Scherno universale: passanti, sacerdoti, scribi e ladroni, tutti insultano il crocifisso

Salita al calvario di Hieronymus Bosch – 1510/1515 circa – che è nel Museo di Belle Arti di Gand – in Belgio – per introdurre la lectio che faremo lunedì 3 marzo su Marco 15, 29-32, brano che descrive l’irrisione rivolta al Nazareno crocifisso da tutti coloro che ne sono spettatori. Nei commenti l’intera scheda di presentazione della lectio e l’invito di ogni passante a collegarsi

7 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Siamo al quarto e ultimo tempo dello scherno patito da Gesù nella Passione: dopo il motteggio e gli sputi del Sinedrio (Marco 14, 65); dopo le beffe alla corte di Erode (Luca 23, 11); dopo il dileggio dei soldati romani (Marco 15, 16-20), eccoci all’insulto universale che il Nazareno sperimenta quando è alzato sulla croce. Ora davvero lo irridono tutti: quelli che passano di là, i capi dei sacerdoti con gli scribi, quelli che erano stati crocifissi con lui. Luca mette tra gli schernitori anche i soldati. Persino il titulus crucis, il motivo della condanna che è infisso alla croce al di sopra della sua testa, è uno scherno: “Il re dei Giudei” – come a dire: questo sarebbe un re, figuratevi voi.
    Appunteremo la nostra attenzione sul dileggio del crocifisso che parte dall’evento del Golgota e presto diviene irrisione di chi venera un Dio condannato alla morte riservata agli schiavi e ai traditori. Un’irrisione che torna in auge in epoca moderna, a partire dall’illuminismo, e che oggi è forse più diffusa che mai.
    In particolare prenderemo in esame il graffito romano del III secolo con la scritta “Alexamenos adora il suo Dio” che è custodito al Museo Palatino
    Ragioneremo poi sull’abolizione della pena della crocifissione da parte di Costantino nel 314 e sulla difficoltà dei cristiani a rappresentare la crocifissione di Cristo che dura per alcuni secoli, ben oltre l’abrogazione di quel supplizio: fino al V secolo abbiamo rappresentazioni della croce ma non incontriamo nessuna immagine della crocifissione – cioè del Cristo in croce – e dobbiamo arrivare all’VIII secolo per trovare sue rappresentazioni sulle pareti delle chiese.
    Daremo un’occhiata a due delle rappresentazioni più antiche della crocifissione: quella del pannello in legno della porta di Santa Sabina, databile al V secolo; e quella dell’affresco absidale della cappella di sinistra di Sancta Maria Antiqua, che viene collocata alla metà dell’VIII secolo.

    1 Marzo, 2025 - 22:12
  2. Luigi Accattoli

    Marco 15, 29-32. Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: “Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, 30salva te stesso scendendo dalla croce!”. 31Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: “Ha salvato altri e non può salvare se stesso! 32Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!”. E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

    1 Marzo, 2025 - 22:12
  3. Luigi Accattoli

    Si facevano beffe di lui. v. 29: Quelli che passavano di là. Il “luogo del teschio” dove Gesù è stato crocifisso è in vista delle mura della città ed è situato lungo una strada. Magari la stessa strada per la quale camminava Simone di Cirene quando i soldati romani l’avevano “costretto” a portare la croce di Gesù (Marco 15, 21).
    v. 29b: lo insultavano scuotendo il capo. Gesto noto al linguaggio biblico: “Mi scherniscono quelli che mi vedono… scuotono il capo” (Salmo 22, 8). Anche noi scuotiamo il capo quando intendiamo commiserare qualcuno.
    v. 29c: Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni. “Ehi” è una “interiezione d’ironia” (Benoit). Questi passanti erano ben informati sulla prima delle accuse portate contro Gesù nel processo davanti al Sinedrio: Marco 14, 58.
    v. 31: Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: ha salvato altri e non può salvare se stesso! Un riferimento ironico e scettico ai segni compiuti da Gesù nel corso della sua predicazione.
    v. 32: Il Cristo, il re d’Israele. Mentre il titulus crucis è formulato secondo la logica politica del dominatore romano (“Il re dei giudei”), l’irrisione dei sacerdoti e degli scribi è detta nel corretto linguaggio della storia d’Israele, a eco di come si era espresso il sommo sacerdote nell’interrogatorio davanti al Sinedrio: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?” (Marco 14, 61).
    v. 32b: scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo. E’ l’ultima riproposizione della sfida che ha accompagnato tutta la vita pubblica di Gesù: “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo?” (Giovanni 6, 30).
    v. 32c: E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. In Luca – e solo in Luca – uno dei due si dissocia dall’invettiva e gli rivolge una supplica che Gesù subito accoglie: “Oggi con me sarai nel Paradiso” (23, 43).

