“No cultura – Sì alla vita – Fate la pace – La Patria è sacra e dono di Dio”: scritto con gessetto bianco su uno sportello di ferro nel muro di Palazzo Venezia a Roma, tra l’ingresso principale e quello della Cappella della Madonna. Le sedici parole sono tracciate dalla stessa mano e con lo stesso gesso. L’autore pare incline a fare suo ogni motto che risuoni nella grande piazza.
“Sì alla vita” e “Fate la pace”
99 Comments
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Personalmente, concordo “in toto” con il secondo ed il terzo slogan, mentre non capisco il primo (che vuol dire “no cultura” ?) ed il quarto mi pare un’emerita “trombonata”.
Spero, comunque, che l’ignoto autore si fermi a questi quattro slogan: Piazza Venezia, nella sua storia relativamente recente, ha udito altri motti e “parole d’ordine” che è meglio lasciare sepolti, che ne dite ?
“Off topic” – Domanda per Luigi e per gli amici del “pianerottolo”: che ne pensate dell’articolo di Gianfranco Fini su “La Repubblica” di oggi ?
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Strano: questo autore mi ricorda qualcuno della grande piazza-pianerottolo.
anche a me
mai evocare il troll 🙂
Beh avere un poco di amor di patria non è fascismo, è civiltà. Che poi a piazza venezia risiedesse quello che per Fini una volta era il più grande statista del XX secolo è un altro paio di maniche. Visto che abbiamo evocato Mussolini, allora una chicca storica: il Duce faceva scrivere nei luoghi di lavoro che “La bestemmia offende Dio e disonora la Patria”. Luigi, ti regalo questo graffito d’antan.
Caro tonizzo, permettimi: una cosa è l’amor di patria, che poi è il senso di obbligazione verso la comunità in cui si vive, un’altra l’idea che la patria sia “sacra” e “dono di Dio”, che suggerisce invece l’idea della Nazione superiore agli individui (magari contro le altre nazioni) e l’autorità fondata sull’investitura divina. Lo scarso patriottismo italiano è almeno in parte anche una reazione alla retorica patriottica dl ventennio. Ma credo che su questo siamo d’accordo.
Interessante il “no cultura”, anche per la sintassi che dimostra -appunto- no cultura. Di che si tratterà? Un rigurgito anti-intellettualista?
Anche io sono rimasto colpito da quel “No cultura”. Bisogna comunque essere molto intellettualistici per prendere distanza dalla cultura. E’ un’operazione culturale criticare la cultura. Culturale e politica. Non sono cose che vengono dal “popolo” ma che vogliono avere presa sul popolo.
A me “No cultura” non dispiace, per la forma che ricorda quei cartelli con “No pubblicità” che mettono sulle buchette delle lettere.
Ringrazio tonizzo per la notizia (a proposito, tonizzo è quasi un anagramma) su Mussolini: ecco un’altra cosa buona fatta dal duce (diede anche il sussidio al babbo di fratel Ettore, che per questo motivo gli voleva bene e pregava tutti i giorni per lui).
“La difesa della patria è sacro dovere del cittadino”, invece, non lo ha detto Mussolini ma la costituzione repubblicana.
Una domanda a Luigi: nel tuo empito di universale simpatia, saresti disposto a prendere tra le tue braccia anche quel povero mons.Williamson? Leggo che l’Argentina (patria felice di tutti i criminali nazisti possibili e immaginabili fino all’altro giorno, dove Priebke vivrebbe tranquillo e sereno se non fosse per i giornalisti americani) lo vuole espellere; la Germania (che è stata lei, dopo tutto, a sterminare gli ebrei) lo mette in galera se fa tanto di metterci piede …. e tutto per aver detto una bestialità. Ti pare giusto? Io, per parte mia, avendo il cuore tenero, ho simpatia per tutti i perdenti, gli sifgati, quelli che sbagliano treno, e quindi adesso simpatizzo per lui, demente qual è.
Prosternato come sono in permanenza al bacio della sacra pantofola, non posso certo io criticare il Santo Padre, e neppure la curia … però vedo che i requisiti per essere vescovo cattolico stanno aumentando: non può essere vescovo cattolico chi nega delle verità storiche (non di fede … o mi sbaglio?); ma non può esserlo neanche chi dice cose un po’ forti sui peccati dell’uomo e una (poco plausibile) punizione divina (cose che nei quaresimali di una volta si dicevano …); forse non può essere vescovo cattolico neanche chi non apprezza Harry Potter. E se a uno non gli piace Sanremo?
Leggo anche che il sig. Beppino “santosubito” Englaro prosegue nella sua promettente carriera politica e tuona contro il parlamento. Ad maiora!
(le suore, intanto, continuano a curare gli ammalati)
Leonardo, sei proprio un simpaticone.
Immagino che uno non possa essere vescovo nemmeno se proclama di essere stato rapito dagli UFO, o se è convinto di essere Napoleone redivivo, o se ama fare jogging nudo la mattina nel parco. Non per questo diciamo che i requisiti stanno aumentando. Semplicemente, la speranza è che un vescovo abbia un minimo di equilibrio e senso della realtà.
Ma guarda cosa mi tocca fare ora, difendere la congregazione dei vescovi…
P.S. Se ti piacciono gli sfigati di questo tipo, possiamo recapitarti un bel “pacchetto” dal Sudamerica con Williamson e Cesare Battisti.
Leonardo mi sa che il signor Beppino Englaro ha gettato la maschera del padre misericordioso che libera la figlia… ed ora scenderà in campo con i compari radicali per il vero scopo di tutta la sceneggiata per il quale Eluana è stata usata: legalizzare l’eutanasia.
@Massimo: l’idea di sacralità della Patria è tipico della retorica patriottica. Prova a dire a un francese che la Patria non è sacra e vedi che cosa ti risponde. All’epoca del Risorgimento Garibaldi era “padre” della Nazione, “figlio” d’Italia e “spirito” dell’unità nazionale o una roba simile (ne ha parlato Piero Angela nello speciale su Garibaldi di Superquark). E sempre in questo: l’iconografia dell’epoca raffigurava Garibaldi in alcuni casi in atteggiamento simile al Volto Santo di Gesù (Signore perdonami!) a indicarlo come una specie di Messia.
@Leonardo: Che Mussolini sia stato oggetto di “chiamate” dall’aldilà è in un certo senso una cosa probabile. Attorno al 1939 una mistica calabrese di cui non ricordo il nome, avrebbe contattato il Duce comunicandogli che in una visione il Signore le avrebbe detto: “Se Mussolini non farà la guerra, colmerò l’Italia di grazie. Se la farà, sarà la sua rovina”. Mussolini, abbastanza inquieto davanti al trascendentale nonostante una certa sprezzante sicumera “ufficiale” ai tempi del socialismo, le mandò 1.000 lire dell’epoca.
Su Williamson: credo che Luigi faccia esercizio di cristianità e non solo a parole. Gli credo se dice che aprirebbe le braccia a Williamson. Io personalmente non sarei capace di farlo.
io non ho mai capito il concetto di amor patrio.
Al massimo potrei essere un “patriota anonimo”.
mi conisidero comune un apolide che sta bene ovunque e in nessun posto.
ERRATA: Non sai mai dove sei.
CORRIGE: Non sei mai dove sai.
(Caproni)
Battisti e Williamson sullo stesso piano?!
Com’è che dissi io una volta? Che si era persa la sinderesi? Ecco, lo ridico.
E comunque Battisti è in quota vostra, non mia.
http://the-hermeneutic-of-continuity.blogspot.com/2009/02/public-speaking-classes-students.html
News has also come to public attention of a speech given at Los Angeles Community College (LACC) by Jonathan Lopez. He committed the heinous offence of speaking about the value of marriage and about his Christian faith in a public speaking class.
Professor John Matteson allegedly interrupted his speech to call him a “fascist bastard” (was the professor an undergraduate with “The Young Ones”?) and, despite giving some high marks, wrote “ask God what your grade is.”
«Battisti è in quota vostra, non mia». Ah ah, proprio simpatico.
