Nella conversazione con Antonio Spadaro che apre il volume “Nei tuoi occhi è la mia parola” (vedi post del 10 novembre), Francesco dice che “il tatto è il senso più religioso dei cinque”: lo dice alla pagina XV. Chiedo collaborazione ai visitatori per interpretare quelle parole. Nel primo commento il contesto nel quale vengono pronunciate.
Se il tatto sia il senso più religioso
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Toccare la gente. Il padre Spadaro chiede al Papa “come si fa a riconoscere il cuore di una comunità” e questa è la risposta: “Col contatto, stando in mezzo. Il pastore sta in mezzo […]. Bisogna avere un contatto. Anzi bisogna toccare la gente, accarezzarla. Il tatto è il senso più religioso dei cinque. Fa bene dare la mano ai bambini, ai malati: stringere la mano, accarezzare… Oppure in silenzio guardare gli occhi. Anche questo è contatto”.
Minima bergoliana. Una volta qui organizzavo dei seminari che chiamavo “Minima bergoliana”. Considerate questa richiesta d’aiuto un nuovo seminario conoscitivo.
http://www.luigiaccattoli.it/blog/bonta-interpretativa-cercasi/
http://www.luigiaccattoli.it/blog/mia-inchiesta-sugli-oppositori-di-papa-bergoglio/
Oggi alla Santa Messa VO presso la Chiesa di Santa Maria alla Scala , tanta gente, tanti giovani, tante mamme con bambini.
il papa ha detto :
“Cerco sempre di capire cosa c’è dietro le persone che sono troppo giovani per aver vissuto la liturgia preconciliare e ancora la vogliono”. “A volte mi sono trovato di fronte ad una persona molto rigorosa, con un atteggiamento di rigidità e sono chiesto… Perché tanta rigidità? Scava, scava, questa rigidità nasconde sempre qualcosa, insicurezza o anche qualcos’altro : la rigidità sta sulla difensiva, il vero amore non è rigido”.
alla Santa Messa VO a Milano a Santa Maria alla Scala nessuna rigidità, tanta gioventù, mamme con bambini ,canti gregoriani bellissimi cantati con fervore e d amore da un coro di giovani
se davvero il papa vuole conoscere il “cuore di una comunità” e se vuole veramente CAPIRE il successo che sta avendo la Santa Messa VO tra i giovani forse dovrebbe smettere di giudicare per stereotipi e per ideologie e per semplificazioni ( tradizionalista=rigido e vecchio, progressista =morbido)) venire davvero “in mezzo” e toccare davvero tante comunità cristiane tradizionaliste che sono piene di gioventù.
io personalmente ho toccato con mano molta più “rigidità” e vecchiume oltre che noia nelle parrocchie ultraprogressiste coi soliti canti schitarrati e la sciatteria liturgica e il solito prete show-man che fa una predica di un ora per mettersi in mostra.
articolo pubblicato da L’Osservatore Romano, nel mese di giugno 2015, in cui il card. Sarah ha proposto “che i sacerdoti e i fedeli si voltino ad Orientem almeno durante il rito della penitenza, durante il canto del Gloria, le orazioni e la preghiera eucaristica”.
“A più di cinquant’anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, è urgente leggere veramente i suoi testi! Il Concilio non ha mai chiesto di celebrare rivolti al popolo!” ribadisce nuovamente il cardinale Sarah . Secondo il capo del dicastero responsabile per la liturgia, si tratta semplicemente di un ‘mezzo’ che si trova dalla Chiesa per realizzare la partecipazione necessaria dei fedeli alla liturgia voluta dai Padri conciliari.Ma durante l’offertorio, è “essenziale” guardare “ad orientem” .
Tuttavia, “celebrare di fronte alle persone è diventata una possibilità, ma non un obbligo.” “La liturgia della Parola può giustificare il faccia-a-faccia tra lettori e gli ascoltatori, il dialogo e la pastorale del sacerdote verso il suo gregge. Ma non appena si raggiunge il momento in cui ci si rivolge a Dio – dal dell’offertorio in poi – è essenziale che il sacerdote e fedeli guardino insieme verso Oriente “. “Questo si adatta perfettamente a ciò che volevano i Padri conciliari”.
e aggiungo se il “tatto” è il senso più religioso che dire della sensazione all’inizio sgradevole ma poi particolare che hanno le ginocchia quando il fedele si INGINOCCHIA davanti a Dio? certo il tatto delle nostre ginocchia ci manda messaggi al cervello” stai facendo qualcosa che non fai mai ,nella tua esperienza normale , perchè lo fai? E allora non il cervello ma il CUORE risponde perchè ora e qui non sto facendo qualcosa di “normale” ma sto rendendo culto a Dio.
davvero il tatto è il senso più religioso!
