“Solo il mondo ebraico riesce a far correre il Vaticano, uso di suo alla più grande flemma“: è una considerazione irriverente contenuta in un articolo sulle “precisazioni” venute il 23 dicembre dal padre Lombardi a riguardo della causa di canonizzazione di Pio XII. Nel primo commento puoi leggere l’intero articolo pubblicato il 24 dicembre da LIBERAL con il titolo L’omaggio della Chiesa agli ebrei.
Se gli ebrei fanno correre il Vaticano
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[Segue dal post] Ecco l’articolo pubblicato il 24 dicembre da LIBERAL citato nel post:
Piccola correzione – o messa a punto – del Vaticano sulla beatificazione di Pio XII: chiarisce che non vorrà dire approvarne le “opzioni storiche”, rassicura sull’apertura degli Archivi, mette in forse la previsione che venga “proclamato” beato insieme a Giovanni Paolo II. Ma soprattutto conferma con solennità i sentimenti di “amicizia e rispetto” di Papa Benedetto nei confronti degli ebrei.
Ancora una volta l’allarme del mondo ebraico induce la Santa Sede a correre ai ripari: abbiamo tutti in memoria quanto capitò tra gennaio e febbraio a seguito delle dichiarazioni negazioniste della Shoah venute dal vescovo lefebvriano Richard Williamson. Allora poteva andarci di mezzo il viaggio del Papa in Terra Santa – che poi ebbe ottimo svolgimento in maggio – stavolta entrava in questione la visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma annunciata per il 17 gennaio.
Vengono spontanee – per dirla fuori da ogni correctness – due considerazioni. Che solo il mondo ebraico riesce a far correre il Vaticano, uso di suo alla più grande flemma. E che la correzione riguarda più l’eco mediatica dei due decreti sulle “virtù eroiche” dei Papi Pacelli e Wojtyla – annunciati sabato – che non affermazioni dirette della Santa Sede.
Va detto che l’allarme degli ebrei è comprensibile: lo giustificano secoli di persecuzione. Ed è giusto lo scrupolo vaticano di chiarire e non solo perché sono in gioco relazioni delicate, ma per riguardo alle responsabilità storiche dei Papi nei confronti degli ebrei e della comunità ebraica romana in particolare.
Tra preti e rabbini è ragionevole che il discorso si faccia sottile e ciò spiega la lunghezza della dichiarazione del portavoce Lombardi. Ma – passata ai raggi X ogni frase di quel testo – risulta evidente che esso non modifica nessuna affermazione precedente, quanto piuttosto corregge le interpretazioni avanzate dai media a seguito dell’annuncio di sabato.
La correzione che più ha fatto titolo – nelle agenzie di stampa e nei siti internet – è quella sull’abbinamento delle beatificazioni dei due papi: il romano Pacelli che tanti ebrei accusano di aver “taciuto” sulla Shoah e il polacco Wojtyla che per primo ha pregato ad Auschwitz e al Muro del Pianto.
Il padre Lombardi ha detto ieri che “non vi è nessun motivo di ipotizzare un’eventuale beatificazione contemporanea”, quale si ebbe nel settembre del 2.000 per i Papi Mastai Ferretti e Roncalli. Sono tra i giornalisti che hanno ipotizzato l’abbinamento e mi è chiaro che si trattava di farina del nostro sacco e non di quello papale. Trovo buona l’assicurazione che – al momento – non c’è una decisione di una beatificazione “contemporanea”.
Ad ambedue le “cause” manca ancora l’accertamento del miracolo, ma si dice che il lavoro su quello attribuito a Giovanni Paolo sia più avanzato. Possiamo dunque immaginare che si arrivi alla “proclamazione” del Papa polacco il prossimo ottobre, mentre per Pio XII si potrà andare all’anno seguente, o anche oltre.
Non c’è solo la sensibilità ebraica di cui tener conto. C’è anche quella polacca, che amerebbe avere una festa indivisa per il proprio Papa. E c’è il dato di fatto che la proclamazione a “beato” di Pio XII abbinata a quella di Giovanni Paolo II e celebrate insieme domenica 17 ottobre, nell’anniversario dell’elezione di Papa Wojtyla, verrebbe a cadere all’indomani dell’anniversario della razzia nazista nel ghetto di Roma (16 ottobre 1943). Il “silenzio” di Papa Pacelli su quell’evento è tra le accuse più ripetute da parte ebraica.
Trovo dunque buona l’idea di non abbinare le due celebrazioni. Ma da addetto alle cronache vaticane inviterei alla prudenza nell’intendere il linguaggio della Curia romana: dire che “non vi è motivo” per ipotizzare una beatificazione congiunta non vuol dire che essa di sicuro non vi sarà. In altre parole: non vi è neanche – al momento – nessun motivo per escluderla.
