“Ma il discernimento è nella Scrittura?” chiede il rude al maestro delle cose sacre. “Sicuro – risponde il maestro – lo trovi nella Prima ai Corinti 11 ed è detto proprio in riferimento al mangiare e al bere il pane e il calice del Signore”. Nel primo commento le parole di Paolo, nel secondo qualche altra battuta scambiata tra il rude – che sono io – e il maestro che è il mio parroco.
Se il discernimento sia nella Scrittura
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Prima Corinti 11: 26 Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. 27 Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. 28 Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; 29 perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.
Rude. L’Amoris laetitia mettendo in primo piano il discernimento non si affida troppo alla coscienza del singolo?
Maestro. No, anzi quell’affidamento che è nelle parole di Paolo ai Corinti – dove dice “Ciascuno esamini se stesso” – nell’insegnamento del Papa è mitigato dall’affermazione che il discernimento non avviene in solitudine ma va condotto sotto la guida di un sacerdote e seguendo le indicazioni del vescovo. Ciò è detto in particolare al paragrafo 300.
Scusate l’OT
Per la cara Antonella Lignani
C’e’la notizia che un sacerdote del Cammino NC e’stato rapito in Nigeria.Per caso lo conosci?Preghiamo il Signore per lui.
Il paragrafo 300 della AL, sarebbe poi questo:
”
Se si tiene conto dell’innumerevole varietà di situazioni concrete, come quelle che abbiamo sopra menzionato, è comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi. E’ possibile soltanto un nuovo incoraggiamento ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari, che dovrebbe riconoscere che, poiché «il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi»,[335]le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi.[336] I presbiteri hanno il compito di «accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo. In questo processo sarà utile fare un esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento. I divorziati risposati dovrebbero chiedersi come si sono comportati verso i loro figli quando l’unione coniugale è entrata in crisi; se ci sono stati tentativi di riconciliazione; come è la situazione del partner abbandonato; quali conseguenze ha la nuova relazione sul resto della famiglia e la comunità dei fedeli; quale esempio essa offre ai giovani che si devono preparare al matrimonio. Una sincera riflessione può rafforzare la fiducia nella misericordia di Dio che non viene negata a nessuno».[337] Si tratta di un itinerario di accompagnamento e di discernimento che «orienta questi fedeli alla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio. Il colloquio col sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere. Dato che nella stessa legge non c’è gradualità (cfr Familiaris consortio, 34), questo discernimento non potrà mai prescindere dalle esigenze di verità e di carità del Vangelo proposte dalla Chiesa. Perché questo avvenga, vanno garantite le necessarie condizioni di umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della volontà di Dio e nel desiderio di giungere ad una risposta più perfetta ad essa».[338] Questi atteggiamenti sono fondamentali per evitare il grave rischio di messaggi sbagliati, come l’idea che qualche sacerdote possa concedere rapidamente “eccezioni”, o che esistano persone che possano ottenere privilegi sacramentali in cambio di favori. Quando si trova una persona responsabile e discreta, che non pretende di mettere i propri desideri al di sopra del bene comune della Chiesa, con un Pastore che sa riconoscere la serietà della questione che sta trattando, si evita il rischio che un determinato discernimento porti a pensare che la Chiesa sostenga una doppia morale.”
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20160319_amoris-laetitia.html
Se parliamo di discernimento morale con riferimenti alla coscienza, la cosa si fa seria,: occorre innanzitutto evitare di accomodare situazioni in nome della coscienza contrabbandando con il ricorso ad essa le proprie opinioni o scelte previe o di comodo. Intanto, quando parliamo di coscienza relativamente al discorso “Eucaristia ai divorziati risposati” si suppone – proprio perché c’è di mezzo la salvezza o la NON salvezza. anzi,la condanna- che questa coscienza sia moralmente e pienamente formata.
