«C’è un proverbio siciliano che non è cristiano e che dobbiamo rovesciare: ‘Rari cunto a lu populu chiù chi a Dio’, dare conto al popolo più che a Dio»: parla così Francesco Miccichè, vescovo di Trapani, durante l’omelia di domenica 13 febbraio nella chiesa di San Michele di Calatafimi Segesta. E chiama il suo popolo a contribuire all’accoglienza dei disperati che arrivano dalla Tunisia: “In quattro giorni ne sono arrivati sulle nostre coste quattromila e ci viene chiesto di compiere un gesto di prima accoglienza per duecento di questi poveri. Cercheremo di fare loro posto in locali di proprietà della diocesi”. Dedico al vescovo Miccichè il Vino Nuovo di questa settimana.
“Rari cunto a lu populu”: dare conto al popolo
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[Segue dal post] Ero domenica a Calatafimi Segesta per i 90 anni dell’Azione Cattolica cittadina. Il pomeriggio di sabato avevo parlato a un incontro dell’associazione su “La Chiesa italiana e l’emergenza educativa”. Il pomeriggio di domenica altro appuntamento ad Alcamo intitolato “Voglio una vita: educare i desideri”. Saluto le belle persone che ho conosciuto e ringrazio tutti della festosa accoglienza.
[Segue dal primo commento] Ho rivisto il tempio di Segesta, nel quale ora non si entra più.
[Segue dal secondo commento] Per una precedente visita a Segesta e l’incantata camminata all’interno del tempio, compiuta con “la sensazione di poter fare un qualcosa che sarà proibitissimo domani”, vedi in questo blog i post del 25 e 19 agosto 2006.
Certo che la chiarezza di questo Micciché benché vescovo non è che sia il massimo della comprensione ?
Chi è che deve dare conto al popolo, Lui ? il popolo deve dare conto al popolo ? la comunità dei fedeli ? Chi deve rendere conto al popolo ? I politici ? ma anche i politici sono popolo, anche i fedeli sono popolo, anche il popolo è popolo. Ma che dice ?
Vuole forse dire che ciascun individuo deve dare conto al popolo ? Ma chi è il popolo se ciascun individuo è popolo ? Capisco, “se non so matti non li volemo” che sta dicendo ? con chi ce l’ha ? Parole in libertà ? Senza senso ? Se tanto mi da tanto, non c’è da meravigliarsi se ce l’hanno col Sud, con la Sicilia, con i preti, con la chiesa.
“Poiché ci sarà un periodo di tempo in cui non sopporteranno il sano insegnamento, ma, secondo i loro propri desideri, si accumuleranno maestri per farsi solleticare gli orecchi;” ( (2Timoteo 4.3)
Ora è chiaro di quale periodo di tempo sta parlando. Tutto torna.
p.s.
già non c’hanno manco ‘na scarpa e’na ciabatta, cosa vuoi che contribuiscano per i clandestini che compiono pure un reato. Dovrebbero denunciarlo sto Miccichè per istigazione al reato e per complicità.
Vedrai che tra un po’ lo faranno
Gioab sono sicuro che se ti impegni riuscirai a rispettare i poveri che si adoperano ad aiutare i poveri.
@ Luigi Accattoli
Caro direttore, potrei provarci, ma intanto devo fare una scelta tra i poveri di spirito e i poveri (senza sale) (Marco 9.50).
Avrei un quesito sul quale potrà darmi una mano. Dice il libro: ““Se vuoi essere perfetto, va, vendi i tuoi averi e dalli ai poveri e avrai un tesoro in cielo”, ( Matteo 19.21)
Se dunque i poveri sono già in quello stato di grazia sulla via della perfezione, nella quale anch’io che non sono povero dovrei incamminarmi, perché mai dovrei distoglerli da quel cammino di perfezione nel quale dovrei esserci anch’io per far divenire loro come me, più colpevoli e meno vicino a quel tesoro ? Sarebbe iniquo da parte mia, anche perché, quando rimproverarono Gesù per lo spreco che una donna aveva fatto ungendogli i piedi con un olio profumato molto costoso che si poteva vendere per dare ai poveri il sostanzioso ricavato, la risposta fu: “Perché cercate di dare fastidio alla donna? Poiché essa ha fatto verso di me un’opera eccellente. Poiché i poveri li avete sempre con voi,”
Ergo “se i poveri li avremo sempre con noi” il problema si aggrava perché sarebbe come
1. Non tenere conto della sua parola
2. Voler mettere il mare in un buco con un secchio
3. Distoglierli dal loro cammino di perfezione.
4. Toglierei loro un tesoro
Sarebbe utile ?
La conferma
“gli disse: ‘Irragionevole, questa notte ti chiederanno la tua anima. Chi avrà quindi le cose che hai accumulato?’ Così sarà dell’uomo che accumula tesori per se stesso ma non è ricco verso Dio” ( Luca 12.20)
Se anche ci scambiassimo di posto ed i poveri divenissero ricchi, sarebbero anche ricchi vero Dio ? Se non lo fossero sarebbe inutile e per esserlo non c’è una discriminante essendo poveri.
Inoltre,
“‘Figlio, ricordati che durante la tua vita ricevesti appieno le tue cose buone, ma Lazzaro in modo corrispondente le cose dannose. Ora, comunque, lui ha qui conforto ma tu sei nell’angoscia” ( Luca 16.25)
Dato che alla morte le posizioni si ribaltano, perché impedire loro di ottenere ciò che spetta loro dato che la vita è stata misera ? se fossero ricchi verrebbero a trovarsi nella posizione inversa.
Conviene ?
Inutile confermarle la mia stima e l’apprezzamento per il grande cuore.
Gioab sono sicuro che se ti impegni riuscirai a rispettare i poveri della Sicilia che si adoperano per aiutare i poveri che vengono dall’Africa.
Gioab, risparmiati di rispondermi con le Scritture, se vuoi rispondermi, perché per un agnostico non sono un argomento. Ti dico solo che per chi ha fede la salvezza e il riscatto cominciano già in questa vita, a partire dalla vita degli ultimi, e che la fede di chi non si adopera per questa salvezza e per questo riscatto non vale una cicca, dovesse pure conoscere a memoria la Bibbia, il Vangelo, il Corano e tutti i libri sacri di tutte le religioni.