    1 Marzo, 2025 - 22:13
  4. Luigi Accattoli

    Varietà di persone e di insulti. Diverse sono le persone che insultano Gesù, e molto diversa è la loro responsabilità nei confronti della sua morte: i passanti che vengono a trovarsi ai piedi della Croce per caso o per curiosità; due malfattori condannati alla stessa morte di Gesù per colpe che non conosciamo; soldati stranieri che hanno ricevuto l’ordine di eseguire la condanna e di montare la guardia; sacerdoti e scribi che hanno voluto la condanna di Gesù e ora la commentano, compiacendosi vicendevolmente per l’evidente conferma delle loro ragioni: dal momento che non scende dalla Croce, Gesù è certamente un bestemmiatore! Ma se le persone sono diverse, e diversi i motivi per cui sono accanto a Gesù, identica è la loro reazione nei confronti della sua Croce: non la comprendono. Ai piedi della Croce c’è grande movimento e si dicono molte parole. Ma dalla bocca di Gesù escono soltanto due gridi: il grido dell’abbandono (15,34) e il grido della morte (15,37). Per il resto Gesù è immobile e in silenzio. Si è lasciato crocifiggere senza una parola, e ora si lascia insultare senza rispondere. Grida una domanda al suo Dio, ma non risponde a chi lo insulta […]. Sia per i passanti sia per i sacerdoti e gli scribi l’unica prova che renderebbe credibili le sue pretese è di salvare se stesso. E difatti questa è la sfida che lanciano contro di Lui: «Salva te stesso» (15,30). Ma Gesù non accetta la sfida, perché non vuole identificarsi con il loro schema messianico, neppure per rendersi credibile.

    Bruno Maggioni, Il Racconto di Marco, Cittadella editrice 2008, pp., 279s

    1 Marzo, 2025 - 22:14
  5. Luigi Accattoli

    Gesù tra il bestemmiatore e l’orante. Mentre due vengono crocifissi con lui, anche nell’ultimo abbandono egli vuole essere solidale, sia che i sofferenti lo possano o meno capire. Il solo Luca qui inserisce la differenza: l’uno bestemmia insieme con la folla, l’altro lo rimprovera ed ha nella solidarietà un sentimento della rappresentatività vicaria, e non soltanto, come mostra la preghiera che rivolge a Gesù, della sua innocenza, ma del suo potere di assumere nel suo regno anche altri innocenti. Il primo, il bestemmiatore, vorrebbe venir liberato dal dolore: “Non sei il Messia? Salva te e noi” (Luca 23,39), l’altro, l’orante, non mira a uscire dal tormento, ma guarda oltre il confine, oltre la morte (Luca 23, 40-43). Per il primo non esiste più dopo Auschwitz una teologia, l’altro appartiene ai martiri (che sanno della “ben meritata mercede”) che anche nel campo di sterminio riconoscono il Dio che soffre insieme, e quindi al loro posto.

    Hans Urs von Balthasar, Tu hai parole di vita eterna, Jaca Book 1991, p. 197 [Mio commento a questo testo di Von Balthasar: Non siamo condannati con lui, non siamo con lui in un campo di sterminio, ma presto o tardi saremo tutti – come lo fu lui – davanti alla morte e dunque vale anche per noi la parabola dei due ladroni: possiamo dire “salvaci dalla morte” o “ricordati di noi” quando sarai oltre la morte]

    1 Marzo, 2025 - 22:14
  6. Luigi Accattoli

    Una pizza che dura da 22 anni – Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 22 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.

    1 Marzo, 2025 - 22:18
  7. Luigi Accattoli

    Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 3 marzo. L’appuntamento precedente fu lunedì 17 febbraio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 21 febbraio:

    http://www.luigiaccattoli.it/blog/se-tiziano-padre-pio-e-pasolini-prendono-il-posto-del-cireneo/

    1 Marzo, 2025 - 22:20

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