Ho avviato con il posto di ieri un’antologia delle voci venute dal Sinodo che oggi e domani porterò avanti senza cedere alla tentazione della polemica. Metto per prima un’opinione di Adolfo Nicolas, preposito della Compagnia di Gesù, che ha la data del 7 ottobre e inizia con queste impegnative parole: “Si tratta di ricavare uno spazio di misericordia nel diritto”. Vai ai commenti.
Sinodo 2: continuo ad ascoltare senza fare polemiche
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Nicolas sul diritto e sulla misericordia. “Perché il diritto come lo abbiamo oggi, nella Chiesa, non sempre è anche misericordia. Ha dei principi, il diritto, dev’essere chiaro. La misericordia però non è chiara, ha sempre una ambiguità, poiché non possibile conoscere a fondo il cuore umano, le sue debolezze. La carità non si può normare. Francesco spesso non è capito bene. Lui è molto teologico e sa quello che dice la dottrina, lo sa molto bene e non la vuole cambiare. Però vuole trovare porte aperte per la pastorale. Come ha detto anche nella messa di apertura, una Chiesa che si chiude non è la Chiesa di Cristo. Propone l’apertura alla persona, in primo luogo: non i principi, ma le persone. Spero sia questa la forza che dirigerà il Sinodo”.
Cardinale Stanislaw Rylko sull’ospedale da campo – 6 ottobre: «È stato detto che la Chiesa dovrebbe essere come un “ospedale da campo” ma non ci sono molti in questa situazione che vogliono andare in ospedale. Sant’Agostino chiede a chi cerca aiuto ma non si vuole convertire: “Perché ci cercate?”. Così si comportano alcuni battezzati che vivono una situazione irregolare ma non vogliono ricevere il sacramento della penitenza. Così ci troviamo di fronte non solo a una crisi del matrimonio e della famiglia, ma anche a una crisi di fede».
Schoenborn su dottrina e misericordia. Cardinale Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna – 8 ottobre: «Il Vangelo è il cuore della dottrina, la verità che si applica per la vita e la felicità della gente. Tra la dottrina e la misericordia non dovrebbe esserci contrarietà, perché la dottrina del Vangelo è piena di misericordia: la grande dottrina del Vangelo è l’amore per i nemici, il perdono dei peccati. Gesù, come ha ricordato il Papa, è venuto come un medico: non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Coccopalmerio sul clima sinodale. Francesco Coccopalmerio, presidente del Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi – 9 ottobre: «Mi pare che sia in aula sia nel circoli minori ci siano, da una parte, opinioni differenziate: questo è un grande valore. Dall’altra, c’è libertà di espressione: anche questo è un grande valore, a cui il Papa ha invitato i padri sinodali. C’è, al contempo, una visibile unità, una sensibile e direi graduale atmosfera di fraternità. Credo che questo sia l’habitat più favorevole allo Spirito Santo e al suo influsso. La dottrina è per il bene della persona e della comunità ecclesiale, quindi la dottrina è pastorale. Non ci può essere contrapposizione tra dottrina e pastorale. Le persone, però, si trovano in condizioni concrete e hanno necessità concrete che esigono risposte differenziate. La dottrina illumina i pastori d’anime a risolvere tali situazioni e a dare risposte adeguate».
Scherer sul parlare con coraggio. Cardinale Odilo Pedro Scherer, San Paolo del Brasile – 10 ottobre: “E’ un clima sereno, fraterno, ecclesiale. Papa Francesco ci ha detto di essere coraggiosi, di parlare con coraggio ed entusiasmo, tutti volendo il bene della Chiesa, della famiglia, e così si fa. I partecipanti sono tranquilli, sereni, lavorano, si vede che sono impegnati e attenti, partecipano; e poi dagli interventi, ho potuto vedere che sono emerse questioni, anche pareri e posizioni abbastanza diverse a seconda delle culture, delle regioni del mondo sulle situazioni della famiglia e anche sulla maniera di procedere da parte della Chiesa nei confronti della pastorale della famiglia. Un suggerimento che viene abbastanza forte dalle nostre parti è quello delle associazioni familiari e cioè che le singole famiglie devono raggrupparsi, formare gruppi per fare poi delle associazioni che meglio possono rappresentare le famiglie nel dibattito pubblico, politico”.
