“Poichè lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono”: nella parabola delle dieci ragazze di Matteo 25, ascoltata oggi alla messa, questo è il versicolo 5. Mi piace isolare il capitello delle addormentate: “dormitaverunt omnes et dormierunt”. Nei commenti ci giro intorno.
Si assopirono tutte e si addormentarono
20 Comments
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Don Francesco. “Tutte si addormentano – ha detto don Francesco a messa – ma quelle che poi entrano con lo sposo alle nozze sono, tra loro, quelle che avevano portato con sé dell’olio e quell’olio è parabola dell’amore: entreranno nel Regno quelli tra noi che avranno amato, anche se come tutti avranno ceduto alla stanchezza della veglia”.
Papa Francesco. Simile è stato il commento del Papa oggi all’Angelus: Questa parabola ci dice che vegliare non significa soltanto non dormire, ma essere preparati; infatti tutte le vergini dormono prima che arrivi lo sposo, ma al risveglio alcune sono pronte e altre no. Qui sta dunque il significato dell’essere saggi e prudenti: si tratta di non aspettare l’ultimo momento della nostra vita per collaborare con la grazia di Dio, ma di farlo già da adesso. Sarebbe bello pensare un po’: un giorno sarà l’ultimo. Se fosse oggi, come sono preparato, preparata? Ma devo fare questo e questo … Prepararsi come fosse l’ultimo giorno: questo fa bene.
Le ragazze di Toronto. Nel campus di Toronto alla veglia della Giornata mondiale della gioventù, le dieci scout italiane che dormivano sugli zaini. Dolcezza scarmigliata. Era il 1° agosto 2002.
Dormitaverunt omnes. Se qualcuno dei visitatori conosce un mottetto gregoriano con le parole “dormitaverunt omnes et dormierunt” lo linki, ché mi piacerebbe ascoltarlo.
Prima di tutto una puntigliosa precisazione.
Il mottetto è una composizione vocale polifonica, quindi non è propria del canto gregoriano, che è strettamente ad una sola voce. Nel gregoriano si parla piuttosto di antifone.
Non ho trovato un’antifona strettamente legata al versetto ““dormitaverunt omnes et dormierunt”, però nel Proprio della messa di ieri due canti mettevano in musica il Vangelo del giorno:
L’alleluia:
https://www.youtube.com/watch?v=N_zsT9Evy44
e il Communio:
https://www.youtube.com/watch?v=ORNC6dcgEVc
ai quali si aggiunge l’Antifona al Magnificat dei vespri:
https://www.youtube.com/watch?v=1WBr5chx9WE
Fabrizio Padula
Molto bello il post di Luigi e molto bello l’intervento di Fabrizio.
Fabrizio grazie d’esserti affacciato e dei link che ci hai regalato. Ho gradito i tre brani che hai segnalato. Vieni più spesso e segnala il gregoriano quando abbiamo ad argomento un testo biblico o liturgico confacente, anche se io non lo chiedo. Prendi l’iniziativa. E scusa la negrigura della parola “mottetto”: io sono ignorante di musica e per me i mottetti sono quelli di Montale (“Le occasioni” 1949), pensa tu!
Non è il versetto al quale si riferisce Luigi , ma la parabola delle dieci vergini e’ fonte inesauribile di musica sacra.
Nel cuore della Pasqua dell’oriente cristiano al centro della settimana santa con il Tropario dello sposo che arriva nel cuore della notte
https://youtu.be/GC1mauCKRCM
Ma anche nel cuore della musica sacra occidentale con una delle più celebri cantate di Bach: Wachet auf, ruft uns die Stimme
https://youtu.be/rSgseffAn2U
In questo secolo Walton lo ha ripreso ispirandosi a Bach con una bellissima suite The wise virgins
https://youtu.be/hav9pT_1a7c
Che Sir Ashton, grandissimo coreografo a capo del Royal Ballet ha messo in scena, esitono degli estratti interpretati anche da Margot Fonteyn
https://youtu.be/IBew5v7f6Hc
Andrea Ventura
La parabola delle dieci vergini, al di là del tono duro, spiazzante, dello “Sposo”(Gesù-Dio) che alle vergini stolte dice: “non vi conosco”, indica–ha detto nell’omelìa il mio parroco– tutti quelli che hanno considerato banali le parole di Dio e hanno condotto la loro vita senza andare al cuore della vita stessa.
Si deve essere vigilanti, attenti, nel corso della vita intera. Attenti nel prendersi cura, nel preoccuparsi degli altri, avendo a cuore la loro vita. Vivere solo per sé stessi, in funzione del proprio “io”, come se Dio non ci fosse, è il dramma vero della vita.
Andare oltre il dovere morale significa improntare ogni azione sentendo la presenza costante di Dio. E nell’altro si deve vedere sempre il volto di Dio.
