“In tempi di difficile convivenza, monsignor Romero ha saputo guidare, difendere e proteggere il suo gregge, restando fedele al Vangelo e in comunione con tutta la Chiesa. Il suo ministero si è distinto per una particolare attenzione ai più poveri e agli emarginati. E al momento della sua morte, mentre celebrava il Santo Sacrificio dell’amore e della riconciliazione, ha ricevuto la grazia d’identificarsi pienamente con Colui che diede la vita per le sue pecore”: è un passaggio felice del messaggio di Francesco per la beatificazione di Romero, redatto nel linguaggio solenne dei martirologi. Ci vedo la consapevolezza di Papa Bergoglio di appartenere alla storia martiriale dell’America Latina. Nei commenti altre parole del messaggio.
Romero Bergoglio e la storia martiriale latino-americana
30 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Guida del popolo come Mosè. Il Signore non abbandona mai il suo popolo nelle difficoltà, e si mostra sempre sollecito verso i suoi bisogni. Egli vede l’oppressione, ode le grida di dolore dei suoi figli, e va in loro aiuto per liberarli dall’oppressione e per condurli in una terra nuova, fertile e spaziosa, dove «scorre latte e miele» (cfr. Es 3, 7-8). Come un giorno scelse Mosè affinché, in suo nome, guidasse il suo popolo, così continua a suscitare Pastori secondo il suo cuore, che pascolino con scienza e prudenza il suo gregge (cfr. Ger 3, 15).
Festa dell’America Latina. In questo giorno di festa per la Nazione salvadoregna, e anche per i Paesi fratelli latinoamericani, rendiamo grazie a Dio perché ha concesso al Vescovo martire la capacità di vedere e di udire la sofferenza del suo popolo ed ha plasmato il suo cuore affinché, in suo nome, lo orientasse e lo illuminasse, fino a fare del suo agire un esercizio pieno di carità cristiana. La voce del nuovo Beato continua a risuonare oggi per ricordarci che la Chiesa, convocazione di fratelli attorno al loro Signore, è famiglia di Dio, dove non ci può essere alcuna divisione.
Nella violenza dell’amore. La fede in Gesù Cristo, correttamente intesa e assunta fino alle sue ultime conseguenze, genera comunità artefici di pace e di solidarietà. A questo è chiamata oggi la Chiesa a El Salvador, in America e nel mondo intero: a essere ricca di misericordia, a divenire lievito di riconciliazione per la società. È necessario rinunciare alla «violenza della spada, quella dell’odio» e vivere «la violenza dell’amore, quella che lasciò Cristo inchiodato a una croce, quella che si fa ognuno per vincere i propri egoismi e affinché non ci siano disuguaglianze tanto crudeli tra noi».
Germogli il seme del martirio. Con cuore di padre si è preoccupato delle “maggioranze povere”, chiedendo ai potenti di trasformare «le armi in falci per il lavoro». Quanti hanno monsignor Romero come amico nella fede, quanti lo invocano come protettore e intercessore, quanti ammirano la sua figura, trovino in lui la forza e il coraggio per costruire il Regno di Dio e impegnarsi per un ordine sociale più equo e degno […]. Germogli il seme del martirio e si rafforzino negli autentici cammini i figli e le figlie di questa Nazione, che si gloria di portare il nome del divino Salvatore del mondo.
… eppure il vento soffia ancora!
………… e spruzza l’acqua alle navi sulla prora !
Buona domenica di Pentecoste a tutti, nel segno della preghiera al Beato Oscar Romero.
Roberto 55
Sono felice per quanto ho visto ieri, Oscar Romero Martire prega per noi!
🙂 🙂 🙂 🙂 🙂
Monsignor Urrutia sventolava la lettera del papa mentre la leggeva ed era scritta, così mi è parso, tutta a mano dal papa.
monsignor Urrutia fu postulatore diocesano della causa di Romero e prima partecipò come testimone diocesano all’autopsia di Romero.
felicissimo anch’io per la beatificazione di Romero.
Poi mi diverte molto – come in ogni betificazione & canonizzazione-l’entusiasmo da stadio , come se il martire/beato/santo fosse una bandiera da sventolare.
Solite questioni di tifoseria, di colorazione, di spirito di gruppo.
Tutte balle.
Non esistono, se non nei ragionamenti logori e bacati, martiri di dx e di sx, di serie A e di serie B, di questo o quel campanile.
Il sangue dei martiri è tutto uguale, uguale a quello di Cr. e , toh sorpresa, uguale al mio e al tuo.La differenza è se lo versi ( leggi: te lo spremono fuori fino all’ultima goccia) o se te lo conservi gelosamente e guai chi te lo tocca.