Non si trattava di mettere il vescovo negazionista e l’ex terrorista sullo stesso piano (ma sullo stesso piano rispetto a che cosa?). Era una risposta alla dichiarazione di “simpatia per tutti i perdenti, gli sfigati, quelli che sbagliano treno”, simpatia che evidentemente non è così universale.
Non sopporto l’antiintellettualismo di chi nega la cultura. L’amore di patria non va sacralizzato: altrimenti sappiamo bene quali sono le conseguenze. Anni fa sentii un prete di bassa levatura culturale accennare in un’omelia (a proposito di un passo del Deuteronomio, 32,8) ai “sacri confini che Dio ha assegnato ad ogni popolo”. Un’esegesi assai discutibile.
Mi sembra però eccessivo negarne del tutto il valore, come fa Maioba: non mi sembra che l’autore della “Lettera a Diogneto” volesse dire questo quando diceva, parlando dei cristiani, che “ogni terra è patria loro e ogni patria è straniera”, in quanto voleva semplicemente sottolineare il primato della cittadinanza celeste rispetto a quella terrena (inoltre sottolineava il fatto che i cristiani adottano i costumi dei loro Paesi, anche se con la loro vita “superano le leggi”). E Paolo era orgoglioso di essere cittadino romano.Io non mi sento affatto un apolide.
Battisti e Williamson: preferisco stare alla larga da entrambi.
Leonardo, oltre all’ortodossia esiste anche l’ortoprassi ed il buon senso, che a un pastore non deve mancare. Nell’XI secolo un cardinale (UImberto di Silvacandida, responsabile della rottura con le Chiese d’Oriente) disse che “il peggior cattolico è più gradito a Dio del miglior eretico”: io,pur riconoscendo il valore della retta dottrina, o non sono tanto d’accordo, e preferisco Gandhi o Martin Luther King o il Dalai Lama, che non erano/sono cattolici, a Williamson o a padre Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo (Dio li perdoni, anche se “chi scandalizza uno di questi piccoli è meglio che si metta una pietra al collo”!). Tra un ecclesiastico perfettamente ortodosso ma pedofilo, amico di dittatori torturatori o altro, ed un ecclesiastico che magari ha idee teologiche un po’ discutibili ma moralm,ente integro, pieno di carità, capace di comprendere i bisogni del suo tempo quale sceglieresti? Comunque nelle lettere pastorali di Paolo c’è un preciso catalogo delle virtù del buon vescovo: in 1 Timoteo 3,1-5 si parla di virtù ascetiche e pastorali, ed inoltre “è necessario che egli goda buona reputazione presso quelli di fuori”. Una reputazione di cui Williamson e l’altro vescovo tedesco tanto chiacchierato in questi giorni non godono proprio. Quindi… O san Paolo si sbagliava?
.
Credo che questa scritta un po’ bislacca connetta sorprendentemente religione ed etica nel senso autentico della parola [ethos”] che è la maniera in cui si sta o si abita, il modo, in cui l’uomo vive, un binomio sul quale si fonda la grandezza del singolo in primis, ma anche di un popolo, e per estensione di una nazione.
Dire “no” alla cultura è rifiutare la storia, con tutto il suo bagaglio di eventi belli o brutti che siano, ma che rappresentano il suo travaglio, il suo cammino evolutivo, la sua tradizione, parola che il nostro tempo ha tragicamente interrotto!Non è vero forse che la cultura corrente che si dice “progressista” ha chiuso le porte a questa trasmissione di valori etici? Essere “progressista”, nella cultura corrente, significa essere “trasgressivi” -parola assai in voga -rispetto al patrimonio e alla saggezza del passato. La nostra società,che è il brodo nel quale siamo immersi, vive in una dimensione in cui, citando le parole di Nietzsche, “Dio è morto”, un pensiero molto pericoloso recentemente messo in auge. E’ inutile nascondersi dietro a una foglia di fico, bisogna fare i conti coi pensieri pericolosi, e ne abbiamo avuto prova recentemente. Essere persone, popolo, nazione eticamente corretta equivale ad essere persone, popolo, nazione cosciente, capace di vivere rettamente in questo mondo, ed essere aderenti e conformi quanto più possibile alla verità, onde evitare di scontrarsi contro i limiti o le colonne che sorreggono questo eone minacciato, che potrebbe affondare tragicamente…come un guscio di noce nella tempesta…
Lo chiedo in modo sincero: ma veramente -Clodine- ti sembra che ci sia questa caduta di valori etici? Non voglio celebrare la “cultura corrente”, che non è di per sé buona. Ma ci sono anche dei valori che sono ormai radicati molto in profondità nel sentire comune: pensate all’atteggiamento verso la guerra, la tortura, il diritto individuale alla vita (lasciate da parte l’ovvia obiezione sull’aborto, per un momento). Secondo me su questo l’umanità ha raggiunto un grado di consapevolezza che non ha mai avuto eguali in passato. E non è “etica” questa?
Non è che ciò che rimpiangiamo, come cattolici, sia in realtà la perdita di centralità della nostra Chiesa come “agenzia” etica? Non riusciamo cioè a sopportare di aver perso l’autorità di dire alle persone come devono comportarsi. Ma dobbiamo ammettere che almeno in parte il mondo riesce a comportarsi decentemente anche senza la guida della Chiesa. Intendiamoci, sto parlando in termini relativi, non sto dicendo che viviamo in un mondo eticamente perfetto.
ECCO UNA DELLE RARE BUONE NOTIZIE
http://www.clarin.com/
20 FEBBRAIO 2009
http://www.clarin.com/diario/2009/02/19/um/m-01862206.htm
El Gobierno expulsa de la Argentina al obispo que negó el Holocausto
09:00 Es Richard Williamson, ex director del seminario de La Reja. Deberá dejar el país en 10 días.
• Silencio del Vaticano ante la expulsión
• Qué dijo el obispo Richard Williamson
• Vaticano: una crisis sin precedentes
• La DAIA y la AMIA celebraron la decisión del Gobierno
PS x LUIGI: mi sembrava di aver passato questo post sull’argomento precedente, ma non ne ho trovato traccia.
Provo qua. Se ho fatto casino avvertimi. Tks.
Nino – e lo ricordo per tutti – il sistema non accetta più di un link per ogni singolo commento. Dunque non era entrato quello e neanche questo, finchè non ho potuto autorizzarlo io. Siate sobri: un link alla volta!
Non può essere perfettamente ortodosso chi non pratica la giustizia.
E’ la distinzione intellettualista iniziata (forse) nel secondo millennio a causare questo gap.
Chi crede nel Figlio compie le sue opere.
Il peccato è negazione (pratica) dell’ortodossia (il peccato per eccellenza, quello vs lo Spirito Santo, per esempio).
Ma anche i singoli peccati, forse.
Non ne faccio un discorso moralistico, attenzione!
Quanto alla patria, Raffaele, tranquillo: non faccio di me stesso al misura per gli altri, ma come Paolo era fiero di essere romano, io sono indifferente all’essere italiano (prova ne sia che l’amor patrio si risveglia in me quando un non italiano parla male dell’Italia).
Sussulto soltanto, ma poco, quando Leonardo ricorda l’accoglienza da lui ricevuta in Sardegna… 😉
Sì certo, la buona reputazione è una bella cosa per un vescovo. Peccato che oggigiorno basti poco per guastarsela presso “quelli di fuori” (e anche qualcuno di dentro): magari basta credere seriamente in Gesù Cristo e a ciò che la chiesa insegna in suo nome.
Sul piano dell’opportunità certo che è meglio che un imbecille non diventi vescovo (ma anche un carrierista, un trafficone, uno che non sa tenere a bada il suo arnese, uno ignorante ecc. ecc.). Ma se parliamo di nomine inopportune … temo che una buona quota di quelle che si fanno ogni anno lo siano (per questo, se fossi papa io, toglierei immediatamente il pensionamento a 75 anni e farei molti meno vescovi, in curia ad esempio).
