Ad Asti per una conferenza intitolata “Io non mi vergogno del Vangelo” sono stato interrogato sulla politica e ho sostenuto la libertà di scelta, aggiungendo che ogni opzione risulterà inadeguata e ne verrà il dovere di impegnarsi a diffondere nella compagnia che si è scelta i sentimenti cristiani che in essa sono meno accolti. Se hai votato a sinistra ti adoperai perchè l’ambiente di sinistra sia più ricettivo nei confronti della vita, della famiglia e della libertà educativa. Se il voto ti ha portato a destra, promuoverai le sorti dello straniero, della pace e degli ultimi. Ho pure detto che in questo modo ci si fa portatori del Vangelo in politica, mentre quando ci appelliamo al cristianesimo per polemizzare con i cristiani che stanno dall’altra parte usiamo la fede a scopo politico. Un ragazzo presente all’incontro mi scrive per chiedermi un parere sull’opportunità che i cristiani tornino a raggrupparsi in un unico partito. Riporto la lettera come primo dei commenti e sviluppo poi la mia risposta che è favorevole alla trasversalità della presenza cristiana e anche alla sua mobilità, compreso il voto disgiunto, ma che è contraria all’unità politica dei cattolici. Perchè una tale unità – quando non è necessaria, come nell’Italia di oggi – mortificherebbe l’importanza delle scelte politiche subordinandole a un’idea generale e ridurrebbe la funzione di lievito della nostra presenza – il lievito dev’essere ovunque – risultando, in definitiva, meno efficace nella promozione dei sentimenti e valori cristiani.
Se i cristiani debbano stare in un solo partito
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Ecco la lettera annunciata nel post:
Mi chiamo Raffaele Bianchino e sono quel ragazzo che alla fine dell’incontro che lei ha tenuto ad Asti le ha chiesto l’indirizzo del blog. La ringrazio per aver trattato alcuni temi a me molto cari e per aver chiesto ai cristiani di oggi di essere più “parlanti”. Sono figlio di una generazione cattolica che difende la testimonianza ma che si ostina a sostenere che l’annuncio nei luoghi della vita ordinaria (ufficio, piscina, ospedale, palestre…) si debba fare esclusivamente con l’esempio. Lei ha insistitito sulla necessità che in un contesto secolare – che non è più improntato al messaggio evangelico – i cristiani siano “dotati di parola” e ci ha fatto notare che Gesù stesso ha “parlato” e non solo testimoniato.
E’ mia esperienza che In alcuni ambienti lavorativi o di aggregazione giovanile la sola testimonianza cristiana, se non è accompagnata dal “dire”, può venire fraintesa. Se io non sono maldicente nei confronti del superiore posso apparire agli occhi di qualcuno come un lecchino; se non rispondo per le rime a un amico che mi aggredisce posso sembrare un debole; se non bestemmio ogni tre parole posso apparire uno sfigato… In questi luoghi diventa fondamentale dire senza paura che io non ho certi atteggiamenti perché sono cristiano. In ambienti religiosi, al contrario, bisogna “saper pregare nel chiuso della propria stanza” altrimenti si rischia di peccare di superbia, ma in posti diversi è oggi fondamentale diventare sale della terra e non essere un lume nascosto sotto il letto. Mi sono sempre chiesto: ma se gli apostoli fossero andati in giro per il mondo limitandosi a testimoniare e non avessero mai raccontato i fatti straordinari accadutigli, se si fossero “ben comportati” di fronte alle persecuzioni ma non avessero mai detto: “Cristo è risorto”, come avrebbero potuto evangelizzare il mondo? Pensi che in un dibattito pubblico questa mia domanda è stata liquidata da un illustre relatore con una battuta: “Ma io non c’ero a quel tempo!”
Il secondo motivo per cui le scrivo è una domanda che ho già posto ad altri. Alle ultime amministrative mi sono candidato al consiglio comunale. Uno dei motivi è stato questo: alle politiche 2006 ho dovuto scegliere tra due opposti schieramenti ognuno di essi più sensibile, almeno a parole, a tematiche fondamentali per un cristiano: vita e famiglia da una parte, amore verso gli ultimi, pace ed ecologia (come rispetto del creato) dall’altra. Ho riflettuto a lungo su come potevo farmi rappresentare da persone che, sia da una parte che dall’altra, condividevano con me solo alcuni di questi valori? Come potevo scegliere tra questi temi? Avrei dovuto fare una sorta di super classifica dove mettevo in ordine di importanza questi valori relegando ad alcuni il secondo posto e in base a questa graduatoria scegliere? O forse si trattava di scegliere, tappandosi il naso, tra il meno peggio?
