“Se non è vero che Martini critica il papa, come spiega la reprimenda che ha ricevuto dal Vaticano dopo la presa di posizione a favore dell’eutanasia pubblicata sul Sole-24 ore?”: è la quinta domanda che mi è stata fatta dopo quella conferenza (vedi post del 22, 24, 26 marzo). Non era una presa di posizione a favore dell’eutanasia e non ci fu nessuna reprimenda, è stata la risposta. In quel testo il cardinale invitava a una più attenta riflessione sul rispetto della volontà del malato, riaffermando la contrarietà cristiana all’eutanasia. Le sue riflessioni non hanno convinto il vescovo Elio Sgreccia, portavoce vaticano in materia, che gli ha rispettosamente risposto e obiettato con un articolo sul Corriere della Sera del 24 gennaio 2007 e quella è stata l’unica reazione vaticana alla sortita martiniana. La voce sulla “reprimenda” circolata nei media è risultata falsa a ogni controllo, così come sempre sono apparse vane le voci di dissapori papali verso Martini messe in giro da malintenzionati o fantasiosi nell’ultimo quarto di secolo. Contrario a Martini e vivacemente reattivo nei suoi confronti fu in passato don Stanislaw Dziwisz e oggi è il cardinale Tarcisio Bertone, ma non lo fu Giovanni Paolo e non lo è Benedetto. Furono tanti i segni di apprezzamento di Giovanni Paolo nei confronti di Martini, fino a indicare come un modello le sue lectio bibliche nel volume autobiografico Alzatevi, andiamo! (Mondadori 2004, p. 37). Quanto a Benedetto basterà ricordare la lettera di auguri per gli 80 anni e la citazione nel dialogo con i chierici del seminario romano (ambedue del 17 febbraio) venute proprio mentre più fitte erano le voci sulla reprimenda.
Se il cardinale Martini sia un antipapa – 4
28 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
RIcordo anche l’incontro di Benedetto con i giovani del 2 Aprile 2006, in cui li ha invitati ha leggere i libri di Martini, definendolo “un vero maestro della Lectio divina, che aiuta ad entrare nel vivo della Sacra Scrittura. Lui che conosce bene tutte le circostanze storiche, tutti gli elementi caratteristici del passato, cerca però sempre di aprire anche la porta per far vedere che parole apparentemente del passato sono anche parole del presente”.
Anche se vi sono stati degli incontri al riparo di occhi e orecchie indiscreti, anche se vi sono stati rimontranze (?) o chiarimenti, i soli a saperlo sono i diretti interessati , immagino che nessuno di noi lo sa e lo saprà mai.
Che il cardinal Bertone o monsignor Dziwisz , gli uomini più vicini al Papa abbiano sentito o sentono il bisogno di “proteggerlo” non mi stupisce affatto.
Per quel che riguarda Benedetto XVI, la sua apertura di spirito, la sua capacità e direi il suo gusto per il dialogo, per i dibattiti contradditori non è un mistero per nessuno, non sarà mai lui, in pubblico, e probabilmente nemmeno in privato a criticare Martini, anzi , è chiaro che fra due menti superiormente dotate , lo scambio non può che essere stimolante e ricco, ma chissà mi piace immaginare che forse una piccola osservazione sul tempismo potrebbe esserci….o esserci stata.
E poi, mi sembra che Joseph Ratzinger divenuto Benedetto XVI, nella piena coscienza della sua missione di Pastore universale, deve avere un angolo di osservazione che rafforza ancor più la sua natura di uomo buono, conciliatore e immerso nell`amore di Cristo. Guarda il suo gregge, le pecorelle , i pastori ,e se deve richiamare all`ordine uno o l`altro dei pastori, sono certa che lo farà sempre con la sua mite fermezza, alla quale ci stiamo abituando, felicemente, per quel che mi riguarda.
Saluti, Luisa
Ancora una piccola osservazione: Benedetto XVI loda e cita il cardinal Martini…..
Martini loda o cita Benedetto XVI ?
Non mi sembra, ma posso sbagliarmi e sarei contenta di essere smentita. Luisa
Ringrazio il dottor Accattoli per lo spazio che ci concede per scambiarci idee ed opinioni personali.
