiungi che il fazzolettone è imbevuto di canfora per cui anche l’effetto dello sfregamento (scusate la parola) dei musi è lontano dal produrre il men che minimo effetto di piacere (scusate ancora).
Se poi anche così il bacio risultasse sconveniente, provvederò personalmente acciocchè i 2 sposi impenitenti vengano cosparsi di pece e piume d’oca ed esposti al pubblico ludibrio.
Ludibrio si può dire?
Alessandro, scusa, ma davvero non capisco questo intervento così aggressivo.
Si può parlare e discutere senza passare alle offese che – in questo caso – son particolarmente cariche di rabbia.
Quello che sconverta, poi, è attaccare lo scoutismo che – credimi – non è certo quello che tu dipingi … anzi ….
E te lo dice una ex Capo scout (A.S.C.I. quindi scoutismo maschile). Ti dovresti informare prima di lanciare parole così aggressive.
Sarà stata sicuramente un momento di rabbia, ma non è per nulla elegante un intervento così e neppure vero, visto che – come credo – non conosci “moralista”.
Ciao
Marta09 attenzione attenzione! Alessandro e il moralista sono “pappa e ciccia” e ambedue amanti dello scoutismo. Come anch’io: animavo i campi scout del padre Federico Lombardi assistente negli anni ’70 e ho l’ultima figlia caposquadriglia. Semmai dovevi difendere Leonardo – ma lui ama essere attaccato – e non il moralista.
chiedo scusa, marta, ma volevo giocare con leonardo e il moralista, con cui condivido davvero ogni giorno, ore pasti, la pappa, la ciccia, il riso in bianco e tanto altro
mi faceva ridere l’idea di un moralista accusato di ‘immoralità’ per un bacio in chiesa…poi il riferimento di leonardo ai “calzettoni” ha accesso la miccia narrativa….ma si vede che era una miccetta 🙁
e meno male che luigi mi aveva presentato come un visitatore ‘discreto’ …
Tranquillo, Alessandro, solo che il tuo commento letto da chi non sa aveva un sapore aggressivo … ed è una cosa che – per quanto ci tenti – non tollero molto e reagisco sempre quando è rivolto ad altri (su di me ci sono quasi abituata).
Ma è la serata delle scuse e chiedo scusa anche a te per non aver compreso.
;-( Pace?
…ho appena smesso di ridere… non so se ce la faccio a scrivere una cosa sensata… cara marta, innanzi tutto, mi dispiace che tu sia caduta nella rete di quel fetente di Alessandro Iapino… come spiega Luigi in realtà lui (anche se non lo puoi dire perché ha una sindrome assertiva congenita, cioè è “l’ufficio stampa del mondo”) stava prendendo in giro leonardo… che ormai abbiamo capito amare queste dispute giocate sul filo dell’ironia…
Inoltre, più che pappa e ciccia, direi che io e Iapino siamo come Gianni e Pinotto… ma ci divertiamo solo noi, mi sa… chiusi in questo palazzo di cui non oso dire altro…
Devo anche precisare che dello scoutismo amo solo mia moglie (che “è stata” scout prima di venire a Roma)… ma solo perché lo conosco pochissimo.
infine, caro leonardo… niente lingua… un bacio soffice sulle labbra guardandoci negli occhi e un abbraccio… ti è già venuto il diabete???
marta, come si diceva da piccoli (almeno a roma..):
“Mannaggia il diavoletto che c’ha fatto litigà / pace pace e libbertà!”
:))))
«un bacio soffice sulle labbra guardandoci negli occhi e un abbraccio…»
Il coro della parrocchia intanto: “O dolci baci o languide carezze … mentr’io fremente, le belle forme disciogliea dai veli…”
(Io penso a quei poveri moralistini, che guarderanno perplessi le effusioni chiesastiche dei genitori)
no, no, siamo rigorosamente vestiti…
ps. i moralistini sono già stati segnalati ai servizi sociali per le nostre gravi inadempienze
da clinico e specialista delle profilassi posso dire solo una cosa .
Se gli ebrei non avessero avuto tutte quelle norme sull’impurità ,come ad esempio il lavarsi le mani prima di prendere cibo e purificarsi dopo aver toccato un morto, o essere stato alla casa di un morto o di un pagano , a quest’ora non esisterebbero più come popolo .