Lei ha parlato, questa sera, di come essere lievito all’interno di una coalizione politica e questo lo condivido, ma non si è soffermato sui criteri di scelta che un cristiano deve adottare quando è chiamato al voto. Alla fine nel 2006 ho votato come credo abbiano votato anche altri cattolici (altrimenti non si sarebbe potuti arrivare ad un risultato simile): centro-destra alla Camera e centro-sinistra al Senato; non il contrario perché sapevo che al Senato il centro sinistra era più debole. Insomma non mi sentivo pienamente rappresentato da nessuno dei due schieramenti, speravo in una sostanziale ingovernabilità, nuove elezioni e creazione di un nuovo soggetto politico di centro che difendesse tutti quei valori in cui credo.
Anche lei pensa, come molte autorevoli voci, che noi cristiani dobbiamo essere trasversali all’interno degli schieramenti? Secondo lei è auspicabile la nascita, come sta avvenendo in Francia, di un terzo polo di centro? Non sarebbe importante che i cattolici si riconoscessero in unico attore politico dal quale essere rappresentati a 360 gradi? Io sono assolutamente contrario al bipolarismo, perché penso che non sia il modo più democratico di rappresentare tutte le varie istanze presenti nella società e, soprattutto, che non sia rappresentativo di tutti i valori che animano la vita degli uomini. La società non è bianca o nera, ma ricca di sfumature. Grazie. Raffaele.
Forse i cattolici dovrebbero essere uomini di buona volontà e basta. Andare a votare centrosinistra al senato e centrodestra alla Camera mi sembra una scelta legittima, ma che non comprendo né tantomeno condivido.
Detto questo, dico di non sentirmi affatto rappresentato da nessun partito che si professa cattolico nell’arco costituzionale. Hanno tutto, meno che la cattolicità. Da un lato il divorziato risposato Casini, dall’altro cattolici teodem che rappresentano posizioni e ideali in aperto contrasto tra loro. E il Vaticano nel mezzo, tirato da una parte piuttosto che dall’altra.
Forse sarebbe ora di cancellare i partiti cattolici, dovrebbero sciogliersi. A destra come a sinistra: perché i cattolici sono cattolici e rendono testimonianza col loro impegno ovunque si trovino, punto e basta. Mettersi il distintivo e comportarsi in modo diverso mi sembra erroneo e sbagliato. Come spesso mi ripete Enrico De Mita: “La DC non esiste più”. Amen: peccato, perché mi sarebbe piaciuto morire democristiano.
Caro Raffaele, grazie della tua bella lettera. Vedo che siamo d’accordo su molto, forse su tutto tranne che sul bipolarismo e sull’unità dei cristiani in un partito. Io sono favorevole ai due poli per motivo politico e solo politico: perchè favoriscono l’alternanza che è la salute della democrazia. Dopo l’incontro di Asti facevo domande a chi mi accompagnava all’albergo e ricevevo risposte rattristate sulla frequenza da voi dell’alternanza: prima governava il centrodestra, poi è venuto il centrosinistra, ora ha rivinto il centrodestra; non c’è stabilità. Non voglio entrare nelle faccende di Asti, che non conosco. Ma se governano sempre gli stessi si formano mafie, viene meno la via maestra per il ricambio politico, cresce lo spazio per il dominio della corruzione e del voto di scambio.
Tu dici che la società è ricca di sfumature e cioè di risorse, di sensibilità diverse: come faranno queste ricchezze a trovare sbocco se il sistema politico non aiuta il ricambio?
E veniamo alla considerazione cristiana. Come potremmo farci lievito presso ogni fascia umana e sociale, assuimilando e fecondando ogni risorsa culturale più viva, se stiamo tutti nella stessa area?
E però – tu obietti – come faccio a farmi rappresentare da chi condivide solo una parte dei miei valori? Ti dico la mia opzione che è di scegliere la parte con cui condivido di più e di battermi perchè in essa trovi qualche ascolto ciò che vi è accolto di meno.