Più chiaro e più diretto è l’ultimo paragrafo della dichiarazione, riguardante il sentimento di Papa Benedetto verso il popolo ebraico e l’augurio che la prossima visita alla sinagoga di Roma “riaffermi e rinsaldi” l’amicizia e la stima. Qui il portavoce vaticano ha ottime frecce nella faretra. La più appuntita è la richiesta di perdono per la corresponsabilità dei cristiani nella persecuzione degli ebrei: Giovanni Paolo la formulò il 12 marzo dell’anno 2000 e Benedetto XVI l’ha ripetuta il 12 febbraio scorso, davanti a un uditorio ebraico, a rimedio delle “negazioni” del vescovo Williamson.
Luigi Accattoli
Ti confesso, Luigi, che la lunghissima ed elaborata “precisazione” fornita ai “media” da Padre Lombardi (io davvero non invidio quest’uomo: ma i suoi predecessori faticavano così tanto ? Mi sa di no) m’ha suscitato più di qualche perplessità, e, in definitiva, ha lasciato (ancora e sempre) l’impressione, se non d’una “retromarcia”, almeno d’un “ri-posizionamento” del messaggio papale dei giorni scorsi (quasi come se non fossero state messe nel conto tutte le reazioni all’annuncio della futura beatificazione di Papa Pio XII, e, quindi, si rendese necessario, spiegare, motivare, puntualizzare, argomentare, etc.).
Sono tra coloro – e l’ho detto più volte anche in questa sede – che ritengono che il tempo e la storia renderanno definitiva giustizia a Pio XII ed alle accuse rivoltegli sull’Olocausto, ma mi pare, pure, corretto chiedersi – come ha scritto Vito Mancuso su “Repubblica” – come possano essere disgiunte le valutazioni sulle opzioni “storiche” di Pio XII (tanto per parlarci chiaro: la “scomunica” ai comunisti del 1949, e l’impegno, poi vano, per la formazione d’un cartello elettorale “democristiano-missino” in occasione delle elezioni comunali di Roma del 1951) dal giudizio sulla sua Santità: è giusto separare i due piani (quali che siano le opinioni che si possono formare in merito) ?
Io spero, comunque, che la visita del nostro Pontefice alla Sinagoga dipani, una volta per tutte, queste ombre e rilanci, finalmente, il rapporto di dialogo con i nostri “fratelli maggiori”.
Un caro saluto a tutti !
Roberto 55
“è giusto separare i due piani (quali che siano le opinioni che si possono formare in merito) ?”
A mio avviso sì. Non concordo quindi con Mancuso. Altrimernti, se i due piani fossero inseparabili, vi sarebbero obiezioni serie contro la santità di tanti (non solo di Pio XII): di Pio IX (che non seppe discernere la necessità di porre fine allo stato pontificio e di riconoscere le libertà moderne nei loro aspetti validi), di don Bosco (che fece tanto bene ai giovani ma aveva idee politiche reazionarie), di san PioV (responsabile dei roghi dell’Inquisizione) e di tanti altri santi condizionati dai limiti culturali del loro tempo.
Se avesse ragione Mancuso non rimarrebbe che la scelta tra dar ragione ai lefevriani o legittimare una radicale “rottura” nella storia della chiesa. Due opzioni che io ritengo entrambe inacvcettabili.
Non dobbiamo però dissimulare che tenne con ferma persuasione, e sostenne in pratica, con lunga costanza, opinioni, che al giorno d’oggi parrebbero a ognuno piuttosto strane che mal fondate; dico anche a coloro che avrebbero una gran voglia di trovarle giuste. Chi lo volesse difendere in questo, ci sarebbe quella scusa così corrente e ricevuta, ch’erano errori del suo tempo, piuttosto che suoi: scusa che, per certe cose, e quando risulti dall’esame particolare de’ fatti, può aver qualche valore, o anche molto; ma che applicata così nuda e alla cieca, come si fa d’ordinario, non significa proprio nulla. E perciò, non volendo risolvere con formole semplici questioni complicate, né allungar troppo un episodio, tralasceremo anche d’esporle; bastandoci di avere accennato così alla sfuggita che, d’un uomo così ammirabile in complesso, noi non pretendiamo che ogni cosa lo fosse ugualmente; perchè non paia che abbiam voluto scrivere un’orazion funebre.
Lo scrive il buon Manzoni sul card. Borromeo verso la fine del XXII capitolo dei Promessi sposi
Faticaccia il mestiere del papa.