e che dire delle mani giunte in preghiera? E di tutto l’atteggiamento ORANTE del corpo? il cattolico non prega col cervello prega col CUORE E col corpo!
nella Liturgia della Chiesa Ortodossa si va oltre.
ci sono le profonde genuflessione e le prostrazioni. nel Medioevo spesso la gente pregava col corpo completamente sdraiato per terra .
anche qui. pensate che sensazione tattile , stare completamente prostato, sdraiato per terra davanti a Dio. Non so chi di noi l’ha provata.
il corpo e il tatto mandano messaggi al cervello: il cervello non può che stare desto all’erta e se i messaggi del tatto sono fuori dell’ordinario il cervello capisce che sta succedendo qualcosa fuori dell’ordinario.
se poi oltre al tatto ci mettete anche l’udito ( canti religiosi dalla musica sublime) e l’odorato ( odore dell’incenso) è tutto intero l’uomo che partecipa alla Liturgia!
purtroppo lo squallore e la noiosità delle attuali Liturgie è dovuta al fatto che si rivolgono solo al cervello con parole con sermoni con concetti, come fanno qualsiasi altre cerimonie umane ma non divine, che non coinvolgono tutto l’uomo e che non lo mettono in condizione di accedere al SACRO.
in quanto a rigidità maria cristina……..
sei talmente irrigidita e incancrenita nelle tue idiosincrasie che ogni volta che luigi su questo blog ti ha fatto rilevare falsità, errori in quanto da te scritto non hai mai battuto un colpo..
Sono rigidi i tradizionalisti/ conservatori? direi di si…non tanto per la liturgia, ma per l’attaccarsi ad una visione ecclesiale e teologica del 1500…dopo il concilio di Trento il nulla. E anche prima il nulla… Basta vedere il contenuto delle varie suppliche filiali ed accuse di eresia al papa provenienti da quegli ambienti.
cristina vicquery
Luigi, buon pomeriggio e buona domenica (1a dell’Avvento per il rito ambrosiano) a te e a tutti.
Sono un po’ in imbarazzo… Dopo gli interventi della dott.ssa Venturi, mi sembra di andare fuori tema a proposito del “tatto” come “senso più religioso dei cinque”, come affermato da Papa Francesco, da te citato. Ma voglio rischiare…
Io non ho fatto studi di teologia, ho una formazione classica e sono affascinato dalle parole. L’aggettivo “religioso” mi ha fatto pensare ai due più grandi comandamenti. In sintesi “Ama Dio ” e “Ama il prossimo”. Ora capisco anch’io che Dio non si può toccare. Ma il prossimo chi è? “Prossimo” deriva da “proximus”, superlativo assoluto derivante da “prope” (vicino), dunque “vicinissimo”. Sicché amare il prossimo significa “amare il vicinissimo”, quello che puoi perfino toccare, essendo un soggetto tangibile, reale. Che a volte ti può perfino calpestare i piedi. E amarlo potrebbe non essere facilissimo, ma se lo ami metti in pratica il secondo grande comandamento, simile al primo. Insomma sei un tipo religioso, cioè “osservi la religione e ti comporti secondo i suoi principi” (De Mauro, Il dizionario della lingua italiana).
Scusa se sono andato troppo terra terra…
Saluti!
Giuseppe grazie della tua vicinissima riflessione. Il tatto ci rapporta a chi ci è prossimo fisicamente e per suo tramite a Colui che ci è prossimo nel mistero.
La prima lettera di Giovanni dice: ciò che noi abbiamo contemplato, ciò che le nostre mani hanno toccato, il Verbo della vita, noi lo annunziano a voi. Questa fisicità di aver toccato il Cristo mi sembra molto suggestiva. Queste parole hanno il crisma della indiscutibile verità.
Antonella che dici dell’Eucarestia presa con le mani?
Sì, è un problema, caro Luigi. Io la faccio in ambedue i modi;, nelle celebrazioni del Cammino teniamo a lungo il Pane nelle mani. Molti lo guardano, forse rivolgono preghiere. Penso che per molti prendere il Pane nelle mani sia il segno di una prima, importante accoglienza.
Oggi nella nostra città è terminato il giubileo della misericordia. Solo che il nostro vescovo non ha chiuso la porta santa, ma ha aperto la porta principale del duomo uscendo da essa con sacerdoti e fedeli in processione. Ha detto che questa è la Chiesa in uscita. È stato dovunque così? Mi è sembrato bello.
Antonella il Pane nelle mani è momento grande di contatto. Così come il Calice nella mani. Ecco un testo di Cirillo di Gerusalemme (315-387) che insegna a vivere quei momenti.