Effettivamente, non è facile per una regione di per sè problematica affrontare una emergenza di quelle proporzioni! Accanto alle politiche che già zoppicano per essere attuate, e quasi sempre carenti sul versante dell’accoglienza per le difficoltà che questa comporta [censire, destinare in altri presidi gli immigrati che sono tanti e arrivano stremati da un viaggio per mare, infame,che vanno rifocillati perchè affamati scalzi e nudi] l’appello di Mons. Micciché arriva si,come una goccia nel grande mare, ma quanto aiuta in termini di accoglienza, quanto stimola all’umana solidarietà!! Il cuore del popolo siciliano è grande,straordinario, perché avvezzo storicamente ad ogni sorta di sacrificio, destinato egli stesso ad immigrare in massa e perciò conosce molto bene la parola mortificazione, solitudine, povertà, abbandono, pazienza, sacrificio…tuttavia, sul piano pratico non sarà facile per una piccola isola come Lampedusa, che vive di turismo, gestire una invasione così imponente! … Ma è dovere di ogni stato di diritto accogliere i rifugiati politici, immigrati, e di ogni cristiano misurare l’ampiezza del proprio cuore.
@ Leopoldo
Caro amico, ti rispondo come richiesto, e ti chiedo: quale dovrebbe essere il metro per giudicare ?
Perché una qualunque opinione dovrebbe essere migliore di un’altra ?
E’ solo questa la questione perché tu avresti ragione e io torto ? Perché ti piace di più perché la preferisci ? E’ legittimo se lo fai tu, per te, ma non puoi pretendere che le tue opinioni siamo da preferire rispetto a quelle di altri.
Andrebbe bene per te ma non per altri.
Allora come si fa ? a chi si da la preferenza ?
IN base a che cosa ?
Cos’è giusto e cos’è sbagliato ?
quello che preferisci tu o ci sono standard diversi su cui basarsi ?
@ Luigi Accatoli
Sono sicuro che se mi impegno di più riuscirò ad accrescere conoscenza e comprensione. Ma non sono sicuro di riuscire a condividere ciò che la mia coscienza non mi permette di accettare.
D’altro canto, i clandestini sono pure pagani, hanno una fede diversa, non appartengono al popolo di Dio e non hanno nessuna intenzione di farne parte. Prova a chiedere loro di diventare cristiani. Forse se qualcuno lo facesse forse si potrebbe considerare.
(Genesi 22,18) E per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra certamente si benediranno per il fatto che tu hai ascoltato la mia voce’”. – Per mezzo del seme – ma loro non lo considerano il seme come potranno mai benedirsi ?
Faccio un esempio, Raab la meretrice, fu risparmiata benché non appartenente a quel popolo, per la sua fede nel Dio di Israele quando la città di Gerico cadde. Non per la generosità di qualche Israelita che benignamente fu mosso a pietà, ma perché aveva messo un segnale alla finestra per farsi identificare.
Un altro ? Quando l’angelo di Dio passò in mezzo agli egiziani, risparmiò solo coloro che erano radunati in case che avevano un segno fatto col sangue sullo stipite della porta, ma non risparmiò gli altri primogeniti.
Non lo trovi crudele ?
Vedi la questione è semplice c’è una differenza tra chi è battezzato e chi non lo è, tra chi fa parte di un popolo e chi no. Perché vuoi aiutare proprio chi non ne fa parte ? Capisco che può non piacere e che sembra strano, ma non è stato scritto da me, non me lo sono inventato io.
Vedi anche il Proverbio lo sostiene: “Il malvagio è un riscatto per il giusto; e chi agisce slealmente prende il posto dei retti.” ( Proverbi 21.18)
Chi non è inscritto in quel popolo con quel segno identificativo, agisce slealmente prende il posto dei retti.
Vorresti cancellare la Scrittura ? La Scrittura dice : “Certo, se qualcuno non provvede ai suoi, e specialmente a quelli della sua casa, ha rinnegato la fede ed è peggiore di uno senza fede.” ( 1 Timoteo 5.8)
Chi sono i suoi ? e quelli della sua casa ? Pensi che i clandestini siano parte della casa ? O sono stranieri ? E’ il desiderio di benessere che li fa scappare attirati dal desiderio di ciò che altri hanno e loro no. Così, subiscono anche il rimprovero dei loro stessi concittadini che rmangono e che dicono: Perché non restate qui a ricostruire il vostro paese ? Dopo averlo sfasciato ?
Vedi scassare è facile, costruire un po’ meno e non lo vuole fare nessuno, ma si fanno tutti attrarre dal canto delle sirene sperando di poter ottenere anche loro quello di altri. Secondo te, perché se il loro Dio non li aiuta ? lo vorresti fare tu ? Sei migliore ?