Quando poi ci si mette il “diavolo” di mezzo!
Povero Pio XII che non trova pace, su e giù in ascensore.
Che poi l’accanimento sulla sua beatificazione venga da un papa tedesco, contemporaneo della shoah, è il massimo della jella.
In compenso, a Napoli la smorfia è in piena attività.
Dovranno però ricorrere alla cabala non avendo la smorfia napoletana le corrispondenze.
Ecco i numeri della cabala
Il Papa che benedice: 8
la Bibbia: 87
Essere un ebreo: 2
Venerare i santi: 31
Certo, il commento del dottor Accattoli è condivisibile, ma … siamo un po’ stufi. L’atteggiamento della Santa Sede è di grande, evangelica pazienza. Eppure, soprattutto quando penso a miei confratelli che hanno rischiato la pelle per salvare degli ebrei (uno chiamava ancora Pio XII “il mio papa” negli anni ’90) mi viene da dire che ogni tanto la carità stessa suggerirebbe di mandare con tutta schiettezza i “fratelli maggiori” a farsi benedire: forse un richiamo alla realtà farebbe bene pure a loro.
don Guglielmo
Torno dalla messa, dove ho imparato che Gesù, nel Tempio, non stava “in mezzo ai dottori”, ma “in mezzo ai maestri”. Gran guadagno della nuova traduzione CEI, di cui avverto ogni settimana di più l’assoluta indispensabilità! Il traduttorino in clergyman deve aver pensato che la vecchia traduzione di en meso ton didaskalon non fosse abbastanza filologica, ma soprattutto che il popolo bue non capisse.
Così, invece di equivocare immaginandosi Gesù sottoposto a perizia medica collegiale, può immaginarselo nel bel mezzo di un collegio docenti.
Sul tema: don Guglielmo ha ragione.
Sono d’accordo con don Guglielmo.
i “fratelli maggiori ” a volte anche nella vita e nelle nostre famiglie possono esser un po’ troppo saccenti esigenti e pignoli , la tentazione di mandarli a quel paese è grande. ( non parlo così perchè ho una suocera ebrea 🙂 ) soprattutto se si pensa che nessuno fino ad ora nella Chiesa come questo Papa tedesco si è mostrato così interessato, così intellettualmente vicino, così direi veramente motivato a dialogare con i”fratelli maggiori.”.. e questi mettono i puntini sugli “i” e fanno i pignoli , i difficili e i permalosi.. ma non dobbiamo stupirci così è la vita..
MC
Vorrei dire che del bellissimo passo del Manzoni che ci ha ricordato Maioba mi è piaciuta soprattutto la frase:
“non volendo risolvere con formule semplici questioni complicate”
Molto ironica e molto attuale.
Mi pare che noi tendiamo a fare proprio questo nel nostro tempo, vogliamo semplificare tutto in formulette da bigino, che errore!
La vita è complessa, gli uomini sono complessi, i Santi sono uomini, e anche Pio XII non può esser semplificato ad una formuletta , come forse vorrebbe Vito Mancuso !
MC
credo che le affermazioni di Mancuso non siano condivisibili innanzitutto sul piano dottrinale. Sia perchè si dà santità canonica anche in persone che non fanno parte del magistero (si pensi ai genitori di Santa Teresina), sia perchè nel magistero, infallibile o meno, non rientrano gli atti di governo, che seppur mossi da prudenza pastorale non possono costituire base per un giudizio di santità perchè potrebbero essere erronei al di là di ogni considerazione morale.
Se si unisse governo, magistero e virtù eroiche si avrebbe, secondo da quale parte si prende l’avvio, l’assurdo esito o di invalidare tante dichiarazioni di santità -come giustamente dice Savigni- o viceversa di convalidare atti di governo erronei. Quello che invece importa è che tali errori non siano stati compiuti in disprezzo della fede o delle istanze morali.
l’indefettibilità della Chiesa è infatti una miracolosa opera dello Spirito Santo che però “scrive dritto sulle righe talvolta storte”.
In controtendenza con don Guglielmo, con cui non condivido neppure una virgola di quel che dice, io sono arcistufo, ( io, e non come pretenderebbe don Guglielmo associando al “siamo un pò stufi” l’universo della chiesa alla sua opinione) di attendere beatificazioni come quella di martiri come Arnulfo Romero, sparato e ucciso in chiesa al momento dell’elevazione, fermi in lista di attesa di non si sa cosa!
