E’ capitato sabato scorso, 9 novembre, nella Basilica di San Giovanni, dove Francesco celebrava la festa della Dedicazione della Basilica e consegnava il “mandato” alle équipes pastorali: il Credo doveva essere cantato con accompagnamento dell’organo e invece è stato pronunciato dall’assemblea, che è partita prima del Coro, lasciando il Maestro con la bacchetta in aria. Nel primo commento una ragionevole descrizione del mini incidente di rubrica, nel secondo una mia illazione simbolica del tutto inopportuna.
Se il Popolo di Dio si riprende il Credo
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Sul libretto era previsto. Persona competente, che partecipava alla celebrazione in giusta posizione – e non come me, che mi trovavo dietro l’ultimo pilastro dell’ultima navata di destra – ha così risposto a una mia domanda di chiarimento: “Sul libretto era previsto un Credo a cori alterni quasi interamente cantato; l’introduzione non era cantata e spettava al Papa. Quando Francesco ha cominciato a leggere la prima parte del Credo, il popolo di Dio gli è andato dietro, disinteressandosi dell’organo che aveva cominciato a suonare e, poiché i fedeli non si sono fermati, a un certo punto l’organo ha smesso di suonare e il Credo è stato proclamato a voce come si fa nelle normali messe in parrocchia”.
Bacchetta in aria. La celebrazione di sabato 9 era sontuosa, con grande partecipazione, piena di novità: nuovo ambone, nuova croce pensile, nuova casula papale, nuove preghiere del “proprio” della messa. L’ho già descritta, lodata e criticata in un post dell’11 novembre: http://www.luigiaccattoli.it/blog/23692-2/
Qui mi limito a fare mia una battuta che ho colto all’uscita, dalla bocca di un amico che avrebbe preferito una celebrazione più sobria e meglio raccordata alla preghiera per le vittime della povertà svolta dal Papa sul sagrato [della quale in Basilica non si è avuta alcuna eco] e alla “consegna del mandato” alle équipes pastorali: “Quando il Popolo di Dio si riprende il Credo, il Maestro delle Cerimonie resta con la bacchetta in aria”.
Il Credo è molto bello, e soprattutto il testo greco originale è pieno di sorprese. L’inizio dovrebbe essere: Noi confidiamo, ci affidiamo ad un solo Dio. Il testo italiano ci.suggerisce uno stato in luogo, uno schieramento.diverso da quello che non credono. Ma sia il testo greco che quello latino con i loro accusatori esprimono un moto.a luogo, un volgersi verso. Ed ancora bisognerebbe dire che Cristo si è fatto essere umano, comprendendo quindi anche le donne.
Della Chiesa si dovrebbe dire che è universale. Ma soprattutto.nel testo greco la prima parte, fino.al secondo Credo, è un solo lunghissimo periodo, reso possibile dalle tante forme di participio che questa lingua possiede.
I neocatecumenali studiano e cantano il.Credo, ed anche in chiesa nella domenica delle Palme. Lo abbiamo cantato anche durante il pellegrinaggio a Roma davanti alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo.
Non erano gli.accusatori, erano gli accusativi! Internet non sa il latino!
Fai pure conto, Antonella, che io di latino so ancora meno di Internet: puoi ritenerti fortunata a non avermi mai avuto tra i tuoi studenti !
Per il resto, Luigi, penso che quando il popolo di Dio riprende il potere (anche solo di recitare il “Credo”) è, sempre e comunque, un fatto positivo.
Buona domenica !
Roberto Caligaris
Luigi, un saluto prima di tutto.
Il tuo racconto mi sembra un po’ troppo romanzato.
La realtà è molto più terra terra:
https://youtu.be/Guh619CtD0Q
dal Minuto 44:30 in poi.
il Papa ha letto l’incipit del Credo in modo talmente dimesso che a nessuno poteva venire in mente che a quell’ incipit sarebbe seguito un Credo cantato.
Era del tutto naturale procedere nella recitazione, e così i presenti hanno fatto.
Banalmente, se si vuole un Credo cantato, va intonato dal celebrante. Come si fa da secoli.
Rif. ore 15.26 – Era del tutto naturale
Eresia più eresia meno, al papa si può addebitare anche che non canta il Credo
(ma forse è coerente con ciò che professa).
Non scrivevo in questo blog da un anno e più ma, guarda un po’, avrei scommesso in un commento di Amigoni p.Luigi.
Il quale può fare tutte le ironie che vuole per cercare di minimizzare questioni, ma le questioni restano lì.