“Perciò il Sovrano Signore Geova ha detto questo: “Ecco, i miei propri servitori mangeranno, ma voi stessi avrete fame. Ecco, i miei propri servitori berranno, ma voi stessi avrete sete. Ecco, i miei propri servitori si rallegreranno, ma voi stessi proverete vergogna. Ecco, i miei propri servitori grideranno di gioia a causa della buona condizione del cuore, ma voi stessi emetterete grida a causa del dolore del cuore e urlerete a causa dell’assoluto abbattimento di spirito.” ( Isaia 65.13-14)
Un caro saluto a Luigi, con grande affetto, e sul suo intervento sull’omelia di Mons.Miccichè vorrei abbracciare clodine e il suo commento, da siciliano vi assicuro che l’accoglienza da parte del popolo verso i nostri fratelli immigrati è fantastica, sappiamo cosa significa essere lontani da casa e non essere sempre accolti, ma nonostante le difficoltà ci si aiuta condividendo anche il poco. l’intervento del Vescovo è importante perchè richiama il suo popolo a non fare scelte popolari ( a volte quelle più comode e facili da trovare) ma invita a scegliere come sceglierebbe Dio, ciò fare agli altri quello che vorresti che gli altri facessero a te. Quindi ascoltate Dio e non cosa la mentalità popolare dice, essere controcorrente come lo era il Signore. Ma ora anch’io con tutta la mia comprensione penso che Gioab non sempre interviene per arricchire la conversazione ma per provocare…….Gioab il Vescovo ha semplicemente indicato al suo popolo di non seguire quello che molti vorrebbero e cioè non accettare la presenza di questi fratelli, ma ha raccomandato di accolgierli e ospitarli, e la Chiesa na da l’esempio accogliendoli nelle strutture messe a disposizione……non credo che non capisci e offendere non aiuta a dialogare, come puoi meravilgiarti che tutti in questo blog non ti tollerano più se tu non riesci ad accogliere, a sforzarti di pensare che ognuno può anche avere opinioni diverse da te……qua si parla e tutti capiscono…….tranna che non vuol capire. Ma ti prego non rispondermi, elencando tutti i passi della bibbia, il vangelo e le sacre scritture si vivono….non si scrivono, anzi si scrivono con la vita, incarnandole……leggi nuovamente il post di luigi, e basta.
@ gino gandolfo
Sei in mala fede se dici che voglio provocare distinto amico. Presentare un punto di vista diverso, può anche apparire una provocazione ma è utile a far riflettere anche su posizioni diverse. Su un diverso modo di vedere lo stesso fenomeno.
Non sto dicendo che è giusto solo il mio perché non limito la tua capacità di riflessione o di agire. Tu puoi continuare a fare o pensare ciò che più ti fa comodo senza tenere conto di considerazioni diverse dalle tue e io non ti giudico. Perché mai Gesù disse a chi voleva esser suo seguace di andare a far cambiare opinione a chi già aveva una promessa fatta dallo stesso Dio di Gesù ?
Ribadisco il vescovo può suggerire quello che vuole e chiunque lo ascolta può decidere come meglio crede. Io sostengo che le Scritture sono contrarie per le ragioni che ho spiegato. Ma nessuno ti impedisce di seguire le indicazioni del vescovo.
Conosci l’esperienza di Geremia ?
Quando portò ai principi il rotolo della profezia, che Dio gli aveva comandato di scrivere proprio per far cambiare idea, i principi dopo averlo letto ne furono disgustati e lo fecero bruciare perché non faceva loro piacere leggere ciò che era contrario al proprio modo di pensare. Ma Dio disse a Geremia di scrivere un nuovo rotolo ( Geremia 36.1-32). – Però Dio fece dire a Ioiachim il re che aveva fatto bruciare il rotolo : “Perciò questo è ciò che ha detto Geova contro Ioiachim re di Giuda: ‘Non avrà nessuno che sieda sul trono di Davide, e il suo proprio corpo morto diverrà qualche cosa gettata al caldo di giorno e al gelo di notte. E certamente chiederò conto a lui e alla sua progenie e ai suoi servitori del loro errore, e certamente farò venire su di loro e sugli abitanti di Gerusalemme e sugli uomini di Giuda tutta la calamità che ho pronunciato contro di loro, ed essi non hanno ascoltato” ( Geremia 36.30)
Tutti sono liberi di scegliere se seguire i dettami del rotolo e di non tenerne conto, ma così facendo non è che cancellano quello che c’è scritto. Ricordalo. Tu puoi fare come dice il Vescovo ma se il vescovo si sbaglia paghi tu anche per lui.
Forse Dio si è sbagliato a far scrivere tutto questo lungo libro per cui molti sono morti per proteggerlo da chi lo voleva bruciare. Bastava che ciascuno facesse come gli pareva, pensa anche la povera Eva voleva accontentare il marito e gli ha dato un pezzo di mela. Che generosità, tutto altruiso. Sapessi com’era buona !
p.s. Solo chi ha seguito i dettami del libro è sopravvissuto, tutti gli altri sono morti anche se Geremia lo avevano messo nel fango, della cisterna.(Ger, 38.6) solo un etiope lo tirò fuori. Bastava uno.
@Gioab
ogni tanto dovresti considerare che il diavolo, nel tentare Gesù nel deserto, usa la scrittura senza dire bugie.
C’è anche un possibile uso diabolico delle scritture…
senti, Gioab, non so da quale parte dell’Italia digiti, ma dovunque tu sia – bada bene:sto parlando sul serio- esitono delle strutture chiamate C.I.M / [centro, igiene mentale] ecco ti esorto a prendere urgentemente appuntamento. Penso seriamente tu abbia un disturbo di personalità narcisistica borderline. Il che non vuol dire tu sia pazzo tout court, ma sono convinta [avendo studiato in ambito teologico queste problematiche legate alla “psicologia della religione”] tu sia uno psicopatico; senza offesa per carità, non hai colpa, succede, ma si sono fatti passi da gigante in tal senso in psichiatria.
Lo si evince spudoratamente da questa cantilena ossessiva o agito compulsivo comportamentale dove espliciti una volontà di potenza e di onnipotenza. Le cause possono essere molteplici, in genere accade dove gli educatori hanno insistito perché avvenisse il miracolo della crescita perfetta e… diventare direttamente Dio appare come la scelta più intelligente e veloce. Fatti una passeggiata al C.I.M veramente: prendilo com un fraterno consiglio.
Clodine
@ nico
Appunto cara nico appunto. Qui entra in gioco il tuo discernimento e la tua capacità di separare il grano dall’oglio. La tua affermazione vale nei due sensi, l’uso diabolico potrebbe esser fatto anche da altri non solo da me.
Se non conosci bene ciò che è scritto come potresti fare a non farti incastrare da chi è più abile di me ?
