Saluto con affetto Andreotti che se ne va. L’ho frequentato da fucino in quanto ex presidente della Fuci, come anche ho frequentato Moro per lo stesso motivo. Poi con Moro è scattata una consonanza che con il divo Giulio non c’è stata. L’ho cercato le cento volte come giornalista ed è stato sempre cordiale e rapido nel rispondere alle mie domande. Non mi ha mai mandato a quel paese. Sono ricorso a lui in un paio di occasioni da biografo di Papa Wojtyla e mi ha ricevuto su appuntamento le due volte aiutandomi a cercare nel suo archivio la documentazione di cui ero alla ricerca. Non ho altro motivo di gratitudine, ma questi sono sufficienti. Delle leggende che ha portato con sé posso attestare come vera quella del mirabile archivio che ha donato per tempo all’Istituto Sturzo. Delle altre non so.
Saluto con affetto Andreotti che se ne va
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Un vero cattolico romano.
Andreotti, cattolico, nato a Roma, da genitori ciociari.
Le aggettivazioni (vero o meno) non appartengono ai soggettivi giudizi umani,
ma soltanto alla misericordia del Signore.
Nella Caritas romana, c’è chi conosce la estrema disponibilità di Giulio verso le persone in difficoltà, povere, indigenti.
La carità di Giulio, sempre nascosta ma vera.
Nel mio intimo,
è rimasta sempre la perplessità
sul mistero umano
che riguarda ogni uomo,
che porta in se ogni contraddizione.
Spero che da oggi che la coltre della morte copre il suo corpo,
con il tempo,
vengano alla luce
le testimonianze su come Giulio ha concretizzato l’amore verso gi altri.
R.I.P.
Requiescat in pace.
Su internet fioriscono commemorazioni e insulti.
La mia impressione è che nella sua lunga e importante carriera politica abbia sempre cercato di essere un buon cattolico, coerente con i valori e i principi nei quali era stato educato e che si sforzava di professare. Al di là del giudizio storico sulle sue scelte politiche e su quelle della DC, la sua figura giganteggia in uno scenario in cui mancano spessore culturale, morale e politico…
Ho sempre amato Andreotti, come uomo e, ancor più come statista. Un politico a tutto tondo, vero, di come non ce ne sono più.
Non spetta a me
giudicare nessun uomo: e meno male perché, nei confronti dell’ormai trapassato Giulio, avrei dei grossi problemi.
“Chi impasta il pane si sporca le mani” dice un vecchio proverbio e Giulio, in quanto ha “impastato” per oltre mezzo secolo, di sicuro si è “sporcato le mani”: Il dubbio, se mai, è quello di verificare se la sporcizia delle mani sia lavabile con acqua e sapone o se ci voglia qualche altro prodotto. Ripeto: non tocca a me stabilirlo.
Nessun uomo politico, nel corso dell’ancor breve nostra storia repubblicana, è finora resistito tanto ai vertici del Potere, al punto che credo si possa dire di lui una parte di quello che scrisse il Manzoni a proposito di Napoleone:
“segno d’immensa invidia
e di pietà profonda,
d’inestinguibil odio
e d’indomato amor”…
Riposi in pace: credo ne abbia bisogno…
A me dispiace che sia mancato, ma credo che alla sua età e con la salute degli ultimi tempi sia meglio così per lui. Mi dispiace sapere che fioriscano insulti sulla rete… dopo tanto tempo penso che molto male possa essere superato e perdonato, ammesso che ci sia stato del male. Sicuramente non è stato facile fare il politico (del suo calibro) in tempo di guerra fredda in Italia. Sicuramente porta con sé alcuni misteri e non credo che tutti siano negativi. Credo che non possa nemmeno sussistere il confronto con i cosiddetti politici di oggi…
Condivido le parole espresse da Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini:
La scomparsa di Giulio Andreotti segna un profondo lutto nella storia del nostro Paese e della politica italiana. Uomo politico abile, straordinariamente intelligente, talvolta controverso, capace di dialogare con mente libera, spesso riusciva a guardare lontano, precorrendo i tempi, mantenendo intatte la sua lucidità e la sua ironia sino alla fine. Mi unisco al profondo dolore dei suoi cari nella convinzione che il ricordo della sua azione politica resterà un’importante risorsa perchè, da protagonista, in diversi e importanti ruoli, ha dato un contributo prezioso alla costruzione di alcune pagine della storia italiana. (A. Alfano).
Giulio Andreotti è stato una personalità straordinaria. Un vero statista, che ha sempre servito le istituzioni. Lo ricordo con amicizia e commozione. Sono certo che la storia darà di questo Uomo di Stato un giudizio più pacato e serio dell’opinione che gli hanno riservato in vita i suoi tanti detrattori. (P. Casini).
Condivido, non mi sono mai andate giù certe infamanti accuse mosse ad un uomo di quella levatura …tra l’altro, a me sembra che la storia si stia ripetendo. Stesso stallo, stessa situazione monocolore gestita , malamente, dall’allora presidente Leone pure implicato in un affaraccio che poi si rivelò un’infangata di quelle memorabili. La figura di questo statista, per forza d’inerzia, è ineveitabilmente associata a tutta intera la situazione di quel periodo storico travagliato, segnato da una crisi profondissima…non meno peggio della nostra, attuale. Androtti è stato assolto dalle accuse mosse e…a me risulta che ovunque andasse, a livello internazionale , non mancò di dare lustro all’Italia. I politici attuali? Mezze cartucce al confronto!
Sulle orme del maestro suo- Degasperi- uno che ha saputo tenere sempre e costantemente distinti il ruolo di politico e statista , da quello di cattolico. Riuscendo così ad essere un buon cattolico che ha saputo fare della ottima ( anche se molto controversa da piu’ parti) politica. Al contrario dei balbettanti cattolici di oggi che fanno coincidere il far politica con l’applicazione di quattro teoremini ripetuti a mo’ di mantra.
Sono soprattutto loro, sia nel centro sinistra che nel centro destra, che dovranno far tesoro della sua lezione.
“… delle leggende che ha portato con sé… altro non so.”
Le tre scimmiette: non vedo non sento non parlo.
Santo subito, anche lui.
Ne’ De Gasperi ne’ Andreotti erano “cattolici adulti”. Il loro essere cattolici permeava nell’azione politica ed era evidente a tutti.
Ad Andreotti gli avversari contestavano di essere troppo “clericale”, troppo vicino al Vaticano.
Oggi capita l’opposto: ci si definisce cattolici e si ostenta indifferenza o addirittura aperta ostilità (come nel caso del candidato sindaco di Roma Ignazio Marino) nei confronti del cattolicesimo e dei valori cattolici.
E sono questi a dover “fare tesoro” delle lezioni dei politici cattolici della DC.
“La cattiveria dei buoni è pericolosissima”
dagli aforismi di Giulio Andreotti.
L’eterno riposo dona a lui o Signore,
risplenda a lui la luce perpetua,
riposi in pace,
Amen.
Come spesso ti succede, Federico B., sei andato fuori strada.
Dovresti informarti meglio sul significato di “cattolico adulto”.
Altrimenti prendi fischi per fiaschi, come in questo caso.
Fischi per fiaschi sono quelli che prendi tu.
Tanto per fare un esempio, il Sen. Andreotti non votò per i DICO, nonostante i “cattolici adulti” che sostenevano il Governo Prodi avessero fatto di tutto per convincerlo, dal momento che la maggioranza di governo su quel voto al Senato era a rischio… anzi, si adoperò perchè il provvedimento non passasse e cercò di suggerire al Governo di non porre la fiducia.
Non confondiamo il giusto senso della laicità con la pretesa di “adattare” alle proprie convenienze i principi e i valori del cattolicesimo.
Come “spesso ti succede”, anche questa volta non hai capito.
Aveva l’aria del furbacchione sornione. E questo non lo ha molto aiutato presso i suoi detrattori.
Sempre in mezzo ai “misteri italiani”, sempre assolto in tribunale, quasi inamovibile per decenni, molto amato all’estero per le sue doti diplomatiche.
Quando ero “pischello” lo consideravo un chiaro simbolo del malcostume italiano. Oggi sono più clemente.