Sono d’accordo con il nostro ospite quando afferma che sia Giovanni Paolo II sia Benedetto XVI non hanno mai,in alcun modo o circostanza,attaccato Martini per le sue idee.
So che l’allora Cardinale Ratzinger espresse vicinanza a Martini quando quest’ultimo manifestò a Papa Wojtyla il desiderio di andare in pensione,cosa che desiderava egli stesso.In effetti il Pontefice accettò la rinuncia dell’Arcivescovo di Milano ma non permise a Ratzinger di lasciare il suo posto.Oggi io dico:per fortuna!
Detto questo,non posso fare a meno di associarmi al post di Luisa e non riesco a non pormi la sua stessa domanda.
Come mai Martini non ha mai espresso stima e vicinanza a Papa Ratzinger?
In occasione della lectio di Ratisbona,fu solo capace di dire che Benedetto aveva parlato più da professore che da Papa.
Mi dispiace ma non posso fare a meno di comprendere la posizione dei Cardinali Bertone e Dziwisz.
Secondo me questa freddezza è condivisa da un altro Monsignore:chi ha visto la diretta dell’incontro di Papa Benedetto con i seminaristi romani,sa perfettamente a chi e a che cosa mi riferisco.
Saluti MG
A Luisa e Maria Grazia segnalo come parole positive del cardinale Martini su papa Ratzinger quelle che disse a “Repubblica” il 26 aprile 2005, cioè sette giorni dopo l’elezione: “Sono certo che Benedetto XVI ci riserverà delle sorprese rispetto agli stereotipi con cui è stato definito un po’ troppo sbrigativamente. Anzitutto perchè egli è stato sempre un uomo di grande umanità, cortesia e gentilezza, pronto all’ascolto anche di pareri differenti dal suo. Ne ho avuto l’esperienza quando, per dieci anni, sono stato membro della Congregazione per la dottrina della fede, da lui presieduta”. Più avanti, in quell’intervista, a una domanda sulla presunta rigidità di papa Ratzinger, diceva: “Sono sicuro che il nuovo papa non sarà rigido ma ascolterà e rifletterà con libertà di cuore e apertura di mente. Egli è certamente, come tutti noi, preoccupato di non annacquare il Vangelo. Vogliamo tutti un Vangelo forte e coraggioso, che proprio perchè tale non deve avere paura delle novità”. A queste parole – che mi paiono sufficienti a dire l’apprezzamento di Martini per Ratzinger – vanno aggiunte quelle che abbiamo già riportato il 15 febbraio, con cui faceva gli auguri a Benedetto XVI per il prossimo compimento degli 80 anni. Dieci anni addietro, il cardinale Martini aveva parlato così del cardinale Ratzinger: “La passione per la verita che ha testimoniato coerentemente in tutti questi anni va intesa come risposta al debolismo della postmodernità”. Queste parole si trovano in una breve testimonianza su Ratzinger intitolata “Un servitore della fede e della tradizione”, scritta per il volume “Alla scuola della verità”, una miscellanea pubblicata dalla San Paolo nel 1997 per i 70 anni del cardinale bavarese oggi papa. Saluti, Luigi
Caro signor Accattoli, la ringrazio per aver cercato negli archivi della sua memoria le parole positive del cardinal Martini per Joseph Ratzinger e per il neo-eletto Benedetto XVI.
Sono parole che ho spesso sentito pronunciare da chi ha conosciuto da vicino Joseph Ratzinger.
Mi farebbe piacere che in una prossima occasione, un giornalista di ” Repubblica” Politi per es., ponesse la stessa domanda a Martini per potere finalmente dissipare ogni dubbio sul suo posizionamento , ma siccome immagino e spero che la risposta sarebbe la stessa, il giornalista non la porrà di certo a rischio altrimenti di privarsi delle sue abusive interpretazioni.
Che Benedetto XVI non abbia paura delle novità mi pare sicuro, mi vengono in questo momento le sue parole, sui nuovi Movimenti, dove raccomandava di non spegnere i carismi anche se scomodi….ma forse è ad altre novità che si pensa e alle quali si vorrebe vedere il Papa aprirsi..
