Al numero 28 della piazza di Santa Maria Maggiore, in Roma, c’è un negozio per turisti che vende foulards, magliette e cappelli, borse, cartoline, poster, calendari e ogni tipo di statuine, portachiavi, autoadesivi. La botteguccia ha un’insegna sulla porta che dice “Rosario”, il logo che vende di più. Un’intuizione di mercato alla Salvini: anche i suoi comizi offrono merce varia ma su tutta egli alza la corona del Rosario.
Rosario di Salvini e Rosario di Santa Maria Maggiore
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E’ il mio “spillo” di questa settimana, pubblicato con il titolo “Rosario suo mercato” a pagina 29 della “Lettura”, il supplemento culturale del Corsera, che sarà in edicola fino a sabato.
Per sapere che siano gli spilli, vedi il post del 9 luglio 2017:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/accusa-er-papa-a-santuffizio/
Alla devozione mariana del ministro degli Interni avevo dedicato un altro spillo:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/ministri-devoti-e-cardinali/
I fedeli che comprano i rosari dal negozio per turisti lo fanno per devozione, al di là delle intenzioni di chi li vende. Il rosario e le croci di Matteo Salvini servono a marcare un’identità forte: la religione non c’entra. E forte è Salvini, un leader vero che comincia a diventare pericoloso stringere all’angolo. Io non vedo luce.
Questo è il negozio con il logo “Rosario” del quale parlo nel post.
Lo stesso “Rosario” in campo medio con scorcio a sinistra della facciata di Santa Maria Maggiore.
Santa Madre Chiesa invita a pregare con fervente fede per i nostri governanti. Non farlo è peccato. O no? Non è più così? Mi sono persa qualcosa?
E dunque preghiamo per quel governante che oggi impugna la corona del Rosario, se fede o tigna, purché la linea politica convinca e operi per il bene della Nazione vanno bene entrambe non trovate?
Salvini ha i suoi limiti? Tutti ne abbiamo, chi non ne ha, perfino Carlo Magno teutonico e barbaro riuscì a flirtare con un papa (Leone III) e insieme fecero cose grandi: un Impero, Sacro e Romano addirittura. Del resto, il bene perfetto e sommo lo avremo solo nell’aldilà. Intanto preghiamo, come comanda la Santa Chiesa Cattolica Apostolica per quel che umanamente si può aggiustare che la devastazione e le macerie lasciate dal governo precedente è tale dal rasentare una guerra…
Sto per andare alla recita del Rosario.nella Chiesa quasi deserta di san.Francesco. Il Rosario, la preghiera dei poveri, quella a cui ti affidi quando non sai più cosa fare.
Il Rosario, quello che viene messo.tra le mani dei defunti.
Che cosa è il bene della nazione? E ha oggi senso parlare di nazioni? O non sarebbe forse meglio parlare di comunità internazionale? Poco più di cento anni fa le nazioni pregavano Dio di concedere la vittoria a loro e ai loro governanti. Siamo ancora fermi lì?
Alberto Farina
Dicasi “Utopia”: dal greco u = negazione, tòpos = luogo; quella situazione o luogo, appunto, che non esiste, ma che si sogna comunque. Il termine, coniato da Tommaso Moro per la sua opera omonima pubblicata nel 1516, designa un ordinamento politico sociale senza privilegi, abusi e ingiustizie. La definizione di utopia fu successivamente ampliata per indicare qualsiasi luogo perfetto o situazione ideale difficilmente realizzabile.
Cito, tuttavia, una delle tante belle filastrocche imparate alle elementari, di quelle uscite dalla penna straordinaria di Gianni Rodari , il poeta della mia infanzia che dice pressapoco così:
““Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere sai cosa?
La speranza.”