La differenza era che QUEI politici democristiani, almeno quelli di razza supetiore, erano dei politici. Cioè sapevano benissimo che fare politica significa gestire, governare , riformare società complesse e variegate. Soprattutto avere una visione complessiva e di prospettiva dei problemi e delle cose.Certo avevano ben presente gli interessi della Chiesa Cattolica( e questa aveva ben ben ben presenti i loro) , ma non passava loro nemmeno per la testa di far coincidere il loro essere politici con l’affermazione di qualche punto etico e stop. Clericali in modo evidentissimo quando era loro necessario, ma capacissimi di prendersi senza batter ciglio( il che significa senza deflettere dal loro progetto) smusate dal Vaticano in determinati casi.Una visione certamente cattolica delle cose, ma con una gestione delle stesse improntata al massimo pragmatismo , sino al limite del cinico- se se ne fosse data una valutazione meramente “etica”.Ma la stessa Chiesa, che conosceva benissimo la macchina DC e che conosceva benissimo se stessa, se ne è sempre presa altamente e ben ben guardia. Erano altroché cattolici adulti: ma senza le virgolette e -soprattutto- senza la sprovvedutezza di sventolarlo ai quattro venti col risultato di mostrare un infantilismo opposto. C’erano cattolici adulti in curia, e c’erano cattolici adulti nella DC. E si intendevano a meraviglia, oltre a farsi anche le scarpe e a farsi la lotta strenuamente, in certi casi. Ma insomma, il meccanismo ha retto e funzionato. Adesso invece abbiamo dei cattolici adulti in curia- pressoché analoghi a quelli di allora- e dei cattolici bamboccioni cresciutelli in politica, che credono che quest’ultima consista nell’azzuffarsi sui valori non negoziabili presi a scatola chiusa, e- si badi bene- non tanto nei valori stessi , quanto nell’azzuffarsi proprio tra cattolici di diverse colorazioni al riguardo…La tanto vituperata DC ha governato un paese per 45 anni trasformandolo radicalmente, e avendo la fantasia e il realismo di saper dialogare e coinvolgere SEMPRE i non cattolici e i laici di ogni specie.Potrei dire che il termine che oggi sembra per certi cattolici il must delle etichette- non negoziabile- era all’antitesi della logica democristiana che su tutto, e con il primato in questo di Andreotti,ha sempre negoziato( se si esclude la tragedia del caso Moro).
Mossa saggia, lungimirante e provvida. Mossa, soprattutto, POLITICA.
I cattolici di oggi, sia gli atuproclamantesi adulti, sia i crociati fanatici dei Vnn, riescono si e no a riformare la sintassi di un discorso e non riescono nemmeno a dialogare con quelli “diversamente cattolici” da loro. Risultato: la loro assoluta irrilevanza in quanto gruppo.
Meritatissima, peraltro.
Arridatece la diccì.
Il problema non è votare pro o contro i dico.
Il problema è pensare che la politica consista esclusivamente nell’avversione ai dico et similia…
Allora, ben che vada, si resta dei volonterosi “movimentisti” e basta.
E coi i soli movimenti non si va da nessuna parte.
Come spesso succede, FedericoB la “butta in caciara” dietro il paravento dei “valori cattolici”, ma per oggi valgono le parole di Virgilio a Dante: Non ti curar di loro, ma guarda e passa.
Rinnovo la mia preghiera cristiana per il defunto Giulio Andreotti.
“Non confondiamo il giusto senso della laicità con la pretesa di “adattare” alle proprie convenienze i principi e i valori del cattolicesimo.”
E infatti, Federico B., non avendo tu capito nulla del cattolicesimo “adulto”, continui a mistificare dicendo che ” i principi e i valori del cattolicesimo” vengono adattati “alle proprie convenienze”.
Non è così, proprio non è così.
L’ essere adulti nella religiosità è qualcosa di molto più importante, di molto più profondo, e la politica non c’entra per niente, ma tu non sarai mai in grado di capirlo perché sei accecato dalla faziosità politica che per te è sempre in primo piano.
E prendi fischi per fiaschi.
A proposito di quanto detto da Lorenzo, mi ha colpito tempo fa in un libro di Scoppola (Lezioni sul novecento) questo giudizio: “la concezione democratica di De Gasperi è fortemente influenzata dagli anglosassoni al contrario dei cosiddetti “professorini” della Costituente che risentono, più di De Gasperi, delle suggestioni e delle ispirazioni culturali di Pio XII e di Maritain. In questo senso , nei dossettiani troviamo una maggior possibilità di integralismo e confessionalismo, mentre De Gasperi difende convintamente la laicità dello stato”.
Come se De Gasperi fosse più “adulto” di Dossetti.
Andreotti lo conoscevo poco, prima ero troppo piccola poi si era defilato, ma ero così abituata a saperlo in qualche modo presente che mi sembra impossibile non ci sia più.
Prescrizione, non assoluzione.
@Federico B. Andreotti non avrà votato i Dico, ma sotto la legge 194 c’è la sua firma, messa “per non compromettere una situazione politica gravissima”. Disse poi: “che Dio mi perdoni”. Secondo me, almeno per quell’atto di civiltà, Dio lo ha perdonato.
Ah annamo bene, proprio bbene!
Penso che saranno i futuri libri di storia a fornire un giudizio obbiettivo, libero da ogni pregiudizio ideologico, su Andreotti.
Io so solo che Andreotti apparteneva ad un mondo fa. Quando i politici erano colti e scrivevano libri. Quando andavano a messa.
Sinceramente – da casa – , non ho mai avuto l’impressione né la sensazione di trovarmi di fronte a Belzebù, all’uomo dei misteri della Repubblica al quale sarebbe attribuibile tutto il male possibile.
Insomma, aspettando i futuri manuali di storia, mi limito a recitare una preghiera per la sua Anima.
Cosi secondo Nicoletta l‘ unica cosa per cui Dio perdonera Andreotti sara l‘ aver firmato la Legge 194
Non sapevo che Pannella fosse diventato Dio!
… e che avrebbe dovuto fare, prendere una limpida decisione pilatesca alla Baldovino del Belgio che, in situazione analoga e per scrupoli di coscienza personali, ” si dimise” per un giorno, giusto il tempo che non lui, ma un sostituto, siglasse il provvedimento?!!
Non voglio “metterla in caciara”, ma nemmeno voglio condividere queste visioni della DC e del c.d. cattolicesimo adulto.
Lorenzo, ci sono questioni che si possono negoziare (leggi sull’immigrazione, provvedimenti fiscali, stato sociale, missioni militari… quasi tutto) e ci sono valori non negoziabili. I cattolici adulti ritengono di poter fare TUTTO quello che vogliono sempre, rispondendo sempre e solo alla propria coscienza (?) e disinteressandosi dei richiami, degli appelli e delle riflessioni della gerarchia cattolica. Nella DC non era così, le leggi su aborto e divorzio furono provvedimenti sofferti, subìti dalla DC che aveva contro la maggioranza del Parlamento (tutti i partiti tranne il MSI), della stampa e dell’opinione pubblica. Si tentò la via dei referendum. La DC non ha negoziato, ma dovendo comunque portare il peso del governo (per senso dello stato, cultura di governo e spirito di servizio: parole che oggi non si usano più) ha dovuto accettare, con grande sofferenza personale di persone come Andreotti e come tanti altri cattolici veri e democristiani responsabili. Avrebbero potuto dimettersi come il re Baldovino (gesto simbolico forte, adeguato al carisma di un monarca) ma ritennero di rispettare le regole della democrazia e non alimentare il caos politico e istituzionale di quegli anni. Forse i loro “alleati” laici di allora avrebbero potuto evitare forzature che hanno comunque diviso il Paese…
Ci sono questioni che NON si possono negoziare per coerenza personale e per amore del prossimo: un cattolico non può rimanere indifferente quando sente che il valore della vita non è riconosciuto, è disprezzato, non ne viene riconosciuta la dignità. Amore per il prossimo è testimoniare e aiutare con la testimonianza chi non comprende e non condivide i valori fandamentali. Ai cattolici si può chiedere il rispetto per le decisioni di ciascuno, in nome della laicità delle istituzioni che sono di tutti (e questo i democristiani lo avevano ben chiaro), ma ai cattolici non si può chiedere di rimanere indifferenti e muti di fronte a questioni tanto importanti e delicate, di fronte ai drammi personali e alle sofferenze del prossimo, di fronte allo scoraggiamento e alla disperazione di chi respinge la vita perchè non sa come fare, si sente solo, non si rende conto della gravità delle scelte che, sedotto da una cultura nichilista, si risolve a compiere. Il Signore chiederà conto di coloro che, per convenienze di parte o per quieto vivere (o per le poltrone!), si disinteressano del prossimo e si sottraggono al proprio dovere di cattolici di testimoniare una visione della vita e della società DIVERSA da quella di questo mondo (relativista, consumista, individualista, nichilista…).
Non bisogna parlare di confessionalismo, integralismo o “movimentismo” sempre e solo contro qualcuno, ma di una presenza attiva e forte nell’agorà, nella piazza di questo mondo (e quindi anche nel dibattito politico), con una proposta chiara e coerente con quanto i cattolici credono e professano.