Altro che bandiere da sventolare sloganando: sono strade tostissime da seguire. Non chissàchi. Non ” lui che era un santo ” ( lo era nè piu’ ne meno di me). IO. E tutti quanti che siamo qui.
Non a tutti, per fortuna nostra, è chiesto di morire x Cristo.
Però: a tutti quanti che siamo qui sopra a spipolare la tastiera, nessuno escluso, e a tutti quelli che sono “cristiani” è chiesto di DARE LA VITA TUTTA intera.
La propria, come si è e dove si è: senza partire x la tangente di chissà che esperienze estreme.
O “martiri” e cristiani, o banfoni e basta.
Tutto il resto sono palle.
E mo’ andiamo pure a festeggiare….
🙂
Concordo con la riflessione di Lorenzo, specialmente dove evidenzia il rischio di strumentalizzazioni.
mi ha fatto piacere durante la trasmissione a tv 2000 prima della Messa vedere intervistato padre Chema Tojeira.Ho avuto la fortuna di poterlo conoscere di persona ed è una persona straordinaria. Era il provinciale dei gesuiti quando uccisero Ellacuria e compagni alla UCA ed è stato poi per molti anni rettore della stessa.
Mio caro Lorenzo,
ogni volta che ti leggo mi ritrovo perfino dentro le punteggiature dei tuoi commenti!
Ma soprattutto si ritrovano le mie convinzioni nel tuo concetto di Cristinanità.
Tostissime, davvero.
Un abbraccio
Iddio la fissa di Lorenzo per i martiri a volte e’ un po’ inquietante, tenuto conto che scrive sempre per dire di stare tutti zitti e’ un cristianesimo per lo meno solitario.
Anche Bergoglio insiste troppo parere mio sul sangue, sarà che già ne sta scorrendo, ricordo che ne parlava Jenkins nel libro sulla diffusione dei movimenti carismatici.
Parlava del fatto che nei paesi del sud del mondo il legame tra sangue (anche nel martirio) e religione e’ presente molto più che nel nord.
“Iddio” non lo sentivo dai tempi di mia zia Marietta. 🙂
“Un po’ inquietante” è il minimo sindacale.
Se no si finisce diretti nel valium spirituale.
Poi, dice: “oggi il cristianesimo non influisce sulla cultura”.
Ma non è il cristianesimo a non influire. E’ il modo in cui si è cristiani.
Eccecredo!!!
“Tutti zitti”, infine , na fava. Visto che so benissimo che non ci si sta , è auspicabile che si chiudano le serrande.
Parere perlomeno solitario, tranquilla Sara, non dovrà migrare su un altro pianerottolo….
Un abbraccione ricambiato e di cuore, principessa!!!!
Era oddio già non ci vedo di mio poi con il cellulare.
Parlavo di incidere sulla cultura come spazio comune del vivere non credo che bisogna necessariamente morire, i giornali non hanno dato più di tanto spazio nemmeno a Romero se ci badi poi.
Capisco che sembrino cose terra terra ma milioni di persone vivono in quello spazio.
@ Lorenzo Cuffini 24 maggio 2015 @ 11:30
Condivido pienamente,
punto per punto,
è
sempre comodo tifare per santi e martiri
dalla protrona del proprio salotto
o
dalla tastiera del proprio pc….
Dietro ogni persona che si è trovato per forza (anche scelta)
un profondo dolore della carne
e dello spirito
il male che ti precipita
sopra
dentro
intorno
e
gli aut aut
non si scelgono in poltrona
ma
in buona parte dei casi
mentre
la carne sta soffrendo, dolorando,
mentre
è impossibile scegliere !!!!!!!
Grazie Lorenzo,
con le tue parole
mi aiuti sempre a leggermi dentro…
Un abbraccio grande
Ci sono anche persone che vivono in zone di persecuzione e non davanti al pc che chiedono di sgonfiare un linguaggio estremamente emotivo e semplificatorio.
http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/siria-sirya-siria-cristiani-christians-cristianos-41116/
Anche padre Pizzaballa:
http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/siria-syria-siria-40897/
NOI
siamo davanti ad un PC !!!!!!
a fare sulla tastiera
filosofia
ed
intellettualismi
sul sangue
e sul dolore altrui,
………
Niente acchevedere
con quello che vive p. Pierbattista
nel quotidiano concreto
e che lancia spesso attraverso la stampa
con denunce e grida di dolore…
Niente a che vedere con tutti coloro che hanno
i corpi martoriati e doloranti
dalle fughe da quei luoghi
cercando di salvare la vita
propria e dei cari
e
non quella di farsi ammazzare
nemmeno fosse per la fede….
