“Alla sera, riflettendo su quel ragazzo afghano che mi aveva detto ‘coraggio’, vedevo in quel suo sguardo dagli occhi a mandorla il volto di Cristo che mi richiamava a una realtà nonostante tutto positiva“: parole di Roberto Cresta, imprenditore di Poggio Rusco (Mantova) danneggiato dal terremoto. Siamo abituati a cercare il volto di Cristo nei bisognosi che soccorriamo, raramente ci capita di vederlo in coloro che soccorrono noi. Mando un bacio di gratitudine a Roberto e ad Alì l’afghano e li saluto con un bicchiere di Vino Nuovo.
Roberto Cresta: vedevo Cristo in quell’afghano
14 Comments
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Un altro “non-cristiano” (?) che ci aiuta ad essere migliori cristiani.
Applicazione di:
“Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova“
Niente di strano, Mabu, Péguy intuì che siamo tutti in-cristiani, di base…
p.s. Cosa che tradiz e progr. tendono a dimenticare…
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2013/2/2/RAPPORTO-EURISPES-Borghesi-il-progressismo-vuoto-di-una-destra-che-avanza/print/359954/
…ma sei sicuro che l’intuizione di Peguy non sia (solo) “pro multis”…?
Charles Peguy andrebbe, forse, riletto, e, forse, pure rivalutato: il suo abbandono del Partito Socialista ed il suo successivo interventismo (mi pare, se non ricordo male, che, allo scoppio della Grande Guerra, s’arruolo volontario nella fanteria francese) ne fecero, di fronte ai posteri, un’icona del nazionalismo più “revanchista”, ma dubito – per quel poco che so di lui – che ciò corrispondesse veramente al suo “sentiment”.
Leggere Massimo Borghesi è sempre stimolante (che tu sappia, Lyco, insegna sempre a Perugia ?).
Un caro saluto.
Roberto 55
Luigi, sono molto belle le parole di Roberto Cresta. Ci danno effettivamente un messaggio nuovo.
Infatti non è abituale vedere il volto di Cristo in chi porta aiuto anche con provvidenziali parole di speranza.
Magari si vede in lui, o in lei, un angelo inviato da Dio.
Ma la Carità, il tema dominante della liturgia odierna, è sempre tutta divina.Lo Spirito Santo unisce con un filo rosso chi aiuta e dà amore e chi riceve aiuto e amore.
Entrambi senza saperlo rispecchiano il volto di Cristo.
Roberto55,
il prof. Massimo Borghesi insegna sempre a Perugia, questo dice la sua pagina FB.
Caro Mabu,
molti o tutti o giù di lì (o, traducendo dall’inglese dei contestatori, “molti e molti”). Péguy sapeva che il mondo della tradizione popolare stava scomparendo, travolto dalla modernità, vedeva in anticipo ciò che sarebbe successo con le guerre mondiali, dove quegli uomini che ancora avevano quel mondo negli occhi e nella memoria sarebbero morti, lasciando la Chiesa umanamente in mano al partito intellettuale.
Uno dei frutti peggiori delle guerre mondiali è stato il proliferare delle star intellettuali nella Chiesa (Teologi, Esegeti, Ermeneuti, Storici, Liturgisti, Moralisti, Catechisti, Traduttori, Inculturatori, Animatori, Liberatori, Iniziatori, Priori e via dicendo).
Lyco esiste anche al posizione di un Karl Barth, che ha avuto anche lui rapporti con il socialismo, si è opposto in nome dell’alterità assoluta di Dio al nazismo e nonostante ciò ha avuto parole di grande simpatia verso il Concilio e il mutato atteggiamento della Chiesa cattolica.
Tanto di cappello a K.B., per quanto la sua posizione non sia esente da critiche. Egli pose alla Chiesa cattolica una serie di domande a proposito del Vaticano II, cui non mi risultano risposte, se non quella recentissima di mons. Gherardini.
Quanto al partito intellettuale che egemonizza la nostra Chiesa, tu stessa hai avuto modo di conoscerne i rigori e comincio a chiedermi quando ne avrai abbastanza. Tu e Ubi state sprecando il vostro eroismo.
Vogliono quel blog tutto per loro? Se lo tengano, a sconto dei nostri peccati e ad aggravio dei loro.
Karl Barth è un teologo che conosco da poco, ma ha qualche cosa che me lo rende incredibilmente simpatico, forse perchè in continua evoluzione e perchè così poco propenso a lasciarsi incasellare in uno schieramento.
Sul partito egemonico, ok qualcuno lo fa in modo antipatico e in effetti credo non vada più di tanto la pena di perderci tempo, ma credo anche che non si possa liquidare la storia di questi ultimi decenni troppo sbrigativamente.
Forse mi viene facile dirlo perchè quella è anche la mia storia.
Lycopodium, almeno per quel che riguarda me, complimento immeritato.
Nel tema però direi che qualche paletto lo possiamo o dobbiamo pur porre.
Non credo alla netta separazione tra pre e post, nè soprattutto che si possa fare a meno della dialettica e del dialogo, pur con tutti i suoi limiti di metodo e merito. Riconosco, lo sai bene, che il c.d. “partito intellettuale” vorrebbe egemonizzare la “nostra” (proprio nel pieno senso di “di tutti” i cattolici), ma credo che “fortunatamente” non ci è riuscito nè mai ci riuscirà.
Non riesco a veder tutto nella logica della contrapposizione -che già pur di per se è una forma di “dialogo- del nero -bianco e del fuori o dentro.
Non tutto il “progressismo” è da buttare come non tutto il “tradizionalismo” è da accettare.
La “testimonianza cristiana … nella sua semplicità essenziale” pur se ha mezzi semplici per esprimersi, racchiude in se, ha nel suo dna, tutto il bagaglio culturale teologico e dottrinale della Chiesa dla momento della sua fondazione.
Per usare delle categorie (è antipatico e pure poco corretto farlo) in gioco ci sono i “progressisti” i “conservatori” e i “tradizionalisti”.
I “conservatori” sono (sarei…) quelli nel mezzo odiati dagli uni e dagli altri e credo rappresentano il grosso della Chiesa, che nè vogliono buttare il Concilio nè vogliono farne il punto di partenza di una “nuova Chiesa”.
Tradi e prog sappiamo cosa desidererebbero: di loro hanno il “vantaggio” che “propongono”, comunque propongono una “discontinuità” che in fondo è anche “novità”.
I “conservatori” (o additati tali…) nulla propongono se non che “l’istanza” proveniente dall’una o dall’altra parte possa essere accettata.
Intanto però tutto questo ambaradan ha il potere di produrre contemporaneamente e paradossalmente, sia l’immobilismo che le fughe (in avanti o all’iindietro…).
Il lato peggiore che vedo in tutta la cosa? E’ che se uno “ci tiene” è costretto a schierarsi, a partecipare, a prendere posizione.
Io non avrei voluto e me ne sarei voluto stare al “calduccio” nella sicurezza che la parrocchia “ad hoc” (se uno gira la trova…) poteva offrire.
Ma ci tengo… e poi la parocchia “ad hoc” avrebbe anche potuto paradossalmente farmi smettere di essere “cattolico”, pur offrendomi la piena impressione e sicurezza di esserlo…
Caro il mio Ubi,
non ci sono solo le barzellette sul Concilio, ci sono anche le castronerie del Cerimoniere!