Ruben e Joachim hanno 17 e 16 anni e sono in carcere in Belgio: torneranno liberi se rispetteranno tutte le regole di un “cammino” di rieducazione – fissate da un giudice sapiente – che li porterà dal carcere a Santiago de Compostela, con un cammino a piedi di oltre 2.500 chilometri da percorrere in quattro mesi attraverso il Belgio, la Francia e la Spagna, seguendo l’antico Camino e con l’accompagnamento di un tutor. Roberta Cortella e Marco Leopardi li hanno seguiti e ne hanno cavato un documentario TV – LA RETTA VIA – che viene trasmesso stasera da RAI TRE alle 23.30. E’ una bella storia: invito i visitatori a vederla e a ragionarne nel cineforum del pianerottolo.
Ruben e Joachim dal carcere a Santiago
18 Comments
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Grazie Luigi della segnalazione. Come sempre molte cose belle vengono relegate a notte iniziata… forse meglio, le stesse brillano di più al buio!
Penso che sia una idea stupenda. Tra l’altro, ricordo che quando – nel 2003 – ho fatto anche io tutto il cammino di Santiago, ho conosciuto proprio una coppia di belgi e lui era giudice… chissà…
Ma quel giudice avrà voluto costringere due ebrei a compiere un pellegrinaggio cristiano oppure anche per lui quello a Santiago è un cammino “generico”, che dovrebbe fare bene un po’ a tutti?
Certo che dovrebbe far bene un po’ a tutti! 🙂
Gesù ha trascorso la sua esistenza terrena impegnato a portare il suo messaggio di salvezza con il suo esempio, con le sue azioni, con la sua dedizione a chi gli stava attorno, senza riposo, fino alla morte sulla Croce. È questo l’ideale che trascina ogni cristiano autentico. Per un innamorato di Gesù ogni momento è un tempo prezioso per rendere la vita più gradevole agli altri.
Qui una spiegazione più dettagliata, in inglese
http://www.alba.be/Userfiles/file/VERTALINGEN/English.pdf
Il giudice ha trasformato il pellegrinaggio cristiano in un pellegrinaggio laico, in cui il percorso porta ad una redenzione terrena. Perché no?
“… avrà voluto costringere … a compiere un pellegrinaggio cristiano oppure anche per lui quello a Santiago è un cammino “generico”, che dovrebbe fare bene un po’ a tutti?”
Perché? Il pellegrinaggio cristiano fa bene solo ai cristiani?
Perché no, caro Massimo? Perché oggi tutto viene visto in toni di grigio, perché il cristianesimo non è un’etica o una filosofia. Per carità non ho niente contro il recupero di questi ragazzi, ogni strada può andar bene, anche questa, il mio dissenso (forse anche esasperazione) è sulla riduzione di tutto ciò che è cristiano – anche storicamente – a inoffensivo attributo di un pensiero unico che vuol prendere dal vangelo solo una base morale da tagliare e cucire a misura sul mondo moderno, badando bene a non urtare nessuna sensibilità. Cristo non è venuto per questo, c’erano già stati tanti filosofi e uomini più o meno degni.
Non capisco il tuo punto di vista, caro Gerry. Quello che dici è condivisibile. Ma non in questo caso. C’è un fatto, secondo me, che non si può trascurare: che questo è un giudice, non un confessore. Quindi se dà una pena non può certo dare la recita di un pater e un salve regina!!!
Dov’è il taglia e cuci su misura per il mondo moderno?
La penso come Mattlar, e dirò di più: m’inchino di fronte a quel Giudice ed al suo provvedimento.
Per il resto, amici, che ne dite se, prima, ci guardiamo la trasmissione su RAI3, e, poi, ne discutiamo ? Magari, a quel punto, avremo maggiore cognizione di causa sull’intera vicenda, vi pare ?
Buona notte a tutti, ed un pensiero ed una preghiera (se siete tutti d’accordo, potremo recitare il “Pater Noster” domattina, a mezzogiorno) per i 6 nostri militari caduti in Afghanistan e per le loro famiglie.
Roberto 55
Grazie del suggerimento, Luigi,
mi accingo a vedere la trasmissione.
La solita RaiTre dei comunisti.