Non tratto di politica nelle mie conferenze. Lo faccio solo in risposta a domande. La tua lettera mi ha motivato a dire qualcosa perchè mi ha toccato vivamente. Le parole di cui ti ringrazio sono quelle con cui hai distinto tra chi prega visibilmente dove nessuno lo fa e chi prega senza farsi vedere quand’è tra i fratelli di fede. Un abbraccio. Luigi
Caro Luigi,
premetto di aver votato per il centrosinistra alle ultime elezioni, tra mille perplessità e problemi di coscienza descritti benissimo sopra. Parlo perciò di questa parte politica perchè le ho dato (ahimè?) fiducia.
Oggi l’opzione che lei suggerisce ” scegliere la parte con cui condivido di più e di battermi perchè in essa trovi qualche ascolto ciò che vi è accolto di meno” mi sembra non più applicabile, perchè a sinistra non si può dire che ci sono valori cristiani “accolti meno”, ma piuttosto c’è una ostilità quasi totale verso la Chiesa di oggi e di ieri, e in sostanza verso le radici stesse della fede.
Si è accettati solo se si è cristiani totalmente dissidenti (o adulti, li chiamerebbero così).
L’ho già scritto qualche giorno fa, lo ripeto.
Basta sfogliare un qualsiasi giornale o guardare una qualsiasi trasmissione, o ascoltare le dichiarazioni del 90% dei politici di centrosinistra. Ce l’avessero solo con Ratzinger, allora si potrebbe anche provare a promuovere comunque i valori “accolti di meno”. In realtà è quasi tutto il sistema di valori cristiani ad essere messo in discussione (eccetto ovviamente la pace e l’attenzione agli ultimi, non però agli ultimissimi, i bimbi non nati) con il sogno neanche troppo nascosto di una società senza religione e senza Dio.
Davanti a tutto questo, come è possibile per un cristiano identificarcisi ?
Se i nuovi profeti sono Scalfari, Odifreddi e Augias io non vedo un compromesso possibile, anche sforzandosi di cercare un’occasione di crescita nei punti di vista più diversi.
Provando a concretizzare, in sede di elezioni io devo sapere più o meno a chi va il mio voto. In quei sistemi elettorali che lo consentono potrò anche esprimere la preferenza per un candidato vicino a me, ma se si trova all’interno di una lista in cui la gran parte di candidati è ostile alla mia fede (sarebbe ad esempio il caso del nuovo PD), so che con il mio voto, direttamente o indirettamente contribuirò a far eleggere persone che nè accettano, nè rispettano i valori in cui credo, anzi li combattono.
Che fare? Non posso che associarmi a quanto detto da Raffaele, che saluto e a cui sono vicino.
Fabrizio
Caro Luigi, per rispondere alla lettera (e alle domande) di Raffaele Bianchino occorrerebbe scrivere due o tre libri.
La questione cattolica in politica, e tanto più nella storia italiana, è talmente tanto ricca e complessa da chiederci a tutti di essere potenziali politici, analisti, teologi, storici, ecclesiologi, filosofi. Non basta, come dire, una competenza sola!
Lo dice uno che ha trascorso la prima giovinezza dentro un partito di ispirazione cristiana, in una stagione difficile e cruciale, in cui davvero tutte le nostre motivazioni sono state messe alla prova per il passato e per il futuro.
Col tempo, e per semplificare al massimo, ho capito alcune cose fondamentali, anche a prezzo di qualche scotto personale:
– anzitutto l’importanza dell’alternanza, che è l’unico vaccino credibile contro l’arroganza del potere;
– il dovere di distinguere tra posizione cattolica e cattolicesimo politico, soprattutto nella tradizione italiana: sono cose diverse, perchè sia Mantovano che Follini sono cattolici, ma appartengono a due diversi orientamenti politici e culturali;
– il cattolicesimo politico come cultura può vivere proprio se rifiuta il bipolarismo dei concetti, non degli schieramenti: vita e famiglia contro amore dei poveri e diritti umani. Questa selezione è tragica, non solo per la politica ma anche per la Chiesa, date retta a me; occorre tenere tutto insieme, e questo è ciò che dovremmo fare, qui si parrà la nostra nobilitate.
