La normalità c’è chi la cerca e chi la fugge. Tiziano Terzani, camminante del pianeta, aveva con essa un fatto personale: “La nostra vita non può e non deve essere normale”. “Dobbiamo essere normali” predica invece Bergoglio, altro girovago del globo. Il 2 agosto ad Andrea Bocelli che ne lodava lo “speciale” carisma ha risposto: “Ma no, io sono solo normale”. La favola insegna che chi vive lo straordinario cerca il normale, chi è nella norma vuole dell’altro.
Se un Papa possa essere “normale”
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E’ il mio “spillo” di questa settimana, pubblicato con il titolo “Dove sta la normalità” a pagina 31 della “Lettura” del Corsera che sarà in edicola fino a sabato. Per sapere che siano gli spilli, vedi il post del 9 luglio:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/accusa-er-papa-a-santuffizio/
Le parole del caro collega Tiziano Terzani le ho prese dal volume “Lettere contro la guerra”, TEA 2006: “Il mondo è cambiato. Dobbiamo cambiare noi. Innanzitutto non facendo più finta che tutto è come prima, che possiamo continuare a vivere vigliaccamente una vita normale. Con quel che sta succedendo nel mondo la nostra vita non può, non deve, essere normale. Di questa normalità dovremmo avere vergogna”.
Tutto dipende da cosa si intende per “normale”.
Per i santi di ogni tempo,per i martiri ,per i testimoni del Vangelo era “normale”morire per Cristo,combattere per la buona causa sacrificando gliagi e gli onorii del mondo,amare Dio e il prossimo fino al sacrificio di se’stessi e dei propri desideri egoistici,digiumare,fare penitenza. PROprio ieri in Pakistan un cristiano imprigionato per la sua fede e’morto per aver rifiutatol’abiura.Per lui e’statol”normale”.Ma per noi e'”normale?
Per San Francesco era normale digiunare edormire sulla nuda pietra.
Un tempo, pur nella coscienza di essere peccatori,icristiani tendevano alla perfezione.Tendere alla perfezione non significa essere o credersi perfetti ma sforzarsi di esserlo,significa non arrendersi con rassegnazione alle proprie debolezze,ma tendere con fede verso Dio che e’perfezione suprema, consapevoli che solo con la grazia di Dio coi si puo’ avvicinare a Dio.
Siate perfetticome e’perfetto il Padre vostro che e’nei cieli,ha predicato Cristo,non ha,predicato alle donne e uomini del suo tempo di accontantarsi di essere “normali”.Non ha detto neppure a San Pietro di essere normale ma di essere la “roccia”Dunque per un papa essere normale vuol dire essere la roccia su cui e’fondata la Chiesa non vuol dire stare seduto davanti a Cristo eucaristia,abitare in albergo,portarsi la valigia.Non e’questa la “normalita”richiesta da Cristo .
Tutto sta cosa si intende per normali:a ciascun cristiano chiesta la conversione,il rinnegamento di se stesso, la sequela di Cristo fin sulla croce.
Sono cose “normali”queste?Cioe’e’possibile con le normali,umane,limitate forze, amare Dio eilprosdimo fino allamorte e alsacrificio?No direi che queste cose non sono “normali”e solo con la grazia che ci viene daCristo possiamo trascendere la nostra “normalita”.
Bisogna almeno pero’averne il desiderio,ildesideriodi imitare Cristo e i santi.
Non avere neppure la tensione,il desiderio della perfezione,dell’essere diversi dalla nostra mediocre normalita’,vuol dire spegnere il soffio ,l’anelito del cristiano a essere sempre piu’ vicino a Dio,vuol dire alla fine spegnere la fede che essere “diversi” e’possibile.
Con questa predicazione la Chiesa si ritrovera’non piu’ fedeli,ma sempre meno fedeli.Per essere “normali”onfatti non c e’nessun bisogno di essere cristiani,nessunbisogno di sacramenti,peressere normali basta essere come tutti.
La normalita’oggi a Milano:1000 matrimoni civili,248 matrimoni religiosi,245 matrimoni civili gay.
E’questa la normalita’che ci aspetta se i nostri pastori continuano sulla strada dell’esaltazione della “normalita’.
“Io cerco la bellezza,e siccome essi non l’hanno,
mi allontano”
Dostoevskij, L’adolescente.