Ora, che la coscienza possa essere pienamente formata è pura utopia. A noi non è chiesto di essere nella pienezza, ci è chiesto di tendervi con ogni mezzo, ma da qui, a parlare di coscienza formate in pienezza, ce ne vuole…
Poi, per quanto riguarda il binomio “Scrittura”=”discernimento” escludendo la costola portante che è “La Tradizione” si è in pieno protestantesimo, e non nella Verità Cattolica in cui Scrittura e Tradizione confluiscono nell’unico Deposito, ovvero nella dottrina cattolica o depositum fidei il quale trattasi di
” quell’unico patrimonio contenente tutte le verità, sia in ordine alla conoscenza (fede) che al comportamento (morale), insegnate da Gesù mediatore e pienezza della Rivelazione, agli Apostoli e da questi trasmesse al collegio dei Vescovi quali loro successori.Tali verità costituiscono il principio o fondamento da cui attinge il Magistero della Chiesa, non potendo questa aggiungere nulla a quanto, almeno implicitamente, è già contenuto nella Rivelazione. L’intelligenza, ovvero la comprensione, di tali verità progredisce nella Chiesa lungo i secoli con l’assistenza dello Spirito Santo”.
Ciò detto a chiare lettere – copia incollato o meno non cambia assolutamente i caratteri somatici della Chiesa Cattolica che restano-
Pretendere di accostare 1Cor11 per suffragare la tesi secondo la quale in virtù di una retta e piena coscienza i divorziati risposati possano accedere all’Eucaristia, credo, sia una roba di una tale forzatura che San Paolo , DOTTORE del MATRIMONIO potrebbe infuriarsi tanto da far crollare la Basilica fuori le mura.
Difatti la Basilica fuori le mura mi pare sia in piedi e si regga in modo perfetto.
Sorry.
Un po’ difficile parlare di discernimento, senza riferimenti alla coscienza.
Il discorso, per quanto forzatissimo e astruso per come impostato in modo ambiguo nel commento qui sopra, e soprattutto strumentale, cioè piegato a far passare una tesi preconcetta, avrebbe una qualche validità se si parlasse di discernimento personale, e basta.
Ma qui il discernimento è posto sotto la guida della Chiesa, sotto il suo insegnamento che regga e orienti il necessario discernimento personale nel quadro di un discernimento pastorale, ricondotto direttamente al Vescovo.
” Il discernimento operato dalla Chiesa diventa l’offerta di un orientamento perché sia salvata e realizzata l’intera verità e la piena dignità del matrimonio e della famiglia.
Esso è compiuto dal senso della fede (cfr. «Lumen Gentium», 12), che è un dono che lo Spirito partecipa a tutti i fedeli (cfr. Gv 2,20), ed è, pertanto, opera di tutta la Chiesa, secondo le diversità dei vari doni e carismi che, insieme e secondo la responsabilità propria di ciascuno, cooperano per
una più profonda intelligenza ed attuazione della Parola di Dio. La Chiesa, dunque, non compie il proprio discernimento evangelico solo per mezzo dei Pastori, i quali insegnano in nome e col potere di Cristo, ma anche per mezzo dei laici: Cristo «li costituisce suoi testimoni e li provvede del senso
della fede e della grazia della parola (cfr. At 2,17-18; Ap 19,10) perché la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale» («Lumen Gentium», 35). I laici, anzi, in ragione della loro particolare vocazione, hanno il compito specifico di interpretare alla luce di Cristo la
storia di questo mondo, in quanto sono chiamati ad illuminare ed ordinare le realtà temporali secondo il disegno di Dio Creatore e Redentore.
Il «soprannaturale senso della fede» (cfr. «Lumen Gentium», 12; Sacra Congregazione della Fede, «Mysterium Ecclesiae», 2: AAS 65 [1973] 398-400) non consiste però solamente o necessariamente nel consenso dei fedeli. La Chiesa, seguendo Cristo, cerca la verità, che non sempre coincide con
l’opinione della maggioranza. Ascolta la coscienza e non il potere ed in questo difende i poveri e i disprezzati. La Chiesa può apprezzare anche la ricerca sociologica e statistica, quando si rivela utile per cogliere il contesto storico nel quale l’azione pastorale deve svolgersi e per conoscere meglio la
verità; tale ricerca sola, però, non è da ritenersi senz’altro espressione del senso della fede.
Perché è compito del ministero apostolico di assicurare la permanenza della Chiesa nella verità di Cristo e di introdurvela più profondamente, i Pastori devono promuovere il senso della fede in tutti i fedeli, vagliare e giudicare autorevolmente la genuinità delle sue espressioni, educare i credenti a un
discernimento evangelico sempre più maturo (cfr. «Lumen Gentium», 12 «Dei Verbum», 10).