– il cattolicesimo politico, infine, non può più pretendere di stare tutto da una parte sola: i suoi esponenti, se sapranno uscire dagli equivoci del maritainismo di ritorno e fuori tempo da una parte, e da un certo sanfedismo bioetico dall’altro, sapranno fecondare gli schieramenti di appartenenza, e lo farà anzitutto chi saprà unire meglio parole di coraggio, di chiarezza e di franchezza con il rispetto delle persone, chi saprà fare confronti veri senza per questo essere nebulosi e complicati, chi ci metterà la faccia per un servizio al Paese e non disperderà energie e credibilità in mille traccheggiamenti.
Il tempo nuovo che viviamo ci chiede di mollare alcuni comodi ormeggi mentali, e di non far vivere ancora oggi dispute intracattoliche che sono superate dalla realtà (io cattolico della mediazione, tu della presenza, io lazzatiano e tu giussaniano: basta!).
Ci chiede di capire che la politica del 2000 chiede anche efficienza e velocità, e che la sacrosanta ambizione cattolica alla sintesi e all’accoglienza della complessità non può più tramutarsi in dilazione perenne ed elusione dei problemi.
Sarà l’epoca della sfida positiva e del coraggio, e chi ha la mia età (e forse quella di Raffaele) ha avuto e ha la fortuna di vedere all’opera testimoni del coraggio, che sono vissuti da uomini “riusciti” proprio per la volontà di stare in campo senza scindersi, senza abdicare, credendo nelle proprie idee e amando di amore virile, leale, franco ma non meno intenso anche quelli che non le condividevano.
Sino a quando vige questo sistema di partiti, il cristiano può sciegliere qualsiasi schieramento (o quasi) senza avere il timore di andare tanto lontano dalla dottrina, anche perché non ha altre scelte. La situazione attuale, per il cristiano è sfrustrante. Bisognerebbe riformare il sistema politico. Per evitare i giochi di potere, le coalizioni di interesse, ecc. si potrebbe creare la possibilità di avere tre partiti che abbiano delle solide convinzioni filosofiche. Se un anziano deve scegliere chi votare si trova in difficoltà perché sia a destra che a sinistra tutti dicono di volersi interessare degli anziani. Quale sarebbe quel partito così sciocco da dire: “Io non mi interesso dei problemi della terza età”. Ecco che il sistema di scegliere un partito secondo il programma che presenta ha un alto potenziale di errore. E’ inevitabile poi finire per votare prima uno e poi l’altro senza riuscire a risolvere certi problemi del paese. Credo che l’unica maniera per capire chi si va a votare è quella di istituire un partito “ateo” (che considera l’esistenza del mondo e dell’uomo un semplice caso e che mette in primo piano le esigenze dello stato e poi quelle della persona) che farà le scelte in base a questo credere (aborto, divorzio, matrimoni fra gay, ecc:). Dalla parte opposta istituirei un partito “credente”, non prettamente solo cattolico, ma nel quale possano confluire anche credenti di altre fedi. Questo partito agirebbe di conseguenza e quindi non sarebbe favorevole all’aborto, al divorzio, ecc. Al centro ci metterei un partito “Tecnico” di agnostici, l’ago della bilancia, in grado di dare suggerimenti sui problemi reali da risolvere e da influire questo o quel polo. Le discussioni alla Camera vedrebbero alternarsi vittorie di atei a quelle di credenti e la gente potrebbe finalmente contarsi per quello che è veramente, senza il pericolo di camuffamenti da un partito all’altro. In questo caso nessun cristiano avrebbe il dubbio di quale partito sostenere.
Caro Fabrizio, mica vorrà dire che tutto questo deserto spirituale si è realizzato nel corso di dodici mesi! Nè che il materialismo pratico maggioritario a destra sia così diverso dal materialismo ideologico maggioritario a sinistra… Io credo che la presenza cristiana sia praticabile in ambedue gli schieramenti. Conosco ottimi cristiani di sinistra e di destra, elettori ed eletti. Sono contento che sia cessato l’inquadramento unico. Considero cedimento all’uso politico della fede l’affermazione che un cristiano non possa votare per l’altro schieramento. Ciò detto ho tutta la stima della sua opinione politca concreta – come di ogni altra – che mi pare di avere bene inteso. Luigi
Domanda: E’ più grave l’ostilità alla fede e alla Chiesa o l’uso strumentale della fede e della Chiesa?