“La Chiesa possiede la vita divina perche’ Cristo vive nella Chiesa,perche’Cristo stesso e’la Chiesa:attraverso i sacramenti,specialmente l’Eucarestia, Cristo opera la divinizzazione del cristiano e del mondo.Il LOGOS infatti per la sua incarnazione,assumendola ha santificato la natura umana,questa vita divina deve propagarsi a ciascun anima in particolare col contatto fisico-sacramentale con Cristo.Tutta la vita cristiana e’immersa nella liturgia.TUTTA LA VITA DEL CRISTIANO DIPENDE DALL’AZIONE OBIETTIVA DI CRISTO NEI SACRAMENTI”
Don Divo Barsotti “Cristianesimo russo”
La divinizzazione del cristiano e del mondo:questa la perfezione cui dovremmo tendere, questa la vita paradisiaca che dpvrebbe.essere il nostro fine ,inceve di banalizzare la figura papale a categorie mondane di “normalita”e rassicurare noi stessi col vecchio adagio siam tutti peccatori,continuiamo pure ad esserlo,tanto va bene cosi’,alla fine saremo tutti perdonati.
In un caso c’il movimento verso l’ALTO, al giorno d’oggi invece ci cetca di trascinare persino la relugione vetso il BASSO, di livellare tutto verso il basso.
Di suo Tiziano Terzani non viveva una vita tanto normale, anzi… Ma le parole riportate sono giuste e riflettono una verità che dovrebbe far riflettere.
Dice: “Con quel che sta succedendo nel mondo la nostra vita non può, non deve, essere normale. Di questa normalità dovremmo avere vergogna”.
Ha ragione. Il mondo è sottosopra oggi più che mai, più di quanto lo fosse quando Terzani era in vita: guerre qua e là, popoli che migrano, terrorismo che la fa da padrone, fatti di cronaca spaventosi; e la maggior parte della gente sembra restare indifferente a tutto questo.
Qualcuno ha detto che l’indifferenza è il peccato maggiore del nostro tempo.
Restare indifferenti, non muovere un dito per cambiare le cose, pensare solo ai propri affari, guardare gli avvenimenti più tragici con la lente dell’abitudine, ripetendo a noi stessi che tutto questo è normalità.
Ha ragione Terzani: “di questa normalità dovremmo avere vergogna”.
A mio parere, in riferimento al papa (ore 11.14): si può, o si deve, ironizzare sulla valigia abitualmente portata a mano in aereo; ma con “abitare in albergo” – come se i precedenti abitassero in un tugurio – si passa all’insulto (non volgare; ma proprio insulto); chiedo poi in base a quale dogma liturgico o verità rivelata non si possa o non si debba stare seduti in dati momenti della messa e della adorazione eucaristica. Occorre molto maggiore serietà e autocontrollo in certe prese di distanza dal papa.
Quanto a normalità e anormalità (comunque le intendano Terzani o Bocelli o il papa) chiedo in quale misura esse siano categorie evangeliche univoche o traduzioni irrevocabili di valori evangelici. Sulla ritualità di mani e bicchieri puliti, sui pranzi con i pubblicani e peccatori, sullo spreco di profumi costosi di donne “diversamente esemplari”, sul gesto tipicamente da schiavi del lavare i piedi; sul figlio sbandato da riaccogliere in casa, sull’aiuto da prestare al viandante straniero ferito, sui sassi da lanciare alle partner di uomini adulteri, sulle briciole da dare ai “cagnolini” (vangelo di domenica prossima) ho l’impressione che la normalità di Gesù sia la anormalità dei farisei di ieri e di oggi (e dei discepoli, spesso) e viceversa.
Giovanni Paolo II in una sua omelia disse : ” Viviamo in un periodo in cui si fa esperienza di un confronto radicale che si impone dappertutto: fede e antifede, Vangelo e Antivangelo, Chiesa e Antichiesa Dio e antidio.
In questa nostra epoca abbiamo bisogno di riscoprire una fede radicale, radicalmente compresa, radicalmente vissuta e radicalmente realizzata”
Lo disse negli anni 80 del secolo scorso.
Se possibile le cose sono cambiate “in peggio”.
Questa penso che sia la più marcata differenza tra la sua predicazione e quella di Papa Francesco, nella quale la parola “fede” trova pochissimo spazio.
La parola “fede” più che avere bisogno di spazio, ha bisogno di essere vissuta. E i modi per viverla sono diversi per tempi diversi.
Papa Francesco non pronuncia la parola “fede”, mostra a tutti come deve essere la fede: non una parola vuota e inutile ma opera concreta di umanità e di carità.
Per questo ha tanto seguito.
Non può essere “vissuto” qualcosa che neanche si sa che cosa sia!
Che la concretizzazione della fede possa essere diversa a seconda dei momenti storici non c’è alcun dubbio.
Quello che certamente NON E’ è una “parola VUOTA e INUTILE” (!) .
Anzi è il PRESUPPOSTO della CARITA’. Senza la FEDE si confonde la carità con un mero “solidarismo umano” apprezzabile sì ma decisamente “povero” (quando anche non produttore di danni maggiori dei benefici che apparentemente porta )