Per l’elaborazione di un autentico discernimento evangelico nelle varie situazioni e culture in cui l’uomo e la donna vivono il loro matrimonio e la loro vita familiare, gli sposi e i genitori cristiani possono e devono offrire un loro proprio e insostituibile contributo. A questo li abilita il loro
carisma o dono proprio, il dono del sacramento del matrimonio (cfr. «Insegnamenti di Giovanni
Paolo II», III, 2 [1980] 735s).
http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_19811122_familiaris-consortio.html
Diciamo che più che il Magistero della Chiesa Cattolica che sul Sacramento del Matrimonio ha tutto ben definito, chiarito, e sigillato ab aeternum perfettamente ed indefettibilmente, è il Magistero di Kasper e dei suoi epigoni, sul quale Papa si sta giocando la credibilità!
La dottrina e la disciplina dellla Chiesa Cattolica, per sua norma e regola, in materia di fede e morale circa il sacramento del Matrimonio si è espressa ampiamente. La faccenda è stata dibattuta e risolta nel periodo postconciliare con l’Esortazione Apostolica «Familiaris consortio» nella quale si evince in maniera inequivocabile a) In obbedienza alla fede e per amore della verità vige l’obbligo di discernimento e relativa partecipazione dei divorziati risposati alla vita della Chiesa e al contempo ribadisce la prassi costante e universale, «fondata sulla Sacra Scrittura, b) di non ammettere alla Comunione eucaristica i divorziati risposati».” La struttura dell’Esortazione e il tenore delle sue parole fanno capire chiaramente che tale prassi, presentata come vincolante, non può essere modificata in base alle differenti situazioni” . Questo e’ quanto.
Claudia Floris Leo pensi alla credibilità sua: inesistente.
Questo, è quanto.
Il cardinal Newman parlando della “religione del giorno” e delle forme che di volta involta assume riguardo alla parola di Dio si espresse in maniera straordinaria. Dice che sono come quelle banderuole che girano al vento.
I Fautori della “religione del giorno” agiscono in maniera diametralmente opposta al Vangelo e della Parola di Dio vivono il suo lato più sereno, romantico: l’annuncio della consolazione, i precetti di reciproco amore e via discorrendo, salvo lasciare nel dimenticatoio gli aspetti più oscuri e più profondi . “È la religione naturale in un’epoca civile, e Satana l’ha accortamente ornata e perfezionata fino a farne un idolo della Verità. Via via che la ragione prospera, via via che il gusto si forma e si raffinano gli affetti e i sentimenti, sarà inevitabile che alla superficie della società si diffonda, del tutto indipendentemente dall’influenza della rivelazione, un costume generale di onestà e di benevolenza”
Un secolo più tardi, il teologo protestante Dietrich Bonnhoeffer, morto in un campo di concentramento, metterà in guardia, con simili parole, contro la “grazia a buon prezzo”, che chiama il nemico mortale della Chiesa: “La grazia a buon prezzo è la predica del perdono senza penitenza, è il battesimo senza ascesi della comunità, è la cena senza la confessione dei peccati, è l’assoluzione senza pentimento personale. La grazia a buon prezzo è grazia senza sequela, grazia senza croce, grazia senza Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo e incarnato”[19].
Quanto affermato qui sopra è comunque incompleto e inesatto, dal momento che , una differenziazione veniva prospettata e una casisitica introdotta, e una possibilità di ammettere, in principio, alla Comunione Eucaristica i divorziati risposati era già prevista anche dalla Familiaris
Nel paragrafo loro dedicato , come tutti sanno, si legge
“La riconciliazione nel sacramento della penitenza – che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico – PUO’ESSERE ACCORDATA solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l’indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione, «assumono l’impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi» (Giovanni Paolo PP. II, Omelia per la chiusura del VI Sinodo dei Vescovi, 7 [25 Ottobre 1980]: AAS 72 [1980] 1082).
Questo per dire che ” ben definito, chiarito, e sigillato ab aeternum perfettamente ed indefettibilmente” nella capoccia della scrivente.
