“Dio c’è ma non si lascia coinvolgere” diceva una scritta murale del “maggio francese” (1968) andando sulla stessa sentenza che Montale in uno degli “Ossi di Seppia” (1927) aveva stretto in due parole: “divina indifferenza”. I Gesuiti sono contrarissimi a questa veduta secolare: già il cardinale Martini assicurava i milanesi che Dio “rischia” con l’uomo e Bergoglio ha appena garantito ai bulgari che il Signore “si mette in gioco facendosi uno di noi”.
Se Dio si metta in gioco oppure no
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E’ il mio “spillo” di questa settimana, pubblicato a pagina 35 della “Lettura”, il supplemento culturale del Corsera, che sarà in edicola fino a sabato.
Per sapere che siano gli spilli, vedi il post del 9 luglio 2017:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/accusa-er-papa-a-santuffizio/
Dio stesso si è messo in gioco. Questo il contesto delle parole di Francesco evocate nello spillo:
Gli uomini di Dio sono quelli che hanno imparato a vedere, confidare, scoprire e lasciarsi guidare dalla forza della risurrezione. Riconoscono, sì, che esistono situazioni o momenti dolorosi e particolarmente ingiusti, ma non restano con le mani in mano, intimoriti o, peggio, alimentando un clima di incredulità, di malessere o fastidio, perché questo non fa che nuocere all’anima, indebolendo la speranza e impedendo ogni possibile soluzione. Gli uomini e le donne di Dio sono coloro che hanno il coraggio di fare il primo passo – questo è importante: fare il primo passo – e cercano creativamente di porsi in prima linea testimoniando che l’Amore non è morto, ma ha vinto ogni ostacolo. Gli uomini e le donne di Dio si mettono in gioco perché hanno imparato che, in Gesù, Dio stesso si è messo in gioco. Ha messo in gioco la propria carne perché nessuno possa sentirsi solo o abbandonato. E questa è la bellezza della nostra fede: Dio che si mette in gioco facendosi uno di noi.
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2019/05/06/0378/00745.html
Dio si sporge. Questo il contesto delle parole di Martini richiamate nello spillo: Dio, promettendo, si compromette, diventa parte della storia dell’uomo. Poteva accontentarsi, dopo avere creato, di lasciarci andare avanti per conto nostro. Invece rischia, scommette sull’uomo, lega il suo destino a quello dell’uomo […]. Dio si sporge, perde l’equilibrio, si compromette, si mette dalla nostra parte, però anche noi siamo chiamati a sporgerci. La vita umana è rischio […]. Dio rischia per noi, per insegnarci a rischiare per lui.
Carlo Maria Martini, I verbi di Dio, Edizioni Terra Santa 2017, pp. 44 e 46.
Dio “indifferente” o “attivo” è la differenza fondamentale tra il dio del Teismo e il Dio biblico.
Voglio citare un midrash – che forse Luigi non conosce . Dice più o meno così.
Quando Mose’, secondo il comando di Dio, alzò il bastone e comando’ al mare di dividersi, sapete cosa accadde? NULLA. IL mare si divise solo quando il primo ebreo fece un passo avanti per metterci il piede dentro!
Il midrash illustra, con il metodo ebraico, il concetto espresso dal Cardinale Martini.
Buono il midrash. Non lo conoscevo.