Se Bertone ruba la scena a Ruini

Secondo Francesco Cossiga «la segreteria di Stato ha tolto alla Cei la gestione dei rapporti col governo e la guida diretta della Chiesa italiana per avocarle a sè». Il presidente emerito ne parla in un’intervista al Quotidiano nazionale di ieri, ragionando sull’incontro Bertone-Prodi di lunedì che ha tagliato fuori il cardinale Ruini. Per Cossiga «in rottura con la prassi inaugurata da Paolo VI e confermata da Giovanni Paolo II, la Segreteria di Stato ha riaffermato la propria superiorità sulla Chiesa d’Italia».Riguardo alla possibilità che questa novità possa modificare la linea del Vaticano rispetto al governo, Cossiga dice: «Credo di sì. È noto che il cardinale Bertone non vedeva con favore la linea di intransigenza della Cei». Credo sia vero che il cardinale Bertone rivendica un ruolo più attivo verso l’Italia, ma questo non vuol dire che avochi a sé “la guida diretta della Chiesa italiana”. E non credo che comporti una linea può flessibile: la linea è la stessa e viene dalle indicazioni del papa. Muta la gestione e la distribuzione delle responsabilità, non la posizione. Il papa – e Bertone per lui – vuole meno forti e meno protagoniste le conferenze episcopali. Presidenti leaders come il cardinale Lehmann in Germania e il cardinale Ruini in Italia, che guidano per un ventennio il rispettivo episcopato, finiscono con il dare un tale ruolo al “coordinamento” tra vescovi da farne un terzo soggetto ingombrante tra il vescovo e il papa. Ma abbassando il profilo della presidenza della Cei, chi fa poi valere sulla scena pubblica la posizione della Chiesa? Il segretario della Cei, o il presidente (che non sarà più necessariamente il vicario di Roma, né un cardinale), o altro vescovo a ciò delegato, magari come portavoce di una commissione, che opererà in stretto rapporto con la Segreteria di Stato. Un rapporto che varrà solo per l’azione ad extra e non per la “guida della Chiesa”, che ovviamente resterà ai singoli vescovi e al loro coordinamento in conferenza.

17 Comments

  1. Maria Grazia

    Stimo molto il senatore Cossiga(mi è molto simpatico,lo devo confessare)e gli sono grata per certe “chicche” che gli derivano,forse,anche dalla stretta amicizia con il Papa.
    Penso che potrà cambiare lo stile,ma non la sostanza dell’azione della CEI.Da parte mia sono grata al cardinale Ruini perchè è anche merito suo se la Chiesa è tornata sulla scena italiana.
    L’elezione di Papa Ratzinger è stata però fondamentale per la riscoperta della teologia e della gioia di essere cattolici.
    Il 19 aprile 2005 Ruini disse che dovevamo abituarci a una Chiesa che parla e che parla a voce alta,cosa che si è puntualmente realizzata.
    Scusate se cambio argomento,ma oggi il Papa ha dato un’altra bella lezione teologica e umana:

    http://www.repubblica.it/2007/01/sezioni/esteri/benedettoxvi-12/papa-fede/papa-fede.html
    Saluti MG

    22 Febbraio, 2007 - 17:24
  2. Francesco73

    Da cattolico della domenica, vedo un pò di confusione, e Bertone non me ne vorrà. 🙂
    Dunque:
    – da una parte si dice (giustamente): minor ruolo delle Conferenze Episcopali (meno strutture), maggior ruolo del Vescovo in comunione col Papa;
    – dall’altra, però, come Luigi ci fa giustamente notare, ci si rende conto che una voce pubblica della Chiesa, in un Paese, ci vuole: quindi si deve pensare che, in un modo o nell’altro, tale funzione sarà assicurata dalla Segreteria di Stato;
    – la quale, però, è fondamentalmente un ufficio di governo della Santa Sede come istituzione internazionale, e del Vaticano come Stato: con tutto ciò che questo significa sul piano politico/diplomatico, con tutti gli appesantimenti del ruolo, con tutte le polemiche sui rapporti bi-laterali che inevitabilmente – e a maggior ragione rispetto a ora – verranno quando si tratterà di dire una parola sulle cose italiane (o tedesche, o spagnole, ecc.); non a caso, quando – alla vigilia delle elezioni del 2001 – Sodano convocò alcuni leaders politici in Vaticano, si gridò alla scandalo, dicendo che “semmai” i colloqui avrebbero dovuto svolgersi con l’Episcopato italiano (la CEI), e non il primo ministro di uno Stato estero!