Mi permetto una piccola parentesi su Politi, gli articoli di questo giornalista sono così agressivi, pieni di astio, direi quasi odio, che non posso che domandarmi come egli si situa nel cerchio dei vaticanisti. I suoi toni così offensivi verso Papa Benedetto sono coperti dalla libertà di stampa, intendo dire all`interno della sala stampa vaticana? Può proprio andare così lontano nell`offesa e continuare ad avere libero accesso alla sala stampa vaticana? …chiudo la parentesi.
Un caro saluto, Luisa
Dunque Luisa le parole di Martini che ho riportato non le sembrano sufficienti a mostrare che egli guarda con apprezzamento al papa? Un mese e mezzo addietro ha detto che nutre verso Benedetto XVI non solo “riverenza e obbedienza, ma anche affetto, simpatia e comprensione”. E ora il povero Politi dovrebbe insistere: Eminenza ma davvero lei ha in simpatia il papa, lo obbedisce, gli vuole bene? E se Politi chiedesse e Martini rispondesse come potrà risultarle quella parola “definitiva” se non lo è stata l’altra simile detta ad Avvenire il 15 febbraio (vedi mio post di quel giorno)?
Quanto a Politi, già una volta capitò che io l’avessi a difendere da duri attacchi in questo blog e volentieri torno a farlo, perchè difendere gli assenti è una forma dell’amore del prossimo, ma non lo farò argomentando sulla libertà degli accreditati in Vaticano, che ovviamente è totale. L’accredito non è subordinato a un giudizio di gradimento: se lo immagina lei, Luisa, che per un accredito giornalistico alla Casa Bianca, o al Cremlino, sia posta la condizione di pensarla come Bush o Putin? Qui difendo Politi segnalando la sua opera: il grande volume Sua Santità, che è un ampio saggio biografico di GPII ((Rizzoli 1996), il volume Il ritorno di Dio (Mondadori 2004) che è un “viaggio tra i cattolici d’Italia” e – appena uscito – Papa Wojtyla. L’Addio (Morcelliana 2007). Come ho già ricordato in altra pagina del blog, Politi non si pone davanti alla Chiesa come credente, ma io credo che ogni cristiano sveglio debba essergli riconoscente per la fatica interpretativa del cristianesimo d’oggi che egli conduce appassionatamente da tanti anni. Il volumetto sull’addio di papa Wojtyla è dedicato “a Ursula, madre sorridente”, che è la mamma di Marco, è morta pochi giorni addietro e forse non ha fatto in tempo a leggere quella dedica. Un abbraccio a Marco, con affetto di collega e fratello. Luigi
Non ho detto questo, signor Accattoli, mi riferivo al suo collega vaticanista Politi che vorrei offrisse la possibilità al cardinal Martini di confermare il suo apprezzamento a Benedetto XVI.
So che lei mi risponderà dicendo che è amico di Politi, ma le sarei grata se potesse rispondere alla mia domanda su fino dove va la libertà di un “vaticanista” all`interno della Sala Stampa . È possibile dirsi vaticanista ed esprimere una tale avversione per il Papa ? Ieri su La7 Politi ha parlato di islamizzazione del cattolicesimo !
Saluti, Luisa
Vedo che ha completato il suo post dopo il mio commento.
Beh signor Accattoli ecco un argomento supplementare sul quale non condividiamo lo stesso avviso !
Già io non mi permetterai di mettere Bush o Putin sulo stesso piano del Papa, che lei lo faccia mi stupisce assai, non credo nemmeno si possa confrontare un vaticanista con un giornalista politico oppure è questo che sono i vaticanisti giornalisti politici che scrivono sul Papa come capo dello Stato vaticano?
Ma è questo il Papa ? La risposta è evidente dunque mi astengo dal darla!
I recenti articoli che ho letto di Politi sono veramente gravemente offensivi , come cattolica non posso che reagire davanti ai suoi continui attacchi al Santo Padre e tutto ciò e coloro che nella Chiesa non condividono le sue idee.
Una cosa è non pensarla come il Papa, un`altra attaccarlo sistematicamente con astio e ferocia .