La materia delle scelte politiche, come elettori e anche come candidati, è opinabile, quindi si deve ritenere che quella del partito cattolico sia stata un’eccezione, storicamente giustificata, ma non più proponibile. Il criterio con cui i cattolici fanno scelte poltiche diverse dovrebbe però essere comune. La sua applicazione può dare luogo a opzioni opposte, ma il criterio dovrebbe essere lo stesso, e cioè il bene della chiesa. Dal punto di vista di un cattolico, che la chiesa sia libera di annunciare Cristo, di vivere la carità, di aiutare gli uomini a comprendere e giudicare se stessi e il mondo è l’interesse politico primario, anche per il bene della società civile. Tutto ciò che favorisce la vita della chiesa è perciò da sostenere e tutto ciò che la ostacola è da combattere. Faccio notare che un’applicazione rigorosa di questo criterio potrebbe, al limite, condurre a un ragionamento di questo tipo: quel partito o quella coalizione propone una politica economica che a me sembra più efficiente, oppure una politica estera più conveniente per il nostro paese, oppure ha idee migliori sulla scuola ecc. ecc., però se nel complesso io valuto che la sua ascesa al governo sarebbe un danno per la chiesa, io in coscienza non posso votarlo.
Potrebbe sembrare pacifico, ma non lo è: mi pare che in molti buoni cattolici prevalgano altri criteri, come ad esempio quello della coerenza morale dei candidati, che personalmente trovo molto pericoloso.
Sottscrivo ogni parola di Fabrizio (specie il ricordo degli ultimissimi, i bimbi mai nati. A proposito, consiglio a tutti “Il genocidio censurato” di A. Socci, libro che ogni persona di buon senso, che voglia scegliere consapevolmente tra due poli così antitetici – vita o non vita – dovrebbe leggere con grande attenzione).
Luigi, nel mio intervento non ho mai fatto un confronto destra-sinistra perchè sarebbe un come giocare a tresette a chi fa meno, ho parlato da elettore di centrosinistra che riteneva possibile un punto di incontro una cultura laica partendo dal rispetto reciproco e che invece si sta ampiamente ricredendo, perchè la sinistra ha scelto, nella sostanza, di appiattirsi su posizioni radicali anticristiane.
Da qui a non veder il materialismo pratico che dilaga a destra, il passo è lungo e non lo faccio.
Anche se ormai comincio a dar ragione a Leonardo, e se non cambia lo scenario politico è meglio privilegiare chi, nonostante le sue contraddizioni, lascia la Chiesa libera di esprimersi e di annunciare il Vangelo.
Non sono granché d’accordo con Leonardo, soprattutto quando dice “Il criterio con cui i cattolici fanno scelte poltiche diverse … dovrebbe essere lo stesso, e cioè il bene della chiesa. … Dal punto di vista di un cattolico, che la chiesa sia libera di annunciare Cristo, … è l’interesse politico primario, anche per il bene della società civile.”
E se io votassi un partito che lascia libera la chiesa di fare e parlare, ma poi svende la scuola, distrugge la sanità, rovina il sistema pensionistico (solo per fare degli esempi), come la mettiamo? sarei a posto con la mia coscienza cattolica?
Penso proprio di no…
Io penso che ognuno debba fare il proprio mestiere, politica da una parte e chiesa dall’altra, e l’elettore cattolico dovrà continuamente fare giochi di equilibrismo. Personalmente spero nella formazione (e secondo me ci si arriverà tra una decina d’anni) di un terzo polo a forte concentrazione cattolica, perchè oggi i cattolici se ne stanno un pò all’angolo da entrambe le parti, e da cattolico faccio molta fatica a conciliare le mie idee con il resto degli schieramenti (e non solo con le ali più estreme).
Mah…, vedremo.
Eugenio
Provo a rovesciare l’esempio fatto da Eugenio: c’è un partito che vuole fare moltissimo per la scuola, per la sanità e per le pensioni, ma vuole anche strangolare la chiesa. Posso votarlo?
In realtà, entrambi gli esempi, il suo e il mio, sono casi estremi che difficilmente si verificheranno. Il mio punto è un altro: per un cattolico il bene della chiesa non è un interesse particolare, da mettere insieme agli altri (questo è il senso in cui si parla spesso di “lobby cattolica”), perché un cattolico penserà che il bene della chiesa è il bene di tutti. Infatti, quale bene può essere pensato di più prezioso che la possibilità per tutti gli uomini di incontrare l’annuncio di Gesù Cristo e la testimonianza del suo amore? Una società organizzata in modo efficiente, ma senza Cristo, per noi è comunque meno buona di una società meno efficiente ma in cui Cristo trova spazio. A parte il fatto che per noi una società che dà spazio a Cristo diventerà prima o poi una società migliore anche dal punto di vista della vita materiale, come la storia dimostra.