Andreotti e i leader DC avevano ben chiaro il quadro e hanno fatto quello che hanno potuto, ma i sedicenti politici cattolici di oggi (e anche gli elettori cattolici, noi: indifferenti, superficiali, afasici e assenti) non hanno niente da dire, non si distinguono più dagli altri, perchè hanno rinunciato ad essere cattolci in politica.
Una rinascita vera del cattolicesimo politico e del Paese può passare solo da una nuova presenza attiva dei cattolici, nella società e nella politica.
Apprezzo molto il giudizio di Clodine, che, essendo romana, rappresenta la vox populi dei concittadini su di lui.
Antonella ma che stai a di’
“Ad Andreotti piaceva vivere. Negli ultimi anni si infittivano le sue battute sulla morte e su quello che viene dopo. Ho sempre visto nella sua passione per la condizione terrena un riverbero singolare e potente della sua fede appassionata alla realtà, alle cose e alle persone. La fede di un popolano romano trovatosi quasi per caso in mezzo alle vicende del potere del mondo, che negli ultimi tempi – quando la mente cominciava ad annebbiarsi – ricordava con guizzi nello sguardo soprattutto le partite a palla nei vicoli del Rione Trevi, nel cuore di Roma ora sottomesso alla dittatura dei motorini“.
Da Vi racconto il mio direttore Andreotti visto da vicino di Gianni Valente.
Gianni Valente è il giornalista italiano al quale Papa Bergoglio ha telefonato la sera dell’elezione ed è l’autore del volumetto Emi Francesco un Papa dalla fine del mondo.
Leggo il link chre hai messo di Valente, che indirettamente conferma anche quanto a 6 maggio 2013 @ 15:16.
Spero in futuro, persone normali, possano testimoniare, quanto già si accenna sulla carità, come vissuta da Giulio.
Non dimentico che alla fine degli anni ’80, Giulio mostrava chiari segni di incapacità a leggere la vita sociale e politica dell’Italia e dell’Europa.
Sintomatico,
per me rimane,
quando affermò la necessità del permanere del muro di divisione in Germania, per l’equilibrio dell’Europa,
…… pochi giorni prima….
….del crollo!
Ritornando a casa e ancora stamattina sento il bisogno di ringraziarti, per le tue generose riflessioni, il tempo ci è sfuggito, ognuno di noi aveva bisogno di sedimentare. Aspetto il prossimo incontro.
Caro Federico, tanto per la precisione, la DC subì soprattutto i referendum, voluti dalla Chiesa nella utopistica convinzione di vincerli a man bassa. I capi della Dc al completo, da Fanfani a Moro a Andreotti- per ammissioni ufficiali loro- e a tutti gli altri, erano ben consapevoli del disastro a cui andavano incontro , e non perché avevano contro tutti gli altri partiti del parlamento, ma perché – essendo un partito di massa vero e radicatissimo sul territorio ( fin troppo, poi si dirà), avevano esatta la percezione della “volontà ” del loro popolo: che era anche quello delle parrocchie e che, clamorosamente, voltò la faccia – del tutto legittimamente, politicamente parlando- a una intrusione tanto spettacolare quanto inutile e controproducente , della Chiesa nella vita civile dello stato .
Il senso dello stato e della cattolicità di questi uomini si rivelò in due aspetti: certo, hai ragione tu, nella battaglia cui non si sottrassero- dopo aver cercato in tutti i modi con il Vaticano di evitarla – e che onorarono con impegno lodevolmente doppio e anche con costi politici personali rilevanti ( Fanfani,per esmpio). Ma, NONDIMENO, nel fatto che NON si dimisero, NON boicottarono, NON fecero Aventino, NON cercarono altre piazze .Presero atto, e accettarono. Cosa naturale e indispensabile in democrazia. Lo stesso fu per l’ aborto.
Questa idolatria – perché di questo si tratta- verso questo contenitore vuoto
che risulta sempre piu’ essere quello dei Valori Non Negoziabili, porta invece, se preso alla lettera, proprio a questo: all’autoesclusione, all’Aventino, alla marginalità. Ci sono dei problemi che vengono frettolosamente rubricati a questa voce , per paura di guardarli in faccia e di affrontarli. Ma che non scompaiono per il fatto stesso che uno faccia finta che non esistano, trincerandosi dietro lo slogan di facciata.
Non c’entra con il post ma il libro su Bergoglio di Valente l’ho cominciato proprio ieri sera.
Ecco forse quello mi aiuta a capire molte cose del linguaggio di Papa Francesco.
Lorenzo, sottoscrivo in toto la tua analisi, non avrei saputo esprimermi meglio.
Aggiungo soltanto, per quanto riguarda la 194 (tuo commento delle 9:07), che no affatto, Andreotti non avrebbe dovuto fare come Baldovino: e anzi, rimanendo al suo posto dimostrò civiltà, coraggio e alto senso di responsabilità nei confronti della carica che ricopriva e dei cittadini in nome dei quali governava.
@Lorenzo
Quello dei valori non negoziabili non è assolutamente un contenutore vuoto e non porta automaticamente all'”autoesclusione e marginalità”. La “paura” di affrontare i problemi etici c’è e porta proprio alla negoziazione a tutti i costi, secondo la scia delle mode e della pressione dei media (specie sulle rivendicazioni dei gay): se ci fosse il coraggio di approfondire e di essere presenti nel dibattito, ci sarebbe anche la forza di una proposta chiara e coerente con una visione cristiana e cattolica della vita e della famiglia.
La legge 40 sulla fecondazione assistita o il DDL Calabrò su DAT/fine vita non erano proposte integraliste o cattoliche (altrimenti avrebbero avuto un solo articolo: divieto assoluto di manipolare la vita dal concepimento alla fine naturale), ma proposte ragionevoli, mediazioni sofferte e ragionate a lungo, nel dialogo tra laici e cattolici, destra e sinistra. I cattolici hanno dato un contributo importante ponendo dei limiti (ecco la non negoziabilità: non Aventino sterile, ma dialogo fecondo nella posizione però di chi ha qualcosa da dire e ritiene importante affermare principi vitali): fecondazione omologa tra coppie sposate (e non il far west), il principio del diritto alla vita prima del principio della autodeterminazione (e non eutanasia).
Questi due esempi sono emblematici di come sia possibile un contributo fruttuoso dei cattolici senza compromessi al ribasso (come fu per i Dico e come sarebbe per le c.d. unioni civili).
Il mio “benvenuta nel blog” a Feliciana Menghini con due avvertenze.
Una a Feliciana: il tuo commento è entrato con ritardo perché io ero impegnato nella preparazione del pranzo: oggi si mangiava di buon’ora per permettere alla figlia di andare a lezione allo Studium Urbis.
Un’altra ai visitatori perché possano intendere le parole di Feliciana: che si riferiva alla serata di PIZZA E VANGELO che abbiamo avuto ieri sera a casa mia. Chi volesse sapere di che si tratta, legga qui: http://www.luigiaccattoli.it/blog/?page_id=603. Da allora sono passati nove anni, ma quell’esperienza va avanti. E’ l’attività a cui tengo di più.
Bene.
L’importante è proprio quello.
Approfondire ed essere presenti nel dibattito.
Da anni aspiro a conoscere meglio come si svolge una riunione di pizza e vangelo e amerei poterla riprodurre un giorno.
Feliciana Menghini – bevenuta prima di tutto! – raccontaci un po’ tu qualche particolare in più. (ps proprio oggi ho interloquito per lavoro con un tizio che si chiama Menghini, mai visto e conosciuto in vita mia!!! che combinazione, due menghini in un giorno solo!)
Che bello Luigi,
ieri sera anche noi eravamo a casa della mamma, che ci ha fatto pizza con i carciofi.
Come vangelo, abbiamo fatto la riparazione della sua lavatrice e mettere a punto l’innaffiatura automatica per le piante da cucina che tiene sul balcone.
ps
…accidenti che sopraelevazione hanno fatto sull’ex-messaggero, se l’avessi fatto io,
m’avrebbero mandato in galera fino alla fine dei miei giorni…
Stupendo il titolo di prima pagina dell’Avvenire di oggi! Non si poteva definire meglio questo passo della vita di Giulio Andreotti.
Anche io gli sono grato per i tanti anni di “30giorni” ricevuto gratis, vicino e lontano. Gli sono soprattutto grato per “Chi prega si salva” tradotto in cosi tante lingue, e abbondamente condiviso in tutte le latitudini del mondo.