Se esamini i dialoghi tra Gesù e Satana, Le proposte di Satana furono ribattute con facilità citando un’altra scrittura che smentiva l’affermazione precedente
Es: E il Tentatore venne e gli disse: “Se tu sei figlio di Dio, di’ che queste pietre divengano pani”. Ma rispondendo, egli disse: “È scritto: ‘L’uomo non deve vivere di solo pane, ma di ogni espressione che esce dalla bocca di Geova’”. (Matteo 4.4)
Non ti dice che il vero cibo è la conoscenza di Dio piuttosto che le pagnotte o l’elemosina ? Il vescovo potrebbe rifocillarli facendoli conoscere Cristo piuttosto o è diabolico l’esempio perchè non ti piace ? Perchè mai Dio lo avrebbe fatto scrivere allora ?
Giovanni 4.34: – “ Gesù disse loro: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e finire la sua opera.” Quindi seguendo l’esempio il vero cibo del cristiano è nuovamente fare la volontà di Dio che invita a conoscerlo.” E’ diabolico anche questo ?
E come mai Gesù stesso disse alla donna bisognosa di aiuto che non bisognava dare il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini ? “
C’è un insegnamento in questo o è diabolico perché non piace ?
Vero che le ha dato le briciole, ma non era una regola era un eccezione. l’esempio è la norma non l’eccezione.
@ Gioab
la mia era una domanda retorica.
Buona serata, che Dio ti conceda pace.
@ Clodine
Ringrazio Clodine per il “fraterno” consiglio. Non è detto che sia un buon consiglio ma è un tentativo che dimostra buona volontà e altruismo. “Ed ecco, alcuni degli scribi si dissero: “Quest’uomo bestemmia”.” ( Matteo.9.3) – Che dici, se ci fosse stato il C.I.M. glielo avrebbero consigliato ?
Vedi, se pensassi veramente ciò che hai scritto dovresti consigliarmi l’esorcista perché il manicomio non servirebbe. Purtroppo per te, le cose stanno diversamente. Ti avevo scritto che è colpa del libro, che il libro avesse creato un sacco di problemi lo sapevano già da molto tempo fa, per questo hanno suggerito di toglierlo di mezzo, ma non hanno voluto dar retta a chi lo suggeriva.
Si era già stato capito, nel 1550 al tempo di Giulio III fu scritto: -“Fra tutti i consigli che possiamo avere a presentare alla Sua Santità, ne riserviamo il più importante in ultimo; Dobbiamo tenere gli occhi bene aperti ed intervenire con tutta la potenza nostra nell’affare che abbiamo da considerare”. Trattasi di quanto segue: “La lettura del Vangelo non deve essere permessa che il meno possibile specialmente nelle lingue moderne, e nei paesi sottomessi alla vostra autorità. Il pochissimo che vien letto generalmente alla messa, dovrebbe bastare e devesi proibire a chiunque di leggere di più”.
Finché il popolo si contenterà di quel poco, i vostri interessi prospereranno; ma nel momento che se ne vorrà leggere di più, i vostri interessi cominceranno a soffrire”.
“Ecco il libro, che più di nessun altro, provocò contro di noi le ribellioni, le tempeste che hanno arrischiato perderci. Difatti, se alcuno esamina accuratamente l’insegnamento della Bibbia e lo paragona a quanto succede nelle nostre chiese, troverà ben presto le contraddizioni e vedrà che il nostro insegnamento spesso si scarta da quello della Bibbia e più spesso ancora è in opposizione ad essa”. “Se il popolo si rende conto di questo, ci provocherà senza requie finche tutto venga svelato ed allora diventeremo l’oggetto della derisione e dell’odio universale.
È necessario dunque che la Bibbia venga tolta e strappata dalle mani del popolo, però con gran prudenza per non provocare tumulti”. Roma e la Bibbia – Foglio B – n. 1088 – vol. II – pagg. 641-650
Bononiae, 20 Octobris 1553.
VINCENTIUS De DURANTIBUS, Episc.
Thermulorum Brisciensis.
EGIDIUS FALCETA, Episc. Caprulen.
GHERARDUS BUSDRAGUS, Episc.
Thessalonicensis.
Alcuni si giustificano dicendo che sia un falso, il che è pure possibile, ma ciò non si spiega perchè Il Concilio di Tolosa (Francia), riunitosi nel 1229, dichiarò: “Proibiamo ai laici d’avere in loro possesso qualsiasi copia dei libri del Vecchio e del Nuovo Testamento tradotti nella lingua parlata.
Giacomo I di Aragona diede a tutti coloro che possedevano Bibbie in lingua volgare otto giorni di tempo per consegnarle al vescovo del luogo affinché fossero bruciate. Chiunque, ecclesiastico o laico, non avesse ottemperato all’ordine, sarebbe stato sospettato di eresia e bruciato.
Oppure perché Nel 1492, nella sola città di Salamanca, furono date alle fiamme 20 Bibbie manoscritte di inestimabile valore.
Oppure perché un giorno di ottobre del 1559 circa 200.000 cattolici spagnoli confluirono a Valladolid, città della Spagna settentrionale per vedere “due vittime bruciate vive, e dieci furono strangolate perchè “eretici” in possesso della Bibbia.
Oppure perchè un certo Julián “si impegnò a trasportare dalla Germania nel suo proprio paese un gran numero di Bibbie, nascoste in barili e imballate come vino renano”. Fu tradito e preso dall’Inquisizione. I destinatari delle Bibbie “furono tutti indiscriminatamente torturati, dopo di che contro la maggioranza d’essi vennero emesse diverse condanne. Juliano fu messo al rogo, venti furono arrostiti sulla graticola, diversi furono imprigionati a vita, alcuni subirono la fustigazione pubblica, molti vennero assegnati alle galee (Hystory of Cristian Martyrdom)
Oppure perchè Nel 1199 il papa Innocenzo III scrisse una lettera così severa all’arcivescovo di Metz (Germania) che questi bruciò tutte le Bibbie in lingua tedesca che riuscì a trovare. Nel 1233 un sinodo provinciale di Tarragona (Spagna) ordinò che tutti i libri del “Vecchio o Nuovo Testamento” fossero consegnati per essere bruciati. Nel 1407 il sinodo ecclesiastico convocato a Oxford (Inghilterra) dall’arcivescovo Thomas Arundel proibì espressamente di tradurre la Bibbia in inglese o in qualsiasi altra lingua contemporanea. Nel 1431, sempre in Inghilterra, il vescovo di Wells, Stafford, proibì di tradurre la Bibbia.
