La Lettura, supplemento settimanale del Corsera, pubblica nel numero che sarà in edicola fino a sabato un mio speciale – alle pagine 54 e 55 – sui santi “assassini guerrieri e combattenti”, che cioè in vita hanno ucciso, o agito mettendo nel conto di poter uccidere, o guidato a uccidere, o esortato a uccidere. Ho risposto a un’inaspettata richiesta della direzione improvvisando una mia antologia di 12 nomi e presentandola con una breve premessa. Nel primo commento riporto la premessa e poi, di seguito, i dodici profili.
Santi assassini guerrieri combattenti
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Una storia sanguinante. Tra i santi del calendario ve ne sono tanti che hanno ucciso, anche se rari sono gli “assassini” nel senso moderno del termine: cioè responsabili della diretta uccisione di innocenti. Più numerosi ancora sono i santi che furono responsabili di uccisioni: patriarchi, imperatori, re e principi, papi e vescovi guerrieri; comandanti e predicatori di crociate, della Reconquista spagnola, della colonizzazione delle Americhe; delle conversioni forzate, delle stragi di eretici e di ebrei.
Non è così vero, dopotutto, che la Chiesa aborrisca dal sangue: Ecclesia abhorret a sanguine come assicura l’antica massima. Vorrebbe aborrire, idealmente ne condanna l’effusione, ma poi viene a patti. Ne aborrì finchè fu perseguitata e anche dopo ha mantenuto la regola che le persone consacrate non possano portare armi. E ne aborrisce oggi, tanto da ritenere inammissibile la pena di morte. Ma da Costantino a ieri vasto è stato il compromesso.
In questa ricerca pragmatica dell’obbedienza al comandamento del “non uccidere” c’è continuità tra Ebraismo e Cristianesimo. Tra i santi del calendario cattolico, che hanno cioè una festa nella quale sono proposti a modello e invocati, vi sono patriarchi e profeti che fecero scorrere il sangue degli idolatri e d’ogni categoria di nemici; come vi sono imperatori cattolici, re cristianissimi, principi battezzatori di popoli e persino un papa, Leone IX, che guidarono eserciti sul campo di battaglia.
Nel calendario c’è Giovanna d’Arco: forse di persona non uccise, ma guidò a cavallo gli assalitori a città e castelli. Invitava a combattere i saraceni, ma l’intera sua avventura bellica fu contro cristiani battezzati.
Ci sono – nel calendario – l’imperatore Enrico II, Luigi IX re di Francia, Ferdinando Alfonso di Spagna, il conte portoghese Nuno Alvares Pereira, che furono condottieri e padri dei loro paesi. Né si tratta soltanto di beati e santi proclamati in secoli lontani: Nuno Alvares Pereira, detto anche Santo Condestavel, che difese con forte braccio l’indipendenza portoghese dal Regno di Castiglia, visse nel XIV secolo ma è stato canonizzato solo dieci anni addietro da Benedetto XVI.
Questo riconoscimento in anni recenti di un santo combattente non costituisce un caso isolato: nel 2004 Giovanni Paolo II aveva proclamato beato l’ultimo imperatore d’Austria Carlo d’Asburgo (1887-1922), che non fu corresponsabile delle politiche che portarono alla grande guerra definita da Benedetto XV “inutile strage”, in quanto divenne imperatore solo nel novembre del 1916, ma che da erede al trono fu tra i responsabili delle operazioni militari nel primo biennio bellico. Lo stesso Wojtyla un anno prima aveva beatificato Marco d’Aviano, predicatore della crociata contro il turco.
La storia delle Chiese cristiane è quasi tutta intrecciata con vicende belliche e spargimento di sangue, come documenta il volume di Geraldina Boni, “La canonizzazione dei santi combattenti nella storia della Chiesa” (Libreria Editrice Vaticana 2012). Forse solo perdendo per intero il potere i cristiani reimpareranno ad aborrire dal sangue, come ne aborrivano quando il potere non l’avevano ancora conquistato.