Sarò una cattolica addormentata, ma proprio non sono riconoscente a Politi e ancor meno apprezzo il suo operato giornalistico e la passione che mette a denigrare Benedetto XVI.
Luisa
Grazie dottor Accattoli per la segnalazione delle frasi di Martini sul Papa.
Mi piacerebbe che il Cardinale le ribadisse ogni volta che ci sono in giro dei giornalisti in modo che vengano registrate senza andare a rovistare negli archivi.
Per quanto riguarda Politi non posso che sottoscrivere i post di Luisa.
Vedo molto astio e molti pregiudizi verso il Papa da parte di questo giornalista e non mi sento di essergli grata per tali contributi.
Saluti MG
Certo che non metto il papa sullo stesso piano di Bush e di Putin, ma lei, Luisa, mi ha fatto una domanda sulla “libertà” dei giornalisti accreditati e questa non può che essere la stessa! Altrimenti vorrebbe dire che lei si attende dal Vaticano che ponga la condizione del gradimento ideologico per accogliere un giornalista: veda un attimo se la cosa le sembra fattibile! Al mondo non ci sono soltanto i cattolici e bisgnerà pure arrivare a un modus vivendi. E allora che situazione avremmo? Dappertutto vengono accolti i giornalisti simpatizzanti e no, tranne che in Vaticano… Spero sia chiaro che non c’entra nulla mettere Bush o Putin sullo stesso piano del papa, ma significa che noi cattolici non ci possiamo mettere – per nostro decreto – un piano sopra agli altri!
Su Politi possiamo fare una prova del nove? Legga uno dei tre libri che ho citato – il più piccolo è l’ultimo, appena uscito: e lo ha pubblicato una casa editrice cattolica di gran nome – e poi ne parliamo. Egli conduce un’interpretazione “sua” dell’attualità cristiana da 35 anni, in dialogo con personaggi e testimoni ormai innumerevoli delle Chiese di ogni luogo ed è stimato da costoro e dai colleghi. Io non butterei tutto questo. O lei apprezza solo chi la pensa come lei? Luigi
“Gradimento ideologico”, personalmente non considero la fede come un`ideologia, ed è vero che io credevo che i vaticanisti fossero tutti cattolici e credenti, ho da allora capito che così non è.
Non mi considero affatto , come cattolica, ” un piano sopra gli altri” , mi considero semplicemente cattolica, sempre più cosciente della mia identità, e come tale domando il rispetto,compreso il rispetto della mia guida suprema, il Papa .
Mi permetta allora di reagire vivamente quando leggo articoli che esprimono astio e veleno contro Benedetto XVI e coloro che nella Chiesa gli sono leali , difendendo per esempio certi principi non negoziabili.
Preferisco non soffermarmi sulla sua ultima domanda che potrei ritenere offensiva, osservo solamente che per una volta , signor Accattoli, lei è uscito dalla sua proverbiale neutralità e benevolenza, il suo famoso” sono amico di questo e amico di quello”, non è valsa per me.
Nessun problema , io amo , contrariamente a quello che lei sembra pretendere, confrontarmi con chi non ha le stesse mie opinioni. Partendo da chi io sono, da ciò in cui io credo, dalle mie differenze, amo discutere e dialogare. È però anche vero, che mi risulterebbe meno facile,e forse avrei meno voglia di discutere con una persona come il suo amico Politi che esprime le sue idee con tale virulenza e sicurezza arrogante delle sue opinini. Luisa
Putroppo Politi prima di essere scrittore è giornalista (quantomeno per numero di lettori), e nei suoi articoli è difficile non riscontrare quanto ha detto Luisa.
La mia prova del nove è questa: quasi tutti i miei amici credenti che leggono Repubblica considerano Papa Benedetto più o meno quanto papa Borgia.
Esatto,caro fabrizio.
Purtroppo chi legge solo “Repubblica” ha un’immagine falsata del Papa che deriva da un pregiudizio serio.Ratisbona docet.