Oppure perché Nel 1079 Vratislao, che in seguito divenne re di Boemia, chiese al papa Gregorio VII il permesso di tradurre la Bibbia. La risposta del papa fu no. Egli affermò: “È evidente a coloro che spesso ci riflettono sopra, che non senza motivo è piaciuto all’Onnipotente Dio che la sacra scrittura dovesse essere un segreto.ecc.
Vedi se fosse andata bruciata come volevano quelli, forse io e te oggi non avremmo avuto da dibattere se l’elemosina debba essere materiale o spirituale, se il cibo da dare sia materiale o spirituale e se debba essere data solo ai fratelli che sono figlio di Dio o anche agli altri che sono figli del Diavolo.
Ma tu puoi pensare ciò che preferisci. Mi rimani simpatica anche se scrivi Bastaaaaaa ! “MO’ BASTA!!” MO’ BASTAAaaaaa, perché ti sei così eccitata ? Se ti volgi per fare il bene non c’è motivo di scaldarsi tanto no ?
ma non l’ho detto io, lo hanno detto le donne aquilane!?
E se lo hanno detto le donne aquilane perché dici che l’ho detto io?
E..io non mi sono scaldata, assolutamete, tu ti sei scaldato ripendo stizzito “bastaaaaa” io non ho detto “bastaaa” …non l’ho detto a te
Perché ti risenti per una cosa che non ho detto a Geob!
Geob è molto bravo
Sta’ buonino Geob eh..vedrai che la crisi passa subito!
se vuoi che dica che hai ragione, va benissimo hai ragione, faremo tutto quello che dici tu ok?
Sta’ calmo eh…prendi un pochino di valeriana dispert, caro, con un sorso di bromuro rafforzato, vedrai ti calmerà i dolori di pancia e il sistema nervoso si distenderà immediatamente!
Vai caro
VA? in pace!
Nel frattempo, l’impero sta franando. Non solo, come dice FC, a giudicare saranno tre donne. Ma anche con una… forma di processo breve! Il massimo per il caimano.
Antigua sarà l’unica risposta possibile. O Santa lucia insieme a Frattini e a Ferrara che laverà a entrambi le mutande.
“ma non l’ho detto io, lo hanno detto le donne aquilane!?
E se lo hanno detto le donne aquilane perché dici che l’ho detto io?”
Clodine scrive, 15 febbraio 2011 @ 6:34
“E —per dirla con le donne aquilane alla manifestazione del 13, rappresentanti di una città distrutta che tenta, raddrizzando con dignità la schiena, di far sentire la propria voce anche se flebile—
“MO’ BASTA!!”
MO’ BASTAAaaaaa”
Per dirla [con] significa insieme a loro, non che lo hanno detto loro altrimenti avrebbe dovuto essere – “ per dirla come dicono le donne aquilane”
La grammatica ha le sue regole.
con
Dizionario: Italiano
ha normalmente con lo, con la, con gli, con le; nell’uso ant. erano comuni i composti di con e il pron. personale: meco, teco, seco, nosco, vosco, sostituiti nell’uso moderno da con me, con te, con sé o con loro, con noi, con voi]
1 esprime relazione di compagnia, se èseguito da un nome che indica essere animato (può essere rafforzato da insieme): è partito col padre; ha pranzato con gli amici; vive (insieme) con la sorella; quando escono, portano sempre i figli con loro; passeggiare col cane | relazione di unione, se èseguito da nome di cosa: viaggiammo con poche valige; se il tempo è incerto…
Sono andato come suggerito – ma a controllare gli strafalcioni !
Sono sempre andato in pace. Ma grazie ugualmente
p.s. mi è rimasto sulla punta della penna e devo correggermi,
anche se fosse stato : – “per dirla come dicono le donne aquilane” non
significa che tu ne fossi estranea perché sarebbe comunque una ripetizione di ciò che esse hanno detto che includerebbe anche te quale complice ripetitrice.
Forse era meglio dire : le donne aquilane hanno detto” ma poi bisognerebbe capire se tutte le donne aquilane hanno detto o solo alcune e se quello che lo hanno detto sono maggioranza o minoranza perché se lo fosse non avrebbe importanza.
Non è sempre facile bisogna stare attenti. Soggetto-verbo-complemento oggetto. Questa è la grammatica.
Grazie sempre per gli ottimi consigli, vedrò di approfittarne se si presenterà l’occasione.
@ Gioab
Credo che i testi sacri che ti piace citare facciano il paio con il tuo dizionario. Sul mio l’oglio non l’ho ancora trovato.
@ Leopoldo
Ringraziandoti per la meticolosità con cui ti informi, e anche per avere il mio correttore di bozze personale che mi da un aiuto. Nessuno è perfetto e posso fare errori anch’io.
È opinione comune che le zizzanie (gr. zizània) dell’illustrazione di Gesù riportata in Matteo 13:24-30, 36-43 siano il loglio (Lolium temulentum), molto simile al grano finché non è maturo, quando lo si può facilmente distinguere per i semi neri più piccoli. Questo, insieme al fatto che le sue radici si intrecciano con quelle del grano, rende del tutto sconsigliabile strappare subito le zizzanie. Se dopo la mietitura i semi del loglio si mischiano con i chicchi di grano, ciò può essere molto pericoloso. Vertigini e anche avvelenamento mortale sono stati attribuiti all’aver mangiato pane che conteneva troppa farina di loglio. La tossicità dei semi del loglio pare sia dovuta a un fungo che cresce al loro interno.
Il loglio ubriacante (Lolium temulentum), più conosciuto come zizzania, è una specie botanica annua del genere Lolium, spontanea e infestante fra le messi, con fiori a spiga rossa.