Dio ci attende sempre con immutato amore, anche quando noi stoltamente non lo cerchiamo. Ma quando noi gli chiudiamo la porta, allora, alla fine, troveremo noi la porta chiusa e non saremo riconosciuti dal Signore, e sarà terribile.
Quelli che invece sono sempre stati vigilanti, avranno la gioia di essere ammessi al banchetto nuziale.
Parabola “dura” questa. Credo che non sia facile neppure per chi la spiega darne la giusta interpretazione.
Io penso che il “non vivere piu per se stessi”, il vedere nell’altro il volto di Dio, non sia un “dovere” ma sia “il regno” , siano “il banchetto di nozze” alle quali i credenti sono invitati a partecipare. L’olio nelle lampade simboleggia la fede nella promessa che si attende nella speranza , che può affievolirsi se lo Sposo tarda ad arrivare.
Il “vivere per se stessi” è una gabbia terribile dalla quale non si esce se non mediante la grazia che il Signore Gesu elergisce a tutti coloro che credono in lui. Grazia che nel cammino della esistenza siamo chiamati a desiderare e ad attendere.
Molto belli i brani musicali linkat sulla Liturgia delle Vergini, liturgia bellissima che conosco molto bene, avendola letta e tradotta con le mie suore.
http://querculanus.blogspot.it/2017/11/obviam-sponso.html
contribuisco alla parte iconografica
Devo dire che, stando a questa parabola, la porta dello “Sposo” sarebbe chiusa alla maggior parte degli esseri umani.
Intanto a molti credenti sonnacchiosi–molti, anzi moltissimi– e poi a tutti quelli non credenti o professanti altre religioni, che alla Grazia in senso cristiano non ci pensano nemmeno un po’.
Io invece credo “ereticamente” che la Grazia sia già di per sé in chi compie opere di misericordia vedendo nell’altro, in quasiasi “altro”, il proprio fratello.
Dunque, lo scenario include–a mio avviso– moltissimi altri: credenti che ogni tanto si addormentano ( una botta di sonno può prendere chiunque), professanti altre religioni, agnostici e atei. Tutti quelli che AMANO l’altro.
La carità è più forte della fede e della speranza, e non è esclusiva dei cristiani, per fortuna.
Gesu’ si rivolgeva a quelli che lo ascoltavano, che erano una parte del popolo di Israele. Interpretare le parabole in senso “universalistico” è una forzatura del testo, certamente estranea a chi lo ha scritto e a chi lo ha trasmesso.
Se il cristianesimo è una religione universale, le parabole hanno un senso universalistico. Altrimenti perché leggerle durante la Messa cristiana?
Mi pare Victoria Boe che Accattoli abbia proprio evidenziato come TUTTEle vergini si siano addormentate, le sagge come le stolte. Tutti dormiamo ” Si assopirono tutte e si addormentarono poiche’ lo sposo tardava” . Addormentarsi e’ umano, si addormentarono i discepoli nell’ Orto del Getsemani e Cristo li rimprovero’ Non avete poté tuto vegliare con me neppure un ora?
Ma le vergini sagge avevano L’ Olio per le lampade, cosi’ quando arrivo’ lo Sposo non persero tempo, mentre le stolte non avevano L’ olio e persero tempo . Cosa simboleggia questo misterioso olio? Secondo quasi tutti i commentatori simboleggia la carita’ le buone opere: la lampada e’ la fede, L’ olio della lampada e’ la carita’. Lo sposo e’ Cristo e le vergini sono L’ umanita’ che attende la sua venuta definitiva, la parusia.
La parabola delle vergini sagge e’ alla fine del capitolo 24 di Matteo. Bisognerebbe leggersi tutto il capitolo dall’ inizio per capire la parabola. Si parla dell’ Avvento del Figlio dell’ Uomo e Gesu’ dice che nessuno conosce il giorno se non il Padre solo. Percio’ invita a vigilare ” Estote parati” . La venuta del Figlio dell’ Uomo e’ paragonata al lampo: Sicut fulgor..
A victoria Boe
La messa ” cristiana ” è un culto ” cristiano “, un sacricio/banchetto al quale possono partecipare i fedeli, che appartengono etnicamente a tutte le popolazioni ma che si distinguono per la diversa fede. E’ universale perché non è l’etnia a essere il discriminante ma la fede.
Secondo me, la bellezza delle parabole sta proprio nel loro essere senza “spazio” e senza “tempo”. Una riflessione universale sull’uomo e sull’umanità di tutti i tempi. A leggerle e rileggerle trovo sempre spunti nuovi di riflessione.
Per esempio, nella parabola del Padre misericordioso (o del “figliuol prodigo”) trovo continuamente tantissime suggestioni.