Troppa melensa romantica ideologia del martirio
gira per il web e su certi giornali……
Nelle terre della ferocia dell’ISIS
nessuno sta cercando il martirio,
la
gente è AMMAZZATA
semplicemente
per la propria DIVERSITà
da
feroci fondamentalisti
che si fanno scudo di un DIO INVENTATO.
Stanno uccidendo sia cristiani che islamici,
che non corrispondono allo schema voluto
dalla follia di altri uomini feroci.
E’ una dinamica che si ripete ciclicamente
nella storia,
ed in ogni continente e paese.
In ogni caso padre Pizzaballa dal posto dove vive e non davanti al PC invita a dialogare e costruire uno spazio di mediazione comune.
Se dovesse fare come Lorenzo che di fronte a qualche parola di troppo chiede di chiudere tutto…
Per dire che martirio si, ma anche la testa.
Daiiii Sara
Lorenzo non sta chiedendo assolutamente di chiudere tutto
sta invitando ad una diversa riflessione
soprattutto
a partire
dal concreto
p. Pierbattista che non mi conosce per il mio nick,
so benissimo che invita a fare ponti,
ma
so benissimo che il suo quotidiano concreto
non è camminare sui ponti….
lui lancia i ponti,
ma
il suo quotidiano
è confrontarsi con le contraddizioni
culturali,
etniche,
di miserie,
e di amore profondissimo per gli Ebrei carne dell’Incarnato,
pur spaziando in un amplissimo spazio che è la Custodia di Terra Santa che non è solo Israele e la Palestina….
Questo breve scambio tra me e Sara è un lampante esempietto da manuale di come la mitizzata discussione porti a un tubo, anzi peggio.
Uno dice Roma , l’altra intende toma, e dice pure ” anche la testa”.
🙂
c.v.d.
Non porta ad un tubo no, se sei convinto di avere ragione, io dico questo: perchè ci sia un martire serve un assassino e se si può evitare di arrivare al sangue è meglio.
Sarà da mollaccioni ma non mi pare meno da cristiani.
Poi la pianto perchè tanto ha ragione non serve niente.
A me pare da cristiani vivere portando pazientemente la pena che ogni santo giorno ci dà.
Proprio ieri il mio parroco ha detto una cosa che ripete spesso: Dio non ci chiede grandi cose. Essere onesti e giusti, guardare i nostri fratelli( tutti!) facendoci carico dei loro bisogni, amandoli (tutti!), prendendo posizione netta per la verità rifiutando la non-scelta per non avere problemi( bisogna scegliere! ), questa è la via per la santità quotidiana, fatta di piccole ma anche di grandi cose.
Dio–ripeto– non chiede grandi cose. Non chiede il martirio.
Invece, ancora c’ è chi parla di martirio e di sangue per essere più vicini a Dio. Non è così.
A ogni giorno basta la sua pena.
E Dio –è stato detto– sorregge ciascuno nel peso che si trova a portare.
A tratti il peso diventa per tutti un carico enorme che rischia di schiacciarci, ma in fondo anche allora le forze per sorreggerci non vengono meno. Bisogna crederci.
Questo io ho sperimentato.
Senza versare sangue e senza ritenermi martire.
Se il sangue e il martirio vengono strumentalizzati per sentirsi più vicini a Gesù Cristo, questo può aiutare qualcuno, ma certo non tutti.
Siamo tutti dei poveri cristi, e nell’ Eucaristia uniamo i nostri sacrifici al Suo.
Solo questo ci resta.
Non è che diciamo cose tanto differenti, se solo non ci lasciamo travolgere dal panico e dalla repulsione istintiva che ci viene ad accostare anche solo lontanamente il nostro nome alla parola martirio.
Per esempio io ho detto: Non a tutti, per fortuna nostra, è chiesto di morire x Cristo.
Aggiungo che nessuno, manco Cristo stesso, cerca il martirio con voluttà, come certa agiografia distorta ci ha rifilato nei secoli. Semmai il martirio è messo in conto lucidamente ( il che significa con la tremarella che abbiamo tutti, ma senza darsela a gambe) in determinate situazioni e vissuto come conseguenza imprescindibile di un modo di vivere e seguire Cristo.
Non si tratta di snudarsi il petto alla pallottola nemica e cercare affannosamente una scimitarra cui porgere il collo: sarebbe forse eroismo, ma i martiri sono una cosa tutta diversa dagli eroi da copertina. Anche se noi, pirla, li equipariamo e facciamo dei santi dei santini da copertina e da figurina da album.