Distingue frequenter, come si diceva una volta: Williamson, Wagner, Maciel sono casi totalmente diversi. Il primo fu fconsacrato ilelcitamente da un vescovo buono ma ottuso, testardo e obnubilato dalla disobbedienza al papa; il secondo – per quel che ne so – è un bravo sacerdote colpevole di avere contro l’establishment ecclesiastico austriaco e l’opinione pubblica dei giornali; il terzo … beh il terzo è un terribile (e per certi versi intellettualmente affascinante) mysterium iniquitatis.
Di Umberto da Silvacandida pensiamo tutti piuttosto male, però quella frase lì non mi dispiace.
Reverendo, della Sardegna (di trent’anni fa) ho molti bei ricordi: una scorpacciata di porceddu e formaggio coi vermi, con relativa sbornia, in una giornata di festa ad Oliena …. l’acqua freschissima di una sorgente sul monte Corrasi a cui arrivai stanco e assetato, certe nuotate nel mare di Budoni e Sant Teodoro ….
Ma Cesare Battisti (terrorista per gli asburgici, patriota per gli italiani) equilibrerà Cesare Battisti (terrorista per gli italiani e perseguitato per i brasiliani)?.
Nel dubbio, io ascolto solo Lucio.
Cesare Battisti 1 fu legittimamente condannato a morte, secondo il codice militare di guerra, perché essendo suddito austriaco, combatté in un esercito nemico. Tecnicamente, un traditore, ma gli austriaci avrebbero ben potuto concedergli la fucilazione, come aveva chiesto, invece dell’impiccagione. Noi italiani facciamo bene a considerarlo un patriota e a onorarlo. Terrorista non fu mai. Lo furono invece, e di brutto, personaggi come Felice Orsini e Guglielmo Oberdan, a cui dovrebbero essere tolte tutte le intitolazioni di strade e piazze in tutta Italia.
Cesare Battisti 2 è un criminale comune, amato dalla sinistra di messo mondo (tutt’altro che uno sfigato e un perdente).
Lucio Battisti va bene, ma solo finché è stato con Mogol. La fase Panella è troppo anche per me.
Intanto apprendo che il sig. Beppino “santosubito” Englaro, domani va in TV da Fabio Fazio. Come Carla Bruni e Teo Teocoli.
(le suore continuano in silenzio a curare i malati).
A me pare che la prima frase spieghi le altre: la cultura è quella che ci rende “nani sulle spalle dei giganti”, se ne facciamo a meno, in questo tempo di notizie e informazioni, ma anche in altri tempi, siamo nani e basta.
Le altre due frasi mi sembrano tali, buttate là, da un nano (mi scusino le persone di bassa statura, intendo in senso figurato e mi rendo conto che è poco carino, ma anch’io appartengo alla categoria) che non si è dato pena di pensarci su o collegarle tra loro.
Come diceva Maria Montessori: “”insegnare dettagli genera confusione la capacità però di mettere in relazione i dettagli genera la conoscenza” . Quella per me è la cultura.
Infine la patria: io sono con Rodari che diceva “la mia patria è il mondo intero” e con Einstein che alla domanda su quale fosse la sua razza di appartenenza rispose: “razza umana”.
Ah Leonardo…
Hai toccato il tasto della sardità… adesso sono patriottico…
ma quella per alcuni non è patri e quindi passo per separatista…
ah questi concetti…
L'”amor di patria”, se per esso s’intende – fuor di ogni retorica – il giusto senso e spirito d’appartenenza alla comunità nazionale, ed il dovere di difesa della patria stessa (ben recepito dalla nostra Costituzione Repubblicana) sono concetti sostanzialmente diversi ed anche distanti dall’affermazione, riportata da Luigi, per cui “la Patria è sacra e dono di Dio”, che mi pare uscita da qualche vecchio “cinegiornale-LUCE” del “ventennio” (il tentativo di arruolare Nostro Signore per le proprie finalità politiche, siano pure le più sconce, è, comunque, vecchio come il cucco ed è proseguito anche fino ai giorni nostri).
Mi sa che nessuno qui ha letto l’articolo di Gianfranco Fini apparso ieri su “Repubblica”.
Altro “off topic”: non vogliamo, amici, spendere qualche parola gioiosa per l’avvenuta liberazione, in Kenya, di suor Maria Teresa e di suor Caterina ?
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Ho letto l’articolo di Fini. Mi sembrava condivisibile, ma non mi ha colpito in modo particolare. Mi colpisce invece complessivamente il “riposizionamento” di Fini, che interpreto come desiderio di accreditarsi come esponente di una destra ragionevole che accetta i principi liberali di una democrazia moderna. Insomma, diverso da Berlusconi.
qualcuno può linkare l’articolo di Fini, grazie!
CL è priva di qualunque tipo di impegno ideologico; non parteggia nè per la tradizione cattolica, nè per il modernismo, ma solo per il potere e il businness (d’altro canto l’idolo del movimento è Anfreotti!!!).
Tiene inoltre immobilizzati migliaia di giovani a far niente, se non a seguire gli sproloqui di don Giussani tradotti dai capi nelle loro riunioni.
Nessun tipo di lotta contro i mali della nostra società.
Wow, questa me la segno. Per la prima volta sono abbastanza d’accordo con Affus.
HASTA SIEMPRE, COMPANERO AFFUS !
Roberto 55
L’articolo di Fini, direttamente dalla rassegna stampa della Camera (dove si trova quasi tutto in tempo reale):
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=KTO34
@ maioba
http://insubriacritica.blogspot.com/2007/07/giorgio-caproni-corpo-corpo-con-dio.html
Grazie, MassimoD. !
Ho letto l’articolo: mi sembra ragionevole e largamente condivisibile.
Anch’io ho notato – e con favore – le recenti posizioni “istituzionali” di Gianfranco Fini e le ho interpretate come te.
Ancora, buona notte e buon sabato a tutti !
Roberto 55
@ maioba
http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=13698
Grazie lyco!
Bellisimo articolo!
Caproni è stato un grandissimo poeta. Non c’è dubbio
Molto commossa per questa presenza, qui, di Caproni. Grazie, maioba, e doppio grazie, lycopodium, per i due articoli.
Ho incontrato (cioè visto e ascoltato) Giorgio Caproni a Firenze, al Viesseux, tanti anni fa, nel 1983. C’erano lui e Giorgio Agamben che lo presentava con lo stile del più alto rispetto. Io amavo molto entrambi. Agamben -di cui stavo leggendo “Il linguaggio e la morte- disse: “La voce di Caproni ha accompagnato il mio lavoro”. Concluse con questa frase che non ho mai dimenticato: “Come tu non parli:questo è l’etica”. Mi avete fatto tornare in mente quel lontanissimo giorno.
Caproni era proprio come lo descrive Augusto da San Buono in “insubria critica”. Parlò pochissimo. Ricordo che ci fu, ad un certo punto, un episodio imbarazzante: si alzò in piedi, gigantesco, per intervenire nel dibattito, uno con la voce altisonante e mosse obiezioni su obiezioni insultanti di cui non riuscii a capire il filo tanto ero atterrita. Mi è rimasto nella memoria, indimenticabile, lo sguardo stupito del poeta e il tono sommesso -quasi timido, pareva- della breve replica di Agamben.
Vi ripeto ancora soltanto “grazie”, come dissi ai due Giorgio (con in mente un’icona russa di S.Giorgio) quella sera.
Fiorenza: che vuol dire “come tu non parli: questo è l’etica”? – Bada che è una domanda per sapere e non per polemizzare. Vuol dire “come vivi e non come parli”?
Leonardo. Williamson ora mi sembra deplorato per excessum. Io nel mio piccolo ritengo molto più serio quello che ha detto sul Vaticano II, sulla riforma liturgica di Paolo VI, sui papi conciliari e su Ratzinger eretico – più serio nel senso di un maggiore ostacolo a fare il vescovo – che non quello che ha detto sulla Shoah. Ma capisco che per gli ebrei, i tedeschi, la Segreteria di Stato vaticana e il cardinale Ruini in questo momento abbia a prevalere il rigetto del negazionismo. – La mia idea della tolleranza interna alla comunione cattolica – che debba crescere di molto e che sia l’unica via per mantenere unita la Chiesa di Roma – la difendo a oltranza ma mi è difficile immaginare che possano essere vescovi persone che vorrebbero cancellato un Concilio e che considerano eretico il telologo Ratzinger. Non ho difficoltà a ritenerli parte della comunione, ma non loro guide.