Quando ti accosti, non stendere le palme delle mani con le dita disgiunte; ma con la sinistra facendo un trono alla destra che deve accogliere il Re, ricevi il corpo di Cristo sul cavo della destra, dicendo: «Amen». Quando la tua mano viene a contatto del corpo santo, santifica gli occhi, attento a non lasciarne cadere qualche frammento, perché sarebbe per te come perdere un membro del tuo corpo. Se le tue mani ricevessero dell’oro, non lo custodiresti con la più grande attenzione per non perderne nulla, per non esserne in alcun modo depauperato? Ancora più attento devi essere per non lasciar cadere alcun frammento di quel che è più prezioso dell’oro e delle pietre preziose! Dopo la comunione col corpo di Cristo, accostati al calice del suo sangue senza stendere le mani, ma prendine inchinandoti con gesto della massima adorazione, e dicendo: «Amen» santíficati tutto. Finché hai il sangue di Cristo sulle labbra, toccalo con le mani e con esso santifica gli occhi, la fronte e gli altri sensi. Poi, in attesa dell’orazione, rendi grazie a Dio
che ti ha degnato di sì sublimi misteri.
Cirillo di Gerusalemme, “Catechesi mistagogiche”, V, 21 e 22.
Antonella dimmi qualcosa di come prendete il Calice nelle celebrazioni del Cammino.
Antonella quanto al rito di conclusione del Giubileo al quale hai assistito nella tua cattedrale, esso è originale, creato dal tuo ottimo vescovo. C’è un rito proposto a tutti, che prevede il gesto della chiusura dei battenti in analogia all’apertura che avvenne il dicembre scorso, ma sono possibili adattamenti e varianti. Sulle “porte in uscite” c’erano già delle esperienze e a una di esse aveva fatto riferimento il Papa il 10 agosto scorso:
Mi diceva un Vescovo, l’altro giorno, che nella sua cattedrale e in altre chiese ha fatto porte di misericordia di entrata e di uscita. Io ho chiesto: “Perché hai fatto questo?” – “Perché una porta è per entrare, chiedere il perdono e avere la misericordia di Gesù; l’altra è la porta della misericordia in uscita, per portare la misericordia agli altri, con le nostre opere di misericordia”. Ma è intelligente questo vescovo!
http://www.luigiaccattoli.it/blog/porte-della-misericordia-in-entrata-e-in-uscita/
Era il vescovo di Rieti, divenuto poi noto per il terremoto: Amatrice è in diocesi di Rieti. Si vede che anche il tuo è un vescovo intelligente, direbbe il Papa.
Cirillo di Gerusalemme! È quello che viene sempre citato, solo che noi per prendere il Pane, porgiamo la mano sinistra con sotto la destra. Finita la comunione col Pane, il sacerdote beve dal Calece, poi passa a porgerlo ai fedeli che si alzano per riceverlo. Si prende per pochi secondi il Calice con le mani, rispondendo Amen. Il Calice non è rotondo, ma ha degli spicchi, dai quali si beve. Ma forse è meglio andare; qui la Clebrazione Eucaristica è aperta a tutti.
Troppo stimolante questa domanda per non risponderti di getto, appena la vedo (cioè adesso: faccio la rassegna stampa differenziata). Il tatto è il senso che ama di più, quello col quale la seduzione prodotta dalla vista e dall’udito diventa un gesto. Il buon samaritano ama con le mani, Gesù ama con le mani. Noi amiamo con le mani i nostri bambini e i nostri vecchi, quando sono così piccoli o così… grandi che intendono solo i gesti.
Grazie Guido. I sacramenti e il tatto potrebbe essere un’altra pista da percorrere. Le unzioni che caratterizzano il battesimo, la cresima, l’ordine, l’unzione degli infermi. Il pane e il vino. “Datevi la mano destra”. Solo la confessione non è toccata. Ma lo è nel rito orientale della stola del ministro sulla testa del penitente.
Restando in ambito liturgico, purtroppo il segno di pace durante il riti di comunione rimane un’occasione sprecata…
Nelle penitenziali ora il sacerdote al momento dell’assoluzione mette le mani sul capo del penitente, poi lo prende per le mani e lo rialza, se è inginocchiato.
In occasione di un corso di esercizi spirituali ai vescovi della Spagna, il cardinale Bergoglio aveva raccomandato ai confratelli di “lasciarsi toccare dalla gente” come faceva Gesù: Jorge Mario Bergoglio, In Lui solo la speranza, Jaca Book 2913, p. 29.
Da papa ha introdotto questo rito della benedizione delle donne incinte: «Toccatevi la pancia e io do la benedizione a ogni bambino che è lì dentro ad aspettare» (Santiago de Cuba, 22 settembre 2015).
Dio non si può toccare, se non nel prossimo.
Leopoldo ti dedico il twitt inviato dal Papa due giorni addietro, il 13 novembre: “Se vuoi trovare Dio, cercalo dove Lui è nascosto: nei più bisognosi, nei malati, negli affamati, nei carcerati”.
Leopoldo vieni più spesso. Ho bisogno di te.