Ecco l’ultima domanda venuta dopo quella conferenza (vedi post del 22, 24, 26, 28 marzo): come conosciamo e in che consiste la contrarietà del cardinale Bertone alle uscite del cardinale Martini? Mentre la contrarietà di don Stanislaw Dziwisz – oggi cardinale arcivescovo di Cracovia, ieri segretario di papa Wojtyla – è nota solo per vie confidenziali (a me è stata narrata da un testimone disinteressato di un suo sfogo su “quel cardinale che ha sempre qualcosa di diverso da dire”), quella del cardinale Bertone la conosciamo da un intervento all’assemblea della Cei del maggio 2006, durante il dibattito seguito alla prolusione del cardinale Ruini (egli allora era arcivescovo di Genova). C’era stato poco prima il carteggio tra il cardinale Martini e il chirurgo Marino. Bertone ebbe a rimproverare Martini per aver preso – sull’adozione degli embrioni, sulla fecondazione assistita, su aborto ed eutanasia, sulla sperimentazione applicata all’ovocita nella primissima fase della fecondazione, quando i due patrimoni cromosomici sono ancora separati… – posizioni che suonavano “diverse” da quelle comunemente tenute dal magistero della Chiesa e che potevano “creare conusione”. Martini fu difeso in assemblea dall’arcivescovo di Lanciano e Ortona Carlo Ghidelli. Nessun altro intervenne, ma molti in privato lodarono Ghidelli, come molti – anche loro riservatamente – plaudirono a Bertone. Io credo che l’opinione critica del cardinale Bertone sia condivisa dalla maggioranza dei capi-dicastero della Curia romana. Essa può essere riassunta in questa affermazione: gli interventi fuori dal coro del cardinale Martini rendono più difficile il lavoro di chi è chiamato a difendere i criteri non negoziabili. La tesi invece di chi lo difende è quest’altra: egli sollecita i confratelli vescovi a una più attenta considerazione delle difficoltà dell’uomo d’oggi di fronte alla predicazione etica della Chiesa. Bertone vorrebbe da lui un passo indietro, Ghidelli l’incoraggia a continuare con la stessa andatura, ma nessuno dubita della sua fedeltà al papa e della sua piena appartenenza all’ortodossia cattolica.
Se il cardinale Martini sia un antipapa – 5
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Già. Peccato però che Ghidelli, come hai appunto osservato caro Luigi, sia lodato solo in privato… me lo ricordo quand’era Assistente spirituale generale della Cattolica, girava per la mensa e all’ora di pranzo di solito lo potevi trovare lì. Passava, si informava della sorte di noi matricole, alle volte dispensava una carezza sul capo proprio come i preti all’antica, io non ne ho mai visto uno fare così come lui.
All’epoca, ricordo, si parlava di una sua mancata nomina alla sede vescovile di Udine, poi fu mandato a Lanciano. Ricordo che nel salutarmi volle fare uno scherzo, mi disse: “Vedi, è tutto scritto. 66034 è il CAP di Lanciano; io ho 66 anni e sono nato nel ’34, vedi che tutto quadra?”. Immagino la sua Tempra grigio scuro metallizzato targata CR in mezzo alle montagne d’Abruzzo, mentre arriva il primo giorno o va in giro come fa tuttora. E penso che proprio per questo di uno così si parli bene solo in privato. Perché è un prete e fa il prete, punto e basta. Come il cardinale Martini.
Ammiro e apprezzo lo sforzo del cardinale Martini di tradurre il pensiero della Chiesa in un linguaggio comprensibile alla gente, e credo sinceramente che la mia fede sia una briciola rispetto alla sua.
Citando però il suo dialogo con Marino si tocca un tasto che per me è molto dolente, perché in quell’occasione Martini andò chiaramente troppo oltre. Chi ne ha voglia rilegga quel dialogo con attenzione.
Riguardo alla fecondazione artificiale fece affermazioni “di principio” e non semplicemente “di applicazione pastorale” completamente diverse da quanto sta scritto nel Catechismo, nell’Evangelium Vitae e nella Donum Vitae: Parlò di “non pochi ambienti che rifiutano ogni forma di fecondazione artificiale” dimenticandosi che in quegli ambienti ci sono Giovanni Paolo II e Benedetto, fece un po’ di confusione sul motivo della contrarietà della Chiesa, che non è solo la sorte degli embrioni, ma anche l’essenza stessa dell’atto procreativo (cfr. Catechismo 2376, 2377); infine arrivò ad essere possibilista sulla fecondazione eterologa, paragonandola quasi ad un’adozione.
Evidentemente Martini non è d’accordo con la Donum Vitae e con quei punti del Catechismo, ma se un cardinale assume queste posizioni libere su questioni di principio, il Magistero cosa ci sta a fare?