Grazie, Luigi. Sono d’accordo, anche se a me il povero Williamson in questo momento sembra qualcosa di più che “deplorato per escessum”, visto che addirittura lo espellono dal paese doveva viveva.
Nel frattempo, papà Beppino dice (in un virgolettato del Corriere, poi chissà se sarà vero): ««Ho lottato per mia figlia, ma ora che è morta non me ne starò a guardare».
Aiuto, si salvi chi può.
Roberto55. Quell’articolo di Fini me lo fa apprezzare – come altre sue uscite – quale migliore esponente dell’attuale PDL per comprensione delle diversità culturali presenti nella nostra società. Vedi post del 30 aprile e del 16 dicembre 2008.
A Tonizzo su Williamson. Sto preparando un post sulle camere a gas che risulterà – immagino – molto molto intricante e potrà essere letto anche come una mano tesa al povero Williamson.
A Raffaele Savigni e a Leonardo. Se si possa sostenere la sentenza del Silvacandida sul “peggior cattolico più gradito a Dio del miglior eretico”. No. Perchè l’eresia è categoria ecclesiastica e Dio sta sopra. Perchè salva – cioè rende graditi a Dio – l’amore e non l’ortodossia. Perchè nostro Signore porta a esempio di amore un samaritano che per un ebreo osservante era un eretico. Perchè Von Papen era cattolico e Bonhoeffer eretico.
Ma l’ortodossia è la prima e più grande forma dell’amore.
Se praticata per amore, altrimenti è nulla. Mentre l’amore non sottostà a condizioni, vale sempre. L’amore basta e salva. Chi ama è cristiano.
L’ortodossia innanzi tutto !
http://www.bologna.chiesacattolica.it/12porte/puntate/2008/2008_03_13/07.wmv
Uno come Giorgio Caproni, in vita, mai sarebbe stato elogiato o presentato con sereno rispetto da 30 giorni e riviste simili. La stessa Civiltà Cattolica – che è l’unica rivista che leggo e l’unica che al momento mi nutre e mi rallegra l’animo in senso agostiniano – conserva nei suoi archivi pagine di assoluta cecità o colpevolissima e pavida inutilità letteraria. Altre invece profetiche a posteriori (le famose grottesche riabilitazioni post mortem). Quasi tutte le riviste – quasi – di critica letteraria ad ispirazione cattolica sono caratterizzate da lodi mortuarie: l’artista elogiato in vita è troppo rischioso. Meglio aspettare un punto fermo irreversibile, come la morte. Dopo potremo tirarlo per la giacchetta, l’artista, per la paginetta, e magari tirare fuori una confessione in articulo mortis, una comunione, una redenzione… imbrigliarlo, l’artista, in un bel santino devozionale con tutta la sua patina di disperata tristezza. Una ferita per me sapere che il celebrante del funerale di Giorgio Manganelli ha rivelato lì, davanti a tutti, che il Giorgio era solito passare ore davanti all’Eucarestia. E’ proprio necessario disvelare tali tesori? E’ proprio necessario tale atteggiamento militante? Ovvio invece, per tornare alle riviste e alla critica letteraria cattolica, l’elogio in vita per la banalità narrativa, apertis verbis ortodossa e cattolica, da tutti riconosciuta innocua. Ma l’intelligenza e l’originalità sono da guardarsi con sospetto. Ancora sopravvive qualche chierico ormai canuto che si mangia le mani ricordando il mancato accordo tra Quasimodo e Chiesa milanese circa la traduzione italiana del messale ambrosiano e dell’innario: troppo intelligente la versione di Quasimodo; c’è il rischio che il popolo di Dio si metta a pensare. Il mio parroco emerito, 84 anni ben portati e sempre in talare, ricorda con malcelata rabbia un suo docente seminariale, negli anni ’50: “smettila di leggere la Bibbia, troppa Bibbia fa male!Leggi i commenti che bastano!” Pertanto l’accostamento 30Giorni-Caproni è di suo dissonante: anche se ben scritte queste lodi a posteriori – e ben scritta e sincera è questa proposta da Lyco su Giorgio Caproni – suonano sempre in ritardo. Pavidità? Peggio: paura dell’intelligenza.
«Chi ama è cristiano». Allora tutti lo sono, perché tutti amano, qualcosa. “Quinci comprender puoi ch’esser convene / amor sementa in voi d’ogni virtute / e d’ogne operazion che merta pene”.
Traduco Ignigo: l’articolo su Caproni è bello, però siccome è pubblicato da 30 Giorni è brutto.
“Sì alla vita” (genere letterario: invettiva)
Dal mio punto di vista il problema, contrariamente a diversi interventi nelle discussioni precedenti, non è accusare la chiesa di ingerenza, ma di essere ancora più esigenti sui princìpi. Mi chiedo che coerenza, che testimonianza possano portare con sè queste parole:
“Roma, 21. Sui provvedimenti del Governo italiano in materia di sicurezza non si può entrare nel merito “perché bisognerà vedere i risultati”: così il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, è intervenuto in merito all’approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, del cosiddetto “decreto antistupri”.
I casi sono due: o siamo diventati relativisti-machiavellici (“bisognerà vedere dai risultati”) e allora consiglio di aderire all’Islam e di imparare metodi efficaci di penetrazione in intere aree geografiche (basta anche una buona carta tematica). Oppure cavalchiamo lo Zeitgeist.
“Dunque, a vent’anni, cioè nel 1984, ancora scrivevo poesie e mi piacevano alcuni poeti: Luzi, ad esempio e Testori, e Caproni. Naturalmente Rimbaud.
Coi primi due sono entrato in un rapporto lungo e bello, (con Testori anche duro, e non poteva essere altrimenti). Il terzo mi scrisse una letterina dopo aver ricevuto il mio primo libretto (“La frontiera delle ginestre”) dicendo di essere come un sarto che tasta la stoffa e dice: è buona. E si soffermava sui testi che lo avevano colpito di più e su alcuni difetti. Allora continuai.
Di Testori e di Caproni mi colpiva il senso di estrema vibrazione della loro voce in accordo con le estremità della vita. Un altro grande poeta, Piero Bigongiari, io e alcuni altri giovani amici lo chiamammo a lungo “lo zio”.
Testori mi disse: traduci Rimabud, lì non ti puoi attaccare a nulla.
E allora bruciò definitivamente ogni vanagloria. E dopo il ragazzo profeta selvaggio, tradussi Baudelaire, il gigante. Con Testori e con alcuni suoi amici scopersi la tensione al teatro che c’è in ogni autentica scrittura poetica”
(D. Rondoni).
in http://www.meetingrimini.org/Default.asp?id=671&item=1999
Gen 18, 20-32
Ignigo
In qualche modo Civiltà Cattolica, attraverso un tuo confratello noto scrittore della rivista, si è riscattata senza saperlo.
Nel senso che nel 1985,Caproni in vita, insieme al tuo confratello organizzai nella mia parrocchia la lettura delle sue poesie più significative da parte di Gianni Bonagura che fu lietissimo di farlo anche per l’amicizia che lo legava al poeta.
Un aneddoto, sconosciuto ai parrocchiani, fu al centro di una piccola querelle tra me e Bonagura che risolse l’illuminato parroco dell’epoca che mi aveva dato carta bianca su tutto.
Tra le poesie che avevamo selezionato avevo anche inserito, “Lamento (O boria) del preticello deriso”. Bonagura, letta la lista mi disse che quella poesia non l’avrebbe letta.
Della mia “carta bianca” non ne volle sapere.