Come Newman mostra, in questa nuova “religione del mondo” certi vizi vengono disapprovati. Ma Dio e tutto il mondo del soprannaturale non vengono più ritenuti importanti, il peccato viene banalizzato, la verità relativizzata. In breve: si tratta di una religione fatta dall’uomo che accetta alcuni principi mondani, ma “abbandona un intero lato del Vangelo, cioè il suo carattere austero (Bonnhoeffer parlerà in questo contesto della “grazia cara”), e ritiene basti essere benevoli, cortesi, candidi, corretti nella condotta, delicati, e che non include il vero timor di Dio, nessun vero zelo per il Suo servizio, nessun odio profondo del peccato…, non l’adesione fervida alla verità dottrinale, nessuna speciale sensibilità intorno ai singoli mezzi adatti a raggiungere i fini, purché siano buoni i fini, nessuna lealtà di sudditanza alla Santa Chiesa Apostolica di cui parla il credo, nessun senso dell’autorità della religione se non all’interno della mente: in una parola, una dottrina che non ha serietà, e perciò non è calda né fredda, ma (secondo la parola della Scrittura) è semplicemente tiepida”[20].
Newman ritiene che questa “religione del mondo” sia ormai dominante, perché “non abbiamo agito spinti dall’amore della verità, bensì sotto l’influsso dei tempi”[21]. Non pochi fedeli hanno di fatto equiparato la venuta del regno di Cristo con il progresso della civiltà moderna. “Hanno sacrificato la Verità ai vantaggi”[22]. Questo pensiero piace anche agli spiriti scettici, in quanto promuovono le opere intorno alla teologia naturale e sono del parere che “esse contengono l’esposizione di tutta la religione”[23]. Ignorano che le pratiche religiose sono impossibili alla natura, che tutti gli uomini sono prigionieri del peccato e bisognosi della grazia di Dio per essere salvati, che Gesù ci invita a sforzarci quando parla, ad esempio, della porta stretta e della via angusta (cfr. Mt 7,14). Molti pensano che “non occorre spaventarci, che Dio è un Dio di misericordia, che basta emendarsi per cancellare le trasgressioni…, che il mondo, tutto sommato, è ben disposto verso la religione…, che non è bene eccedere nella serietà, che in tema di natura umana non si debbono avere idee ristrette e che dobbiamo amare tutti gli uomini. Ecco dunque il credo degli uomini che non hanno alcun pensiero profondo”[24].
Newman sa che “la pace dello spirito, la tranquillità della coscienza e la letizia dell’espressione rappresentano un dono del Vangelo e il distintivo del cristiano”, ma aggiunge che “i medesimi effetti possono derivare da cause ben diverse. Giona dormì durante la tempesta, e lo stesso fece Nostro Signore. Ma l’uno riposava in una sicurezza malvagia; l’Altro nella pace di Dio che supera ogni comprensione. Le due condizioni non sono passibili di confusione, sono perfettamente distinte come è diversa la calma dell’uomo di mondo da quella del cristiano”[25]. Oggi molti vivono come Giona che fuggì davanti a Dio, non riconobbe la sua colpa e si accontentò di una pace solo apparente. Una simile quiete e una tale pace, tuttavia, non hanno alcuna durata.
In conclusione, Newman indica quale sia la giusta risposta alla sfida della “religione del mondo”: la sintesi dei diversi lati della fede cristiana, che è fondamentale per ogni approccio veramente cattolico. Decisiva è innanzitutto l’immagine di Dio che deve suscitare nel nostro cuore sia amore sia riverenza: “Il timor di Dio è il principio della sapienza, fino a quando non vedrete Dio come un fuoco consumatore, e non vi avvicinerete a Lui con riverenza e con santo timore, per il motivo di essere peccatori, non potrete dire di essere nemmeno in vista della porta stretta… Il timore e l’amore devono andare insieme; seguitate a temere, seguitate ad amare fino all’ultimo giorno della vostra vita”[26].
Da questa profonda conoscenza di Dio segue il riconoscimento della propria peccaminosità e la fiducia nella misericordia di Dio: “Finché non conoscerete il peso delle vostre colpe, e non semplicemente con la fantasia, ma in pratica, non semplicemente per confessarle con una frase di formale contrizione ma quotidianamente e nel segreto del vostro cuore, non potrete accogliere l’offerta di misericordia che il Vangelo vi porge attraverso la morte di Cristo”[27].