La pericolosità di questa pianta infestante è ben nota fin dai tempi antichi, soprattutto per l’alto potere intossicante. Infatti, il termine temulentum (ubriacante) è riferito agli effetti derivanti dall’ingestione di farine contaminate da funghi del genere Claviceps, produttori di alcaloidi tossici, che possono provocare forti emicranie, vertigini, vomito ed oscuramento della vista. Tali effetti sono dovuti alla presenza di un micelio fungino che invade la pianta durante lo sviluppo. L’eliminazione della zizzania dai campi di cereali è resa difficoltosa dal fatto che le sue cariossidi sono simili a quelle del frumento – wikipedia
Ho messo un apostrofo di troppo vero ? Chiedo scusa.
@ Gioab
che mi “dà” un aiuto
Il Vino nuovo:
“Non è un proverbio cristiano per nulla”, sentenzia il vescovo e lo rovescia nel suo contrario in forza del principio affermato da Pietro negli Atti degli Apostoli : “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini” (Atti 5.29)…..Invita il suo popolo a fare propria la veduta di Dio: “Ero straniero e mi avete accolto”.
E’ proprio così ?
(Matteo 25.35-40): – “ Poiché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere. Fui estraneo e mi accoglieste in modo ospitale; nudo, e mi vestiste. Mi ammalai e aveste cura di me. Fui in prigione e veniste da me’. Allora i giusti gli risponderanno con le parole: ‘Signore, quando ti vedemmo aver fame e ti demmo da mangiare, o aver sete, e ti demmo da bere? Quando ti vedemmo estraneo e ti accogliemmo in modo ospitale, o nudo, e ti vestimmo? Quando ti vedemmo malato o in prigione e venimmo da te?’ E rispondendo il re dirà loro: ‘Veramente vi dico: In quanto l’avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me’.
La comprensione dell’enigma e dell’espressione oscura ( Proverbi 1.6) attentamente occultata ( colossesi 2.3) ruota intorno ai “minimi fratelli”. Chi sono i minimi fratelli di Matteo 25.40 a cui occorre dedicare le attenzioni indicate del versetto ? Per ubbidire a Dio anziché agli uomini ?
Lasciamo che sia la Scrittura Sacra a dirlo così non sbagliamo:
Matteo 12.50: – “chiunque fa la volontà del Padre mio che è in cielo, egli mi è fratello e sorella e madre.”
(Luca 14.26) : – “Se qualcuno viene a me e non odia suo padre e la madre e la moglie e i figli e i fratelli e le sorelle, sì, e perfino la sua propria anima, non può essere mio discepolo.
(Matteo 19.19): – “E chiunque avrà lasciato case o fratelli o sorelle o padre o madre o figli o campi per amore del mio nome riceverà molte volte tanto ed erediterà la vita eterna.”
Ne deriva che i parenti carnali si devono amare meno di Cristo e lasciare per amor suo se necessario. Quindi i fratelli non sono quelli carnali ma quelli che lasciano i fratelli carnali per divenire fratelli spirituali.
Anche Pietro è d’accordo dicendo: “Ma prendete la vostra determinazione contro di lui, solidi nella fede, sapendo che le stesse cose in quanto alle sofferenze si compiono nell’intera associazione dei vostri fratelli [che sono] nel mondo.” ( 1 Pietro 5.9) – I fratelli sono nel mondo non a casa.
E pure l’angelo è d’accordo avvertendo Giovanni : – “Io sono solo un compagno di schiavitù tuo e dei tuoi fratelli che hanno il compito di rendere testimonianza a Gesù. Adora Dio; poiché il rendere testimonianza a Gesù è ciò che ispira la profezia”.
I minimi fratelli sono quindi quelli che hanno il compito di rendere testimonianza a Gesù, che condividono il suo stesso Dio, che ubbidiscono alle sue disposizioni come ricordato da Pietro- “Dobbiamo ubbidire a Dio anziché agli uomini”. Sono schiavi di Cristo non dell’uomo.
(Marco 9.41) . – “Poiché chiunque vi darà da bere un calice d’acqua perché appartenete a Cristo, veramente vi dico, non perderà affatto la sua ricompensa” – perché appartenete a Cristo ? E chi è che appartiene a Cristo ? Si può dire che i mussulmani appartengano a Cristo ? Fanno parte del suo gregge ?
Perché quindi deviare da questa disposizione per fare come ci pare ?
Ognuno faccia come ha deciso nel suo cuore. Ma io vi risparmio dice Paolo ( 1 Corinti 7.28)
p.s. : -“ Gli apostoli misero anche in guardia contro i “falsi fratelli” che si infiltravano nelle chiese — 2Co 11:26; Gal 2:4. E Paolo avvertì che prima della fine doveva venire l’apostasia e non fosse stato rivelato l’uomo dell’illegalità. (2 Tessalonicesi 2.3-4)
“esso non verrà se prima non viene l’apostasia e non è rivelato l’uomo dell’illegalità, il figlio della distruzione. Egli si pone in opposizione e s’innalza al di sopra di chiunque è chiamato “dio” o oggetto di riverenza, così che si mette a sedere nel tempio del Dio, mostrando pubblicamente di essere un dio.”
Chi potrà mai essere se non colui che insegna cose diverse da ciò che è scritto ?
Parabola apocrifa ad personam.
“Gioab scendeva da Gerusalemme a Gerico e si imbattè in un uomo sanguinante, abbandonato mezzo morto sul lato della strada. Il primo impulso fu di soccorrerlo, ma – si disse – sarà meglio controllare prima le Scritture, per vedere che cosa dicano sul sangue che rischierei di toccare nel portargli soccorso; e ora non ho con me il Libro. E se fosse pagano? Di certo è ferito e – ora – è povero, ma sarà anche povero di spirito? Se fosse anche povero di spirito non rischierei, ridandogli salute, di allontanarlo dalla vera salvezza alla quale è giunto così vicino? Non avendo a disposizione il Libro e vedendo con chiarezza quante erano le domande alle quali avrebbe dovuto trovare risposta prima di portargli soccorso, Gioab passò oltre come già avevano fatto – mentre meditava – un sacerdote e un levita che si trovavano a passare per la stessa strada”.
Dio mio Luigi!! Che ci è successo…!!!….bisogna pregare, pregare molto!
Parabola assai appropriata, Luigi, ma ho come la sensazione che non servirà granché.