Infine sugli ebrei e le loro sacrosante preoccupazioni e sospetti, perché una volta per tutte chi sostiene le posizioni di discepolo MC, don Guglielmo, ed altri non manda al macero il vecchio testamento, come di fatto lo era prima del CVII, dal momento che pare non vedano la stretta correlazione tra la parola veterotestamentaria e il Vangelo? Contestando così presunte intrusioni nella chiesa cattolica di quelli chiamati ipocritamente “fratelli maggiori”?
Io non mi sento fratello minore di nessuno perché cammino sulla stessa strada degli ebrei, dei buddisti, degli islamici e degli atei, con gli stessi problemi e le stesse difficoltà di capire il senso di questa vita.
A proposito, nulla da obiettare quando si proclama santa e compatrona d’Europa Edith Stein, ebrea convertita al cattolicesimo che il 12 aprile 1933, alcune settimane dopo l’insediamento di Hitler al cancellierato, scrisse, invano, a Roma per chiedere a papa Pio XI e al suo segretario di Stato – il cardinale Pacelli, già nunzio apostolico in Germania e futuro papa Pio XII – di non tacere più e di denunciare le prime persecuzioni contro gli ebrei?
Piccola precisazione per il signor Nino:
1)Sono stufo (e a quel che ne so, non sono il solo) della ricorrente manfrina su papa Pacelli: lo sono solo un po’, perché in fondo non è troppo importante: i miei confratelli che hanno rischiato la pelle per salvare degli ebrei non l’hanno certamente fatto per il titolo di “giusti tra le nazioni” (anche se uno lo ha poi ricevuto, ed era molto “pacelliano”).
2) Sono invece preoccupato, e lo sono molto, di sentire che l’Antico Testamento per la Chiesa cattolica sarebbe un’acquisizione dell’ultimo Concilio. Sono panzane che si sentivano trent’anni fa, evidentemente qualcuno ci crede ancora.
Credo, Nino, che l’enciclica “Mit brennender sorge” di Pio XI rappresenti, anche, e tra l’altro, una (grande) risposta alla denuncia – quindi, non vana – di Edith Stein: non trovi ?
Raccolgo, invece, e molto volentieri, il tuo “assist”, Nino, su Monsignor Romero per chiedere a Luigi se vi sono notizie recenti sul suo iter di canonizzazione: a che punto, Luigi, ti risulta che siamo ?
Buona domenica sera a tutti !
Roberto 55
L’Antico Testamento veniva certamente letto anche prima del Vaticano II. E anche in certi periodi del Medioevo (ad esempio in età carolingia) veniva molto utilizzato dagli autori ercclesiastici, tanto che si è parlato di “moralismo” e ritualismo di stampo veterotestamentario a proposito di certi aspetti della cultura ecclesiastica carolingia (che conosco abbastanza per averla studiata da trent’anni in qua).
Il problema è un altro. Col Vaticano II si è avviata (o approfondita) una riflessione sulla specificità del ruolo di Israele nella storia della salvezza, andando oltre l’interpretazione tradizionale della Chiesa come “nuovo Israele”. Si è compreso meglio, alla luce di Romani 9.-11, che, come tutti i doni di Dio, anche l’antica alleanzaè “irrevocabile”; e si è quindi abbandonato lo stereotipo del popolo “deicida”. Senza negare gli indubi meriti di papa Pacelli, con questa riflessione si è andati oltre.
Poi, posso capire anch’io in parte l’irritazione di don Guglielmo e di altri nei confronti delle reiterate proteste ebraiche: qualche volta si ha l’impressione che agli ebrei (o, meglio, a certe frange dell’ebraismo) le ripetute dichiarazioni di penitenza (per le persecuzioni inflitte agli ebrei) e di apertura da parte della Chiesa non bastino mai, che si pretenda sempre di più. Ma al cristiano spetta comunque l’onere di fare il primo passo, senza aspettare un passo avanti “reciproco” (anche se sarebbe gusto, ad esempio, che gli ebrei osservanti rispettassero gli ebrei convertiti al cristianesimo; e che concedessero in Israele pieni diritti di cittadinmanza ai cattolici: cosa che non avvenne con padre Hussar).
Anch’io, nino, sarei molto lieto se venisse beatificato mons. Romero: lo meriterebbe ampiamente. Ma credo che anche i sostenitori della sua canonizzazione dovrebbero osservare la stessa regola che chiediamo giustamente di rispettare ai sostenitori di Pio II: tale richiesta di canonizzazione non deve diventare una bandiera ideologica, un’arma da contrapporre ad altri cristiani. Credo che certi “ritardi” derivino dal sospetto (diffuso in caerti ambienti dellas Chiesa) che unja beatificazione verrebbe strumentalizzata da alcuni (tradizionalisti nel caso di Pio XII, progressisti nel caso di Romero).