Poi dicevo: Però: a tutti quanti che siamo qui sopra a spipolare la tastiera, nessuno escluso, e a tutti quelli che sono “cristiani” è chiesto di DARE LA VITA TUTTA intera. Quello che il saggio don citato da Marilisa dice:” Essere onesti e giusti, guardare i nostri fratelli( tutti!) facendoci carico dei loro bisogni, amandoli (tutti!), prendendo posizione netta per la verità rifiutando la non-scelta per non avere problemi( bisogna scegliere! )” è esattamente questo, nient’altro.Provi ciascuno a cercare integralmente questo piccolo elenchino di cose senza clamore, e si renderà immediatamente conto che implica rovesciare la propria vita come un calzino: senza cambiarla di un centimetro dei luoghi, nei ruoli e nelle persone. Ma rivoluzionando da cima a fomdo te stesso, il che è infinitamente piu’ incasinato che mollare tutto e partire per chissà quali lidi esotici in missione.
Quanto alla ” quotidianità” e alla normalità del martirio bianco, un martirio NON fatto di grandi cose, ma integrale, è proprio quello che dicevo anch’io: “dare la vita” ma la propria, come si è e dove si è: senza partire x la tangente di chissà che esperienze estreme.
Tutto questo detto, e con questa accezione letterale del termine martire come testimone, ribadisco il mio personale convincimento.
O ci si da tutti, o non ci si da affatto.
O ” martiri” o banfoni.
O cristiani, o altre cose, tutte legittime e bellissime, ma che con quello che ci chiede Cristo c’entrano una mazza.
Martiri non “ci si ritiene” : in tal caso si è esaltati e coglioni. semmai.
Martiri lo si è, senza tante menate, “per forza di cose cristiane: prendi sul serio GC , e lo diventi, punto.
Perché, unica cosa certa, a me, e a te e a tutti, Cristo chiama, chiede e manda.
Che ci piaccia o no, così è.
Scrive bene Marilisa: siamo chiamati( mostro malgradissimo) a “prendere una posizione netta rifiutando la non-scelta per non avere problemi
Bisogna scegliere! ”
Esattamente.
La propria, come si è e dove si è: senza partire x la tangente di chissà che esperienze estreme.
O “martiri” e cristiani, o banfoni e basta.
Ascoltiamo ancora la voce profetica di San Romero d’America:
“Sono stato frequentemente minacciato di morte. Devo dirvi che, come cristiano, non credo nella morte senza resurrezione. Se mi uccidono risorgerò nel popolo salvadoregno. Lo dico senza alcuna presunzione, con la più grande umiltà. Come pastore sono obbligato, per mandato divino, a dare la vita per quelli che amo, che sono tutti i salvadoregni, anche per quelli che mi assassineranno. Se giungeranno a compimento le minacce, già da ora offro a Dio il mio sangue per la redenzione e la resurrezione del Salvador. Il martirio è una grazia che non credo di meritare. Ma se Dio accetta il sacrificio della mia vita, che il mio sangue sia seme di libertà e il segno che la speranza sarà presto una realtà. La mia morte, se è accettata da Dio, sia per la liberazione del mio popolo e una testimonianza di speranza nel futuro. Se arrivassero ad uccidermi, potete dire che perdono e benedico quelli che lo fanno. Chissà che si convincano che stanno perdendo il loro tempo. Un vescovo morirà, ma chiesa di Dio che il popolo, non perirà mai”.
Com’è stato possibile allora che per 35 lunghi anni si dubitasse che la sua morte fosse un martirio a servizio del Vangelo? Ha dichiarato monsignor Vincenzo Paglia, il postulatore della causa di beatificazione: «Romero ha avuto scontri con il nunzio, con il Vaticano, con i poteri locali che lo definivano comunista solo perché aveva scelto di sporcarsi le mani dedicandosi all’aspetto sociale del dogma». Ma che cos’è questo aspetto sociale del dogma? È il bene concreto, cioè l’unico vero senso del Vangelo, cui tutti gli altri sono funzionali. Che a essere contro Romero siano stati la destra e i militari per interessi economici e politici si spiega; ma che lo sia stata una parte della Chiesa, tra cui la maggioranza dei vescovi salvadoregni e a Roma i cardinali López Trujillo e Castrillón Hoyos, tanto potenti sotto Woityla e Ratzinger, è il segnale di qualcosa di strutturalmente pericolante nel sistema ecclesiastico. Sabato sarà un giorno di grande gioia per la causa del Vangelo, ma per alcuni nella Chiesa anche di inevitabile vergogna.
Vito Mancuso, la Repubblica 21 maggio 2015
monsignor romero è stato un grande martire e so da amici della Comunità di Sant’Egidio che è stato Francesco a fare la voce grossa con i vescovi titubanti….evviva!spero ne facciano altri di santi che hanno dato la vita per Cristo