Saluti MG
Luisa chiedo scusa per ciò che le sembra offensivo. Ma mi tolga un’innocua curiosità: fino a quale anno lei credeva che per avere l’accredito in Vaticano fosse necessario essere cattolici e credenti? E’ puramente una curiosità da giornalista. Sono accreditati in Vaticano cinesi e giapponesi, russi e arabi d’ogni paese, buddisti e musulmani, luterani e riformati e battisti, anglicani e ortodossi e atei naturalmente, e da sempre. Il papa parla “urbi et orbi” e tutti hanno interesse ad ascoltarlo. Il Vaticano è ben contento di questa attenzione. Mettere la clausola della professione cattolica significherebbe parlare solo ai cattolici. Questo sarebbe un vantaggio?
Fabrizio, io sono stato a Repubblica per sei anni e mi azzardo ad affermare che anche i redattori e i lettori di Repubblica sono figli di Dio. Ma riconosco che questa affermazione è sospettabile di interesse personale. Luigi
Come lei sa ,signor Accattoli, sono stata a lungo lontana dalle realtà ecclesiali, e il mondo dei vaticanisti, sopratutto da dove le scrivo non è mai veramente stato al centro dei miei interessi. È dal 2005 che riprendo a leggere regolarmente la stampa italiana.
Per quel che riguarda i vaticanisti , mi sembra concepirne due ” forme” :
– il vaticanista che, come giornalista politico, riferisce sulle attività del Papa e della Curia, e qui non ci sono problemi, è un lavoro descrittivo, predittivo, analitico, che può essere critico,
– il vaticanista, come persona che tratta di questioni di fede, che trasmette il magistero del Papa, mi sembrerebbe più che naturale in questa veste, che il suddetto giornalista sia cattolico e credente.
Cosciente che il mio paragone è tirato per i capelli, un pò “osé”, è come se io fossi accredita alla corte del sovrano d`Arabia Seudita o del Marocco o di qualsiasi altro sovrano a forte connotazione religiosa.
Ammettendo(!) che potessi farlo, mi permetterei di scrivere descrivendo, analizzando,trasmettendo le attività del sovrano. Non mi permetterai mai di criticare le sue direttive a carattere religioso, la sua religione, semplicemente perchè non sono musulmana o di un`altra religione e che queste direttive non mi sono indirizzate , non mi concernono.
Avrei le mie idee ma me le terrei per me.
Al di fuori dei vaticanisti, ho letto ancora oggi sulla stampa italiana, articoli di atei che si professano come tali, di non credenti, ma che hanno idee chiare , precise, direi definitive, su che cosa è la Chiesa, la buona e la catttiva, la conciliare e quella che secondo loro non lo è ,su chi è Gesù, sulla dottrina e i dogmi che non servono che a dividere, sanno persino che cosa è essere cristiano o no.
Arrivano persino a impadronirsi di Gesù e farne un`arma contro Benedetto XVI!
Con la mia ingenuità, umile ignoranza, ma capace di osservazione, mi sembra assai evidente, che sono in tanti a non avere digerito l`elezione di Benedetto XVI.
Si direbbe che questa elezione è restata loro sullo stomaco,allora con rigurgiti regolari, talvolta rumorosi e violenti cercano di liberarsi di quella pesantezza indigesta. Non sono affatto sicura che con la loro palese ostilità raccoglieranno i frutti sperati, ma questo non è il mio problema. Luisa
Luigi, non ho mai scritto nè pensato che i redattori e i lettori di Repubblica non siano figli di Dio, e mi sembra inconsueta questa ironia e questa forzatura da parte sua.
Ripeto solo quello che volevo dire (anche se per la verità mi sembrava chiaro):ho tanti amici, cattolici più sinceri e più profondi di me, che leggono Repubblica e considerano questo pontificato come uno dei punti più bassi della storia della Chiesa. Forse è solo un caso, forse qualche responsabilità ce l’ha anche Politi. O no?
(Ovviamente dal punto di vista di Politi qualche responsabilità ce l’ha anche il Papa).
Già in passato ci eravamo scontrati su questo argomento, è meglio cambiare discorso.
Un saluto affettuoso, Fabrizio.
Agli amici di Fabrizio direi che mi pare onestamente un po’ eccessivo attribuire ad un Papa che governa da soli due anni la colpa di tutti i malanni della Chiesa, con tutta l’antipatia personale che si può provare nei suoi confronti. Sono anch’io una lettrice di Repubblica da anni e riesco a discernere tra la passionalità (spesso effettivamente livorosa) nel porre le proprie ragioni di Scalfari e Politi e ciò che è nelle intenzioni del Papa e che spesso può essere capito solo attraverso la fede.