Uccide di sua mano i prigionieri. Gedeone giudice d’Israele. La sua storia è narrata dal “Libro dei Giudici” ai capitoli 6-8 ed è da collocare verso il 1100 avanti Cristo. Condottiero d’Israele contro i Madianiti, fa uccidere gli abitanti maschi di Penuel, città che si era rifiutata di fornire cibo alle sue truppe. Catturati i condottieri nemici Zebach e Salmunnà li condanna a morte ed esegue di persona la sentenza: “Gedeone si alzò, li uccise e prese le lunette che i loro cammelli portavano al collo”. La sua festa è al 26 settembre.
Manda a morire il marito dell’amante. David Re e Profeta. Siamo circa nel mille avanti Cristo. Il glorioso uccisore di Golia, divenuto Re d’Israele una sera – narra il “Secondo libro di Samuele”, al capitolo 11 – dalla terrazza vide una donna “molto bella” che faceva il bagno: la mandò a prendere e “giacque con lei”. Era Betsabea, moglie del suo ufficiale Uria. Davide ordina a Joab, il comandante delle truppe impegnate nella guerra contro gli Ammoniti, di collocare Uria in prima linea e di lasciarlo solo “perché resti colpito e muoia”. Così Davide può sposare Betsabea. La festa è al 29 dicembre.
Fa linciare 450 sacerdoti di Baal. Elia profeta. Elia nasce verso la fine del decimo secolo avanti Cristo e vive sotto il regno di Acab, che aveva imposto il culto del dio Baal. Elia – narra il “Primo Libro dei Re”, al capitolo 18 – sfida e vince sul monte Carmelo i 450 sacerdoti di Baal reclutati dal re Acab: egli e non loro ottiene che dal cielo scenda il fuoco necessario all’offerta del sacrificio. Dimostrata la potenza del suo Dio, Elia ordina al popolo: “Afferrate i profeti di Baal, non ne scappi neppure uno”. Li afferrano: “Elia li fece scendere al torrente Kison ove li ammazzò”. E’ festeggiato il 20 luglio.
Reo confesso si converte e muore. Disma il buon ladrone. E’ uno dei due “malfattori” crocifissi con Gesù, quello che si converte scambiando alcune parole con il Nazareno: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso” (“Vangelo di Luca”, capitolo 23). Il Vangelo non dice il reato, ma gli studiosi ritengono che i due fossero stati condannati per assassinio a scopo di rapina. Il nome Disma è nei Vangeli apocrifi. E’ ritenuto il patrono dei condannati a morte. A San Josè dos Campos, in Brasile, gli hanno dedicato un santuario. La festa è posta al 25 marzo.
L’imperatore che uccide moglie e figlio. Costantino il Grande. E’ venerato come santo dalle Chiese Ortodosse, lo fu in passato anche in molti luoghi della cattolicità e lo è ancora in alcuni centri della Calabria. La venerazione viene dall’aver sancito la libertà di culto dei cristiani (313, Editto di Milano), ma come tanti degli imperatori pagani che l’avevano preceduto usò l’assassinio come strumento di governo arrivando a far uccidere nel 326 la moglie Fausta sospettata di adulterio e il figlio Crispo accusato di tramare per la successione. La sua festa – nel calendario delle Chiese Orientali – è posta al 21 maggio.
Stermina gli uccisori del marito. Olga di Kiev. Olga nasce nell’890 nel villaggio Vybuti, sul fiume Velika, nell’attuale Ucraina. Va sposa al principe Igor Rjurikovic, che nell’anno 945 viene ucciso dai Drevljani: Olga – che non è ancora cristiana – vendica la morte del marito sterminandone i responsabili: venti ne fa seppellire vivi, altri li uccide appiccando il fuoco alla casa dove aveva finto di ospitarli, altri ancora li fa uccidere dalle guardie dopo averli ubriacati. Verso il 957 si converte al cristianesimo, costruisce chiese e muore verso gli 80 anni l’11 luglio 969. All’11 luglio è posta la sua festa.
Un Papa guerriero. Leone IX. Di Papi guerrieri, cavalcanti contro i nemici, ce ne sono stati tanti tra Medioevo e Rinascimento: il più famoso è Giulio II (1503-1515) che volle il nome di Giulio Cesare. Tra loro uno è venerato come santo: Brunone già vescovo di Toul (Francia), Papa dal 1048. Per strappare ai normanni Benevento, li scomunica e guida un esercito contro di loro. Sconfitto a Civitate nel giugno del 1053 e imprigionato per sei mesi, è costretto ad annullare la scomunica e a riconoscere ai normanni il possesso delle terre conquistate e da conquistare ai saraceni. La sua festa è al 19 aprile.