La distinzione (che io difendo contro Mancuso) tra santità personale e scelte operative (non infallibili) serve anche a evitare questo rischio.
Ricordo a don Guglielmo -che vuol mandare gli ebrei “a farsi benedire” (bruttissima battuta) e che invoca per loro un “un richiamo alla realtà”- e alla cara discepolo/MC -che accusa gli ebrei di fare “i pignoli, i difficili e i permalosi”- che i commenti degli ebrei all’annuncio delle novità sulla causa di beatificazione di papa Pacelli sono stati molto (davvero molto) pacati e rispettosi.
Don Guglielmo e discepolo, vi richiamo, quindi, “alla realtà” e vi chiedo di non fare “i pignoli, i difficili e i permalosi”.
L’argomento santità, è sempre stato scivoloso e lo sarà ancora in futuro.
Per dirla tutta, anche se non sono appassionato all’argomento nel senso che ad esempio non aspetto la bolla pontificia per considerare Romero già martire e santo, ancora meno mi appassiona questo peana di papi che autoreferenzialmente si santificano.
Ma se così sta bene alla gerarchia, sia.
Allora, perché non chiudere la partita e risolvere la strumentalizzazione paventata da Raffaele santificando insieme Romero e Pio XII?
Che fare, con preti che fanno questo?
http://2.bp.blogspot.com/_TluBe0EO0z0/SzayOnQ3iPI/AAAAAAAAB58/WpIWyCS6bgA/s1600-h/Minarets+in+Swiss+church+nativity+display.jpg
In mancanza dei riferimenti della chiesa, dubiterei dell’originalità di quella foto.
Dall’URL sembrerebbe una chiesa Svizzera.
Tuttavia se non fosse un fotomontaggio, e ipotizzando che sia una chiesa cattolica ho pena per il parroco o del titolare di quella chiesa e dei suoi eventuali confratelli presbiteri.
Evidentemente hanno le idee confuse, diciamo che si sono persi e necessitano di un lungo periodo di cure e riflessione.
Ma quello che mi meraviglia di più sarebbe l’atteggiamento dei laici e non solo di quelli cattolici, anch’esso da psicolabili.
Infine penso che non sia del tutto esente da problemi mentali anche chi perde tempo in giro sul web alla ricerca di queste idiozie.
Se non è un fotomontaggio, il “presepe” raffigurato in quella foto potrebbe essere il parto di una mente alla don Barbero o alla don Farinella, che ha inteso reagire all’esito del referendum svizzero o a provocazioni leghiste. In ogni caso sarebbe un esempio di stupidità uguale e contraria.
Sono costretto a ripetermi (consigliando a Nino di meditare soprattutto sul passaggio di 1:37 e ss.):
http://www.youtube.com/watch?v=D-VwLcYWWHc
(Comunque la foto, che è autentica, e si riferisce ad una chiesa tenuta da francescani, nel Canton Ticino, si può vedere nel blog di un apprezzabile sito tradizionalista, http://www.messainlatino.it, che solo per malriposta delicatezza verso i parrucconi di qui, nel timore che se ne potessero schifare, avevo omesso di citare).
la foto della natività coi minareti, sembra nella Chiesa del Sacro Cuore di Bellinzona, riflette chiaramente un bisogno di reagire al voto sui minareti. Un bisogno forse legittimo ma espresso in forma e situazione inadeguata. Con il rischio di fraintendimenti, data l’esposizione del Corano aperto (la coreografia dei minareti tutto sommato è di cattivo gusto ma non impropria).
Il problema di fondo è però questa canalizzazione della comunicazione sul piano visivo, anzi “televisivo”. A mio parere un filo rosso corre tra queste “sparate” e gli episodi di “aggressione feticistica” degli ultimi giorni.
Dire diventa uguale a catturare lo sguardo, far vedere, farsi vedere.
In fondo anche il no ai minareti era un problema di cosa si possa guardare e mostrare. La conquista dello spazio visivo, le luci della ribalta, diventa l’ambìto potere.
Quanto è diverso il Dio della Buona Notizia, Deus absconditus, che “non ha bellezza per attirare i nostri sguardi”, “come uno davanti al quale ci si copre la faccia” (Isaia, 53). Come è lontano quel chicco di senapa, il più piccolo seme, che cresce silenzioso e diventa un albero per ospitare gli uccelli nell’ora più calda.
L’abitudine culturale a prestare attenzione solo a ciò che si impone allo sguardo è una vera malattia del nostro Occidente “cristiano”. Gesù invece, passando per Gerico, guardò oltre la gente acclamante, oltre le foglie del sicomoro e vide Zaccheo che era nascosto. E andò a casa sua.