Questi atteggiamenti conducono i fedeli all’abbandono amoroso a Dio e all’impegno serio per il bene: “La vostra conoscenza delle colpe aumenterà con l’aumentare della visione della misericordia di Dio nel Cristo. È questa la vera condizione cristiana e la massima somiglianza alla calma del Cristo e al suo placido sonno durante la tempesta cui sia possibile giungere; non saranno la perfetta gioia e la perfetta certezza che appartengono al cielo, ma una profonda rassegnazione alla volontà di Dio, un abbandono di noi stessi, corpo e anima, a Lui; senza dubbio nella speranza di essere salvi, ma fissando gli occhi più su Lui che su noi stessi, vale a dire, agendo per la Sua gloria, cercando di compiacerlo, dedicandoci a Lui con virile ubbidienza e intensità di buone opere”[28].
Il monito di Newman circa la “religione del mondo”, che adatta il Vangelo allo spirito del tempo e si esprime in un cristianesimo tiepido, superficiale e puramente orizzontale, ha tuttora un’attualità tremenda.[29] Non a caso Benedetto XVI, nel suo famoso discorso del 25 settembre 2011 nel Konzerthaus di Freiburg, ha invitato la Chiesa a un distacco dal mondo. Papa Francesco continua questo programma con decisione. “Quando camminiamo senza la Croce”, il Santo Padre ha ribadito nell’omelia durante la sua prima Messa con i Cardinali dopo l’elezione alla cattedra di Pietro, “quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore”.
Oggi la Chiesa è per molti soltanto una ONG che deve impegnarsi per la giustizia, la pace e la protezione dell’ambiente oppure, in termini più generali, per la promozione dei valori umanistici e sociali. Naturalmente la Chiesa compie anche questa missione, ma è chiamata in primo luogo a essere “un popolo che deriva la sua unità dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Lumen gentium, n. 4) e il “sacramento universale della salvezza” (Lumen gentium, n. 48).
AMEN!
Quello che Neman mostra, lo mostra molto bene, ma qui c’entra come i cavoli a merenda.E i tre commenti che sono stati snocciolati qui sopra, danno un dimostrazione plastica del “fugone” che sempre viene praticato in queste
” discussioni”.
Chi ” discute”, voilà, tira fuori dal cilindro, quello che dovbrebbe essere uno stupefacente coniglio, tale da lasciare l’uditorio a bocca aperta. Svelato il trucchetto in un nanosecondo, nella indifferenza generale, pof, come se niente fosse si fa un passo di lato e si cambia disinvoltamente argomento: stessa storia. E così via, in un crescendo di temi tirati fuori a capocchia per cercare di non abbandonare il campo in precipitosa ritirata.
Così’, qui si è passati da un goffo tentativo di attacco (?!) al discernimento, alla immutabilità eterna del Magistero, al senso del peccato. Tirando giu’, ndo cojo cojo, la qualunque venisse a tiro.
Si illumini d’immenso! Vogliamo paragonare queste perle alle improvvide uscire,sterili e pesanti di Lorenzo Cuffino!?
Legga, legga e impari…
Chi si rende responsabile, in modo certamente risibile, ma quotidiano e martellante, di questa specie di contropredicazione e di controtestimonanza anticattolica, è liberissimo di farlo andando incontro alle conseguenze che cerca con ardore, ma dovrebbe prima di tutto pensare a quel che scrive e a se stesso che le sta scrivendo.
Casca a fagiuolo che sia Claudia Floris leo a stigmatizzare , per interposta persona, la ” nessuna lealtà di sudditanza alla Santa Chiesa Apostolica di cui parla il credo”. E’ esattamente questa totale, pervicace, prestabilita e patologica mancanza di lealtà a marcare in modo da tempo irreversibile OGNI SUO INTERVENTO.
Ne prenda atto, perlomeno, e usi un poco di comprendonio al riguardo, tra una tirata anticattolica e l’altra.
Le perle di Newman sono veramente perle.
Peccato che tu le usi come biglie per giocare ai tuoi giochetti da vaudeville .
Che non incantan più nessuno.
