Se il tuo occhio ti scandalizza cavalo: quando leggi il Vangelo apri bene gli occhi
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Luigi Accattoli
Montagna spostata e occhio cecato. La passione di Gesù per i paradossi l’ho illustrata – qui nel blog e a Pizza e Vangelo – commentando il detto evangelico: “Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: ‘Lèvati e gèttati nel mare’, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà”: Marco 11, 22s. In quell’occasione richiamai, dal Milione di Marco Polo, la leggenda del “gran miracolo della Montagna” che vi è narrata nei capitoli XXVI-XXIX. In essa è proposto lo spostamento miracoloso di una montagna su invocazione del santo calzolaio e viene narrata la incredibile conversione di costui alla radicalità evangelica: “Quel calzolaio era un uomo così virtuoso che un giorno essendo andata alla sua bottega una donna molto bella per provare un paio di calzature, vedendo il piede e la gamba di lei il calzolaio sentì una forte tentazione e commise un piccolo peccato con gli occhi; allora si percosse con la lesina un occhio e non la volle mai più vedere”. Ahimè: prendendo alla lettera il consiglio del Rabbi di Galilea amante dell’iperbole quell’ottimo calzolaio non solo perdette il buon affare di quelle calzature ma anche si ridusse a percorrere il sentiero stretto della virtù con un occhio solo. Né è da credere che questa leggenda dell’occhio cecato e del monte spostato sia solo antica: l’ammirato Marco Polo la narra verso la fine del XIII secolo e assicura che la clamorosa delocalizzazione orografica “avvenne tra Baudac e Mosul intorno all’anno 1225”. Intorno al tempo – diciamo – in cui Francesco d’Assisi, per restare vicini alle meraviglie della fede, ricevette le stimmate sul crudo sasso intra Tevere e Arno. La leggenda del santo calzolaio è ancora viva nell’ambiente del monachesimo copto che lo venera: il bassorilievo parietale che ho messo nel post fa parte di un complesso monastico realizzato lungo gli ultimi decenni del secolo scorso. Quanto poi al prendere alla lettera i paradossi evangelici, richiamerò al commento seguente l’incredibile decisione su se stesso presa dal giovane Origene di Alessandria, narrata dal maturo Eusebio di Cesarea.
17 Novembre, 2023 - 11:01
Luigi Accattoli
Audace gesto di Origene. Eusebio di Cesarea dedica l’intero libro VI della Storia Eccesiastica al grande Origene e in esso, al paragrafo ottavo così ci informa: “In quel tempo, mentre svolgeva la sua opera di catechesi ad Alessandria, Origene compì un gesto che fu prova grandissima, da un lato, di una mente inesperta e giovanile, dall’altro, di fede e di moderazione. Avendo infatti ascoltato in modo troppo semplice e giovanile le parole: ‘Vi sono degli eunuchi i quali si sono fatti eunuchi da sé a causa del regno dei cieli’ e pensando sia di compiere la parola del Salvatore, sia perché, pur essendo in giovane età, si occupava di cose divine non solo con uomini, ma anche con donne, volendo togliere ai pagani ogni possibile pretesto di vergognosa calunnia, fu indotto a mettere in pratica le parole del Salvatore” (Edizione Città Nuova 2005, volume II, p. 19s).
17 Novembre, 2023 - 11:27
Luigi Accattoli
Su Gesù che ama l’iperbole. Per farsi un’idea ricognitiva della inclinazione del Maestro all’uso di espressioni paradossali e iperboliche – in coerenza con il linguaggio biblico veterotestamentario – ecco alcune sue parole con tale caratteristica:
Matteo 5, 30: Se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
Matteo 7, 3: Perché […] guardi la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello ma non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?
Matteo 8, 22: Seguimi e lascia che i morti seppelliscano i loro morti.
Matteo 12, 36: Di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio.
Matteo 17, 20: Se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile.
Matteo 19, 21s: Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
Marco 9, 42: Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.
Marco 10, 25: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.
Luca 14, 26: Se uno viene a me e non odia suo padre, e sua madre, e la moglie, e i fratelli, e le sorelle, e finanche la sua propria vita, non può esser mio discepolo.
Luca 17, 6: Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Luca 21, 18: Nemmeno un capello della vostra testa andrà perduto.