Mi e’ anche piaciuto il commento di Gianni Valente, e posso confermare direttamente un paio di dettagli descritti nel suo articolo.
Mi hanno fatto ribrezzo (scusatemi) certe considerazioni del cristiano “bambino” Renato Farina, testimonial – a sentire lui – della politica come volersi bene….
Oooooh Gesugiuseppemaria….
Mi scuso per la faccia tosta: come mi piacerebbe partecipare a pizza e Vangelo.. :-D. 😀
A proposito della carità nascosta di Andreotti:
http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/politica/2013/05/07/884526-morte-giulio-andreotti-cristofori-siconolfi.shtml
Soldi elargiti a piene mani a convitti e cooperative in piena campagna elettorale. Quale esempio di carità e di sensibilità!
L’ultima volta l’ho incontrato il 31 luglio di dieci anni fa alla messa delle 8 a sant’Ignazio nella cappella di san Luigi, l’ho salutato e andando verso l’uscita abbiamo scambiato qualche parola insieme al rettore.
Sulla porta lo aspettava la scorta e un gruppetto di 5-6 persone piuttosto attempate.
Gli sono andati incontro lo hanno salutato, alcuni tentavano di baciargli le mani mentre lui ritraendole, estraeva dalle tasche della giacca alcune buste consegnandone una per ognuno di loro. Sulle buste c’erano scritti i nomi.
Li conosceva personalmente ed ad ognuno chiedeva notizie incoraggiandoli.
Una scena surreale sotto l’affresco della Gloria di Ignazio, un bisbigliare a bassa voce, un tocco di leggerezza, di delicatezza, di attenzione e fraterna solidarietà.
Ciao Giulio, riposa in pace.
[…] originale qui http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=11569 Condividi:CondivisioneFacebookStumbleUponTwitterGoogle +1Mi piace:Mi piace Caricamento… […]
A proposito delle buste:
http://www.avvenire.it/Politica/Pagine/andreotti-vita-da-credente-messa-tutti-i-giorni.aspx
Un saluto reverente a questo uomo immenso .
“Consummatum est”, tutto è compiuto!
Addio Presidente.
@ riverente..
Ho trovato indegna la reazione di molti ,in senato. Andreotti è deceduto, se n’é andato via, non sarà mai più sulla faccia della terra.Stiamo parlando di un trapassato! Ma come si fa ad inveire …vergogna.. Siamo veramente alla barbarie, neppure per la morte c’é rispetto!
So che è stato sepolto al Verano. Non mancherò di portare un fiore….
Il 18 gennaio 1984
il tribunale della Libertà dopo 214 giorni di carcere,
concede a Enzo Tortora gli arresti domiciliari,
ma poco dopo viene ricoverato in una clinica milanese,
il terribile incubo vissuto lo ha segnato nel fisico e nell’animo.
Il 17 giugno 1984,
Enzo Tortora viene eletto con 415 mila voti eurodeputato
nelle fila del partito radicale.
Giulio Andreotti sull’Europeo in Block Notes scrisse:
‘alcuni detenuti evadono con la lima, altri con la scheda elettorale”.
29 dicembre 1985
Enzo Tortora si dimette dal Parlamento Europeo e
si consegna alla magistratura:
“scelgo la via del carcere”
MEMENTO………………………..
R.I.P.
Ah, sì, Matteo?
E poi, e poi, cosa disse, cosa disse?
Dai, dai.. leggiamogli il libro della vita, raccogliamo le prove per l’Eterno Giudice!
🙁
Per me Andreotti ed altri politici della sua “gloriosa” generazione hanno fatto un solo GRANDE sbaglio: pensare di dover comandare/governare fino all’utimo respiro. Se al raggiungimento anche solo del 70mo anno di eta’ (quindi per Andreotti il 1989) e dopo 40-50 anni di onorato servizio si fossero fatti da parte spontaneamente, si sarebbero risparmiati i processi e il fango che poi gli hano buttato addosso per riuscire a scalzarli. Troppo tardi evidentemente… per loro. Una lezione (speriamo)… per altri.
Lui lo sapeva bene e per questo coniò l’aforisma:
il potere logora chi non ce l’ha.
Quell’andazzo però oltre a riguardare la classe politica, vedi le ultime nomine
a presidenze di commissioni , ad esempio , senato esteri-Casini, o al parlamento all’immarcescibile Carraro, almeno in Italia il vezzo ha caratteristiche epidemiologiche dal giornalismo, al management, alla finanza, ecc.
L’intervista con la Fallaci.
http://www.oriana-fallaci.com/andreotti/intervista.html
Date a Cesare quel che è di Cesare e a dio quel che è di Dio.
il problema è che molti considerano i “valori non negoziabili2 come cose da dare a Cesare. Secondo Lorenzo sono “vuoti contenitori”.
insomma l’aborto, l’eutanasia, il matrimonio non farebbbero parte delle cose da “dare a Dio” ma da dare a Cesare. Cesare, cioè lo stato la società, cambia e questi valori possono cambiare con essa, non fanno parte della legge immutabile divina.
eppure Dio è stato chiaro ” Non uccidere” . non ha specificato non ucciodere dopo i tre mesi di vita fetale prima si può. Oppure “non uccidere i sani ma i vecchi e ammalati li si può uccidere”
I valori non negoziabili hanno a che fare con la vita.
e se la vita non fa parte di ciò che di “deve a Dio” e non a Cesare, allora lo Stato diventa l’Assoluto morale che può decidere del bene e del male.
il fatto di considerare i valori non negoziabili dei vuoti contenuitori e di ammirare gli uomini politici che si dicono religiosi , ma non cosiderano importanti tali valori, fa capire a qaule punto siamo arrivati: a Dio ormai non si “deve” più nulla, tutto si deve a Cesare e al principe di questo mondo.
Qunato poi a considerare la Legge 194 una scelta di “civiltà” bisogna vedere a quale cfiviltà ci si riferisce.
i giacobini francesi pensavano che aver tagliato centinaia di migliaia di teste fosse un grande passo avanti della civiltà. I bolscevichi pensavano che aver ussiso lo zarr e mandato nei gulag milioni di persone fosse una grande civiltà.
la Storia ci insegna che coloro che credono la loro “civiltà” la più grande passano e tramontano, mentre la legge divina è per sempre.
A conferma di quanto scrive Discepolo:
http://www.tempi.it/renzi-con-il-suo-cattolicesimo-adulto-apre-la-strada-al-modello-hollande#.UYn6x_Ute_0
Leopoldo,
un politico è SEMPRE in campagna elettorale.
Mi piacerebbe capire cosa facevano per il prossimo gli avversari politici di Andreotti e i loro epigoni di oggi…
Mi dispiace che un giornalista bravo come Valente continui a ripetere la bugia delle “assoluzioni” di Andreotti: assolto lo fu per la vicenda dell’omicidio Pecorelli, ma per i legami con la mafia venne prescritto per i fatti antecedenti al 1980 e assolto con formula dubitativa per quelli successivi. Insomma, per i fatti ante 1980 avrebbe dovuto essere condannato, per quelli successivi forse. In ogni caso, Andreotti fu il referente politico di Salvo Lima – i cui legami organici con la mafia sono stati inequivocabilmente accertati – fu il protettore di Michele Sindona, fu quello che in televisione ebbe il coraggio di dire che “Giorgio Ambrosoli se l’era andata a cercare”, fu il capo di quella che il generale Dalla Chiesa definì “la famiglia politica più inquinata” di Sicilia, fu l’uomo che Aldo Moro dalla prigione delle BR bollò con parole sprezzanti …
Tutto ciò non esaurisce il giudizio sul politico e sull’uomo Andreotti, ma deve esserne parte, e credo che per questo saggiamente il Presidente Napolitano abbia detto che il vwero giudizio lo darà la storia. Ma anche fra credenti, per cortesia,non esauriamo la discussione con edificanti storielle sulle buste di denaro per gli indigenti e i rapporti privilegiati con suore e missionari, se no davvero si crederà che per noi le virtù politiche siano ben poca cosa.
@Lorenzo,
il giudizio storico su Andreotti non può essere espresso dagli avversari suoi personali o dagli avversari politici del suo partito.
Quanto alla “discussione fra noi credenti”, credo si possa almeno condividere la riflessione di S. E. Mons. Luigi Negri che riporto nella sintesi pubblicata dal Resto del Carlino:
‘’Io penso che sia stato un grande uomo politico, perché fondamentalmente è stato un grande cristiano. Tutte le volte che l’ho visto nelle diverse circostanze, quando era sistematicamente attaccato nel mondo indegno con cui in Italia si attaccano quelli che sono stati magari messi di proposito in difficoltà, mi ha sempre colpito la sua straordinaria dignità: una dignità umana e cristiana. Come ricordo con commozione, quando, proprio in una circostanza come quella, Giovanni Paolo II lo chiamò a se’ e davanti a tutti lo abbracciò, ricevendo poi da qualche settore del cosiddetto mondo cattolico dei rimproveri’’.