Metti a tacere la tua superbia,sturati le orecchie e sta ad ascoltare la Chiesa che parla , invece di remarle contro- ridicolmente- in tutti i modi, su tutti i campi, e con tutti i mezzucci da operetta.
Ancora non ha capito che Clodine non discute con lei Lorenzo. Ma le ci vuole tanto a capirlo? Eh che ne so, sta sempre li col fiato sul collo. Ecchedè e si rilassi per giuda! non faccio in tempo a postare un commento che pe pe re pe pe pe ppeee arriva Cuffino a suon di tromba . Ma non ha niente di meglio da fare.NOn l’ha ancora capito che io non la stimo, non la considero proprio né come persona né come credente né come cattolico, e dunque… vuole giocare a perdere? E io la lascio vincere. Più di così!
Ma quale vincere e perdere?
Sveglia.
🙂
Fai benissimo a non considerarmi proprio né come persona né come credente né come cattolico.
Così si fa. Una delle rare cose sensate che tiri fuori.
Ed è solo un bene che tu lo faccia.
Ma questo non elimina un pelo della asinate, delle maldicenze, delle diffamazioni e delle calunnie che spari sulla Chiesa.
“…ma è chiamata in primo luogo a essere “un popolo che deriva la sua unità dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Lumen gentium, n. 4) e il “sacramento universale della salvezza” (Lumen gentium, n. 48).”
E tale è, infatti, anche se i cattolici stile Lefebvre smentiscono questa unità e vogliono la divisione. Cecità assoluta.
Una delle tante contraddizioni di chi si mette in cattedra, bacchetta in mano, a fare prediche sulla Chiesa rompendone nello stesso momento l’Unità.
L’AMEN declamatorio in questo caso è proprio fuori luogo.
A proposito di discernimento.
Scrive il teologo Pino Lorizio:
“…i tempi che cambiano richiedono vigilanza e AGGIORNAMENTO continuo.
Non basta una preparazione accademica, né di un insieme di nozioni libresche, bensì di una sempre PIÙ PROFONDA INTELLIGENZA del mistero di Dio…..Ma i presbiteri non sono la sola fonte di conoscenza e di informazione del popolo di Dio, che ha una PROPRIA INTELLIGENZA E CAPACITÀ CRITICA tale da poter discernere fra i suoi pastori chi guida sapientemente il suo gregge e chi invece lo confonde CON ESPRESSIONI CHE SANNO DI TERRORISMO FIDEISTICO.”
A buon intenditor poche parole.
Che bello l’aggionamento!
In materia di fede in verita’ eterne che senso ha ‘aggionamento”?
Quelli che vogliono aggiornarsi dovrebbero leggersi la Bibbia e ilLibro di Giobbe.
Davanti all’ETERNO che ha fatto i cieli ela terra, che hailPOTERE su tutto il creato, i loro “aggiornamenti” sono ridicoli.
Ilproblema dei moderrnisti e’chenom hannp il.senso dell’Eterno enon hanno il.senso del ridicolo.
Per Victoria Boe hanno iu’importanza gli “aggiornamenti”delle verita’eterne, sovraatemporali assolute.
Che dire?Evidentemente esistono persone del tutto “piatte”a due dimensioni. Per loro la dimensione verticale, trascendente, non esiste.Loro appiattiscono la religione alla loro dimensione. Che dire:ad ogni persona forse si addicre una religione. Alle persone totalmente prive del senso del trascendente si addice una religione piatta, a due dimensioni. FLATLANDIA.
Poi ci sono le persone che hanno bisogno della religione per strutturarsi una identità altrimenti vistosamente zoppicante, e dunque conoscono solo una dimensione: quella CONTRO.
RISIKLANDA.
Signora mia, lei continua a vaneggiare alla grande.
Io non ho fatto altro che riferire le parole di un teologo che sono in perfetta sintonia con quelle che ho espresso io qui nel blog varie volte, pur non essendo teologa.
La Bibbia e il libro di Giobbe io li conosco senz’altro più di lei, e ne ho letto le esegesi; e un teologo, a maggior ragione, li conosce ugualmente molto più di lei, che quanto a conoscenza è indiscutibilmente sotto zero e lo ha dimostrato molte, moltissime, volte.
Quindi dovrebbe smetterla di battagliare contro i mulini a vento.