“Non intendo rimanere ostaggio della memoria, del mio passato, per quello che ho fatto e per quello che non ho fatto. Non intendo subire la maledizione del mito di Sodoma, che condanna a volgere lo sguardo all’indietro, marchiato a fuoco sulla pelle con una frase indelebile: tu non cambierai mai”. Così Sergio d’Elia (vedi post del 3 giugno: “Solidale con Sergio ex terrorista e deputato”). Credo che il “mito di Sodoma” (o forse della “moglie di Lot”, che guardando indietro diviene di sale) sia il frutto di un equivoco tra intervistato e intervistatore, ma in queste parole, riportate ieri dal “Corriere della Sera”, trovo un sentimento della vita che i cristiani dovrebbero avvertire come simile al loro: che cioè nessuno – sia pure un terrorista, come fu d’Elia – è condannato a non cambiare, come se non possa vincere l’istinto a volgersi indietro e quella vista lo tramuti ogni volta in una statua di sale. Gesù considera sempre aperto in avanti il destino d’ognuno, mai bloccato all’indietro.