Ho visitato una mostra stupenda, che dà una buona idea di come sia antica l’anima di Roma e formicolante di segni umani il terreno su cui noi romani camminiamo: “Memorie dal sottosuolo. Ritrovamenti archeologici, 1980 – 2006”, alle Olearie papali, aperta fino al 9 aprile. Seconda scoperta: rivedere le Olearie – cioè le cantine per la conservazione dell’olio – dopo il restauro. Con le loro volte abbassate e con tutte quelle cisterne e anfore, curate come opere d’arte. Realizzate nel Settecento: e dunque non era solo arretratezza lo Stato Pontificio d’allora. Ma che cosa non è mai il sottosuolo di Roma: in soli 25 anni, scavando per la linea C della metropolitana e le autostrade e i parcheggi sotterranei, o per risistemare il Palatino, la piazza del Pantheon, un convento a Trinità dei Monti, un tratto qualsiasi dell’Appia o della Prenestina, ecco che saltano fuori in continuità monili e pietre preziose, monete, statue, oggetti d’oro e argento, mosaici, sarcofagi (bellissimo il Sarcofago degli sposi, ritrovato a Lunghezzina, lungo l’autostrada Roma-L’Aquila), tombe con arredi fastosi per la bellezza femminile o per banchetti. Già Fellini, in Roma, aveva festeggiato la città sotterranea che ritrovi scavando per la Metropolitana. Ma pareva licenza poetica, qui invece trovi più di mille reperti, a campione di tantissimi altri, ritrovati in appena due manciate di anni. Quando si dice Roma si dice questo affollamento sotto i piedi. Questa densa profondità. E lo stupore delle scritte su lapidi, cippi, stele funerarie, frontoni di templi, incise con i caratteri esatti del maiuscolo del computer: insomma l’Old Roman accanto al New Roman.
Roma sotterranea e la scrittura del computer
11 Comments
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ecco il nonromano più innamorato e competente su Roma.
Popolo basso,vi dò una dritta mondiale:Gigi Accattoli quando andrà in pensione farà il cicerone in giro per Roma,e vi posso assicurare ,per averlo provato,che quando parla da cicerone sotto un monumento quello che dice è da registrare e pubblicare paro paro,e ti lascia incantato ed entusiasta.Sono cose che non hanno prezzo,per cui prenotatevi fin da ora:io l’ho già fatto.
Ed io mi iscrivo per una visita guidata di Santa Maria Maggiore, molto cara al mio cuore. Ma mi sembra aver capito che la pensione non è ancora di attualità …vorrà dire che aspetteremo ! Cari saluti, Luisa
Io mi prenoto per Santa Sabina, la chiesa più bella del mondo
Chi mi può consigliare un libro sulle chiese di Roma ? Comunque mi date una gran voglia di correre a Roma,città senza dubbio ancora tutta da scoprire per me ! Grazie per le vostre indicazioni ! Luisa
A Giorgio (e a tutti): buon anno! E’ vero, mi piace Roma e penso che la sua bellezza diventerà un argomento abituale del blog.
A Leonardo: la mia chiesa preferita è Santa Maria Maggiore con il presepe di Arnolfo (vedi post del 24 dicembre) ma non ignoro la suggestione di Santa Sabina, le sue porte in legno, le memorie di San Domenico lì accanto, il Giardino degli aranci e tutto il resto. Ci andremo, ci andremo.
A Luisa: di libri sulle chiese di Roma ce ne sono tantissimi, compreso un ottimo Oscar Mondadori, autrice una donna, che in questo momento non so citare con precisione (sono fuori casa). Ma posso dire a memoria un libro del cardinale Ratzinger che svolge riflessioni occasionali partendo da visite a chiese di Roma: Immagini di speranza. Percorsi attraverso i tempi e i luoghi del giubileo, San Paolo Edizioni 1999. In copertina c’è un testo che amo citare come riprova – una delle più vive – del fatto che il cardinale Ratzinger non si aspettava l’elezione a papa: “Nel periodo della mia permanenza a Roma…” Ratzinger immaginava di rientrare in Baviera al compimento del 75° anno, nel 2002.