Se poi vogliamo illuderci che prima andava tutto bene e ora va tutto male, mi dispiace, è troppo semplicistico.
Un vaticanista non credente potrebbe essere un ottimo giornalista, se riportasse eventi e discorsi con imparzialità e lealtà di cronaca, senza distorcerli e impregnarli della propria passionalità di non credente o di simpatizzante della chiesa valdese.
Mi sono già chiesta tempo fa, senza ricevere alcuna risposta, come avrebbe potuto porsi qualunque Papa nei confronti dell’eredità dottrinale woitiliana senza screditarne il magistero,.Non mi pare che l’Evangelium Vitae lasci molti spazi a dubbi sull’atteggiamento da tenere nei confronti di certi principi non negoziabili. Eppure alcuni che si scandalizzano così tanto oggi,o non l’hanno mai letta o non la ricordano più o ignorano persino che Giovanni Paolo II l’abbia scritta.
Non è leale né per lui né per chi ne ha raccolto l’eredità né per i fedeli ridurre il suo magistero solo a ciò che si ritiene politicamente corretto.
Mi sembra davvero esagerato tutto questo livore e astio nei confronti di un giornalista preparato come Marco Politi, tra i vaticanisti uno dei più preparati. Da 35 anni si occupa di Vaticano e lo fa attraverso la sua prospettiva, libero di pensarla come vuole, appoggiato da un quotidiano come Repubblica, che rappresenta una fetta di lettori del nostro Paese e che legge. Potremmo essere o non essere d’accordo con lui, ma Politi scrive benissimo oltre ad essere molto intellignte e se poi i suoi giudizi siano legati da effetti ormonali di simpatia o antipatia nei confronti di questo Papa non saprei dire. Sicuramente di Giovanni Paolo II è stato grande estimatore. Di lui Accattoli scrive non essere credente , a me sembra invece avendo letto i suoi libri che sia il più credente tra i credenti. Mi sbaglierò. Sicuramente Luigi Accattoli è un amico vero perché non giudica e prende le persone come sono nel bene e nel male, perché ogni persona è unica ed è guardata con grande amore dal Padtereno
Condivido in pieno il disagio (chiamiamolo eufemisticamente così…) ben argomentato da Luisa e Maria Grazia.
Cordialmente,
LuigiM
Simphonia benvenuta nel blog! Qando dico che Politi “non si pone davanti alla Chiesa come credente” intendo dire che non afferma di esserlo e che di fatto procede nel suo lavoro con una visuale coerentemente secolare. Ma certo non so e non dico nulla del più profondo, dove solo Dio vede.
Chiedo scusa anche a Fabrizio! Può ben essere che a furia di difendere gli assenti io finisca con l’offendere i presenti. Buona domenica delle Palme a Fabri, Lu, Lui, Bia, Simpho, Marigra e tutti!
grazie Lui (carini i diminutivi), buona domenica delle Palme anche a lei e… a tutti, anche a Pol (iti)
🙂
Contraccambio l’augurio…l’arrabbiatura mi è già passata, la stima è quella di sempre.
auguri a tutti: questa, non dimenticate, è un’agorà virtuale e che non conosciamo le persone nel loro intimo e chi ci appare il migliore nel suo privato sim comporta tangibilmente da un numero o viceversa. in ogni caso la tolleranza è necessaria anche con chi mostra di essere fondamentalista nei suoi ragionamenti preconcenti nei confronti di istituzioni religiose: c’è sempre un nemico per giustificare in terra la propria esistenza, un fondamentalismo ossessivo nel non credere, ma il nichilismo è il contraltare alla fede. chi non crede sono convinta è la persona che ha più bisogno di credere. ma lasciamo in pace chi mostra di essere inquieto con i chiari e scuri di convinzioni dettate dal puro nichilismo. buona domenica
Vedo che si parla di Marco Politi.
Io non la penso come lui, ma lo leggo sempre e trovo il suo lavoro complessivamente di qualità. Ad esempio, e con tutto il rispetto per il fondatore di Repubblica, in materia di religione tra lui e Scalfari c’è un abisso.