Allora, presente Bonagura e il tuo confratello, chiamai il parroco e gli chiesi un parere sulla questione, lui semplicemente disse che i poeti non si censurano e ci salutò, e Bonagura la lesse.
ignigo74, sei un gesuita?
risposta a Luigi
“Come tu non parli…” non è sfiducia nelle parole. E’, sì, sfiducia nel potere delle parole, rifiuto delle parola pubblica manipolata, senza corpo ( all’altro estremo c’è il corpo senza parola, “la nuda vita” oggetto di quella che Foucault chiamava “biopolitica”), rifiuto, anche, della tracotanza dei parlanti, ma non è esaltazione del silenzio. E’, invece, custodia della dimora, della stanza-ricettacolo, in cui la lingua parla e la soggettività tace. Dimora, territorio, casa della vita (dell’etica) che è la stessa lingua: in essa tu puoi anche continuare a dire “io”, ma come lo dice Dante: “I’ mi son un che, quando/ Amor mi spira, noto, e a quel modo/ ch’e’ ditta dentro vo significando”. Un Io così desoggettivizzato, divenuto “uno che…”, irraggiungibile da ogni psicologia, compirebbe, per Agamben, “una mutazione antropologica altrettanto decisiva di quanto fu, per il primate, la liberazione della mano nella stazione eretta”. Così scrive nella prefazione a “”Res amissa”, le poesie di Caproni pubblicate postume, nel 1991.
L’episodio di cui mi sono ricordata, e che vi ho raccontato, è un esempio dei due differenti modi di abitare il linguaggio.
La famiglia distrutta è alla Sinistra di Dio
di Alessandro Pertosa
Chi crede che la distinzione tra destra e sinistra derivi dalla
rivoluzione francese, si sbaglia di grosso. Già in epoca biblica,
infatti, v’era una netta differenza tra la destra, luogo della
salvezza, e sinistra, luogo dei dannati. La destra da sempre
simboleggia la forza, l’onestà, la chiarezza, mentre la sinistra
indica la dimensione di colui verso il quale non si ha alcuna
fiducia: atteggiamento sinistro, colpo mancino, lo stesso incidente
è anche detto sinistro e non me ne vogliano i cattoprogressisti se
ricordo loro la definizione più comune che li caratterizza:
sinistrume… D’altronde, come nota acutamente Giovanni Zenone nel
suo libro A sinistra di Dio, «la mano abile è la destra, e chi sa
usare ambedue indifferentemente è chiamato ambidestro, non
ambimancino. Il mancino è colui che non ha saputo adeguarsi
all’addestramento, o peggio, che non è stato addestrato…». La
sinistra esprime evangelicamente una negatività intrinseca
ineliminabile: «La mente del sapiente si dirige a destra e quella
dello stolto a sinistra» (Qo 10,2).Una delle caratteristiche
fondamentali della cultura contemporanea è di essere piena di colpi
mancini. Dopo aver scotomizzato lo spirito, il mondo secolarizzato,
figlio della rivoluzione francese, si getta a capofitto verso la
divinizzazione della dea-ragione. Quella stessa ragione che consentì
al “borbonico” Ugo Navarra di dire (riportato da C. Alianello ne
L’eredità della Priora): «Cos’è la vita? E la ragione? Che ti spiega
la ragione? Un accidenti ti spiega. Evviva la ragione illuminata! E
io che ci credevo […]. Che ragione? Che ragione mi aiuta? Che vita
razionale? La vita è fuori di me, fuori di noi, che non la sappiamo
cogliere». E saper cogliere la vita vuol dire guardare il reale con
occhio disincantato, non utopico: per comprendere la res dobbiamo
abbandonare la supponenza dell’eidos, onnipresente. Le ideologie
cervellotiche, infatti, incarnano l’atteggiamento sinistro di chi si
ostina a considerare bianco ciò che è nero, caldo ciò che è freddo,
bello ciò che è brutto, destro ciò che è sinistro. Il vero obiettivo
mancino consiste nell’indifferenza valoriale, poiché agisce
sinistramente chi pretende che il valore cessi di valere e che la
mediocrità sia elevata al massimo della stima. E chi non si adegua
al nuovo “bordello” intellettuale è un bacchettone da emarginare. I
buoni con noi, i cattivi con gli altri. Senza considerare che dietro
al “noi” ed agli “altri” vi sono cuori che battono, coscienze che
palpitano e speranze che crescono… Ma la sinistra questo non lo
sa! Emarginare, emarginare, emarginare, qualcosa non rimarrà! E
perché ciò? Solo per un presupposto principio comunitario tendente
all’uguaglianza ed all’indifferenza valoriale? E poi, a ben vedere,
cos’è un principio, se non un concetto che ha un fondamento morale?
Ed in nome di questi non meglio precisati principi sinistri, la
famiglia non è più un valore, un uni*****, non è più costituita da un
uomo e da una donna (legati indissolubilmente attraverso il sacro
vincolo del matrimonio), bensì diviene un istituto artificiale,
giuridico, civile. Il matrimonio è un accordo, un banalissimo
accordo tra due persone. Che siano poi dello stesso sesso poco
importa. E come qualunque contratto ha anche la sua “bella” data di
scadenza. Due, tre, o forse quattro anni, poco importa. Intanto si
fa una prova, si rodano i rapporti e si fanno nascere dei figli.
Poi… e poi? Se lo screening non dovesse rispettare i parametri,
ognuno per la sua strada. Tanto ci si può sempre rifare una vita,
no? Poveri quei figli di genitori sinistri!Due papà, due mamme, una
mamma-nonna ed una mamma-zia, una mamma biologica ed una adottiva,
la compagna del papà ed il compagno della mamma, tutti insieme
appassionatamente, dalla famiglia patriarcale a quella allargata.
Per non parlare, poi, dei padri pederasti che abbandonano le mogli
perché invaghitisi di giovani efebi; qui i figli si troverebbero,
loro malgrado, adottati anche dal compagno di papà: altro che colpi
mancini, qui siamo al delirio. Un tempo si diceva “Natale con i tuoi
e Pasqua con chi vuoi”. Ma oggi i “tuoi” chi sono?Non v’è bisogno
d’essere cristiani, cattolici osservanti, per comprendere che si
vive meglio in una famiglia unita, dove i genitori (un uomo ed una
donna) vivono d’amore e d’accordo, piuttosto che in una famiglia
dilaniata dagli odi fra ex coniugi. Ma la serenità familiare passa
attraverso la stabilità dei rapporti, nel personale donarsi
all’altro e nell’aiuto reciproco, stendendo la mano destra. E se non
ci si dona, ci si odia, tertium non datur. Altro che Patto Civile di
Solidarietà! Altro che convivenza! Il riconoscimento delle unioni
civili funge da grimaldello col quale scardinare il nucleo centrale
della società umana, cieca dinanzi ai bassi istinti della bestialità
egoista.
Ritorno – se me lo permettete – sull’argomento posto da Luigi e soprattutto con la chiusura attraverso queste parole:
“L’autore pare incline a fare suo ogni motto che risuoni nella grande piazza.”
A parte il fatto che … Luigi hai una gran fortuna a trovare scritte di questo genere sui muri, quelle che trovo io sono mooooolto differenti!! 🙂
Poi – e non so per quale strano motivo – per associazione mentale mi sono subito ricordata di alcune parole dentro la canzone “Pensiero” dei Pooh. Queste parole:
“e poi sul muro scrivi tutto cio che sai, che è vero”.
Pensare a questo e dare un significato diverso alla scritta sul muro è stato istantaneo.
Potrebbe essere un “simpaticone” che scrivendo “motti da piazza” voleva vedere le reazioni
Potrebbe essere uno che volendo dire tanto, ha scritto poco e con frasi che – apparentemente – non si pigliano per nulla (lo stile del poeta) e che si aprono a infinite interpretazione (come le poesie).
Ma … ci potrebbe essere la traccia di una frase perfettamente calata nel contesto attuale, una frase che prende senso proprio da quell’inizio che ha spiazzato molti di noi del “no cultura”. Una specie di amara constatazione che suonerebbe mettendo tutto insieme così:
“non c’è cultura della vita, non c’è cultura del “fare la pace”, non c’è cultura del prendere per dono di Dio (e terra di missione quindi) anche la Patria che diventa ‘sacra’ come è sacra ogni terra”
Non sono riuscita a separare ogni singolo motto, non sono riuscita a fermarmi su uno solo di questi in particolare. Se insieme sono, insieme devono stare perchè solo stando insieme possono avere un senso. Di certo ci ho visto i fatti di questi giorni che bene o male ci hanno interrogato e che ha lasciato qualcuno con l’amaro in bocca.