Una volta questo era il blog di Luigi Accattoli e di tanti ospiti del pianerottolo, intemperanti quanto si vuole, ma non fagocitanti.
Una volta…
Certo che Gioab è noioso e invadente.
Lungi da me la volontà di offenderlo,ma in questo caso bisogna proprio dire che il troppo stroppia.
Per quanto si debba essere tolleranti e dare libertà di parola a tutti,è però evidente che di questa libertà si deve fare buon uso senza eccedere,usando un po’ di raziocinio.
Da quando Gioab è apparso all’orizzonte,assistiamo ad una continua ed esasperante citazione di passi biblici che lasciano il tempo che trovano,che nulla hanno di interessante,che vengono presentati a proposito(si fa per dire) e a sproposito,che inducono gli altri frequentatori a saltare a piè pari agli altri interventi o ad abbandonare il blog.
Sembra che solo lui,Gioab,non si renda conto di questo.
Oppure,se se ne accorge e continua ad imperversare,vuol dire che è anche un po’ sadico.E non è un buon segno per uno che vorrebbe apparire tanto osservante della legge di Dio.
Bella la parabola del paziente dott.Accattoli,ma Gioab capirà?
L’alternativa è solo quella di tacere?
Abbiamo provato le più svariate strade, Gioab riesce a fagocitare tutto, ci risulta più scomodo anche del vescovo Miccichè…
e la cosa, permettetemi di sottolinearlo, è preoccupante, perchè l’appello del vescovo è proprio cristiano, meraviglioso, scomodo…
In genere questo tipo di sindromi richiedono cure autopsicoterapeutiche che hanno un decorso di alcuni mesi.
Scemano con lentezza, ma scemano.
Notevole contributo per la riuscita della cura è il lasciar correre
Concordo!
Sì vabbè!, concordate tutti ma state sempre a rispondergli!
Un bacio Clo, sorellina!, anche se ti faccio arrabbiare, ti voglio sempre bene….
anch’io !
Suggerisco nuovamente di ignorare e passare avanti, non già per divergenza di opinioni, ma per evitare il monopolio fagocitante e sterile.
È meglio rivolgere il pensiero a quaranta disperati che sono morti annegati su una carretta del mare nel disperato tentativo di sfuggire a un destino di morte e persecuzione.
Questo deve disturbare i nostri pensieri, tormentare le nostre coscienze di benpensanti.
@ Luigi Accattoli
Interessante la parabola “ad personam” nulla da obiettare, la fantasia permette divagazioni e fa riflettere. Nella libertà tutti hanno diritto di farsi le loro e applicarle . Sono contento che ci sia dibattito, franco, onesto ciascuno nell’ambito delle proprie opinioni.
C’è un piccolo però non di poco conto, che mi fa osservare con mitezza e profondo rispetto, che quando le scelte le fa il singolo, riguardano sempre la sua coscienza, e nulla questio, quando le scelte le fa un singolo per altri e istiga ad agire come suggerisce lui, la cosa si complica perché in quel caso i colpevoli sono in due chi istiga e chi si fa istigare anche se in buona fede dato che la legge non ammette ignoranza.
Nulla da dire se il Miccichè ospita chi vuole in casa sua, diverso se il Micciché dice ad altri che lo devono fare loro e approfitta della sua veste per avere un vantaggio. (Consigliere in proposito la lettura dell’enciclica di Leone XIII – Diturnum illud – )
Di solito il libro lo leggo a casa, non quando vado in giro e molto spesso quando trovo qualche bisognoso me lo porto a casa o al ristorante e se passo oltre è perché sono consapevole che “il cuore è più ingannevole di qualsiasi altra cosa” ( Geremia 17.9). Di certo c’è che se è ferito lo curo o chiamo l’ambulanza, magari poi mi accusano di “malpractice” in subordine di abuso della professione.
Vedo che la questione è stata poco compresa e questo mi rattrista perché non sempre tutti i malati hanno bisogno della stessa medicina e per ogni situazione sono richieste medicine diverse. Voler dare la stessa a tutti può essere dannoso per chi la da e per chi la riceve.
Così parlando di libro e parabole “ad personam”, mi ha fatto venire in mente la guarigione miracolosa, un po’ strana, che Gesù fece a un cieco, prima sputandogli in faccia (azione poco educata) e poi toccandolo. Un miracolo in due tempi, ma che necessitava dell’uscita dal villaggio e non doveva ritornarci. Ne sa niente ? Chissà perché Gesù che era uno che ci capiva, ha dovuto sottostare a questo strano rituale, lui che sapeva fare miracoli anche a distanza.
Marco 8.23 – “Ora giunsero a Betsaida. Là gli portarono un cieco, supplicandolo di toccarlo. E preso il cieco per la mano, lo condusse fuori del villaggio, e, avendo sputato sui suoi occhi, pose le proprie mani su di lui e gli chiedeva: “Vedi qualcosa?” E avendo alzato gli occhi, l’uomo diceva: “Vedo gli uomini, perché osservo come degli alberi, ma camminano”. Quindi pose di nuovo le sue mani sugli occhi dell’uomo, e l’uomo vide chiaramente e fu ristabilito, vedendo ogni cosa distintamente. E lo mandò a casa, dicendo: “Ma non entrare nel villaggio”.”
Ti sembra coerente ? Non entrare nel villaggio ? che avrà voluto dire ? Dove poteva andare il povero se la casa era nel villaggio ?
Vedi che il libro ha un’utilità anche per curare i poveri così adesso sai come devi fare. Basta sputare in faccia o no ? ( Se non ci arrivi chiedi) a Miccichè naturalmente, ma dubito che lo sappia. Vai a casa ma non entrare nel villaggio !
Cordialmente con molto rispetto.
@ elsa.F
Mi perdoni se mi permetto, ma mi sembra che ci sia un errore : – “annegati su una carretta del mare nel disperato tentativo di sfuggire a un destino di morte e persecuzione.”
Forse le è sfuggito il fatto che la rivoluzione l’hanno fatta proprio loro, il dittatore se n’è andato ! Chi dovrebbe perseguitarli e ucciderli ora che sono liberi ?