Mons. Negri, il quale -come è noto- è prima di ogni altra cosa un esponente di quel movimento religioso – politico – affaristico che era parte organica del sistema di potere andreottiano come ora lo è di quello berlusconiano …
Quanto ai giudizi delle persone che ho citato prima, debbo aggiungere che si tratta di figure molto diverse fra di loro, ma che hanno in comune una cosa: sono morti ammazzati, come è capitato a molti che hanno infastidito o attraversato la strada ad Andreotti.
Strano, vero?
A conferma di quanto scrivevo in merito alla disposizione di Giulio Andreotti nei confronti dei valori non negoziabili, riporto le sue parole in un’intervista del 2001:
”La giornata piu’ nera della mia vita è stata quella in cui ho firmato la legge sull’aborto”. Lo ha confessato Giulio Andreotti, parlando al meeting di Rimini, riandando con la memoria al maggio del 1978 quando l’allora presidente del Consiglio appose il suo nome alla legge 194 che disciplinava per la prima volta in Italia l’interruzione volontaria della gravidanza. Andreotti ha rivelato di essere stato tentato dal dimettersi da capo del governo, ma di non averlo fatto per senso di responsabilita’ nei confronti del Paese, che proprio allora era stato segnato tragicamente dalla cattura, dalla prigionia e dall’assassinio del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro da parte delle Brigate rosse.
”In quei giorni del maggio di 23 anni fa vi era la coalizione abortista cosi’ agguerrita che, nonostante i terribili giorni seguiti alla cattura di Moro, non voleva sospendere il dibattito. Non si fece neppure -ha ricordato Andreotti- un giorno di sospensione dei lavori parlamentari dopo l’assassinio di Moro, perche’ c’era la pressione del fronte abortista. Se non ci fosse stata quella situazione di assoluta incertezza, dovuta al terrorismo, mettere in crisi il governo sarebbe stato irresponsabile e poi non avrebbe spostato nulla perche’ c’era una maggioranza molto larga”.
S. E. Mons. Luigi Negri prima di tutto è Arcivescovo di Ferrara e Comacchio.
Ha espresso parole estremamente sensate che meriterebbero di essere lette senza pregiudizi e antipatie preventive.
E’ evidente che il Sig. Gaiani appartiene alla schiera di coloro che sono abituati a demonizzare gli avversari, anche dopo la morte.
Quello che so dell’attività di mons. Negri quando era a Milano e poi a San Marino mi autorizza ad avere un certo giudizio su di lui, il che non mi impedisce di riconoscere la sua autorità episcopale, la quale tuttavia non implica l’infallibilità nei giudizi sulle persone e sui fatti politici.
Per il resto, sono anche abbastanza disinteressato a proseguire una discussione con chi non capisce o non vuol capire che quelli che ho portato su Andreotti sono fatti documentati, e non opinioni soggettive, come sono fatti documentati le morti violente di Moro, Ambrosoli e Dalla Chiesa (tutti ottimi cristiani, che però interpretavano la loro fede in maniera diversa da Andreotti, il quale peraltro si espresse in modo assai protervo su Ambrosoli mancando di rispetto alla sua memoria, come ho ricordato prima), come del resto è un fatto – e ne ho dato conto fin dal mio primo post- che il giudizio storico su Andreotti non dovrà limitarsi a questo, ma anche di questo dovrà tener conto.
Andreotti ha “impastato il pane”, come qualcuno ha con splendida metafora ricordato, per 60 anni della nostra vita. Osservo peraltro che c’è una visione manichea in alcuni dei compagni di pianerottolo, che francamente mi lascia perplesso. E’ vero, Andreotti ha fatto cose sbagliate. C’è una sentenza che lo assolve per mafia dopo il 1980 ma che concede la prescrizione per la sua contiguità fino al 1980 con la mafia. Però in primo grado il Divo era stato assolto in tutto e per tutto. Se fosse stato assolto anche in secondo grado, forse eviteremmo oggi certe puntualizzazioni manettare che ho letto sul web, molto spesso chiacchiere da bar.
E’ vero, lo chiamavano Belzebù e quello che volete voi. E’ vero, ha firmato la legge sull’aborto. Ma è anche vero che il suo governo ha varato la sanità pubblica per tutti. E questo mi sembra un gesto davvero cristiano, specie davanti a certe nazioni evolute dove se non hai l’assicurazione giusta puoi crepare sulla soglia dell’ospedale. Che poi si siano mangiati la sanità pubblica è altro paio di maniche.
E’ vero, Andreotti è stato una figura controversa. Come Cossiga. Più di Cossiga perché appariva sempre impenetrabile. E la sua impenetrabilità gli è costata il disprezzo degli italiani nei giorni del sequestro di Moro. Quest’uomo imperturbabile, mai in collera, ebbe modo di confessare a Cossiga di soffrire il doppio. Soffriva per Moro e soffriva perché gli altri attorno a lui non credevano soffrisse per Moro.
E’ vero, ha detto qualcosa di molto controverso (o disgustoso, diciamolo) su Ambrosoli. E’ umano, e tutti gli umani possono sbagliare. Sbagliava, evidentemente, anche il Divo.
Due ricordi personali, uno televisivo e uno epistolare.
Quello televisivo: ricordo nella mia adolescenza Andreotti a “I Fatti Vostri” commentare come avrebbe voluto essere ricordato dopo morto: “Spero che la gente dica per me un ‘Eterno riposo'”. Ho avuto qualche dubbio in coscienza, ma alla fine ho recitato l’Eterno riposo per lui. Per Cossiga, lo ammetto, non me la sono sentita.
Il ricordo epistolare: giovane praticante ad Affaritaliani.it, ebbi modo di fargli qualche domanda per lettera, che poi abbiamo pubblicato come interviste. Da Padre Pio alla base dal Molin, in tre-quattro occasioni gli scrissi presso l’ufficio del Senato e lui, puntualmente, rispose. Gentilissimo, scriveva con la sua inconfondibile grafia usando una stilografica con l’inchiostro blu. Se voleva precisare qualcosa, sottolineava il singolo avverbio con un tratto deciso di penna, che sapeva di volontà. E pagava il francobollo prioritario. Politica vecchia, di quella fine, avrebbe detto Alessandro Manzoni. Un saluto a tutti.
@Tonizzo
Non è tanto il manicheismo a turbarmi.
Quanto piuttosto la diffusa propensione al giudizio, e in particolare al giudizio morale nei confronti delle persone, specie se appena defunte.
Qualcuno vorrebbe rivedere in questo blog una riedizione del Couvent de jacobins.
Un ripasso di Ibsen e dei suoi Spettri non farebbe male a chi ostenta la bizzarra attitudine ad andare in cerca di argomenti per giudicare e condannare.
Ben si è pronunciato Napolitano parlando di giudizio storico, molto più oggettivo di quello morale.
Condivido, Elsa, condivido.
Caro disepolo,
rilassati. Se si avesse un po’ meno strizza nell’ affrontare i problemi , si eviterebbe di scappare sempre come lepri a nascondersi dietro rassicuranti e devoti paraventi.Che sono devoti solo all’apparenza e rassicurano solo la lepre fuggente, che poi per giunta fa la voce grossa, e incita alle barricate.
Nel frattempo chissenefrega di tutti quegli altri che il problema se lo devono smazzare sulla propria pelle? Si sale sul proprio pulpitino, e si scagliano anatemi e ci appiglia al Decalogo.
a) Chi ha parlato di eutanasia? Please, indicare la riga precisa e la citazione di quando e dove l’ho fatto.
b) Infilare in un calderone solo , così, senza specificare nulla, andando per le trippe, ” aborto eutanasia e matrimonio” , è il tipico esempio di fugone con le orecchie tappate .
c) il tuo ragionamento sul dare a Cesare e sul dare a Dio è assai interessante.
Come lo applichi tu, è lo stesso che sta alla base del regime khomeinista teocratico.Vuoi trasferirti in Iran? Immagino di no.Io no senz’altro.
La conclusione di Lorenzo mi ricorda lesolite argomentazioni dei radicali: Khomeini, la teocrazia…
A proposito, chissà come si troverà l’inossidabile Emmabonino nell’Abbazia di Spineto?
A proposito, chissà come si troverà l’inossidabile Emmabonino nell’Abbazia di Spineto?