Se si deve fare tutta questa confusione (non è solo Martini, l’altro giorno il card. Barragan, il “ministro” della salute del Vaticano, in televisione ha affermato con ovvietà che la Chiesa non è contraria alla fecondazione omologa ma solo a quella eterologa) non sarebbe meglio se abolissero per davvero il Magistero “morale”?
O quanto meno perchè non ridimensionare quanto i padri conciliari hanno scritto nella Dei Verbum, in cui in pratica danno al Magistero la stessa importanza della Scrittura dicendo che, insieme alla Tradizione, “sono tra loro talmente interconnesse che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre?”
Le mie non sono domande né retoriche né ironiche, e aspettano una risposta che non trovo.
Fatte salve le supposte buone intenzioni di Martini, io trovo che i semplici ed i piccoli, fra i quali aspiro a collocarmi, siano non poco disorientati dalle sue sortite, che poi vengono enfatizzate (e talora manipolate) dai media, e sistematicamente messe in contrapposizione con l’insegnamento del Papa.
Però accade anche che talune posizioni di Martini, quali il dialogo con Marino e la lettera al Sole24Ore su Welby (http://www.magna-carta.it/riforme%20e%20garanzie/0252_carlo_maria_martini.asp) siano assai difficilmente collocabili nel solco dell’insegnamento della Chiesa.
E il disagio ed il disorientamento dei semplici e dei piccoli non può che aumentare…
LuigiM, mi trovo nella tua stessa situazione, sono un semplice cristiano che non ha studiato teologia, nè morale, nè le scritture e mi trovo veramente disorientato quando riscontro che il catechismo dice una cosa, e un cardinale un’altra.
….in questo caso, caro Fabrizio,la semplice cristiana che sono come te e LuigiM, segue il magistero del Papa , e non i magisteri paralleli che seminano confusione e quel che è peggio ancora divisione.
Un caro saluto, Luisa
Nessuno può dubitare della fedltà al Papa di Martini. Non mi sembra neanche il caso di parlaredi parole di Martini che generano confusione o divisione. Le parole dei nonstri pastori esigono molto rispetto anche se tra loro non collidono e combaciano perfettamente.
Mi sembra di aver letto da qualche parte che dopo il concilio di Nicea del 325 fu comunque necessario dopo cinquant’anni quello di Costantinopoli del 381 per definire il Credo come lo conosciamo oggi, e comunque il dibattito teologico non si arresto.
Questo mi insegna che la varietà di voci nella Chiesa è coessenziale alla sua missione e ha ragione mille volte padre Bianchi quando dice che “una Chiesa che non dialoga al suo interno è incoerente con se stessa”.
Cara Luisa,
il Magistero è della Chiesa. Appartiene al Papa e ai vescovi. Dovremmo riuscire a leggerlo unitariamente, anche nelle eventuali dissonanze, che possono servire a comporre una più profonda armonia. Non priviamoci di una grande ricchezza.
Caro Luca, lo ripeto e confermo, se dovessi trovarmi confrontata a un magistero “parallelo” che contradicesse quello del Papa, ascolterei, leggerei, non fosse che per essere informata, ma in ogni caso il solo magistero che seguirei e seguirò è il magistero petrino, il solo che è investito dell`autorità del Vicario di Cristo sulla Terra.Un caro saluto, Luisa
La varietà di voci all’interno della Chiesa è sicuramente una ricchezza, ma sui temi essenziali e “non negoziabili” esiste il rischio concreto di percepire una sorta di “magistero parallelo”, guarda caso enfatizzato/sponsorizzato da certi ambiti culturali (chiamiamoli così, via!), la qual cosa non può che creare disagio e turbamento.
Concordo pertanto pienamente con Luisa, in modo particolare sull’indicazione che suggerisce: attenersi in maniera mite, ma ferma, al magistero petrino.
Mi permetto di non essere d’accordo con Diego relativamente al Card. Martini; del resto i 5 post consecutivi che il nostro cortese Ospite gli ha dedicato hanno un titolo – “Se il cardinale Martini sia un antipapa” – piuttosto esplicativo: credo che le sue ultime uscite sopra citate evidentemente abbiano rafforzato tale interrogativo.
Non sono rimasto affatto turbato, invece, per ciò che ha detto Mons. Bagnasco due giorni fa (“le ragioni della ragione”), intervento che ha però scandalizzato molti.
In realtà a me pare che abbia semplicemente sviluppato il ragionamento della Nota, estendendolo ad incesto e pedofilia.
Buona Domenica delle Palme a tutti, e grazie al Dott. Accattoli per ospitarci su questo blog.
