Il 14 dicembre a “Famiglia cristiana” hanno fatto una “giornata di digiuno e di sciopero” per salvare la testata. Bisogna andare ai tempi eroici del sindacalismo cattolico per trovare giornate altrettanto miste, con gli scioperanti che passavano in chiesa prima di mettersi in corteo. Ma pare che stavolta l’ibrido abbia una finalità pratica: se lo sciopero del lavoro non salverà la baracca, quello della fame aiuterà ad affrontare i futuri tempi di magra.
Sciopero del cibo e del lavoro: e altri “spilli” sparsi
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E’ il mio “spillo” di questa settimana, pubblicato a pagina 38 della “Lettura” del Corsera che sarà in edicola fino a sabato.
Per sapere che siano gli spilli, vedi il post del 9 luglio:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/accusa-er-papa-a-santuffizio/
Nei commenti che seguono altri tre spilli delle settimane precedenti che non avevo avuto occasione di riprendere nel blog.
Se Bergoglio mette il naso in Cina. Tornando dal Bangladesh Bergoglio interrogato su quando andrà a Pechino risponde speranzoso che “farà bene a tutti un (suo) viaggio in Cina” ma poi, abbassando il tono, confessa che quantomeno gli “piacerebbe farlo”. Infine con sguardo d’ironia qualifica il suo sogno come “mettere il naso in Cina”. Un cambio netto dello sguardo rispetto all’animoso confratello gesuita Nicolao Trigauico che nel 1613 proclamava lo stesso sogno come “dar dentro a quella selva d’infedeli”.
Spillo pubblicato a pagina 5 della “Lettura” del 10 dicembre.
Sorprese di Benigni e di Bergoglio. “E’ stata una sorpresa la vita, lo sarà anche la morte” sentenziò Roberto Benigni nel novembre 2010 andando in soccorso di Roberto Saviano minacciato dalla Camorra. Ed eccoci al novembre 2017 con Bergoglio che raddoppia: “La chiamata [della morte] ci sarà e sarà una sorpresa: non l’ultima sorpresa di Dio, dopo di questa ce ne sarà un’altra, la sorpresa dell’eternità”. Si direbbe che il Papa usi lo stesso linguaggio del comico ma – com’è giusto – alzando la posta.
Spillo pubblicato a pagina 7 della “Lettura” del 3 dicembre.
Benedizione del chiasso. Il 22 novembre Francesco vede nella piazza uno striscione con la scritta “Benedici il nostro chiasso” firmata dai “giovani polacchi” che così saluta: “Questi ragazzi hanno chiesto che il Papa benedica il loro chiasso: sono coraggiosi”. Dice “coraggiosi” perché usa invitare i giovani a “fare chiasso”, cioè a “farsi sentire”, a “incomodare” ciò che è “troppo comodo” nel mondo; e una volta ha parlato di “chiasso dello Spirito”. Papa che vai chiasso che trovi.
Spillo pubblicato a pagina 7 della “Lettura” del 26 novembre.