🙁
Ironia becera, Federico… -100 punti di valutazione.
Puoi sempre rifarti!
Potreste sempre andare a fare un giretto tutti e due in Iran, così, tanto per provare che felicità…..
Emmabonino , nell’abbazia di Spineto, si troverà benone.
Mi domando, piuttosto, come ci troveremmo noi nei posti frequentati dalla Bonino.
‘’Io penso che sia stato un grande uomo politico, perché fondamentalmente è stato un grande cristiano.”
Davvero? Questo mons. Negri la vede lunga. Fa un’ equazione perfetta: grande politico è uguale a grande cristiano.
Ragion per cui fra i non cristiani inutile cercare un grande politico. Che lucidità mentale!
Io sempre più resto di stucco di fronte a certe affermazioni.
E poi c’è chi parla candidamente di “pregiudizi e antipatie preventive”.
I
Qua si valutano parole ben precise che di ragionevole non hanno niente.
L’equazione (?) non è quella che dici tu, Marilisa. La logica di Mons. Negri è che se uno è un bravo cristiano sarà anche un bravo politico. Questo non esclude che ci siano bravi cristiani che non fanno politica o bravi politici che non sono cristiani. S. E. Mons. Negri si è espresso chiaramente e ragionevolmente. Se qualcuno non capisce non è colpa sua…
Anche su questo blog, comunque, le critiche ad Andreotti sono venute dagli avversari politici: gente che disprezzava la DC perchè lo comandavano a Botteghe Oscure…
@Federico B. sulle sue ultime righe: non sai quanto ti sbagli… Ma immagino che sia molto rassicurante pensarla e dirla così.
@Lorenzo delle 13:44. Hai perfettamente ragione!
Tonizzo, a me Andreotti stava pure simpatico. Per la sua arguzia riconosciuta da tutti.
Sicuramente era parecchio intelligente. Ma non limpidissimo.
La piena rettitudine morale esige notevole volontà di resistenza alle pressioni esterne e, soprattutto, a quelle interne.
Riesco a capire appieno la sua sofferenza per la vicenda di Moro e il disagio estremo nel firmare la legge sull’ aborto.
Il fatto è che a “giocare” con la politica ci si sporca almeno un po’ perché si tratta di accettare o meno dei compromessi spesso inevitabili. E quando in un partito sono in tanti, e per tanti anni, che accettano i compromessi, alla fine quel partito diventa lurido e si può disgregare, come è avvenuto, infatti, per la DC. Se ne perdono, cioè, le connotazioni iniziali.
Andreotti, cattolicissimo per il quale tu hai parole di benevola giustificazione, poteva anche essere un sant’ uomo, ma certo era anche ambizioso, se è vero che anni fa contese, ma invano, a Franco Marini la presidenza del Senato. Ed era già molto avanti negli anni tanto che ne rimasi colpita.
Sono fatti che parlano da sé, mi pare.
Certo, anche l’ambizione è roba da esseri umani, se proprio vogliamo giustificare.
@Elsa,
se dovessi dare io una valutazione a quello che leggo, ironie o no,…
“Mons. Negri si è espresso chiaramente e ragionevolmente. Se qualcuno non capisce non è colpa sua…”
Mio caro Federico, sì, mons. Negri si è espresso chiaramente, ma nel senso in cui io l’ ho inteso, se permetti.
Poi, se qualcuno capisce come vuole, cioè come te, sono solo affari suoi.
Ma non è proprio vero.
Sei tu che hai capito quello che hai voluto capire.
Ma per carità chiudiamola qui.
In ogni caso, almeno per quel che mi riguarda, i giudizi su Andreotti non sono di ordine morale, ma politico, come è giusto verso un uomo che per settant’anni ha fatto della politica il suo mestiere.
Può darsi che lui giudicasse giusto politicamente stabilire contatti con la mafia tramite quel Salvo Lima che poi i mafiosi fecero fuori brutalmente quando giudicarono che lui ed il suo referente politico non stessero ai patti; può darsi che ritenesse giusto politicamente sostenere Sindona contro Ambrosoli e i suoi referenti siciliani contro Dalla Chiesa, magari in nome di un generale equilibrio del sistema politico.
Per parte mia invece ritengo che ciò fosse sbagliato anche politicamente, ed abbia molto contribuito ai guasti del nostro Paese.
Aggiungo inoltre che l’equazione grande cristiano = grande politico (che è l’unica che si possa evincere dalle parole di mons. Negri ) è una grave forzatura, perchè ignora le categorie della laicità della politica e della distinzione di piani fra la dimensione di fede e quella dell’impegno nelle realtà mondane.
“Bravo cristiano” e ” Bravo politico” sono altri due bellissimi contenitori vuoti – e non si capisce bene il criterio di appartenenza alle due categorie.
In più, molte delle doti politiche di Andreotti sono quelle che più sembrano lontane dall’essere cristiano.
Eppure sono quelle imprescindibili per un politico fino.
Insomma: è pieno di crisyiani che fanno politica con esiti risibili. Dovremmo concludere che non sono buoni cristiani? Penso piuttosto che non sappiano – semplicemente- fare politica.
Che non è una cosa ” naturale ” a tutti; che tutti sono in grado di fare; che si puo’ improvvisare a un certo punto( con buona pace di tutti gli esponenti della cd società civile che oggi sembrano le star dell’antipolitica, e che 9 su 10 di politica politicata non ne capiscono un tubo, o dei grillini che sventolano la loro
estraneità al far politica come se fosse una laurea magna cum laude, salvo poi dover essere imbeccati quotidianamente via web dal Grande Capo )…
Andreotti ha sempre- e da sempre!- fatto politica vera: a 360 gradi, mettendo le mani in pasta, facendola, la pasta, imparando e presto superando molti nel mestiere ( una volta la si chiamava arte) della politica.In quei trecentosessanta gradi, c’era tutto il bene e tutto il male potenziale della politica; tutti gli elementi della politica democratica e tutte le sue degenerazioni. Un esempio solo: il radicamento sul territorio, la conoscenza capillare della realtà dei collegi di provenineza, e il suo rovescio. il clientelismo.
Non per niente, non vorrei deludere Negri, ma non era affatto un sedicente e indistinto ” cosiddetto mondo cattolico” che esprimeva ( e ben ben prima deli processi di Palermo e Perugia) critiche ad Andreotti, ma una fetta consistente di mondo cattolico vero, vero esattamente come quello da cui proviene Negri medesimo.Che furono gli stessi che criticarono il Papa per quell’ inusitato gesto di simpatia e solidarietà.
Gesto che invece io apprezzai moltissimo e che avrei fatto uguale. Perché portato a un uomo che, dal punto massimo della potenza e delle cariche di governo ricoperte per decenni , si è trovato a vivere questo lunghissimo ( 10 ANNI!!!) periodo sotto processo non solo con dignità, ma, cosa assai più notevole, senza mai un tentativo di sottrarsi, un tentativo di scaricare su altri , una ricusazione di tribunale. E anzi, al contrario, una continua e riaffermata fiducia nel sistema della giustizia e la capacità di dire anche alla fine di tutto: il sistema, pur lento, alla fine ha funzionato.
Due osservazioni. La caratura dell’uomo , in questo caso , è venuta fuori, e marca una differenza sostanziale e decisiva con altri. Intanto con l’altro grande precipitato di quegli anni, Craxi, che si autoesiliò – come diceva lui- o scappò- come dicevano i giudici- pur di non farsi processare. E, qualche tempo dopo e molti molti gradini piu’ in basso nella statura politica ( anche se svettante nell’odierno nanismo generale) , il prode Berlusconi che sta mettendo da sempre in campo il possibile e l’impossibile per ficcare ogni tipo di bastone nelle ruote dei suoi processi.
Anche per questo trovo ingiuste e sbagliate le voci che, dalla conclusione dei processi, si susseguono. Andreotti ha accettato in pieno, e sulla sua pelle, le regole, lo spirito e la sostanza del meccanismo giudiziario. Ha smontato, diciamolo pure, un castello di rivelazioni di pentiti e di indizi di ogni tipo con precisione maniacale nelle annotazioni di impegni e date; è stato condannato- e anche a molto- e poi assolto; ha concluso questo personale tour all’inferno. Assolto.L’assoluzione c’è.