Crociato che muore in battaglia. Nicosio de Burgio. Crociato siciliano, muore ai Corni di Hattin, in Galilea, nel 1187, quando l’esercito cristiano viene sconfitto dal Saladino. Tanti furono i crociati morti in battaglia e venerati nei secoli come martiri, ma Nicosio è venerato tutt’ora. Apparteneva all’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni e in quel tempo uccidere per la fede era considerata una via di santità: Caterina da Siena invitava a combattere contro i “cani infedeli” e Giovanna d’Arco scriveva a Filippo il Buono Duca di Borgogna: “Se vi piace fare guerra, gettatevi sui saraceni”. Nicosio è festeggiato il 1° luglio.
Cade combattendo per il titolo di duca. Carlo di Châtillon. Conte di Blois e pretendente al titolo di Duca di Bretagna, che conquista e perde a più riprese, Carlo muore infine in battaglia, sempre combattendo per il Ducato, nel 1346: un episodio tra i tanti della guerra di successione bretone, che fu uno dei conflitti della guerra dei cent’anni. Morì in fama di santità ma ci fu conflitto secolare anche per la canonizzazione, proclamata e ritrattata. Solo dopo sei secoli, dimenticate le ragioni del conflitto, Pio X nel 1904 ne poté confermare il culto con il titolo di beato. La festa è al 29 settembre, il giorno della morte in battaglia.
Vescovo che spira con la spada in mano. Bertrando di Saint-Geniès. Patriarca e principe di Aquileia, viene ucciso in un’imboscata nel 1350, in una guerra feudale da lui stesso scatenata per il possesso di terre e castelli. Nel conflitto il “patriarca principe” è spalleggiato dalla città di Udine e colpisce con la scomunica gli avversari guidati dalla città di Cividale e da altre comunità minori. Da vescovo guerriero partecipa di persona alle operazioni militari. Viene assalito dai nemici nei piani della Richinvelda, sulla destra del Tagliamento, dove resta ucciso. E’ festeggiato a Gorizia e Udine il 6 giugno con il titolo di “beato”.
Arringa i crociati prima dell’assalto. Giovanni da Capestrano. Frate francescano, in risposta agli appelli dei Papi predica la crociata contro l’Impero Ottomano che dilaga nei Balcani. Raccoglie un esercito di cinquemila volontari – in prevalenza ungheresi – e con essi attacca alle spalle i turchi impegnati nell’assedio di Belgrado e li sbaraglia: era il luglio del 1456. Non porta armi, incita al combattimento con le parole dell’apostolo Paolo: «Colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento». E’ il patrono dei cappellani militari. Canonizzato nel 1690, la sua festa cade il 23 ottobre.
Invoca l’annientamento dei nemici. Marco d’Aviano. Al secolo Carlo Domenico Cristofori, frate cappuccino e predicatore della crociata contro i turchi al tempo dell’assedio di Vienna. Il 12 settembre 1683 celebra la messa al cospetto delle truppe e le incita all’assalto. “Come Mosè stendo le mie braccia per benedire i tuoi soldati” dice nella preghiera al “Dio degli eserciti” con cui chiuse quella celebrazione, chiedendo l’aiuto necessario a “distruggere e annientino i nemici comuni del nome cristiano”. Proclamato beato da Giovanni Paolo II il 27 aprile 2003. La festa è al 13 agosto.
Prima c’erano i santi fu morivano combattendo, ora ci sono.i santi che ripristinano la corrente elettrica.
I modelli di santità cambiano coi tempi.
Rif. 9.19 – Regina pugnantium?
Però non c’è ancora una Madonna “regina pugnantium”. O sarà in arrivo su qualche piazza?