Caro Cherubino,
effettivamente si tratta della chiesa da te segnalata di cui ho trovato le coordinate che riferisco:
http://zonapastorale.altervista.org/chiesa_sacro_cuore_bellinzona.html
Parroco e amministratore è il francescano Padre Callisto Caldelari
Tel. 091 820 08 80
Fax 091 826 33 7
bellinzona@cappuccini.ch
Poco fa ho parlato al telefono con il parroco, per questo, con piacere , rettifico quanto ho detto nel mio post a riguardo del presepe multietnico.
Nel senso che quello con minareti, e stella di Davide è uno dei 70 presepi che per tradizione i fedeli preparano a casa e poi portano in chiesa collocandoli un po dappertutto. Questo è il contesto.
Ad ogni buon conto ho suggerito al parroco, gentilissimo, di inserire qualche riga di spiegazione sul loro sito internet proprio per evitare possibili strumentalizzazioni e malintesi come è accaduto nel caso in questione.
Non amo molto le teologie del nascondimento, ma certo le ama moltissimo il creatore di quello pseudo-presepe, dove tutte le coreografie e simbologie sono “non improprie”, tranne un caso: la stella di Davide è la stella di Davide, la mezzaluna è la mezzaluna, ma la croce è censurata e/o annacquata in un improbabile TV …
Nel web ho trovato questo commento, magari non raffinatissimo, ma certo appropriato:
” potenza dell’immagine ha detto…
Jacopo,
il guaio è che non sono solo quttro stupidi isolati a rincorrere simili forme di moderne raffigurazioni del presepe (e del cristianesimo), ma una tendenza abbastanza diffusa di “aggiornamento”, ben presente nella società civile (multiculturale: questa la “pressione” sociale e politica che ne è la molla attuale), in sciocca competizione, in certe parrocchie o ambienti religiosi che dovrebbero dare il buon esempio di ortodossia, e fedeltà al mandato di Cristo, senza compromessi con le mode del momento.
il minareto minaccia di sovrastare e soffocare la nostra religione.
proprio così: nella scena è plasticamente evidente il suo voler sovrastare -per l’altezza predominante in rapporto alla larghezza del terreno- tutto l’ambiente, mortificando così il fatto com’è narrato nella sua semplice realtà luminosa, oscurando le parole del Vangelo riferenti quella Santa Notte, annullandolo visualmente…
…anche se poi l’artista, quasi per ovviare a questo rischio, ha deciso di collocare il Bambino Gesù un po’ elevato sul fonte battesimale (esegesi del tutto “sbrigliata” della storia del Cristianesimo e della Chiesa: il rammendo peggiore dello strappo…)
C’è poco da fare: quello che balza all’occhio (e si imprime nella mente) è la prepotente invasione dei minareti, il segno minaccioso di una potenza inarrestabile di conquista che avanza (anche con la espansione demografica, oltre che con l’ideologia pseudo-religiosa)
la certezza di una forza fortemente asservita a un dio di “guerra santa” -di fronte alla “debole” figura di un Bambinello inerme in fasce, Principe della Pace-…,
una invasione di turriti “rivali” che, nella inevitabile gara/sfida di civiltà, viene spacciata per “caritatevole accoglienza dei migranti”, che, poverini, sarebbero stati rifiutati dal referendum!
E questa è una evidente mistificazione, perchè rifiuto dei minareti NON vuol dire rifiuto dei migranti, specie se rispettosi e integrati nella civiltà ospitante!
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Altro enigmatico ed inquietante segno di deragliamento della fede che dovrebbe ispirare l’artista di un presepe e soprattutto i suoi committenti:
il segno assolutamente INDECIFRABILE agli occhi dei semplici osservatori (inermi fruitori di tanti messaggi subliminali da tante cattedre mediatiche e di varie “autorità culturali”….) presentato in quel grafema “TV”, che non si capisce assolutamente COME possa equivalere a quello della CROCE !!!….
Semplicemente: segno di cristianesimo irriconoscibile.
E’ questa è la sostanza di una persuasione (anzi dissuasione) occulta!
28 dicembre 2009 11.45″
Don Cherubino, come al solito, la vuol fare cadere dall’alto: scansa la patente coglioneria di quell’allestimento, derubricandola a mera inadeguatezza di gusto nel realizzare un intento legittimo, e vuole affrontare da par suo la questione di che cosa, all’interno della rivelazione cristiana, si possa o si debba vedere: Deus absconditus e compagnia bella. Questione grossa, a cui io non mi attento …
Però vorrei a questo punto consigliargli di fare anche lui outing, come io già feci l’anno scorso, se non ricordo male, dichiarando apertamente: “nun me piace ‘o presepe”. Abbiamo contro san Francesco e quasi otto secoli di tradizione cattolica, ma se non ci piace, non ci piace.