Credo che l’Oscar Mondadori a cui faccia riferimento Gigi sia quello di Georgina Masson. Anche a me piace molto, è una guida di Roma molto piacevole, non eccelle in dettagli e informazioni, ma accompagna il visitatore quasi passo passo e soprattutto gli da’ la sensazione di aver visto Roma come un diario personale. Non so però se sia stata aggiornata, la città si è arricchita di nuovi monumenti (p.es. l’Auditorium di Renzo Piano) e di nuove chiese (come quella, bellissima, di Dio Padre Misericordioso di Richard Meyer a Tor Tre Teste) e ignoro se la guida li contempli. Sempre in tema di guide e di vaticanisti (e Gigi è un maestro anche tra i ciceroni, anch’io sono già in fila per Santa Maria Maggiore…) segnalo che lo scomparso vaticanista dell’Ansa Federico Mandillo amava organizzare ogni settimana visite guidate per l’Urbe a favore di amici e appassionati. Frutto di questa sua passione è il volume “Imparare Roma”, pubblicato da Ave nel 2000 (il titolo è una citazione di Giovanni Paolo II), a cui si è aggiunto un recente libro, sempre in tema, pubblicato dall’Ansa, ma di cui non ricordo il titolo.
Vi ringrazio per le vostre indicazioni. Mi è stato purtoppo detto che il libro di J. Ratzinger citato non si trova più. Peccato. Vedo con piacere che la fila di attesa per le visite commentate dal Signor Accattoli si sta allungando…ed io il viaggio lo faccio di sicuro ! Buona domenica a tutti, Luisa
Vi piace la chiesa di Mayer? Dico come chiesa. Io l’ho vista solo in immagine, ma direi che condivido le perplessità espresse tempo fa da Sandro Magister nel suo blog (ricordo che c’era anche, in proposito, un articolo di Pietro De Marco, molto interessante)
A proposito di chiese romane, oggi ho sentito il TG3 Lazio che parlava della decisione del Vicariato sulle cerimonie nuziali. Offerta libera per chi si sposa nella propria parrocchia, una cifra fissa e più alta per chi sceglie le chiese monumentali del centro storico, molto molto inflazionate.
Il principio ispiratore è dichiarato ed evidente: combattere la tendenza a sposarsi altrove, fuori dalla propria comunità. Alcuni sacerdoti intervistati hanno dichiarato che nella propria parrocchia benedicono solo tre o quattro matrimoni all’anno.
Il provvedimento del Vicariato, però, come l’intero servizio giornalistico, sembra trascurare un dato di fondo. Sarà pur bello sposarsi a San Gregorio al Celio, a San Lorenzo in Lucina, a San Giovanni a Porta Latina o a Santo Stefano Rotondo. Ma avete presenti le alternative??
Sono luoghi accoglienti, secondo voi, i tempi cattolici costruiti a Roma negli ultimi cinquant’anni? Oppure si tratta, per lo più, di autentici monumenti allo squallore, di esperimenti di malintesa creatività, di spazi che non favoriscono in alcun modo il raccoglimento dei semplici ma piuttosto i baloccamenti intellettuali di qualche architetto/teologo?
La cosa più incredibile è che si continua così.
La chiesa dell’Eur consacrata venti giorni fa da Benedetto è brutta come poche.
Sono certo che simili progetti non incontrano il gusto del Pontefice nemmeno da lontano.
