A Ur dei Caldei si è fatto il 6 marzo un incontro interreligioso concluso con una “Preghiera dei figli di Abramo”, un incontro al quale non erano presenti gli ebrei: esattamente come nel 2000, quando si fece un analogo incontro sul Monte Sinai – promosso da Giovanni Paolo II – e anche a quell’appuntamento non ci furono ebrei. Nel primo commento una mia battuta giornalistica e quasi goliardica, nel secondo uno spunto sull’estrema difficoltà del dialogo interreligioso nell’area del Medio Oriente.
Se cristiani e musulmani si appellano ad Abramo senza invitare gli ebrei
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Lo scippo di Abramo. Se cristiani e musulmani si riuniscono nel nome del comune padre Abramo e non invitano gli ebrei compiono uno scippo: sono i secondogeniti (i cristiani) e i terzogeniti (i musulmani) che sottraggono il comune padre ai primogeniti (gli ebrei).
Dappertutto ma non in Medio Oriente. Sarebbe interessante approfondire le ragioni dell’assenza degli ebrei dall’incontro di Ur, ma purtroppo per ragioni mie personalissime, che mi tolgono tempo, non posso fare quell’indagine. Mi attengo dunque al noto del fatto: non c’erano – nonostante che Papa Francesco li volesse e avesse fatto predisporre i testi nella speranza che infine ci sarebbero stati – per l’opposizione delle autorità irachene. Esattamente come non furono il 26 febbraio dell’anno 2000 sul Sinai per opposizione del governo egiziano. Ad Assisi e in tanti altri meeting interreligiosi gli ebrei ci sono sempre: ebrei e musulmani possono dialogare oggi in tutto il mondo, ma non in Medio Oriente. Lì, a tutt’oggi, possono essere solo nemici.
Non conosco a sufficienza quelle situazioni per poter dire qualcosa. Invece vedo quello che accade qui. Sono ormai giunte al capolinea la cultura della ragione astratta, la conseguente politica del mero fare, svuotato di autentiche, plurali, vissute ricerche umane integrali. Nel vuoto, nella banalità, nella ripetitività, non vi è spazio che per il potere, il denaro, come previsto e oggi dimostra il parlamento uniformato. È tutta da studiare la società virtuale e virtualizzata per esempio dalla pandemia: https://gpcentofanti.altervista.org/i-desaparecidos-virtuali/
Rif.: 11 marzo 22.32 – Separati in casa di Abramo
Il precedente di Giovanni Paolo II nel 2000, al Sinai, ci esonera dal cercare e trovare colpe organizzative vaticane per l’incontro “ristretto” di Ur.
Possiamo augurare – in pace e fiducia – buona festa a Francesco per i suoi 8 anni di servizio alla fede del popolo di Dio e al popolo delle religioni.
Caro padre Amigoni dimentica il servizio al popolo degli atei e contrari alle religioni. Eppure i piu’grande elogi vengono da li’ .
Rif. ore 9.44 – Pubblicani e peccatori ascoltavano (e magari elogiavano)
Mi sento colpevole di una dimenticanza inconscia: il papa serve e parla ai cristiani, ai non cristiani e anche ai non credenti (atei , agnostici e quelli dell’Isis). Se questo “popolo dei contrari”, oltre che ascoltarlo, lo elogia anche, non è un male. Certo non sta scritto che chi solo elogia entrerà nel regno dei cieli, come del resto non basta dire Signore, Signore.
Come sempre il Vangelo è in anticipo. “Tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinavano a Gesù per ascoltarlo “(Luca 15,1). “I farisei e gli scribi mormoravano” (Luca 15,2). Questi ultimi (e forse solo alcuni), intenti a difendere e praticare l’ortodossia dei padri, si dimenticavano di ascoltare Gesù (roba da “tutti i pubblicani”) e si dedicavano alla religiosissima pratica della mormorazione contro lui. Loro sì sono entrati nel regno: in qualche contro-Vangelo è sicuramente scritto così.