Condivido il commento “non raffinatissimo” fornito dal gentile Lycopodium. A me era venuta in mente un’osservazione ancor meno raffinata (da persona volgare qual sono), ma qui con tante anime belle non la posso dire.
a me quel presepe non piace e mi sembra di averlo detto chiaramente, poi se la si vuole buttare in polemica a tutti i costi…
quanto ai minareti ho detto che in sè non sono “impropri” perchè possono essere -al di là di quello specifico presepe- elementi di realismo; visto che si cita De Filippo ricordo che in alcune tradizioni del presepe si cerca di creare ambienti vicini alla gente comune, con personaggi e contesti attuali. Il minareto, se indica un Gesù che in un medio-oriente attuale nascerebbe in un contesto in parte islamico, mi sta bene. Può essere visto come il bisogno di evangelizzare quelle terre, o può indicare il bisogno di pace diquei popoli. Per questo vedevo in negativo più la presenza del Corano in posizione equivoca. Quanto alla Stella di Davide ricordo che è un simbolo usato anche nella tradizione cristiana, proprio nel presepe, per indicare in Gesù il Messia atteso. Non lo metterei certo sullo stesso piano dei simboli islamici.
comunque, caro Leonardo, non so di dove sei, ma io non sono “don” e sono cresciuto a pane, De Filippo e presepi di San Gregorio Armeno, in quei vicoli di Napoli che spero tu conosca davvero, al di là delle citazioni.
A proposito di “Altro enigmatico ed inquietante segno di deragliamento della fede che dovrebbe ispirare l’artista di un presepe e soprattutto i suoi committenti”
Quelli che sbandierando impudicamente la loro fede vanno a san Gregorio Armeno a comprasi le statuette dei puttanieri, e delle paripatetiche del mondo politico e del gossip piazzandole tra i pastori e la sacra famiglia, sono un vero bijou e segno di un forte radicamento d’ispirazione cristiana.
magari non c’entra nulla con tutta la discussione, ma io penso che lo spirito del Natale sia tutto qui:
http://www.corriere.it/cronache/09_dicembre_28/mamma-dona-rene-torino_679b00fa-f3b0-11de-b76d-00144f02aabe.shtml
quando impareremo che il messaggio è solo e semplicemente “amore” , avremo fatto un passo avanti.
Saluti a tutti
…o anche qui:
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2009/28-dicembre-2009/idea-cardinale-sepe-napoletani-adottate-bambino-vostra-citta-1602214830683.shtml
Il presepe da sempre rappresenta l’Incarnazione nel contesto contemporaneo.
Peraltro non è la prima volta che l’Islam fa capolino in un presepe: nel presepe napoletano il corteo dei Magi altro non è che la rievocazione delle ambascerie ottomane nella capitale del Regno delle Due Sicilie.
Resta il fatto che quel presepe svizzero è bruttino e volutamente politicamente polemico; due elementi che lo rendono esecrabile.
Date un’occhiata qui, specie tutti coloro che avevano opinioni discordanti sul rapporto tra Ebrei e Papa:
http://www.moked.it
Trovo che sia una vignetta con molti più significati di un semplice sorriso.
Grazie principessa!!
E’ una vignetta pubblicata da http://www.moked.it (il portale dell’ebraismo italiano) che ben rappresenta la ottimistica, affettuosa, ma pacatamente cauta apertura degli ebrei di Roma alla prossima visita del papa presso la loro Sinagoga.
Brava principessa!
Su Pio XII
[…]
«E’ di questo lungo,
inquietante
e doloroso silenzio
che è diventato urgente parlare.
Non per interpretarlo alla sola luce della polemica anticristiana.
Non per concluderne che era di approvazione o di complicità tacita:
tutto prova esattamente il contrario.
Come è diventato abituale,
si sospetta il papa attuale delle peggiori intenzioni
– senza mai precisare quali –
quando supera una tappa nel lento processo che potrebbe condurre alla beatificazione di Pio
XII.