Per ignigo74:
a parte il fatto che – personalmente – ho sempre preso le distanze dalle poesie in genere perchè offrono troppe interpretazioni del tutto soggettive di chi le legge. A volte penso, addirittura, che certe poesie siano un modo elegante di nascondersi facendo ogni tanto capolino. Una specie di “abbocco” che la gente – spesso atteggiandosi – raccoglie.
Ma per quanto riguarda il tuo “ricupero di qualcuno dopo la morte” credo che sia più per il banale motivo che da morto l’autore di un pensiero non può contestare l’interpretazione data arbitrariamente da molti.
Se poi l’autore esprime il suo pensiero attraverso la poesia (spesso ermetica), allora il sospetto diventa quasi certezza.
Se riusciamo ad aggiustarci il Vangelo che è molto chiaro, figuriamoci come ci viene bene farlo con delle poesie che lascia aperta ogni intepretazione.
🙂
Leonardo: “tutti amano qualcosa”. Hai ragione sette volte: io intendevo dire “amore del prossimo”, scusami se non l’ho specificato. Non si capiva, vero? “Chi ama è cristiano” è un motto del teologo Ratzinger: “L’amore basta e salva l’uomo. Chi ama è un cristiano” (Joseph Ratzinger, Tempo di Avvento, Queriniana 2005, p. 63 – l’originale tedesco è del 1965). Attento Leo, non ripartire alla carica: l’ottimo Ratzinger intendeva l’amore del prossimo e non – poniamo – quello per le mostrine o per i criceti.
“Tutti amano qualcosa” … già … specialmente quando il “qualcosa” o “qualcuno” porta ad un proprio “vantaggio”.
Anche l’amore al prossimo può essere velatamente (o dichiaratamente) egocentrico (ci si sente buoni ebravi o no?)
Spesso – per me – giro questo lemma di San Paolo
“fate la verità nella carità”
in
“fate la carità nella verità … di voi stessi …
🙂
@Marta
Vediamo che ne pensa un poeta d’oggi (Rondoni):
“Non credo che la poesia sia, in se stessa, una forma di conoscenza ‘altra’ o più autorevole. La poesia, anzi, le buone poesie sono come quei tronchi cavi o quegli archi naturali di pietra che fanno suonare il vento, o le voci in modo insolito. E il vento e le voci sono la vita, le idee, le pene e le speranze di ognuno e di tutti. “Un grido unanime” diceva il vecchio grande Ungaretti, indicando come lui sapeva bene non una unanimità ideologica o stilistica, ma di “tensione”, di “grido”, appunto. Sulla natura della poesia non si fanno grandi scoperte o acquisizioni. La poesia è una esperienza a cui si partecipa, ci si chiami Omero o Pinco Pallino che in una delle smisurate librerie di New York prende in mano un libro di poesie di E. Dickinson o di T. S. Eliot.
Il lettore completa l’opera, diceva Péguy richiamandone la grande responsabilità. Come dire che anche una poesia la si fa sempre in due: chi l’ha scritta, magari cinquemila anni fa, e chi la sta leggendo. Anche per questa speciale e infinita cooperazione, la poesia riguarda sempre il presente, e non accetta nessuna museificazione.
È un’esperienza del segreto del vivere: siamo dentro una creazione che ci fa.”
http://www.daviderondoni.it/pagina3.htm
«“Chi ama è cristiano” è un motto del teologo Ratzinger: “L’amore basta e salva l’uomo. Chi ama è un cristiano” (Joseph Ratzinger, Tempo di Avvento, Queriniana 2005, p. 63 – l’originale tedesco è del 1965).»
Non vale! Luigi, tu sai che io, prosternato in permanenza al bacio della sacra pantofola, e non avendo né tempo né voglia di controllare il passo (tanto meno l’originale tedesco) per vedere se dal contesto si possa evincere un senso che mi dia ragione, non posso che dichiararmi vinto e, come fra Fazio nei Promessi Sposi, concludere: “basta, lei ne sa più di me”. Se lo dice Ratzinger …
Omnia munda mundis!
Lyco … appunto!
Per questo sto alla larga dalle poesie … ma ci sono tanti testi “attuali” in cui si sente sensibilmente e chiaramente questa “creazione che si fà”; testi concreti che comunque vengono interpretati, ma dentro una “linea” chiara, dentro un pensiero completamente rivelato e non “parzialmente occultato” come nella poesia che – per dirla tutta – temo, temo tanto, e che generano sempre in me la richiesta rivolta all’autore di un “Fatti vedere per intero!”
Ho letto Affuss delle 22,16: mi ha turbato!
Spero non abbia una moglie (o un marito), o figli o allievi costretti ad ascoltarlo. Poveretti…
Luigi ha “calato l’asso” e Leonardo ha “lasciato”: bella “mano”, non c’è che dire !
In attesa di sapere se Ignigo74 è gesuita e di leggere l’annunciato “post” di Luigi sull’Olocausto, auguro a tutti la buona notte e buona settima domenica del Tempo Ordinario !
(……………………… acc !, mi sono dimenticato che per Ignigo questa sarà la “Domenica del Perdono”: ho rimediato “in extremis”, prima che il grande
Maioba mi dica che sono “romanocentrico” ……………………).
Roberto 55
P.S.: qualcuno degli amici ha già iniziato la lettura dell’ultimo libro del Cardinale Martini ?
L’ultimo libro di Martini è utilissimo e ricco di cose nuove e cose antiche.
NON sono un gesuita: sono secolarissimo ambrosiano.
Domani è la VI domenica dopo l’Epifania in terra milanese: il fariseo e il pubblicano. Scrivo all’una e mezza perchè sono stato a casa di amici a vedere san Remo: la classe è classe (Leonardo dai, ora distruggimi).
Un abbraccio a tutti.
PS.
E’ troppo tardi per discutere con Luyco, che apprendo essere di CL, sul rapporto tra quel movimento e la cultura e i suoi esponenti.
Troppo tardi in molti sensi per parlare di Testori e CL.
Se ce ne sarà occasione, vedremo che si dirà.
“Amare la realtà, sempre, e comunque”. Giovanni Testori.
ciao.
Ignigo74, se hai visto San Remo (che bello “fare” queste che fanno tanto arricciare il naso agli intellettuali) avrai visto anche il cartello che Povia ha mostrato al pubblico:
“OGNUNO DIFENDE LA PROPRIA VERITA'”
Già, perchè la VERITA’ assoluta non ha bisogno di difendersi, si propone è basta.
E credo anche sia il motivo che meglio riponde alla richiesta di Luigi di capire il perchè a volte i nostri commenti diventano aggressivi e “fallosi” con tanto di tibie (morali) rotte.
Oggi come “romani” abbiamo un San Paolo che dice di essere uomini del “sì” ed un Vangelo dove oltre all’UOMO DEL “SI’ (Gesù) ci sono gli uomini del “no” (farisei, scribi e “compagnia briscola”), ma ci sono anche uomini-barellieri: quelli che portano altri a Gesù. Forse l’unica missione che ci è concessa ed è dovuta … sperando che qualcuno sia nostro barelliere: insomma malati che portano malati solo per com-passione.
Ma di fondo ambrosiani e romani, oggi, abbiamo lo stesso tema: il perdono. Sotto diversi aspetti, ma sempre perdono e per-dono.
Ciao e buona domenica del “sì”, buona luce del “sì”
Un grazie a Fiorenza per la spiegazione e un altro a Marta09 per le interpretazioni. E a tutti per l’animata discussione. Buona domenica!
Grazie a te, Luigi, che accogli le nostre simapatiche e leali “testate” che ci diamo. Buona domenica anche a te che – posso dirlo? – sei sempre un “vaticanista mai vaticanizzato”.
E adesso la mia pubblicità è terminata e corro ad essere la normale moglie/mamma/infermiera/colf/chef (l’ordine è puramente casuale) ecc. ecc. … Wow! Quanta banalità che è in me!