Mettere sullo stesso piano questo, con la prescrizione intervenuta per eventuali reati commessi prima di una certa data, è chiaramente barare per alterare il risultato.Per sminuire le assoluzioni di Andreotti- che sono lì, per la storia- con degli arzigogoli legali. Questo , lecito a tutti , lo trovo particolarmente odioso se fatto da giudici, e da giudici inquirenti nel caso specifico. Ricordo verbose interviste di Caselli post assoluzione, che si affannava a spiegare che ” in realtà “, ” a ben vedere” ” a leggere le motivazioni” , e giù a manetta con la storia della prescrizione. Qui bisogna capirsi: non è che la prescrizione se la sia inventata l’imputato. E’ prevista nero su bianco dalla legge, E’ legge. E’ giustizia pure quella.E’ prevista e stabilita. Il meccanismo prevede tutta una serie di tempi, di passaggi, di gradi.Il rispetto per la giustizia ( intesa come giustizia giudicante) Andreotti l’ha avuto. Alcuni giudici,molto meno.
.( Prima osservazione: l’avversario va rispettato non solo quando perde, ma anche quando vince. Seconda osservazione: che cappero si fanno processi – e sterminati come questi- se poi , anche di fronte all’esito, si resta della propria idea di partenza , quella della colpevolezza?)
Questo senza nulla togliere alla torbidità che circonda molte, moltissime storie, molte delle quali con una lunga scia di sangue, che hanno sempre contornato Andreotti.Su questo bisognerà- forse- attendere la storia e, piu’ concretamente, almeno la lettura integrale di quell’immenso archivio tenuto con precisione certosina per settant’anni, con aggiornamenti quotidiani.
A Lorenzo Gaiani
e a Lorenzo,
ma chi dobbiamo convincere ?
Io ho detto la mia sulla persona Giulio,
soggettiva,
e
non posso convincere nessuno.
Volete convincere persone già convinte ?
Ma non è possibile alcun dialogo
con chi non ha minimo di ascolto,
o
con chi ha il paraocchi
come i nostri cavalli da botticelle romane.
Ergo,
mettiamoci l’animo in pace,
e
lasciamo che i morti
seppelliscano i loro morti
Marilisa pure a San Giusto che era giusto mancava un dito, dice un proverbio.
A proposito di Baldovino: il cattolico Juan Carlos non ha abdicato quando ha dovuto firmare la legge sui gay voluta da Zapatero. A chi gli prospettava la soluzione belga rispose: “Sono il re di Spagna, mica del Belgio”
Ancora a proposito di Baldovino, si dimise per due giorni, non per uno come avevo somaramente scritto in precedenza. Andando a cercare su Google per averne conferma, mi sono imbattuto in questa pagina di PROLIFE NEWS, che così racconta l’accaduto:
“…..
La legge, per concludere il suo iter, aveva bisogno della sua firma di ratifica, ma la sua mano proprio non ce la faceva a firmare. Qualcosa, in lui, diceva di no a quella prassi che aveva tutti i crismi della correttezza istituzionale: democratica, moderna, evoluta. Si rischiò la crisi istituzionale. Alla fine dovette cedere, ma con uno di quegli stratagemmi che ti fanno amare gli stratagemmi. Cedette l’uomo di stato, non l’uomo. Re Baldovino abdicò per due giorni, smise di essere re per permettere l’iter legislativo in sua “assenza”. Non fermò la legge sull’aborto, ma neppure la firmò.
Ci insegnò una cosa grande, di fronte ai nuovi miti della modernità, del “ce lo chiede l’Europa”, del “non si può fermare la storia”. Ci insegnò che esiste una coscienza, nell’ultimo suddito come nel suo re. «So che agendo così – scrisse al Capo del Governo Wilfried Martens – non scelgo una strada facile e che rischio di non essere capito da un buon numero di concittadini. Ma è la sola via che in coscienza posso percorrere».
C’era una volta un re di nome Baldovino. Lui e sua moglie, la spagnola Fabiola, avevano una grande fede cattolica. Avevano anche un dispiacere: non avevano potuto avere figli.”
di Pino Suriano
Mah.
@Lorenzo Gaiani
Mi spiace, ma le accuse che lei riporta, non sono affatto un giudizio politico, Ma un vero e proprio giudizio morale.
@matteo,
Io ho detto la mia sulla persona Giulio,
soggettiva,…
Continua pure con i tuoi roghi soggettivi.
Chi scherza col fuoco prima o poi si brucia.
Cara Elsa,
è il tipico caso della vacca che dice cornuto all’asino.
A lei non stanno bene i miei soggettivismi, i miei relativismi,
non legga,
così anche lei non avrà bisogno di condannare chi non le piace.
Le rompe tanto le ovaie se io mi esprimo????
Ogni tanto,
provi a stare a cuccia,
e a non abbaiare alla luna….
Povero Cristo,
che alla tua età non sai distinguere fra l’esprimersi e il giudicare.
Ma sai, l’ho imparato a mie spese, non è mai tardi per imparare.
Ah, a proposito, tieniti per te le vacche.
Tu con quelle ci vai tanto d’amore e d’accordo.
Infine, esprimiti pure, caro.
Mi ha sempre divertito questa caratteristica degli squilibrati a dare spettacolo di se stessi.
Grazie Elsa,
due settimane fa ho passato la domenica in campagna tra le vacche, in Abruzzo.
Mi ci trovo bene tra loro,
son molto mansuete, e non acide.
Preferisco mancare di equilibrio,
passionale,
piuttosto che gelido
non ho ben capito alcuni interventi di questo blog .
cioè noi dovremmo sentirci inferiori ad Emma Bonino? Una che faceva abortire le donne con la pomapa da biciclette?
noi dovremmo chiederci, come può Emma Bonino “scendere2 al suo piedistallo per andare in una ABBAZIA?
cioè noi dovremmo riconoscere che i valori di Emma Bonino sono più grandi di quelli cattolici?
scusate ma non vi seguo: se alcuni cattolici , o che si ritengono tali, ritengono stimabile Emma Bonino, evidente c’è un problema.
ed un problema , c’è e da molto solo che la solita ipocria cattoliva non lo vuole ammettere. il problema è che esistono DUE CHIESE, una dei seguaci ed estimatori di Emma Bonino, l’altra dei suoi oppositori. E’ sciocco ed assurdo negarlo: una Chiesa , molto rappresentata in questo blog, ritiene che l’ABORTO ia una conquista e che Emma BOnino sia un eroina della civiltà, un altra Chiesa ritiene esattamente il contrario.
Lorenzo dice “rilassati”. certo , è facile rilassarsi. più difficile è mettere mente alla realtà: e la relatà sono i milioni di aborti in India , dovce le femmine non nascono più per l’aborto slettivo.
Certo , chi me lo fa fare di dispiacermi, angosciarmi, indignarmi comne medico e come cristina? Rilassati , consiglia Lorenzo
La teologia del rilassamento . Qualunque piega prenda la civiltà umana , qualunue legge anche sbagliata si faccia , rilassati! cioè fregatene altamente:
pensa ai fatti tuoi e fregatene di quello che avviene nella società!
bel consiglio: che non credo seguirò, sono per natura e per carattere una perosona che non può fregarsene: magari mi verrà l’ulcera per la rabbia , ma , caro Lorenzo, non mi rilasserò mai, se rilassarsi vuol dire indifferentismo morale!
“Mi ha sempre divertito questa caratteristica degli squilibrati a dare spettacolo di se stessi.”
Mi sarei voluta trattenere, ma confesso che questa è davvero divertente.
L’ultima risibile barzelletta della giornata. Detta da una persona sbracata senza eguali.
Complimenti signora “equilibrata”! Abbia il buon senso, se le riesce, di guardarsi bene allo specchio. Ci vedrebbe, sovraimpressa alla sua immagine, la parola “FAZIOSA! “. E poi, se ancora le riesce, si vergogni: una, due, mille volte.
Discepolo, scusi la domanda: lei è stanca? Voglio dire: molto stanca?
Si è resa conto di quel che ha scritto e di come l’ ha scritto?
Marilisa:
Pprrrrrrrrrrrtttttttt!!!!
E se non fosse abbastanza chiaro….
http://www.youtube.com/watch?v=54yUxsFweUQ
Non si affanni a postare link, signora, tanto non li aprirò.
Quello che è lei mi è chiarissimo. Lei è una grande, nauseabonda, cacca.
Bonjour finesse…..
“Che poi” a leggere e rileggersi la storia dei Monaci di Thiberine si fanno un pò gli Esercizi Spirituali secondo me…
[Un mio commento serale, in libertà].
Beato chi ce l’ha la “finesse”! Red carpet e fiori e osanna per chi ce l’ha.
Con tanti ossequi per la sua impareggiabile superiorità.
Cara discepolo, “rilassati” voleva solo essere un invito a rilassarti: a non schiumare rabbia come un toro che vede rosso nell’arena 🙂 con tutta la mia simpatia al toro, al rosso, e all’arena. Però, se l’alternativa al furore è l’indifferentismo morale, fai bene ad infuriarti.