Gli si rifiuta il credito di un pensiero e di un’azione che si elevino al di sopra dei calcoli e che
restino senza colpo ferire nella propria sfera: religiosa, spirituale. »
[…]
« Il peccato di omissione è l’ultimo che il fedele cattolico confessa nell’atto di contrizione. Ma non è il
meno grave. »
Su:
Il lungo peccato di omissione di Pio XII
di Patrick Kéchichian
in “Le Monde” del 30 dicembre 2009 (traduzione: http://www.finesettimana.org)
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa200912/091230kechichian.pdf
I papi hanno (pro tempore) sempre ragione, e quindi se Giovanni Paolo II e Benedetto XVI danno tanta importanza al rapporto con gli ebrei bisogna seguirli e appoggiarli. Ciò non impedisce di fare queste tre semplici considerazioni:
1) da parte ebraica non può esserci, nei nostri confronti, una vera e profonda ‘simpatia’, non solo e non tanto per l’antigiudaismo dei secoli passati quanto perché, in linea generale, non si può provare simpatia per l’altro quando ci ‘usurpa’ una parte della nostra identità. Gli abbiamo portato via la Scrittura, l’abbiamo chiamata Vecchio Testamento dicendo che ne avevamo un Nuovo e migliore e pretendiamo di averne la chiave: basterebbe questo a farci, giustamente, detestare, al fondo e sotto tutte le patine possibili di dialogo e di diplomazia. (Questa, tra parentesi, è la stessa ragione per cui è stupido dire che dovremmo sentire più vicini i musulmani perché considerano Gesù un profeta o parlano bene di Maria. Il fatto che conoscano Gesù e non lo capiscano me li rende anzi più lontani). Penso sia più facile che un ebreo provi simpatia, che so, per un induista piuttosto che per un cristiano. Preciso che sto parlando di un atteggiamento di fondo: so bene che questo non impedisce di avere rapporti corretti e, sul piano personale, talvolta anche amichevoli.
2) L’espressione “fratelli maggiori” è stata un commovente atto di affetto da parte di Giovanni Paolo II, ma non ha molto senso storico: l’ebraismo esistente oggi deriva tutto, nelle sue varie forme, da quello rabbinico formatosi dopo il 70 d.C. e quindi (come ha tante volte argomentato il mio ebreo preferito, Neusner) è semmai, se proprio vogliamo, un cugino leggermente più giovane. Dunque non è così vitale che lo frequenti assiduamente.
3) È vero che Dio non rinnega la promessa fatta ad Abramo, ma essa si compie, anche per gli ebrei, con la conversione a Cristo, al di fuori del quale non c’è salvezza. Non si tratta di essere marcioniti. questo è Paolo. Se smettessimo di pregare per la conversione degli ebrei, come di tutti (compresi noi stessi), smetteremmo di essere cristiani.
Beh, fa piacere sapere che per dirne quattro (anzi 3) agli ebrei Leonardo prende le distanze persino dagli ultimi due papi!
Mi permetto di commentare punto per punto.
1) In sintesi Leonardo dice: gli ebrei non possono non trovarci antipatici… non solo pensa al posto loro, ma pensa pure male… esagerato e indimostrabile.
2) Non amare l’espressione “fratelli maggiori” sa un po’ di spocchia, ma è una mia impressione e spero di sbagliarmi.
3) Tutti d’accordo… anche gli ultimi due papi… considerazione ridondante.
Marcello, che sciocchino!
Stavolta concordo, Leonardo.
Poco fa il rabbino Di Segni a Radio Vaticana sulla visita del papa in Sinagoga:
“Un avvenimento importante”…
“una tappa fondamentale nel dialogo”…
“grande attesa per tutto cio’ che questo evento potra’ significare in termini di prospettive del clima generale”.
Leonardo caro, posso dissentire con il punto 2 della tua esposizione delle 11.06?
Solo per ricordare che è esistito un certo Cardinale von Faulhaber – che è colui che ha impressionato (e forse ispirato) un piccolo Joseph Ratzinger durante la sua visita alla scuola materna di Tittmoning frequentata dal futuro papa – che ha pronunciato molti discorsi ed omelie contro l’antisemitismo in generale, ma in particolar modo ci teneva a spiegare ( per controbbattere l’affermazione di superiorità della razza ariana) che ” la culla dell’umanità è in Palestina e non in Grecia”. Ed essendo stato professore di Antico Testamento e difendendone la permanente validità aveva anche affermato e sottolineato che il Cristianesimo deriva dall’Ebraismo e non può essere separato da quelle radici. E, sempre contro l’antisemitismo, arrivò a dire:”Non siamo stati salvati da sangue tedesco.Siamo stati salvati dal sangue prezioso di Nostro Signore crocifisso”… e dunque dal sangue di un ebreo.
Non fa una piega, nel senso temporale.E cioè che gli Ebrei sono sì i nostri “fratelli maggiori”.
Brava, Principessa, a “scovare” quella bella vignetta !
Buona serata !
Roberto 55