Comunque sono curioso di una penitenza di un Tribunale di Stato,
che ordina un pellegrinaggio di tradizione cristiana, come alternativa alla galera.
Il documentario parte solo ora, con più di un’ora di ritardo – a motivo dello speciale sulla strage dei nostri soldati a Kabul. Io lo vedo lo stesso.
Gerry, scusami, ma che c’entra il ridurre cristianesimo ad etica?
Qui nessuno parla di cristianesimo, si tratta di un percorso umano che utilizza un cammino-simbolo cristiano per una finalità sociale ed educativa. Io credo che come cristiani questo non possa che farci piacere.
Peraltro, facendo una considerazione più generale, il cammino di Santiago non è una nostra proprietà in quanto cristiani, ma è ormai patrimonio della cultura europea. Si tratta di quelle famose radici cristiane che la chiesa continua a rivendicare. Non è che uno può un giorno affermare che il cristianesimo è alla base della civiltà europea (e magari addirittura operare per fare del cristianesimo la religione civile del continente) e il giorno successivo farsi prendere da crisi di gelosia e rivendicare il fatto che i simboli cristiani non possono essere profanati.
“La retta via” è terminato ora. Sono stato due volte a Santiago, una in pellegrinaggio familiare e un’altra come giornalista con il Papa. Mi ha fatto piacere tornarci “a piedi” con questi due trapati. Buona notte!
Già,
ci hanno fatto attendere…
00:36 – 01:30
Dunque,
è una ONG
che propone dopo un vaglio di persone,
il Cammino
come un vero momento pedagogico,
per uscire dalla propria prigione…
Santiago, si staglia nel fondo….
E’ una reale parabola che interroga,
che non fornisce una risposta definitiva.
Questo rende la proposta di un cammino come “uscita”, un momento forte.
Grazie Luigi
Credevo di essermi espresso chiaramente: non ho certo obiezioni, ci mancherebbe, su un qualunque cammino di recupero. Credo anche che il cammino di Santiago (o la via Francigena) siano una parte di quelle radici cristiane dell’Europa che solo uno stolto potrebbe negare e con Croce tutti – credenti o no – non possiamo che dirci cristiani, culturarlmente e storicamente.
La mia insofferenza è molto più generale, seppur mi ha provocato quel “perché no?” finale di Massimo, e verte sulla riduzione del “fenomeno cristiano” – nella specie il pellegrinaggio – ad una prassi o ad un’etica, da utilizzare al bisogno (come un medicamento!), ma svuotandola di ogni riferimento religioso o trascendente. Tutti i gatti sono grigi e vanno bene se prendono il topo, parafrasando una frase di Deng, se ricordo bene: è proprio questa riduzione a strumento (seppur di elevazione morale dell’uomo e che tende a privare il cristianesimo della sua essenza) che non mi va giù, tanto più quando a parlare sono dei cristiani.
La mia è forse una provocazione, ma ha come scopo quello di tenere desta la nostra coscienza, senza ulteriormente scivolare sulla china del “riduzionismo” verso cui tutto, ma proprio tutto, ci spinge. Insomma nel pellegrinaggio non c’è e non c’era solo “confessio vitae”, ma anche – e prima – confessione di fede.
Caro Gerry, sono d’accordo con quanto affermi nel tuo ultimo intervento, parlando in generale. Mi sembrava che tu considerassi l’iniziativa di cui stiamo discutendo (nonché il mio “perché no?”) un esempio di questa visione riduttiva del cristianesimo. Evidentemente non ci eravamo capiti.
L’avevo registrato iersera e l’ho visto poco fa.
La trovo una intelligente e costruttiva iniziativa, buona e applicabile per tutti anche per la possibilità di personalizzarla in funzione del credo del condannato/a in un cammino indirizzato verso i rispettivi luoghi di culto e, nel caso di agnostici volteriani, di corsa a piedi fino alla casa parigina di Voltaire che per ironia della sorte fu adibita a deposito della società Biblica.
Un grazie a Luigi per la segnalazione.
Godiamoci dunque questo “ateismo devoto”, questa laica riabilitazione della pietà popolare, dopo un quarantennio di straparlare di magismo e superstizione.