Iperbole: dal latino hyperbole, che a sua volta viene dal greco huperbolè, composto da bàllein lanciare e hupér oltre: scagliare al di là. Già l’Antico Testamento era pieno di iperboli: «Renderò numerosa la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare» (Genesi 22,17).
Montagna spostata e occhio cecato. La passione di Gesù per i paradossi l’ho illustrata – qui nel blog e a Pizza e Vangelo – commentando il detto evangelico: “Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: ‘Lèvati e gèttati nel mare’, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà”: Marco 11, 22s. In quell’occasione richiamai, dal Milione di Marco Polo, la leggenda del “gran miracolo della Montagna” che vi è narrata nei capitoli XXVI-XXIX. In essa è proposto lo spostamento miracoloso di una montagna su invocazione del santo calzolaio e viene narrata la incredibile conversione di costui alla radicalità evangelica: “Quel calzolaio era un uomo così virtuoso che un giorno essendo andata alla sua bottega una donna molto bella per provare un paio di calzature, vedendo il piede e la gamba di lei il calzolaio sentì una forte tentazione e commise un piccolo peccato con gli occhi; allora si percosse con la lesina un occhio e non la volle mai più vedere”. Ahimè: prendendo alla lettera il consiglio del Rabbi di Galilea amante dell’iperbole quell’ottimo calzolaio non solo perdette il buon affare di quelle calzature ma anche si ridusse a percorrere il sentiero stretto della virtù con un occhio solo. Né è da credere che questa leggenda dell’occhio cecato e del monte spostato sia solo antica: l’ammirato Marco Polo la narra verso la fine del XIII secolo e assicura che la clamorosa delocalizzazione orografica “avvenne tra Baudac e Mosul intorno all’anno 1225”. Intorno al tempo – diciamo – in cui Francesco d’Assisi, per restare vicini alle meraviglie della fede, ricevette le stimmate sul crudo sasso intra Tevere e Arno. La leggenda del santo calzolaio è ancora viva nell’ambiente del monachesimo copto che lo venera: il bassorilievo parietale che ho messo nel post fa parte di un complesso monastico realizzato lungo gli ultimi decenni del secolo scorso. Quanto poi al prendere alla lettera i paradossi evangelici, richiamerò al commento seguente l’incredibile decisione su se stesso presa dal giovane Origene di Alessandria, narrata dal maturo Eusebio di Cesarea.
Audace gesto di Origene. Eusebio di Cesarea dedica l’intero libro VI della Storia Eccesiastica al grande Origene e in esso, al paragrafo ottavo così ci informa: “In quel tempo, mentre svolgeva la sua opera di catechesi ad Alessandria, Origene compì un gesto che fu prova grandissima, da un lato, di una mente inesperta e giovanile, dall’altro, di fede e di moderazione. Avendo infatti ascoltato in modo troppo semplice e giovanile le parole: ‘Vi sono degli eunuchi i quali si sono fatti eunuchi da sé a causa del regno dei cieli’ e pensando sia di compiere la parola del Salvatore, sia perché, pur essendo in giovane età, si occupava di cose divine non solo con uomini, ma anche con donne, volendo togliere ai pagani ogni possibile pretesto di vergognosa calunnia, fu indotto a mettere in pratica le parole del Salvatore” (Edizione Città Nuova 2005, volume II, p. 19s).
Su Gesù che ama l’iperbole. Per farsi un’idea ricognitiva della inclinazione del Maestro all’uso di espressioni paradossali e iperboliche – in coerenza con il linguaggio biblico veterotestamentario – ecco alcune sue parole con tale caratteristica:
Matteo 5, 30: Se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
Matteo 7, 3: Perché […] guardi la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello ma non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?
Matteo 8, 22: Seguimi e lascia che i morti seppelliscano i loro morti.
Matteo 12, 36: Di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio.
Matteo 17, 20: Se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile.
Matteo 19, 21s: Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
Marco 9, 42: Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.
Marco 10, 25: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.
Luca 14, 26: Se uno viene a me e non odia suo padre, e sua madre, e la moglie, e i fratelli, e le sorelle, e finanche la sua propria vita, non può esser mio discepolo.
Luca 17, 6: Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Luca 21, 18: Nemmeno un capello della vostra testa andrà perduto.
Iperbole: dal latino hyperbole, che a sua volta viene dal greco huperbolè, composto da bàllein lanciare e hupér oltre: scagliare al di là. Già l’Antico Testamento era pieno di iperboli: «Renderò numerosa la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare» (Genesi 22,17).