    Non si capisce ancora bene, quindi, questa linea nuova.
    Non si capisce, ad esempio, che senso avesse far succedere a una personalità come Ruini un vescovo diocesano manifestamente meno autorevole sul piano del confronto pubblico. Poteva voler dire solo una sconfessione, per il senso politico implicito che alcuni gesti hanno, al netto di tutte le smentite.
    Non si capisce perchè alcuni critici di Ruini – si veda l’articolo di Marco Politi di ieri, su Repubblica – si affrettino tanto a glorificare Bagnasco (candidato a succedergli, stando alle voci ultime), sottolineando tra l’altro che la scelta cade su un “non-cardinale”: tutti sanno che l’Arcivescovo di Genova è destinato alla porpora a breve, perchè spargere questo fumo confusionario?

    Insomma, l’operazione “smantelliamo” la CEI – a mio avviso – è auspicata da molti, e non vorrei che, in perfetta buona fede, dal Vaticano arrivasse una bella mano in tale direzione.

    22 Febbraio, 2007 - 22:00
  3. Francesco73

    Peraltro (e qui la malalingua la faccio io, una volta tanto), mi pare che la disarticolazione della CEI stia avvenendo a forza di promozioni: sono di oggi due nomine vescovili per l’Italia di due importanti esponenti degli uffici di vertice della Conferenza, in prima linea proprio in questi ultimi anni…

    Perdonerete la malizia, ma… 🙂

    22 Febbraio, 2007 - 22:14
  4. angela

    Eravamo insieme lunedì sera all’ ambasciata d’Italia, caro Luigi, e penso proprio che Ruini in quella occasione abbia avuto un ruolo significativo. Che poi non abbia rilasciato dichiarazioni non significa nulla. I frutti si sono visti due giorni dopo ! E i senatore Cossiga credo ne sappia qualcosa.
    Angela

    23 Febbraio, 2007 - 9:30
  5. Luigi Accattoli

    Ad Angela. Io non credo che Cossiga, Andreotti e Pininfarina abbiano votato in quel modo per un’indicazione venuta dal Vaticano o da Ruini. Loro lo negano e sono credibili perchè erano sulla scena politica tanto prima che sapessimo dell’esistenza di Ruini o di Bertone.
    A Francesco. Non penso che il ruolo di portavoce della Chiesa sulla scena pubblica italiana venga recuperato alla Segreteria di Stato. Questo lo suppone indirettamente Cossiga nelle dichiarazioni che riportavo nel post. Io immagino che quel ruolo resti alla Cei, ma ridimensionato e gestito da altra figura (segretario invece che presidente, o un vescovo con un incarico ad hoc), o sempre dal presidente ma con minore protagonismo personale. Il ruolo della Segreteria di Stato ne verrebbe rafforzato, ma resterebbe di consulenza e supervisione. Hai ragione a parlare di “confusione”, al momento non c’è chiarezza, nè si sa chi prenderà l’eredità di Ruini che sarà comunque difficilissima a gestire. Ma l’idea di una Conferenza episcopale meno autonoma e meno potente pare chiara. Niente “smantellamento” tuttavia, nè disarticolazione. Avremo probabilmente una Cei più concentrata sugli impegni pastorali e meno dichiarante in pubblico, tutto qui. Ma la sostanza del ruolo pubblico resterà. Direi che è chiara la direzione in cui muoversi, ma non ancora il punto dove fermarsi. E’ evidente che scegliere Bagnasco non vorrà dire scegliere un non cardinale. Sarebbe però un cardinale che non risiede a Roma, e già un poco questo fatto lo defilerebbe. Le promozioni di Giuliodori e Mogavero non vanno lette come indebolenti la Cei: i collaboratori della presidenza Ruini vengono sistemati prima del cambio. E da sempre gli uffici della Cei sono stati una specie di “seminario” per futuri vescovi: Anfossi, Betori, Caporello, Charrier, Gestori vengono da lì, per citare in ordine alfabetico quelli che mi vengono ora alla mente.

    23 Febbraio, 2007 - 10:02
  6. Maria Grazia

    Boh,non penso che in Vaticano si straccino le vesti per la caduta di Prodi.
    In ogni caso è stato raggiunto un risultato straordinario:i DICO non figurano nei 12 punti non negoziabili e finiscono nella libertà del Parlamento,dove,probabilmente,verranno affossati da membri della maggioranza liberi dai vincoli di partito.