E …… GRAZIE A TUTTI!!!! (Affus compreso!) 🙂
Lycopodium di CL? Ignigo, stento a crederci. L’interessato conferma?
Arieccoli, i buoni! «Lycopodium di CL?» (con lo stesso tono con cui altre volte si sarebbe detto: «Lycopodium stupratore, pedofilo assassino?»).
Però questa volta siete in compagnia di Affus (a proposito, sono sempre in attesa di sapere che cosa vuol dire “affus”; è l’unica cosa che mi interessa di lui).
Cambiando argomento, e ritornando a quello che in questi giorni mi piace di più: voialtri che vi siete tanto indignati contro chi obiettava qualcosa al comportamento del sig.Englaro, voialtri che avete assolutizzato il suo dolore, facendone un tabu; voialtri che …”chi meglio del padre può decidere … io se mi trovassi in quelle condizioni vorrei che fosse uno dei miei cari” ecc. ecc.
voialtri,
vedendo che il fido avvocato di papà Beppino a cadavere ancora caldo ha subito organizzato una bella festa con i giornalisti amici per celebrare la riuscita dell’impresa;
vedendo che papà Beppino ci ha messo meno di 48 ore per elaborare il lutto e investire la popolarità acquisita nella sua nuova militanza politica,
non vi sentite un po’ fessi?
(Gesù se l’era chiesto, una volta, chi sono mio padre, mia madre e i miei fratelli” e mi pare avesse detto che “chi fa la volontà del Padre mio ecc. ecc.”)
(mio intervallo)
Leonardo, perchè prenderla così di petto? Perchè inalberarsi tanto? Anch’io mi sono chiesta come è possibile una “rielaborazione” così veloce di un dolore atroce, ma …
Perchè non pensare che il sig. Englaro sia tanto convinto di aver fatto bene da porsi come paladino di tanti che non hanno la sua stessa determinazione?
Non dico che è giusta la sua scelta, ma dico che potrebbe essere straordinariamente convinto della sua di scelta.
E poi, scusa Leonardo, ma fessi forse sono quelli che “prestano attenzione” al Sig. Englaro … d’altra parte lo sappiamo tutti che la “verità” salta fuori sulla “lunga distanza”.
Ritornando a proposito al “titolo” dell’argomento proposto da Luigi trovo scritto:
“Sì alla vita” e “Fate la pace”
Cose che devono stare insieme, evidentemente, e che nel “non fare la pace” si dice “no, alla vita”.
Ciao e buona domenica
Riprendo la spiegazione- racconto, Luigi, che stanotte era stata interrotta dal telefono. Intanto, buona domenica anche a te e a tutti.
Il “come non parlarono” ( mentre parlavano) Caproni e Agamben, quella sera che li ho ascoltati, rimane la lezione più importante e liberante che mi dettero. A quel tempo ero atterrita dal drago, che parlava sempre, sempre, senza sosta, e, in preferenza, di Dio, dandomene la nausea, e, più teste gli tagliavo, più gliene rinascevano E, intanto, ascoltavo Giorgio Caproni e il suo amico, poeta quanto lui, e l’immagine che mi evocavano era quella di un san Giorgio col volto di bambino (in-fante, infans) incantato e sereno.
Come il “Tractatus” che, essendo il suo senso un senso etico, è composto di due parti – come spiegò Wittgenstein a un suo amico- : tutto quello che in esso è scritto e tutto quello che in esso non è scritto, e proprio questa seconda parte è quella importante, così “non parlarono”, quella sera, Agamben e Caproni. “L’etico non si può insegnare”
Cara Marta,
sono un nuovo, un discepolo, uno che fa i primi passi sulla via della ricerca
della verità…oggi come “ambrosiani” abbiamo avuto quel passo del Vangelo in cui il fariseo prega ringraziando Dio di essere un “giusto” mentre il pubblicano prega chiedendo perdono per non esserlo.
Fra l’altro la preghiera del pubblicano :Abbi pietà di me , peccatore è
diventata per secoli la preghiera dei monaci d’oriente, lo yoga cristiano,la preghiera esicasta, la preghiera di chi avrebbe dovuto considerarsi fra i migliori fra gli uomini,
mentre il termine fariseo è ancora oggi usato in tono ironico per indicare chi si crede tanto pio .. ed è solo un pover uomo.
Quello che mi colpisce nel cristianesimo è il “rovesciamento” di tutti i valori
umani , la divina ironia che pervade spesso l’insegnamento di Cristo..
E se fossimo tutti un po’ più ironici’ ? Anche su Beppino Englaro…. aveva talmente voglia di silenzio e di solitudine.. che ha dato quattro interviste
ai giornali, una alla tele, ed è diventato il leader di una manifestazione….
ma non siamo tutti così?
Scusa, @discepolo, se non ti riponderò subito … ma davvero non posso … ma dopo ti dirò!
Buona domenica del perdono allora a quelli che lo chiedono e a quelli – soprattutto – che pensano di non averne bisogno!
la poesia dice quello che nessuna prosa può fare. ed è l’unico modo per lodare Dio.
I salmi e tutte le preghiere sono componimenti poetici.
Io ho una delle mie librerie zeppa di poeti… ma non faccio testo… 🙂
però mi piacciono soprattutto i solitari…
“Destra” e “sinistra” sono concetti relativi (Mussolini ad esempio era un socialista massimalista, dunque di estrema sinistra, poi diventò di destra accettando la guerra e la monarchia; i futuristi come Marinetti erano repubblicani ed anticlericali, ma confluironio nel fascismo; Bombacci passò dall’estrema sinistra del partito comunista al partito repubblichino di Salò).
La Scrittura comunque inmvita in più occasioni a seguire “la via maestra, senza deviare a destra né a sinistra”. Dunque sarebbe “di centro” (se valesse la logica di Affuss).
Un’osserrvazione di buon senso: chi è sulla strada non deve andare troppo a destra né a sinistra: c’è il fosso.Dico questo solo per far capire l’assurdiità sdi certe argomentazioni. Parlanmdo seriamente, le immagini bibliche sono spesso polisemiche: il leone può richiamare il diavolo, ma anche Cristo; il sole illumina e acceca, quindi può avere due significati opposti…
discepolo (e spero di un fare danni con i tag!!! :-() solo una cosa, perchè per il resto sono proprio inadeguata.
Il cristianesimo non è assoluatamente un “rovesciamento” di tutti i valori umani, semma è il “rovesciamento” delle logiche e certezze umane; ma i valori – quelli essenziali e che tutti desiderano – sono portati molto in alto e ricuperati in toto.
Per l’ironia, preferisco l’autoironia, perchè spesso l’ironia può ferire.
maioba mica l’ho capita quella dei “solitari” 😉
raffaele idem … non ho ben capito a cosa ti riferisci riguardo le “argomentazioni assurde” … Però, magari sono io che sono limitata (senza magari). Ma la cosa carina è che anche le “argomentazioni assurde” hanno in sé qualcosa di buono: quello di vedere e riconoscere le “argomentazioni pertinenti” … E ci dici poco?
Ciao
A proposito delle mie appartenenze.
Ho la disgrazia di non farmi capire.
Nei blog e nella vita, a seconda dell’interlocutore sono etichettato:
un lefevriano,
un ciellino,
uno della destra curiale
un teocon
un teodem;
uno di papalla …
ma anche (ops! non si può più dire):
un cripto-modernista
uno di S. Giustina e/o dell’Anselmianum
un cattocomunista (il mio ex capo-servizio).
un mio collega di lavoro, quando parliamo di religione etc., inizia sempre con: “Tu, Martini e Tettamanzi”
qualcuno mi vede anche: polveroso
e mi sente: puzzo di muffa.
Boh!?
Magari è solo cataratta e rinite cronica; magari sono solo pregiudizi.
Io … speriamo che sia solo un christifidelis.
Qualcuno si appresta a farci digerire l’ ennesimo Franceschini con la speranza che sia la volta buona ……
Comunque , mi dispiace , sono sposato con prole .
E insegno .
anche a me danno del cattocomunista.
preferivo doroteo.
“Famiglia Missionaria Donum Dei”?
INSEGNA ?!!!?????