Scalfari è fermo alle formulette: il Concordato, la Costituzione, gli ambiti di competenza, ecc. ecc. Argomenti triti e ritriti che non aggiungono nulla alla complessità del dibattito di oggi.
Politi fa un lavoro profondo, e indagini anche complicate, su punti scottanti non in quanto scandalistici ma perchè reali ed esistenti.
Poi, certo, la sua impostazione va inquadrata nell’ispirazione del giornale e del mondo a cui appartiene, e – ripeto – non è la mia.
Ma quanto ci gioviamo, come cattolici fedeli al Papa, del contributo delle voci critiche, talvolta anche un pò dure? Non aiutano anch’esse la nostra purificazione?
Il discrimine – secondo me – lo fanno la verosimiglianza e la fondatezza degli argomenti, anche di quelli contrari, non tanto come la si pensa.
In tanti anni che lo leggo, solo in un caso ho percepito che in Politi prevaleva l’antipatia personale sulla critica davvero argomentata: in un pezzo sulla canonizzazione di Escrivà. Evidentemente, l’Opus Dei proprio non gli piace.
Ma per il resto, consiglio anch’io di leggere i suoi libri, pure quelli che Luigi non cita.
Dobbiamo uscire dallo standard dell’omologazione della figura media del cattolico, ma guardare oltre. Stimo moltissimo con chi fa del confronto libero e argomentato il suo stile di vita, chi approfondisce anziché ergersi a parolaio dei luoghi comuni, a chi non attacca ma medita in silenzio e con il silenzio del cercare indica una strada alternativa, cosicché ci si possa arricchire. Erri De Luca è un laico che ha letto la Bibbia in ebraico e traduce, ma non crede, però la sua ricerca appassionata mi fa pensare a lui come il più credente dei credenti. I laici hanno paura pronunciare la parola Dio, mentre non fa paura pronunciare la parola Cristo perché più vicino ad una dimensione umana, è un uomo mentre Dio è una figura metafisica per certi matematici di moda inesistente e per questo il cristianesimo non ha ragione di esistere. Per quanto riguarda l’Opus Dei: sono rigorosi da morire e molto preparati. La Pontificia Università della Santa Croce è guidata da un giovane enfant prodige, il rettore ha poco più di 40 anni e una cultura sterminata: è mons Mariano Fazio, coltissimo!
Lo so, lo so, io non appartengo all’Opera (non credo di averne la vocazione, come loro giustamente la chiamano, anche perchè il mio è un cattolicesimo più esistenziale e dubitante), ma ne conosco alcuni ambienti e persone e posso solo dirne bene. Un numerario della Prelatura è un mio amico carissimo e nelle piccole cose quotidiane, proprio quelle invisibili ma percettibili, si comporta davvero in modo cristianamente eroico.
Un mio collega, invece, vuole conoscere questa spiritualità e domani mi sono offerto di accompagnarlo – all’ora di pranzo – a visitare Santa Maria della Pace, a Villa Tevere, in Viale Buozzi.
Ci sono i giorni del tormento e del dubbio, i giorni in cui ci si interroga, i giorni della contemplazione, i giorni dell’attesa e della vana speranza, ci sono i giorni del dolore e del resurrezione e della rinascita. sono i giorni in cui la fede si svela nel pieno dello splendore, quando al posto dei dubbi si guarda lo scorrere e il tempo si annulla perché lo scorrre del tempo non ha senso e con la certezza che ogni istante non è il frutto razionale di una legge matematica dell’esserci. Siamo arrivati sin qui per esistere ed è questo quello che conta. E ci sono dei militanti eroici come i numerari dell’Opus Dei e ci sono altrettanti militanti eroici che cercano fino allo sfinimento: a laici penso a Massimo Cacciari o a chi in pace con se stesso parla con toni altrettanto eroici sul perché la famiglia ha il ragione di essere, penso a mons Betori o alla mitezza di mons Bagnasco o all’umorismo di Antonelli o all’autorevolezza di Ruini e di Scola o all’inquietudine esistenziale di Martini: la fede è questa!