Cercherò di fare più avanti, quando posso, un intervento più ampio su questo tema enorme e interessantissimo.
Qui annoto solo che il concetto di “bene comune” di Leonardo non mi sembra conforme a quello che la Chiesa ci insegna. Il “bene comune” è quello di una società che promuova la libertà, la giustizia e il benessere conformemente alla dottrina sociale della Chiesa. Poi naturalmente una delle libertà più importanti – dice il magistero stesso – è la libertà religiosa, che però non viene rivendicata solo per i cattolici ma per tutti.
In sostanza, i cattolici – di destra, di sinistra, di centro, quel che vi pare – non devono perseguire il bene DELLA Chiesa ma il bene della società SECONDO ciò che insegna la Chiesa.
Dissento. La chiesa non è una scuola di pensiero da cui promana una dottrina da applicare alla società, è il corpo di Cristo. La difesa e lo sviluppo della sua vita non può che essere il criterio supremo di condotta del cristiano, anche in politica. In questo senso il bene della chiesa è il bene della società umana. Naturalmente, salvo casi eccezionali (tipo 18 aprile 1948), non spetta all’autorità della chiesa definire quali siano i modi e le forme con cui i laici adempiono a questa missione, per cui ciascuno rischierà in proprio i suoi giudizi e le sue opzioni. Però credo che se i cristiani impegnati in politica avessero ben chiaro il criterio fondamentale su certe cose convergerebbero naturalmente, pur appartenendo a schieramenti opposti.
In merito al mio intervento vorrei precisare che un cattolico può benissimo aderire a partiti specifici, ad esempio quello degli anziani, degli ambientalisti o delle casalinghe, ecc. Evviva la pluralità. Da questo punto di vista è una ricchezza. L’importante è che un cristiano possa identificarsi in una corrente politica che abbia dei sani princìpi in cui crede fermamente e per i quali non troverebbe scollamento rispetto agli insegnamenti del Vangelo. Al momento attuale questo schieramento politico non esiste. Non ho detto di mettere tutti i “buoni” da una parte e tutti i “cattivi” dall’altra. Sia ben chiaro. Mi sembra molto semplice fare una divisione fra quelli che ritengono che l’uomo sia un caso, in corso di continua evoluzione e quelli che pensano che vi sia un Essere superiore che dirige dal profondo dell’atomo la storia del mondo.
Vogliamo fare un esempio pratico? L’aborto, ad esempio. Se alle elezioni vincessero gli atei l’aborto sarebbe giustificato, se vincessero i credenti non sarebbe ammesso. Ovviamente vi sarebbero mille altre misure legislative per prevenire questo omicidio e la donna non avrebbe bisogno di abortire. Mica si andrebbe contro la libertà della gente. La si istruirebbe, mentre la corrente atea non penserebbe ad istruire il popolino e preferirebbe mantenerlo nel limbo. Con la scusa della democrazia abbiamo costruito la partitocrazia che non può fare che bene solamente a quei 50 mila (e forse anche meno) personaggi che governano l’Italia e partoriscono governi opposti a seconda dei periodi. Così non si va tanto lontano. Se vogliamo un popolo veramente sovrano dobbiamo permettergli di esprimere il suo sentimento verso i valori fondamentali e sulla base di tali formazioni politiche si potrà costruire una nuova strada per governare meglio il Paese.
Da qualche parte in America pare stiano costruendo una città tutta cattolica (i giornali ne hanno parlato più volte). Chiese cattoliche, scuole cattoliche, ospedali cattolici, farmacie cattoliche, partiti cattolici, edicole cattoliche, giornali cattolici, ovviamente famiglie cattoliche. Per qualcuno forse sarà un sogno, un obiettivo, una meta. A me, da cattolico, pare un incubo. E’ questo quello che immaginiamo come “bene della società”?