Da Mario Barbero, missionario in Congo e caro amico, ricevo questo messaggio natalizio:
Caro Luigi, grazie per avermi segnalato il tuo blog, lo seguo ogni giorno e mi piace molto. Auguro Buon Anno 2007 a te e alla tua famiglia, mentre ti condivido il mio Natale a Kinshasa. Non c’erano tante luminarie in città per Natale, ma nelle Chiese qualche decorazione speciale, un presepio, qualche luce in più si notava. Non ci sono stati tanti pranzi solenni per Natale, ma la celebrazione delle Messe era veramente una festa. Ti racconto le mie Messe di Natale.
La Messa di “mezzanotte” nella nostra parrocchia St.Luc cominciò alle 20 e alle 22,30 era finita. Celebrata in lingala e francese con qualche brano di latino (il Parroco mi chiese di cantare il Prefazio solenne in latino e la gente l’apprezzo’ molto). La Messa era all’aperto con la partecipazione di molta
gente. Molto curata la liturgia: lettori, ministranti, ministri straordinari dell’Eucarestia e i canti così gioiosi con la partecipazione della gente.
Il giorno di Natale andai nella parrocchia di St.Alphonse, forse la più grande di Kinshasa. La Messa prima, in lingala, durò tre ore, la chiesa era piena zeppa, oltre 3 mila persone. Ci saranno stati almeno 40 ministranti nella processione d’ingresso durata 15’: bambine “danceuses”, accoliti, ministri
straordinari dell’Eucarestia, lettori tutti vestiti con abiti liturgici che davano un’aria di festa e di solennità. Il canto del gloria (“Kembo” tipico della “Messa zairese”) con ministranti e sacerdoti che giravamo attorno all’altare a passo di danza, battendo le mani e sollevandole ritmicamente davano un’aria di gioia indescrivibile. Il rito dell’aspersione prende un buon dieci minuti, siamo in due preti che camminiamo in tutti i corridoi della vasta chiesa
aspergendo abbondantemente i fedeli a destra e a sinistra. All’offertorio oltre a raccogliere denari (ognuno si alza dal suo posto e va a depositare la sua
offerta nei canestri tenuti dalle “mamme cattoliche” in vari punti della Chiesa) vengono portati doni in natura (olio, riso, pesce, carne, zucchero) che verranno poi distribuiti ai poveri. Dopo la Comunione come ringraziamento la corale canta magnificamente l’Alleluja del Messia di Haendel.
La Messa latina comincia con un’ora di ritardo e dura due ore, terminando alle 14. La Chiesa è ancora gremita. La corale “Christ-Roi” canta in gregoriano l’introito “Puer natus est nobis” e poi il graduale, offertorio e communio. Durante l’omelia in francese, della durata di 35’ (non sono io il predicatore), la gente segue attenta e ogni tanto applaude. Anche a questa Messa canto il Prefazio solenne della Natività in latino e dopo la Messa molti verranno a
congratularsi e a dirmi che si sentivano proprio a casa loro, nella Chiesa cattolica, e aggiungevano “la Messa era così bella che avremmo desiderato
continuasse ancora”. All’uscita della Messa mentre alla porta saluto le persone, vedo una grande gioia sui loro volti: anche se andando a casa forse non troveranno granchè da mangiare, hanno celebrato, gioito, si sono sentiti parti della chiesa universale.
I canti Lingala, francese e latini cantati con grande competenza e preparazione fanno sentire la gioia della festa, la meraviglia di cantare all’Emmanuele che
viene tra noi. Devo aggiungere che non ho mai sentito cantare così tanto in latino come qui a Kinshasa ove in quasi tutte le parrocchie c’è la Messa domenicale “latino-francese” alle 11. Il cantare in varie lingue (lingala, francese, latino, inglese) non impedisce la preghiera e celebrazione festosa insieme. Sono rientrato a casa dopo le 15 con ancora nel cuore l’atmosfera di quelle lunghe ore di celebrazione che mi hanno permesso di gioire, riflettere, pregare. Un saluto affettuoso. Mario
Alla faccia di chi ha voluto spazzare via il latino dalla liturgia, perché “allontanava la gente”!