Nel merito, io al papa non addebito nulla ( e chi sono per farlo ?), ma osservo. E osservo che il papa non rispetta l’Ordinamento Generale del Messale Romano, n. 40 (e quindi nemmeno il magistero in materia di canto e liturgia da cui deriva).
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/ccdds/documents/rc_con_ccdds_doc_20030317_ordinamento-messale_it.html
Salvo poi, in altre occasioni, richiamare lui stesso l’importanza del rispetto delle norme liturgiche “I libri riformati a norma dei decreti del Vaticano II hanno innestato un processo che richiede tempo, RICEZIONE FEDELE, OBBEDIENZA PRATICA, sapiente attuazione celebrativa da parte, prima, dei ministri ordinati, ma anche degli altri ministri, dei cantori e di tutti coloro che partecipano alla liturgia”.
E ancora: “è venuto il momento di applicare integralmente la riforma nei suoi giusti criteri ispiratori […] superando LETTURE INFONDATE E SUPERFICIALI, RICEZIONI PARZIALI e PRASSI CHE LA SFIGURANO”.
Ma tanto, chissenefrega, giusto p. Luigi ? Saranno mica queste le cose importanti ?
PS: avevo messo da tempo una pietra sopra questo argomento, però letto il tema del post (e l’interpretazione un po’ stiracchiata di quanto successo a san Giovanni) far finta di nulla sarebbe stata una colpevole omissione.
Comunque, qui sopra sono andato fin troppo oltre, per inseguire il commento fuori tema di p. Luigi.
Per restare nell’argomento del post, ribadisco una ovvietà: se si vuole cantare il Credo (o qualche altra parte dell’Ordinario, cioè i canti fissi della messa), bisogna che lo intoni qualcuno (e di norma il celebrante).
Altrimenti succede un casino, come è successo a san Giovanni e come succederebbe in qualsiasi altra chiesa.
Nella stessa messa a san Giovanni noto peraltro che il Pater Noster è stato intonato a modo (seppur da un cantore), seguito da tutta l’assemblea. E a nessuno è venuto in mente di “riprendersi il Padre Nostro”.
Bergoglio al rogo!
Alberto Farina
20 novembre 2019@8:03
Battuta stupida,
di uno che non ha argomenti e che cerca di buttarla in rissa.
(di solito, se io non ho argomenti, sto zitto)
Rif. 19 novembre, ore 6.43 – D’accordo
Perché ci sia un canto nella messa occorre che qualcuno lo intoni: concordo.
Per il “fuori tema” chiedo scusa.
La mia battuta originava dal fatto che ogni pretesto è buono per dar contro al pontefice.
Alberto Farina
Con me puoi parlare di questo “pretesto”, non di altri.
E, se lo ritieni, possiamo confrontarci volentieri nel merito, senza buttarla in caciara.
Nessuna caciara da parte mia. Del tema in questione non me ne importa un fico secco. Registro solo che nei confronti di Bergoglio molti sono lì pronti col fucile spianato aspettando un suo errore anche minimo per fare fuoco. Ad altri pontefici si è concesso molto di più. E comunque continua a piovere: Bergoglio ladro!
Alberto Farina
” Del tema in questione non me ne importa un fico secco.”
Potevi dirlo subito che sei un troll !
Pure ossessionato dal linguaggio militaresco “al rogo”, “dare contro”, “fucile spianato”, “fare fuoco”.
E io che ho buttato via del tempo per cercare un confronto razionale (e pacifico)….Ci sono cascato come un pollo.
Questo siparietto mi conferma che interloquire nel blog una volta all’anno è fin troppo.
A risentirci quindi a novembre 2020, a Dio piacendo.
Luigi, se per caso mi facessi tentare prima del tempo, ti chiedo di bloccare i miei interventi. Grazie.
Io non sono un troll, visto che intervengo in questo blog con una certa regolarità. Ribadisco che la cosa che tanto scandalizza il sig. Padula è una questione del tutto marginale. Il Papa sarà stato stanco o si è distratto (è pur sempre un uomo di 82 anni). Imbastire su ciò una polemica mi sembra poco generoso, un andare a cercare il pelo nell’uovo. Quanto alle immagini militaresche esse sono metafore, ma non poi così lontane dalla realtà dato che nei siti più o meno tradizionalisti è abitudine quotidiana scambiarsi auspici per la morte di Bergoglio.
Ci rivediamo fra un anno.
Alberto Farina