Le nazioni nattoliche sono esistite ed è esistito anche lo Stato della Chiesa e fino all’altro ieri c’era il partito cattolico. Chi vuole porre dei segni cristiani nella nostra epoca deve guardare avanti e non indietro. Luigi
Caro Accattoli,
non si tratterebbe di rifondare il partito cattolico puro ma di dare una chance a chi pensa che la vita e il mondo vadano gestiti diversamente, cioè credendo nell’esistenza di Dio, indipendentemente dalla cattolicità. Perché c’è paura di esporsi? Chi non sa se credere o non vuole credere, però non non è un vero ateo potrebbe confluire in un partito centrale, ago della bilancia dei due poli contrapposti. Questo mi sembra un guardare avanti, soprattutto ora che andiamo incontro ad una comunità multirazziale e si rischia il caos culturale e politico-governativo.
Mi sembra non si tenga conto di quanto ci hanno insegnato gli ultimi papi: una società senza Dio non può essere buona, e anche quello che sembra essere un progresso per tutti, alla lunga si rivela effimero e si ritorce contro l’uomo.
Quindi se c’è una parte politica il cui 80% di rappresentanti ha il disegno non troppo velato di eliminare Dio dalla vita dell’uomo e della società, anche se fossi d’accordo con tutte le sue politiche sociali, potrei votarla?
Non pretendo un partito cattolico, ma neanche un partito anticattolico.
Quello che dice Fabrizio mi sembra sensato, a livello generale.
Chi ha letto il libro inchiesta di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella tradotto da noi con il titolo “La caste” ?” .
I nostri media ne parlano molto e …come dire … la classe politica italiana non ne esce proprio con un`immagine rilucente! Al punto che sareste 70% a non avere più fiducia nel parlamento !
Certo che quando vedo sfilare le ciffre : salari enormi, costi enormi, la politica come primo datore di lavoro dell`Italia con 180.000 eletti, privilegi esorbitanti, nepotismi, clientelismo , mi pongo certe domande.
Secondo i nostri giornali sareste nauseati da questo “svuotamento del sacco”.
Allora se il sistema è così marcio a destra come a sinistra, è proprio così impensabile immaginare la creazione di un partito che si impegnerebbe a difendere e promuovere i valori in cui crediamo? Un partito nei quali i cristiani potrebbero riconoscersi?
O allora si potrebbe anche scegliere l`astensione dal voto, che sarebbe una maniera di passare un messaggio che esprime chiaramente l`impossibilità di scegliere , una forma di obiezione di coscienza cristiana, che rifiuta ogni compromesso sui valori umani essenziali.
Si potrebbe anche rileggere il discorso di Benedetto XVI per i 50 anni dell`Unione europea o “La nota dottrinale ” del cardinale Ratzinger del 24 nov.2002, sul comportamento dei cattolici nella vita politica.
Scusate la mia intromissione nella vostra vita politica, ma penso che il tema va ben al dilà dei confini italiani.
Luisa
Luisa, non solo le nazioni cattoliche, lo Stato della Chiesa e il partito cattolico sono stati già sperimentati, ma anche l’astensione dal voto che ora tu menzioni: il famoso “non expedit” che chiedeva ai cattolici italiani di astenersi dall’elettorato attivo e passivo e che durò per circa un trentennio a partire dal 1874. Non credo verosimile il ritorno a nessuna di queste scelte. La Gaudium et Spes tratta a lungo della situazione di pluralismo sulturale e politico in cui è chiamata a svolgersi nella nostra epoca l’azione politica dei catolici. Non ipotizza nessuna di quelle “soluzioni” già sperimentate nella storia. L’Italia di oggi si trova esattamente nella condizione descritta da quella Costituzione, non era invece in tale situazione al momento in cui la Costituzione fu elaborata e promulgata. Nè si può ragionevolmente affermare che oggi in Italia non vi sia spazio per i cristiani nella vita pubblica. Abbiamo due poli guidati ambedue da leaders che sono cattolici praticanti. Abbiamo il presidente del Senato che è cattolico praticante e presidenti della Camera e della Repubblica che sono “laici” dialoganti. Il presidente della Repubblica è oggi un “laico” ma è succeduto a tre consecutivi presidenti che erano tutti cattolici praticanti: Cossiga, Scalfaro e Ciampi. Non è affatto la nostra una realtà politica maggioritariamente anticristiana. E’ sufficiente che i cristiani superino la tentazione del nascondimento e non temano di “sporcarsi le mani”. Spazio di realistico impegno ve n’è in ambedue gli schieramenti. Per aggiungere una sola battuta sulla questione della corruzione: quando mai il partito cattolico o lo Stato della Chiesa furono una difesa contro di essa? In politica non ci sono soluzioni ideologiche (tale sarebbe il partito cattolico) che liberino dalla terribile concretezza dei problemi, quale è – nel nostro caso – la tentazione di usare il potere a scopo di arricchimento. Essere cattolici non aiuta in nulla a vincere quella tentazione. Saluti e buona domenica, Luigi
Come arrivare a riunire partecipazione democratica, anche sporcandosi le mani, e fedeltà agli insegnamenti della Chiesa?