Forse nel senso che insegna ai suoi bambini ad andare in bicicletta.
Almeno, speriamo.
Roberto 55
Occhio all’uso del termine “Papalla”.
Trattasi di un marchio registrato con tanto di copyright.
Telefono rosa per la moglie
Telefono azzurro per i figli
Telefono casa per gli allievi
vorrei tanto parlarti per telefono marta , ma prima vorrei vedere qualche tua foto … sai a scatola chiusa , solo arrigoni ….
Marta: mi piacciono i poeti solitari, come Caproni, come tanti altri.
Ogni poeta in realtà penso debba sperimentare una solitudine abissale per poter parlare dell’umanità e avere comunione con essa.
Un po’ come Gesù…
(Il primo che dice che io ho detto che Gesù è un figlio dei fiori o un poeta del Romanticismo, gli sputo in un occhio! 😉 )
maioba era come pensavo, allora! Ma non tutti i poeti parlano di umanità, molti (troppi a mio avviso) parlano solo di sé stessi e riversano in parole tutto le loro (e qui si scateneranno polemiche a non finire) frustrazioni.
Gesù è verò che spesso si è sentito in questo abisso di solitudine, ma da questa solitudine è nato il suo stare con/per/nella gente. E’ uscito dal deserto della Sua solitudine (quella brutta sensazione che fa sentire out da tutto) e non ha più pensato a sè stesso e si è mosso verso l’altro.
A pensarci bene, Colui che ha vissuto la solitudine più spaventosa (quella della Croce infamante dove anche gli amici hanno tentennato) ha cercato di riempire ogni solitudine incontrata. Non ti pare sia radicalmente diverso dalle opere poetiche di molti autori?
Ma forse sbaglio …
(ma anch’io … il primo che mi dice che sono “depressa” si becca un calcio negli stinchi, ecco! :-()
non so, Marta…
ma la domanda sorge spondanea (come direbbe Lubrano):
Tu, che poeti leggi???
🙂
maioba … mi sono stancata di leggere le poesie di altri … (quelle in parole su carta) e preferisco leggere le poesie scritte nella vita di tanta gente … e ti posso garantire che è alta poesia.
Sono entrata in lotta anni fà con tutta la letteratura in genere riscontrando sempre una cosa che mi ha sempre innervosito: non poter discutere con l’autore/scrittore di certi concetti/deduzioni che – a mio avviso – nei libri sono sempre di parte.
Ti potrei citare tanti poeti letti, ma volutamente li ho scordati (la mia pessima memoria mi ha aiutato in questo), ma disquisire su testi di altri in assenza di questi “altri” mi è sempre parso leggermente “scemo”.
Preferisco la realtà poetica di un Vangelo, preferisco la poesia con i calli sulle mani e con il cuore impietrito dal dolore e dalla delusione, preferisco l’inno di gioia di chi, dopo aver scritto questi poesie reali e leali, ne è uscito libero da ogni sorta di “depressione” o delusione.
So che deluderò tanti con questa mio intervento … ma se continuavo a leggere parole d’altri la mia rabbia non avrebbe mai avuto fine, così, ho preferito ascoltare le persone che “mi capitano” … i poeti che sono e sempre saranno sconosciuti.
Ciao … 😉
Mi permetto di girarvi un mio contributo inviato al sito http://www.statusecclesiae.net
in risposta ad un articolo (a mio avviso discutibile) di don Angelo Casati:
Su Eluana Englaro
Cari amici,
desidero esprimere il mio parziale dissenso rispetto alle affermazioni di don Angelo Casati (e, in parte, di Luigi Viviani). Condivido il richiamo al valore del silenzio ed al rispetto nei confronti delle persone che soffrono (come Beppino Englaro), anche se non condividiamo le loro scelte. Credo però che un rispetto almeno uguale sia dovuto alle suore che hanno accudito Eluana per tanti anni, con tanto amore, senza fare chiasso; ed anche a chi, come l’on. Binetti, ha espresso, senza toni urlati, un chiaro no ad ogni forma mascherata di eutanasia.
Conosco per esperienza diretta la grande sofferenza di chi si sente impotente di fronte a situazioni che sembrano assurde: ho una sorella che, in seguito ad un grave incidente stradale, da quasi trent’anni vive una vita vegetativa (per qualche settimana ha avuto anche lei il sondino nasogastrico); ed una parente di mia moglie si trova da tre anni nelle stesse condizioni di Eluana, con un sondino per nutrirsi. Nonostante la grande sofferenza, non ho mai sentito mia madre o i parenti di mia moglie invocare l’eutanasia o il distacco del sondino: pur trovandosi nella situazione di Giobbe che non comprende i disegni di Dio, hanno seguito e seguono queste persone con grande amore. Non hanno mai chiesto di far morire i loro cari, apparentemente ridotti a “vegetali”, ma hanno sempre auspicato che le istituzioni e la società fornissero loro un aiuto per poterli assistere meglio. Credo che dobbiamo dire un immenso “grazie” a queste persone, ai loro familiari e a chiunque, senza apparire sui telegiornali e sui quotidiani, si spende generosamente per assisterle, testimoniando l’amore di Cristo e la partecipazione al mistero della Croce.
Non dobbiamo condannare nessuno che faccia una scelta diversa, tantomeno usando parole come “assassino” (non c’è però bisogno neppure di farne un “eroe”): compito dell’uomo “pensante” (per richiamare una parola cara al card. Martini), e tanto più del cristiano, è quello di sentirsi partecipe delle sofferenze dei fratelli. Ciò non significa però rinunciare ad esprimere una valutazione sui temi etici: Gesù ha accolto con amore l’adultera, ma non ha legittimato l’adulterio. Dobbiamo saper coniugare (anche se è difficile) rispetto per le persone (anche “erranti”, per usare un’espressione di papa Giovanni), e chiarezza sui principi.
Vorrei soprattutto che chi ha seguito con tanta attenzione il dramma della famiglia Englaro (alludo a giornalisti, politici, uomini di Chiesa) si impegnasse con uno slancio almeno equivalente per seguire chi, in situazioni analoghe, fa una scelta diversa, a favore della vita, e per assicurare ai familiari di handicappati gravi e malati terminali una vicinanza ed un’assistenza adeguata. Altrimenti scivoleremo dolcemente verso un’accettazione acritica dell’eutanasia.
So bene che, in una società pluralista, l’etica cristiana non può tradursi meccanicamente in norme legislative, e che per redigere una legge sul testamento biologico si dovrà trovare una forma di mediazione tra istanze diverse: ma credo che anche un non credente possa giungere a riconoscere che la vita è un mistero grande, di cui non siamo i padroni. Al legislatore chiederei non di legittimare indirettamente una morte “dolce” (in questo senso non condivido la posizione dell’on. Marino), ma di impegnarsi per assicurare, perlomeno a chi lo desidera, la possibilità di essere assistito sino alla morte naturale.
Raffaele Savigni
Dice tra l’altro don Angelo Casati nel sito indicato (http://www.statusecclesiae.net):
“P.S. Ho sentito qualcuno dire che dobbiamo gratitudine a Eluana perchè con i suoi diciassette anni di coma in stato vegetativo ci ha indotti a riflettere su temi essenziali come la vita, la morte, la sofferenza, la natura, la scienza, la libertà, la coscienza… Mi è venuto spontaneo pensare che destinatari della gratitudine fossero altri, fossero in verità Beppino Englaro e sua moglie. Senza il loro coraggio, la loro forza, la loro integrità e la loro lotta avremmo ancora a lungo allontanati temi di grande rilievo. Anche questo dobbiamo loro. La gratitudine va a loro. Però è anche bello pensare che in questa gratitudine sia accomunata loro figlia con cui hanno condiviso pensieri e sogni.”
Io credo che dobbiamo ringraziare soprattutto le persone che hanno scelto di stare vicine a malati incurabili e terminali, senza per questo offendere chi ha fatto scelte diverse. Si può criticare l’errore e rispettare l’errante.
marta , hai fame in questo momento ?
io faccio quasi quasi uno spuntino .
Complimenti, Raffaele, per il tuo contributo: lo condivido perfettamente.
Roberto 55