Maradiaga sul gender. Cardinale Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, Honduras – 10 ottobre: “Questa del gender è veramente una ideologia e non è nuova: se pensiamo al XIX secolo, quando Marx combatteva contro i mezzi di produzione, Engels combatteva contro la famiglia; poi abbiamo avuto Freud che voleva eliminare il padre e all’inizio del XX secolo abbiamo avuto alcuni movimenti radicali femministi che volevano invece eliminare la madre, la maternità, come fosse stata una cosa di cui le donne dovessero liberarsi; e adesso la ‘gender theory’ che cerca praticamente di eliminare la famiglia. Ed è più pericolosa: distruggendo la famiglia, si distrugge la società. E così facendo si arriverebbe ad un individualismo tale che non ci sarebbe più vita in comunità”.
Rodolfo Valenzuela Núñez sul linguaggio. Presidente Conferenza episcopale del Guatemala – 11 ottobre: “É come sempre un’assemblea ecclesiale dove si respira la pace dello Spirito, sebbene ci siano dei diversi punti di vista. Ci saranno dibattiti, come accade da sempre, fin dall’inizio della storia della Chiesa e ciò non mi preoccupa. L’ambiente del Sinodo è un ambiente di pace. Dobbiamo avere un linguaggio capace di comunicare con le coppie, con le famiglie”.
Mueller sui singoli casi. Cardinale Gerhard Ludwig Mueller – 13 ottobre: «Si può discutere sulle condizioni dei singoli casi ma un regolamento generale non è possibile. Il matrimonio è un sacramento e la Chiesa non ha autorità su un sacramento. Penso si arriverà a una buona sintesi».
Tedeschi sul matrimonio naturale. Circolo minore di lingua tedesca – 13 ottobre: “Abbiamo incontrato difficoltà riguardo al concetto di matrimonio naturale. Nella storia dell’umanità il matrimonio naturale si è sempre informato anche alla cultura. Il concetto di matrimonio naturale potrebbe implicare che esista una forma di vita naturale dell’uomo senza influenze culturali. Per questo proponiamo la formulazione: il matrimonio fondato nella Creazione”.
Semeraro sulla troppa Europa. Vescovo Marcello Semeraro segretario del gruppo di “Nove Cardinali” – 14 ottobre: «È anche la mia impressione [che il dibattito sinodale sia troppo eurocentrico]. Dobbiamo renderci conto che le sfide sono diverse a seconda delle aree geografiche: qui in Europa abbiamo il problema della denatalità, in Africa hanno il problema contrario. Ci sono Paesi dove il problema non sono i divorzi, ma la poligamia».
Chaput sul Papa. Arcivescovo di Philadelphia Charles J. Chaput – 14 ottobre: “Come supremo pastore della Chiesa cattolica il Papa può ascoltare il consiglio [dei padri sinodali], ignorarlo o fare qualcosa tra queste due strade. Ma sarebbe raro che un vescovo di Roma non tenesse in considerazione il consenso dei suoi fratelli”.
Twal sul ruolo dei vescovi. Patriarca Latino di Gerusalemme Fouad Twal – 15 ottobre: “Per i divorziati risposati sono del parere che bisogna valutare caso per caso, bisogna lasciare al vescovo diocesano – che conosce le singole situazioni – la facoltà di decidere caso per caso. Non è da Roma che si deve decidere”.
Pell sull’andamento del Sinodo. Cardinale George Pell prefetto della Segreteria per l’Economia – 15 ottobre: “Questa interpretazione [che al Sinodo vi sia spirito di contrapposizione] è del tutto sbagliata. Ovviamente su vari punti ci sono approcci diversi, ma i giornalisti da fuori vogliono mostrare una crisi causata dalle differenze, un po’ di caos, un clima di esasperazione. Non c’è niente di questo. Ovviamente, come ho detto, ci sono divergenze, ma soltanto, principalmente, sul capire la dottrina, sul come seguire la dottrina, su quale sia la disciplina dei sacramenti”.
Nell’intervista a le figaro citata dal card. Marx, pell non è stato così latte e miele.
Qua però Pell dice il vero.
Questo sinodo è stato visto dai giornalisti come scontro fra vescovi conservatori e vescovi progressisti.
E la stampa ha fatto la sua parte diffondendo notizie turbative del buon andamento del Sinodo. Non hanno avuto presa, però. Troppo smaccata era la finalità di tali episodi resi pubblici ad arte.
Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, si dice.
Certi laici, anche qui nel blog, si erano preparati alla “guerra” e non vedevano l’ ora di assistervi.
Credo che siano rimasti assai delusi.
Dai resoconti frammentati postati da Luigi, mi sembra che abbia prevalso, fino a qui, il buon senso dettato dalla giusta visione della realtà.
A riprova del fatto che la Chiesa deve aggiornarsi alla luce viva degli accadimenti del nostro tempo. Altrimenti rischia di restare una fiammella sempre più languida, che non dà né luce né calore e finisce per spegnersi.