È una sfida reale, alla quale si sono confrontati i Francesi durante le ultime elezioni presidenziali. Certi cattolici si sono sentiti in diritto di fare valere il loro dovere di coerenza sino alla obiezione di coscienza, astenendosi dal voto o per altri votando in bianco.
Effettivamente nessuno dei 3 poi 2 candidati rispettavano i principi fondamentali non negoziabili : protezione della vita dall`inizio sino al suo termine naturale, riconoscenza e promozione della famiglia come unione fra un uomo e una donna, protezione del diritto dei genitori ad educare i loro figli.
È possibile immaginare un impegno, testimonianza del cattolico, che “si sporca le mani” ( come dice lei) sul terreno, a contatto diretto con la realtà sociale, ma che preferisce in coerenza non mettere un bollettino nell`urna di un candidato , di un partito?
È forse migliore la logica del male minore?
Che poi il definirsi cattolico, che per me è differente dell`essere cattolico, non sia un`assicurazione integrale conto le tentazioni del potere, lo sappiamo tutti.
Saluti,Luisa
Penso che siano possibili tutte le soluzioni, anche l’astensione dal voto certamente. Ma come scelte individuali, da lasciare alla responsabilità dei singoli. Tranne situazioni di persecuzione, o forte rischio di perdita della libertà, non penso siano oggi proponibili comportamenti politici destinati a essere fatti propri dall’intera comunità ecclesiale. La partecipazione alla vita democratica, pur in situazione di minoranza, è affermata come un valore dalla Gaudium et Spes e dal magistero papale che ne è seguito. Luigi
Per chi è interessato ecco dove trovare la “Nota dottrinale” del cardinal Ratzinger nel 2002
http://www.ratzinger.it/modules.php?name=News&file=article&sid=136002:
“Nota sull’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica”
Buona domenica, Luisa
Il dibattito fede-politica non puo’ prescindere dal capitolo del “Gesu’ di Nazaret” dedicato alle tentazioni.
In particolare:
“Laddove Dio e’ considerato una grandezza secondaria, che si puo’ temporaneamente o stabilmente mettere da parte in nome di cose piu’ importanti, allora falliscono proprio queste presunte cose piu’ importanti.”
“E‘ in gioco proprio il primato di Dio. Si tratta di riconoscerlo come realta’, una realta’ senza la quale null’altro puo’ essere buono. Non si puo’ governare la storia con mere strutture materiali prescindendo da Dio. Se il cuore dell’uomo non e’ buono, allora nessun’altra cosa puo’ essere buona. E la bonta’ del cuore puo’ venire solo da Colui che e’ Egli stesso la Bonta’, il Bene.”
“In questo mondo dobbiamo opporci alle illusioni di false filosofie e riconoscere che non viviamo di solo pane, ma anzitutto dell’obbedienza della Parola di Dio. E solo dove si vive queta obbbedienza nascono e crescono quei sentimenti che permettono di procurare il pane per tutti”.
Pg. 55, 56 e 57.
Sono frasi che pesano come dei macigni sulla realta’ politica italiana, ma che vanno poi integrate dalla successiva riflessione sulla terza tentazione:
“La lotta per la liberta’ della Chiesa, la lotta perche’ il Regno di Gesu’ non puo’ essere identificato con nessuna struttura politica, deve essere condotta in tutti i secoli. La fusione tra fede e potere politico ha sempre un prezzo: la fede si mette al servizio della potere e deve piegarsi ai suoi criteri”.
Pag. 63.
Penso che il compito dei cattolci in politica e nella societa’ stia tutto nell’equilibrio tra il resistere all prima tentazione senza cadere nella terza.
Saluti
Fabrizio