Per il resto, io credo che nessuno qui ritenga di doversi sentire inferiore(?!!) a Emma Bonino. Certamente non io. Nemmeno superiore, però.
Quello che intendevo io, domandandomi “come ci troveremmo noi nei posti frequentati dalla Bonino”, era : siamo capaci davvero di essere” pezzetti di Cristo” quando siamo “in quei posti l'”, cioè in mezzo e davanti e insieme a quelli che non gli credono, che non credono, che sono lontani da noi?
Questa tua tirata “contra Boninum”, simile a molte mie in altri frangenti, mi conferma nel dubbio che non ne siamo capaci per niente.
Eppure io resto convinto, anzi arciconvinto, che il nostro posto sarebbe principalmente là, tra di loro. Nei loro ambienti, nel loro modo di agire, nel loro modo di pensare. Sforzandoci di metterci dal loro punto di vista per comprenderne la mentalità e i comportamenti, facendoci spiegare le loro ragioni, esponendo le nostre e facendo loro toccare con mano la forza della bellezza e della diversità di quello che dice il Vangelo.
Mi sembra che il nostro modo di porci nei confronti dei lontani sia sempre più questo: devo dire forte e chiaro che Emma Bonino, per dire, o Pinco Pallo Laico sbaglia. Quando, invece, credo che dovrebbe essere piuttosto questo: devo far capire con la mia vita e con il mio comportamento con loro, la bellezza di Gesù Cristo.
Se noi per prima cosa ci arrocchiamo nel fortino, ci restiamo per la vita.
E gli altri fuori.Fine della fiera.
Il rischio è di starcene tra di noi, sepolti e interrati come tanti talenti sotterrati.
Ogni tanto mi viene il dubbio che tanta foga nello smazzolarci in testa tra opposti fronti tra di noi, nasca proprio da questa autoreclusione nel nostro recinto sacro.
Ma con quegli altri fuori, che facciamo? Li molliamo lì? Noi abbiamo una precisa responsabilità nei loro confronti davanti a Gesù Cristo. In un certo senso, noi non siamo cristiani PER quelli che non lo sono?
Non è nemmeno che debbano essere conquistati e trascinati insieme a noi a forza: che è quello che in molti casi sembra che vorremmo fare, magari senza accorgersene, quando “noi” ci mettiamo automaticamente dalla parte di Dio, e agli altri, di default, non resta come opzione che la capitolazione .
O il rifiuto totale.
Il nostro compito, io credo, è un altro: è quello di spalancare il fortino, e di sparpagliarci per ogni dove.E non solo il fortino religioso e mentale, ma prima ancora quello “emotivo”. Non ci viene mai in mente che noi- e in certi casi proprio solo noi: discepolo, Lorenzo, vattelapesca chi, possiamo essere IL MODO con cui il Signore fa conoscere la sua faccia, e ” fa risplendere il suo volto” ( pensa un po’) su di loro? Non sarebbe meglio , allora, sbattere via pregiudizi, idee preconcette, barriere ideologiche, difese preventive? In una parola, dare una randellata sulla testa a quella bestiaccia che ci portiamo dentro che si chiama paura del diverso?
Prendere, e andare. Prendere Gesù Cristo con noi, e andare incontro a chi non ce l’ha, o non lo vuole. Incontro sempre. Incontro comunque. E comunque per primi. Partendo, come diceva GXXIII, da quello che ci unisce e non da quello che ci divide.Che poi, banalmente: ci possono dividere le idee, ci unisce il fatto che siamo uomini e donne sulla stessa identica barca.
Papa Francesco e Emma Bonino navigano gomito a gomito, assolutamente insieme.
Prevengo le critiche di retorica e i probabili spernacchiamenti che mi arriveranno.
Questa non è una prospettiva “buonista”. Tutto il contrario. Perché è chiaro che sulle risposte che arriveranno,dai lontani con cui andremo a consumare la nostra legna, non c’è nessuna garanzia. Men che meno di successo. Anzi, c’è “una certa” previsione di fallimento e di avversione, comunque. Ci arrica dritta dal Vangelo.Eppure tutti e due, il fallimento e l’avversione, possono diventare , magari in qualche raro caso, magari in uno solo, la chiave per fare breccia in qualche guscio di gomma, per far scattare un po’ di sano stupore stupefatto, per far venir giu’ qualche barriera anche dall’altra parte.
Ok, ok..Non saremo mai noi a convertire.
La conversione di nessuno, dipende da noi.
Ma portare Gesù Cristo in giro ,sì.
Io ho la sensazione sempre piu’ netta che invece noi portiamo in giro, quando lo facciamo, delle Leggi, dei Valori, una Cultura, una Tradizione, una Religione e una Fede. Cose, tutte, essenziali, e venerande.
Ma non portiamo in giro Gesù Cristo……
…. e lasciamo stare la roba delle DUE CHIESE.
La Chiesa è grandissima, abbastanza grande per accogliere qualunque differenza e varietà.
Ben vengano.
Sono quelle che permettono che ci sia sempre qualcuno in grado di “parlare”, anche con i piu’ lontani, e quindi alla Chiesa di parlare con con TUTTI… liberandoci dalla necessità che ognuno di noi debba essere in grado di parlare con tutti.
Quindi, se uno detesta, si fa per dire , la Bonino, lasci stare. Ci sarà qualcuno che potrà comunque dialogare con lei….
E la Chiesa resta una…:).
Lorenzo scrive delle cose condivisibili, che richiamano la prima lettura della messa di oggi (AT 18,1-8), in particolare:
Paolo cominciò a dedicarsi tutto alla Parola, testimoniando davanti ai Giudei che Gesù è il Cristo. Ma, poiché essi si opponevano e lanciavano ingiurie, egli, scuotendosi le vesti, disse: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente. D’ora in poi me ne andrò dai pagani».
Ma è chiaro che non basta farsi prossimi e “dialogare” con i non credenti, occorre anche proporre chiaramente Cristo, che è la sola Verità.
Il punto è che non lo si propone a parole. Non basta dire Cristo Cristo, bisogna viverlo e testimoniarlo. ( E lì ritorniamo al dunque: che significa viverlo e testimoniarlo?)
Questo è il senso.
Certo, ma bisogna mettere al centro Cristo, non una “versione” che possa risultare piacevole ai nostri interlocutori. E questo accade.
San Paolo proponeva ai Giudei una fede che essi non riuscivano a comprendere e ad accettare: se avesse accondisceso ad alcuni “compromessi” avrebbe convinto molti di loro più facilmente e si sarebbe risparmiato molte tribolazioni, ma avrebbe tradito la Verità.
Se annacquiamo la nostra fede andremo d’accordo con il mondo (magari riuscendo in una sorta di proselitismo), ma perdiamo tutto e di certo non saremo evangelizzatori. Credo che la sottolineatura della differenza tra proselitismo e evangelizzazione stia qui.
Anche ridurre la fede a due valori (anche se non negoziabili) è una forma di annacquamento, risolte quelle due questioni mi sento a posto con la coscienza e anche superiore volendo a chi è in cammino, in ricerca e si dispera di trovare.
Ricordo un libro di Martini sull’evangelizzatore in San Luca e un brano sui discepoli di Emmaus, Cristo si rivela facendo un pezzo di strada insieme, condividendo il pane evangelizzare è anche saper accompagnare silenziosamente.
Personalmente credo -come laico- di non essere chiamato a “presentare” la mia fede con la predicazione e la teologia. Anche volessi farlo, farei disastri. C?è chi, nella Chiesa, secondo me , ha la preparazione e il ruolo per farlo, e ad essi poosso eventualmente indirizzare, o accompagnare, chi me lo chiedesse.
Il modo che io ho a disposizione è l’unico che ho: pragmatico e di comportamento.
Non è necessaria la laurea in teologia per voler bene (secondo lo stile di Gesù Cristo, non quello del mulino bianco) a tutti quelli a cui noi- che ci piacccia o no- siamo “mandati”.
Insomma : nessuno mi chiede di “fare il prete”. Anzi, devo evitare di giocare a farlo. E’ proprio quello di cui Cristo non ha bisogno. Se faccio il piu’ pretesco del prete e il piu’ papista del papa, la gente che non vuol aver ache fare con preti& papi , giustamente non vorrà aver nulla a che fare nemmeno con me.
In qualche modo la scommessa è riuscire ad accettarsi e ad integrarsi ( che non vuol dire “cedere”) su un piano di amalgama e di parità, e mettendo in azione la leva della complicità umana.
Che è un dato di fatto. E benedetto.