Non credo che sia questa la volontà del Signore.
E spero che il Papa sappia formulare una sintesi equilibrata
delle indicazioni espresse dai vescovi di diverso orientamento.
Su Nicolas: in linea di princpio, nel diritto non vi può essere spazio per la misericordia; al massimo uno, residuale, per l’equità. E la Chiesa è, prima di tutto, un’istituzione giuridicamente fondata.
E la Chiesa è, prima di tutto, un’istituzione giuridicamente fondata.
La Chiesa sarà un’istituzione giuridicamente fondata, ma che lo sia prima di tutto non sono d’accordo. Prima viene il Vangelo, senza questo il resto non ha senso.
Su Mueller: anche l’ordinazione è un sacramento irrevocabile, eppure il diritto della Chiesa consente al sacerdote dispensato dagli obblighi dell’ordine di accedere ai sacramenti della penitenza, del matrimonio e, dopo il matrimonio, dell’eucarestia. E’ un alito di misericordia inseritosi nel diritto, o è proprio l’applicazione di una regola giuridica, che distingue sacramento dell’ordinazione da sacramento del matrimonio, indissolubile il secondo e solo in parte irrevocabile il primo?
Si ma il matrimonio già prevede la nullità come dispensa, senza contare che il sacerdozio riguarda il singolo non è un patto a due non lascia figli di primo letto, insomma è diverso dai.
(per una volta che i laici hanno qualcosa di proprio bisogna clericalizzarlo?)
A Giuliano e Sara: il matrimonio comporta di suo l’unicità, mentre il sacerdozio non comporta necessariamente il celibato. Dunque dal celibato dei sacerdoti la Chiesa può dispensare, dall’unicità del matrimonio no.
Ne ha scritto anche Piero Stefani sul Regno:
http://ilregno-blog.blogspot.it/2015/10/non-scindiamo-celibato-ecclesiastico-e.html
Sono dunque sempre, e soltanto, questioni giuridiche che vengono affrontate e risolte in base ai principi del diritto proprio della Chiesa. E’ pertanto metodologicamente non corretto inserire nella discussione elementi non giuridici, quale è, appunto, la misericordia; per cambiare prassi occorre cambiare la norma. Il problema che allora si pone è: la norma è mutabile oppure no?
Diciamo che si vorrebbe la quadratura del cerchio. Se si rimane nello stretto ordinamento giuridico sia pur canonico, dura lex sed lex. Altro e’ la misericordia, un sentimento, come dice la parola di origine latina, che viene dal cuore ed evoca la com-passione verso il peccatore o l’errante secondo la norma giuridica. Vedremo il Papa come intendera’ dirimere la sottile questione.
In aggiunta, la norma puo’ essere sempre modificata,a questo serve la pesante burocrazia vaticana che gestisce tutti gli aspetti giuridici della religione cattolica.
Quello che non si potrebbe modificare e’ il dogma, ma anche questo e’ un problema non da poco, anche riguardo alla “gestione” dei sacramenti ad esempio, infatti quanti sacramenti ha istituito Gesu’ Cristo e quanti sono arrivati dopo da San Paolo alla Tradizione ?
Gesù ha istituito l’ Eucaristia e, in certo qual senso, la confessione.
Il matrimonio già c’ era; la sua indissolubilità, stando a Matteo 19,9, poteva essere interrotta a causa dell’ impudicizia. E a questo riguardo ci sono varie interpretazioni.
Tutto il resto, dogmi compresi, è stato aggiunto dalla Chiesa.
Non credo proprio che Dio si lasci imprigionare dalle norme della Chiesa.
Non credo proprio che Dio si lasci imprigionare dalle norme della Chiesa.
Infatti non è Dio ad avere bisogno della Chiesa ma gli uomini, torniamo sempre lì.
A proposito di mediazioni leggo oggi:
“L’attuale papa parla ai singoli, alla persona, all’individuo. Non parla mai alle categorie: i poveri, i malati, i bisognosi. Questo perché ha capito che nel mondo la grande mutazione antropologica ha fatto in modo che i corpi intermedi sparissero a beneficio di una dimensione soggettiva e individuale. La Chiesa è rimasta indietro perché difende i corpi intermedi come la famiglia, il sindacato, la parrocchia, il borgo, corpi essenziali che però stanno scomparendo. Ecco perché questo papa usa la sottigliezza psicologica per parlare a tutti e in definitiva al singolo.”
http://www.huffingtonpost.it/2015/10/21/de-rita-cattolici-gender_n_8345964.html?utm_hp_ref=italy
Come avevamo detto tempo fa fedele-Papa senza la mediazione di nessuno.
