A proposito di Provenzano e delle sue Bibbie (vedi post del 14 e 15 aprile, e del 4 giugno), trovo una vecchia pagina del Corriere della Sera (18 marzo 2005) dove il collega Dino Martirano ritratta Massimo Tata, 40 anni, condannato a 25 per omicidio, fine pena 2019, che lievita i tempi lunghi della sua vita rinchiusa leggendo libri per i ciechi. Lavora cioè per la collana Libro parlato dell’Unione ciechi italiani: “Prima del carcere non leggevo molto. Guidavo tutto il giorno il carro attrezzi e quando non guidavo dormivo. Poi a Rebibbia ho chiesto una Bibbia forse per raccomandarmi al Signore e ho scoperto parole e significati ai quali non mi ero mai avvicinato”. Mi chiedo come sia avvenuto che abbiano negato una Bibbia a Provenzano, dopo l’arresto. Un collega della giudiziaria mi dice: perchè in isolamento non puoi avere libri. Già, la Bibbia è un libro!