    23 Febbraio, 2007 - 17:22
  7. Luigi: “Da sempre gli uffici della Cei sono stati una specie di “seminario” per futuri vescovi”.
    Beh, visto che si parlava di male lingue (ma bonariamente) ora lo faccio io (sempre bonariamente): tutti gli uffici Cei tranne uno, chissà perchè…

    23 Febbraio, 2007 - 18:10
  8. Luigi Accattoli

    Don Mo, credo di non aver capito l’allusione: a quale ufficio si riferisce? Se non si capisce non è malalingua…

    23 Febbraio, 2007 - 22:05
  9. fabrizio

    L’ho già citato troppe volte, ma in quel discorso ai vescovi svizzeri il Papa indicò molto chiaramente e con grande franchezza quello che si aspetta dai vescovi stessi:
    1-Far precedere la morale dall’annuncio della fede.
    2-Conciliare la morale della vita e della famiglia con la morale della pace, della giustizia e della sollecitudine ai poveri.
    Ripensando alla scelte della CEI in questi ultimi anni alla luce di queste linee guida, qualcosa da cambiare effettivamente c’è.

    24 Febbraio, 2007 - 7:44
  10. Luigi, è un ufficio (tra l’altro molto importante) che proprio recentemente è stato trasferito dall’Ostiense all’Aurelia. (Chissà, magari proprio per essere più vicino al “cor di Federico” 🙂 )

    24 Febbraio, 2007 - 8:45
  11. Francesco73

    Io sento di condividere molto la preoccupazione del Papa: meno uffici, meno burocrazia, meno politicismi, più carisma, più spazio allo Spirito che soffia, più freschezza.
    Lo dice da sempre, con quella sua profondità intelligente e al contempo piena di candore, quasi con lo sguardo di un bambino che attende dalla Chiesa le cose più belle e affascinanti, e le racconta e le offre come solo i bambini sanno fare.
    So anche, però, che poi non tutti sono Benedetto.
    E che magari si rischia di sostituire le sottigliezze diplomatiche o le intelligenze politiche con un certo tasso di improvvisazione.
    Ricordate gli inizi di Wojtyla: c’era un Papa manifestamente carismatico, lontano mille miglia da carte, uffici, linguaggi curiali, “prassi” di governo.
    Eppure era assistito da un gruppo dirigente di primissimo livello, uomini giganteschi. Erano italiani, diversi da lui, talvolta discordi, ma insomma presiedevano al funzionamento della macchina mentre lui si proiettava in avanti, anche lì dove la macchina non poteva proprio seguirlo.
    Ora Ratzinger tenta un’operazione diversa ma altrettanto complessa, difficile, delicata. Spero solo che si scelga uomini di vaglia, che sappiano per così dire stare in campo, che non fidi troppo nel fatto che gli altri hanno i talenti suoi.
    Mi auguro che Bertone glielo ricordi sempre, e che insieme facciano il miracolo di quadrare il cerchio, per una Chiesa più agile e snella ma nel contempo accorta, capace di cogliere le insidie.

    24 Febbraio, 2007 - 10:22
  12. Luigi Accattoli

    A don Mo: dunque la Caritas! Don Nervo e don Pasini in effetti meritavano di diventare vescovi. E lo meritava Di Liegro, che forse ci sarebbe arrivato se non arrivava prima la morte. Ma non è poi così importante che un Giovanni Nervo sia o no vescovo, l’importante è che i Nervo esistano. Un abbraccio a tutti gli uomini e le donne della Caritas, cioè della carità! Luigi

    24 Febbraio, 2007 - 14:14
  13. Bravo, indovinato! Certo, è più importante che esistano che il resto, ma magari a rimetterci perchè non sono diventati vescovi è la Chiesa perchè sarebbero stati dei bravi pastori. Anche l’attuale direttore è molto bravo, vedremo…

    24 Febbraio, 2007 - 17:43
  14. angela

    Caro Luigi, è vero non credo che Andreotti accetti indicazioni, ma certo tratta, discute , agisce. E non dimentichiamo che Cossiga è un personaggio esplosivo, e come scrive Maria Grazia, intanto di Dico non si parla…vedremo alla prova del Parlamento….E poi ci sono i cattolici alla Follini …Non commento!
    Angela

    26 Febbraio, 2007 - 10:18
  15. Luigi Accattoli

    A don Mo dedico queste parole, che fanno parte della conversazione avuta il 17 febbbraio da papa Benedetto con gli alunni del Seminario maggiore di Roma: “Non conta, davanti al Signore, la posizione ecclesiale, ma conta stare nel suo amore e far brillare il suo amore”. Resta sempre l’opportunità che all’episcopato vengano chiamati i migliori. Ma forse Nervo, Pasini, Di Liegro hanno fatto più dalla Caritas di quanto avrebbero potuto fare da vescovi. Luigi

    26 Febbraio, 2007 - 10:40
  16. Ah, ne sono convintissimo anch’io! Grazie!

    26 Febbraio, 2007 - 15:26

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