Come si vede, questa specifica questione affrontata dal Sinodo non si presta a facili semplificazioni, perché è, appunto, “sottile”, e nel contempo coinvolge problematiche assai ampie (la norma da modificare per cambiare la prassi sulla concessione dei sacramenti ai divorziati risposati è a disposizione della Chiesa oppure è dettata dal Vangelo?), alle quali le varie confessioni hanno dato risposte differenti, ma sulla base di presupposti differenti (se il matrimonio non è sacramento, in quanto non costituito da Cristo, l’indissolubilità diviene un problema meno urgente, almeno in alcune Chiese protestanti; fermo il sacramento del matrimonio, se l’accesso al sacramento dell’eucarestia viene disciplinato in sede liturgica, senza modificare il dogma è possibile ammettervi, a certe condizioni, anche chi ha violato l’indissolubilità, come fanno alcune Chiese ortodosse).
Quanto al rapporto fra sacramento del matrimonio e sacramento dell’ordine, mi viene da pensare che chi ritiene che il celibato è un dato essenziale non modificabile (e non una legge canonica storica modificabile) dovrebbe, per essere coerente, essere rigoroso anche circa la possibilità di integrare il sacramento dell’ordinazione con quello del matrimonio, a sua volta unico.
“Infatti non è Dio ad avere bisogno della Chiesa ma gli uomini, torniamo sempre lì.”
Direi che è la Chiesa a non doversi assumere il ruolo di Dio. Dunque, più che tornare sempre lì si dovrebbe cambiare prospettiva. E il discorso diventerebbe ben più ampio e meno restrittivo. Soprattutto meno categorico.
” E il discorso diventerebbe ben più ampio e meno restrittivo.”
Con buona pace dell’ospedale da campo…
Veramente tra Cristo e la Chiesa c’é molto di più di un semplice”bisogno” : c’é un’intima unità e c’é unità nella misura in cui Nostro Signore è presenta alla Chiesa in modo personale e interiore; Riflettendo poi sulle due Epistole -(Colossesi, e mi sembra, Efesini) non è un caso se l’apostolo mette in secondo piano l’essere “corpo” della Chiesa. Mentre, al contrario, pone fortemente l’accento sull’essere “Capo” di Cristo, per Lei…giusto per rendere chiaro il rapporto che intercorre tra il Figlio [il Padre] e noi.
Perciò, senza il “capo” Vivente e agente nello Spirito, neppure la Chiesa esisterebbe. Intima unità, certamente, ma il rapporto non può essere invertito come se il corpo possa diventare il Capo del corpo stesso…
Questo rapporto vale anche nel momento in cui si riunisce la gerarchia per decidere problemi relativi alla morale o alla dottrina o alla disciplina..
Cristo stesso nello Spirito diviene la “norma normans” . Per la Chiesa, signofoca, che la sacra Scrittura sarà la sola regola e la sola norma; l’unica che ha il potere di giudicare; è come la pietra di paragone con cui saggiare tutte le dottrine per conoscere se sono buone o cattive, vere o false.
anzi, per dirla tutta, la dottrina cattolica trae la propria certezza non soltanto su tutto ciò che è stato rivelato dalla sola Scrittura ma anche dalla Tradizione la quale ha la funzione di spiegare la Scrittura (Dei Verbum 9)
“Con buona pace dell’ospedale da campo…”
Che c’ entra l’ospedale da campo?…
Veda il punto due: “È stato detto che la Chiesa dovrebbe essere come un “ospedale da campo” ma non ci sono molti in questa situazione che vogliono andare in ospedale.”
Più ampio e meno restrittivo vuol dire che non ho bisogno dell’ospedale da campo, ho solo voglia che cambino gli altri per far posto a me.
Questa è una tua interpretazione, Sara. Perché parti dal tuo punto di vista che di sicuro non è il mio.
La Chiesa è importante, l’ ho già detto. Deve presentarsi come una Guida credibile. Deve accogliere senza discriminare, deve essere mater et magistra nel senso più nobile dell’ espressione, SENZA RITENERSI DIO.
In questo senso deve guarire gli infermi ( “ospedale da campo”) senza giudicare, sapendo che l’ UNICO a poter giudicare davvero è DIO.
Solo così può sperare che tutti o quasi cerchino rifugio nella Chiesa.
Chiaro il concetto?
Mi pregio informarvi che nello “Ospedale da Campo” l’unico preparato farmaceutico ad oggi utilizzato -in dosi massiccie- è:
L’ANESTESIA !
Cordiali saluti
P.S. Il maiuscolo si intenda come sottolineatura.