LuigiM
Questa volta Luca non ti capisco. Sono d’accordo con LuigiM, va benissimo il dialogo e il coro a più voci, viva i diversi carismi, ma sui temi essenziali e la distinzione tra il bene ed il male la voce deve essere chiara.
Come posso leggere unitamente due posizioni, se sono diverse e quasi inconciliabili? (mi sto riferendo solo a quei punti che ho citato del dialogo Martini-Marino)
Tanto per esemplificare, di fronte ad un dubbio io, cristiano qualunque, devo sapere se aprendo il catechismo trovo la risposta alle mie domande (o in termini più impegnativi, la verità), oppure se oltre a quello devo interpellare tutti i vescovi del mondo e vedere cosa ne pensa la maggioranza (passami la forzatura).
Non volevo suscitare confusione. Volevo solo ricordare che i depositari del magistero, in virtù della loro consacrazione, sono i vescovi, tutti e singolarmente. Quello di ciascun vescovo – che è successore degli Apostoli – è magistero autentico, com’è autentico magistero quello del Papa. E tutti appartengono alla Chiesa. Se ciò che dice un vescovo è riconosciuto in contraddizione col magistero della Chiesa (dal momento che i vescovi non godono dell’infallibilità), tanto da attentare dall’unità di fede e dei costumi, spetta al Papa, o al collegio dei vescovi in unione col Papa, sanzionare anche nel modo più grave questo fatto.
E cioè il ministero petrino e le sue speciali e necessarie prerogative hanno senso solo all’interno dell’apostolicità della Chiesa, basata sul fondamento dei Dodici.
Buongiorno a tutti e auguri di Buona Pasqua, mi chiamo Leone e abito in provincia di Bergamo, mi inserisco nel BLOG che ho trovato molto interessante, soprattutto a differenza di altri si può discutere e mi pare che vengano accettate le più diverse posizioni.
Questo è il senso ed il sale del mondo moderno e della democrazia, che ognuno ragiona con la propria testa e le imposizioni dall’alto non vengono di norma più accettate se imposte, ma si devono imporre per le ragioni che le sostengono, entrando come dice il cardinale Martini nel cuore delle persone. Oggi almeno il 70% dei cattolici non frequenta più la Chiesa e le celebrazioni, i cattolici sono minoranza, la cosa non mi crea alcun problema, anzi in molte occasioni, è proprio in situazioni di minoranza, che le testimonianze di fedeltà al vangelo sono più vive e feconde.
La Chiesa mi pare fatichi ad accettare tale situazione, ci sono diversi approcci per relazionarsi con il mondo moderno, Papa Benedetto a mio avviso fatica molto con la modernità, a mio parere a volte a ragione ed a volte no, il cardinale Martini ha un approccio un po’ diverso, mi pare più propenso al dialogo, un po’ meno sicuro di avere tutte le verità, un po’ più possibilista sulle capacità dell’uomo, un po’ più ottimista.
Anche la stampa ci mette del suo contrapponendoli più del necessario, ma è innegabile che ci sono delle differenze di comportamento e di relazione con il mondo.
Alcuni esempi, sugli anticoncezionali, i cattolici non seguono più le direttive della Chiesa, ma seguono probabilmente la propria coscienza, usare il profilattico con la propria moglie per me non è un peccato, perché il profilattico è solo un mezzo non un fine, ma se lo uso tutte le sere per uscire con donne diverse la situazione si ribalta.
Il problema allora non è se Martini sia un antipapa, che è solo una provocazione del buon Luigi e la convinzione di qualche cattolico integralista, ma se nell’ambito della Chiesa, sia possibile pensare con la propria testa, poi confrontarsi con il Magistero della chiesa ed infine agire secondo coscienza, logicamente nell’ambito dei problemi che non sono Dogmi di fede, anche quando le proprie convinzioni non collimano con quelle della Chiesa Ufficiale.
Di temi non negoziabili, a parte la salvaguardia della Vita e della sua dignità , non ne vedo molti, ad esempio sono profondamente contrario ai finanziamenti pubblici alle scuole confessionali, cattoliche, islamiche, ebraiche, ecc, perché penso che se ognuno si rinchiude nel suo ghetto , la società crescerà più chiusa e meno aperta al confronto con gli altri, con quelli che non la pensano come noi.
Una chiesa plurale è una grande ricchezza, nessuna cultura e nessuna religione hanno il monopolio della verità, ma trovo fecondo il contatto ed il rapporto con le altre religioni, anzi penso che proprio dal rapportarsi con i diversi da noi si può capire meglio anche chi siamo senza che il senso di appartenenza diventi qualcosa che ci isoli dagli altri ma che ci apra maggiormente
Cordiali saluti e Buona Pasqua
Leone
Benvenuto a Leone, un nome forte che porterà fortuna al blog! Luigi