C’è sì la Madonna combattente. Per esempio la matamoros, cioè ammazzamori, di Scicli. Un giorno mi è apparsa e fu un evento indimenticabile:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/la-madonna-ammazzamori-di-scicli/
Eccola in foto, la Santa Maria delle Milizie di Scicli:
https://www.google.com/search?q=maria+matamoros+scicli&tbm=isch&source=iu&ictx=1&fir=UaZFVrqYS0DkKM%253A%252Cju8l-3t5prl31M%252C_&vet=1&usg=AI4_-kT5asvKkkY63s7wQ3vDr-osJCapRw&sa=X&ved=2ahUKEwjLuomZxa_iAhURQhoKHbKdAHEQ9QEwAXoECAkQBA#imgrc=UaZFVrqYS0DkKM:
Carissimo Luigi, quanto sto per scrivere non riguarda te. Tu sei un da me apprezzatissimo giornalista scrittore e perciò, in quanto tale ti sei limitato a riportare un fatto riguardante delle persone che hanno immaginato la Vergine Maria come spadaccina. Per quello che so io in base alle mie letture, immaginare Colei a cui fu profetizzato che una spada le avrebbe trapassato la vita, spada che poi la devozione popolare ha portato a sette per tutti i tremendi dolori che LEI, in occasione della crocifissione di suo FIGLIO condivise con LUI, mentre tutti i discepoli fuggirono. Ecco immaginare come spadaccina una PERSONA divinamente amorosa come questa, per me è una bestemmia gravemente offensiva nei suoi riguardi. Sia chiaro non sto parlando di te, caro Luigi. Tu hai riportato solo un fatto accaduto e basta.
Io non venero questa Madonna delle Milizie, ma faccio parte della Milizia dell’Immacolata, alla quale mi iscrissi l’8 dicembre 1958 e ancora ho la pagella di iscrizione. Questa Milizia fu fondata da S. Massimiliano Kolbe, frate francescano minore conventuale, che nel campo di concentramento nazista di Oswiecim (Polonia) si offrì al posto di un padre di famiglia che dai nazisti era stato preso per essere rinchiuso nel bunker della fame. P. Massimiliano allora, insieme ad altri, fu ucciso il 14 agosto 1941, vigilia della Festa dell’Assunzione di Maria, con una iniezione di acido fenico. Il suo corpo venne cremato il giorno seguente, e le ceneri furono disperse. Insomma un Cavaliere dell’Amore. E non posso pensare che Maria, la nostra Madre, non sia maggiormente amorosa. Poi ognuno la pensa come vuole, ci mancherebbe!…
Saluti belli a te e a tutti, caro Luigi.
Veramente singolare e inimmaginabile la Madonna di.Scicli!
n una aula affollata di un campo scuola animatori. Un caro don illustrava la noi ragazzotti e virtù e l’esemplarità di un giovane della nostra diocesi cui quella casa alpina era (ed è) dedicata. Gino Pistoni era morto ucciso quarant’anni prima quando si era unito ai partigiani in nome della libertà. Nel corso di un’azione contro repubblichini era stato colpito a morte mentre si attardava a soccorrere un ferito. Indiscussa aura di santità la sua, in tutta la sua vita. E il don si profondeva nell’esaltarne sopra tutte le virtù pacifiste. “Pacifiste in accidenti!” Dissi io (dato il contesto giovanilistico, fui più triviale) “Gino aveva preso il mitra e accettato di combattere per ciò che credeva e per giustissima causa!” Mi rispose il caro don con una frase che mi fece molto ridere e ad oggi ancora sogghigno:” ma va’! Il mitra l’aveva, sì, ma non l’ha mai usato. Si dice che al massimo avesse sparato ad una volpe. Ma l’aveva mancata…”
Ah, be’.. se l’aveva mancata….?
Silvio Lepora
Silvio Gino Pistoni è uno dei personaggi dei miei “fatti di Vangelo”. L’ho narrato nel volume “Nuovi Martiri” (San Paolo 2000) e il suo profilo è anche nel blog:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/nuovi-martiri/e-martiri-della-dignita-delluomo/gino-pistoni-scrive-con-il-proprio-sangue-viva-cristo-re/
Grazie Luigi. Gino Pistoni merita sicuramente di essere presente in quel volume e fa piacere che la sua storia sia riassunta nel nostro blog. Lo sento molto vicino non solo per motivi geografici, ma anche per la sua scelta coraggiosa e forte: aveva accettato di combattere, quel ragazzo. Forse, anche di trovarsi nella condizione di dover ferire qualcuno. E per questo l’ho ricordato qui. Non so quanto ci sia di evangelico in questo, ma la sua vita e il modo splendido con cui la offrì, mi interrogano quando alcune delle storie che hai raccontato sopra mi lasciano perplesso..