Luigi, leggere la tua parabola mi ha fatto tornare in mente quella volta che definisti “parabola” uno dei racconti di Syr. Ti r icordi? La “verace parabola del ferro da stiro”.
Era il post del 3 gennaio, quello su Maryam di Alessandria. Solo un mese e mezzo fa. Eppure sembra – a me- un tempo lontanissimo. Davvero da dire: “Una volta…”.
Era uno di quei suoi racconti capaci – così commentasti tu- di “allungare la vista”. “E la vita”, aggiunse Gerry. E “che bella capacità che hai di tessere storie, – disse a Syr Luca Grasselli- e di costruire pagine di senso, con i pezzi di puzzle che ti offre lo scorrere degli eventi e dei giorni. Propriamente “poetica”, anche nel senso di costruttrice, edificatrice.”
Nostalgia -grande- della genialità di Syriacus. Anche di altri che ora qui non vedo, certamente. Ma Syr…Con la sua “smisuratezza in un mondo di misure”…
Deve essere stato trovato, da qualcuno, l’Anello, perché sta scritto che “se l’Anello verrà trovato non vi saranno più canzoni”.
In ogni caso, “rari cunto a Dio chiù chi a lu populu”.
Buona notte, Luigi. Buona notte, Adriano. Buonanotte, Sump. Buona notte, Syriacus. Lieta notte a tutti voi, cari amici.
Vorrei sapere cos’hai pensato tu, sciagurato naufrago, nel momento in cui la carretta del mare si è ribaltata e tu sei stato sbattuto fra i flutti bui e gelidi.
Quella carretta doveva essere la tua salvezza; tutto hai investito su quel viaggio, perché lì era tutta la tua speranza.
Avrai maledetto il tuo destino
o avrai invocato il tuo Dio perché mandasse i suoi angeli a soccorrerti.
Avrai pensato ai momenti belli della tua vita, a tua madre, a tuo padre e ai tuoi fratelli e all’ultimo saluto e all’ultimo abbraccio prima di partire per questa avventura.
Vorrei conoscere la tua disperazione quando l’acqua gelida ha paralizzato i tuoi arti e il mare ti ha risucchiato in un mortale abbraccio.
Prego per te fratello clandestino, fratello sciagurato, martire inconsapevole di quella fratellanza universale da tante voci, pregata, supplicata, ma mai donata.
Sono certa che nel giardino celeste l’Altissimo ti riserverà un posto speciale, il latte e il miele ora non ti mancheranno, come la brezza della primavera e il riparo da tutte le intemperie.
Prega per noi, fratello, dal Paradiso, per noi che siamo dei poveri egoisti, incapaci di amare; per noi che solo un Amore smisurato potrà perdonare.
@ Gioab
T’allarghi sempre troppo: nulla quaestio. Cambia correttore, perché quello che ti aiuta è un ignorante.
GRAZIE ELSA, BELLISSIMA L A TUA PREGHIERA MI HAI FATTO VENIRE IN MENTE UN’ ALTRETTANTO BELLA PREGHIERA DI TONINO BELLO,
Lettera al “fratello marocchino”,
(Tonino Bello)
Fratello marocchino. Perdonami se ti chiamo così, anche se col Marocco non hai nulla da spartire. Ma tu sai che qui da noi, verniciandolo di disprezzo, diamo il nome di marocchino a tutti gli infelici come te, che vanno in giro per le strade, coperti di stuoie e di tappeti, lanciando ogni tanto quel grido, non si sa bene se di richiamo o di sofferenza: tapis!
La gente non conosce nulla della tua terra. Poco le importa se sei della Somalia o dell’Eritrea, dell’Etiopia o di Capo Verde. A che serve? Il mondo ti è indifferente.
Dimmi marocchino. Ma sotto quella pelle scura hai un’anima pure tu? Quando rannicchiato nella tua macchina consumi un pasto veloce, qualche volta versi anche tu lacrime amare nella scodella? Conti anche tu i soldi la sera come facevano un tempo i nostri emigranti? E a fine mese mandi a casa pure tu i poveri risparmi, immaginandoti la gioia di chi li riceverà? E’ viva tua madre? La sera dice anche lei le orazioni per il figlio lontano e invoca Allah, guardando i minareti del villaggio addormentato? Scrivi anche tu lettere d’amore? Dici anche tu alla tua donna che sei stanco, ma che un giorno tornerai e le costruirai un tukul tutto per lei, ai margini del deserto o a ridosso della brugheria?
Mio caro fratello, perdonaci. Anche a nome di tutti gli emigrati clandestini come te, che sono penetrati in Italia, con le astuzie della disperazione, e ora sopravvivono adattandosi ai lavori più umili. Sfruttati, sottopagati, ricattati, sono costretti al silenzio sotto la minaccia di improvvise denunce, che farebbero immediatamente scattare il “foglio di via” obbligatorio.
Perdonaci, fratello marocchino, se noi cristiani non ti diamo neppure l’ospitalità della soglia. Se nei giorni di festa, non ti abbiamo braccato per condurti a mensa con noi. Se a mezzogiorno ti abbiamo lasciato sulla piazza,
deserta dopo la fiera, a mangiare in solitudine le olive nere della tua miseria.
Perdona soprattutto me che non ti ho fermato per chiederti come stai. Se leggi fedelmente il Corano. Se osservi scrupolosamente le norme di Maometto. Se hai bisogno di un luogo dove poter riassaporare, con i tuoi fratelli di fede e di sventura, i silenzi misteriosi della tua moschea. Perdonaci, fratello marocchino. Un giorno, quando nel cielo incontreremo il nostro Dio, questo infaticabile viandante sulle strade della terra, ci accorgeremo con sorpresa che egli ha… il colore della tua pelle.
Di Tonino Bello, indimenticabile il testamento:
“…Vedrete come tra poco la fioritura della primavera spirituale inonderà il mondo… Non andiamo verso la catastrofe spirituale, ricordatevelo. Quindi gioite! Coraggio.”
Trascrivere quelle parole me ne ha riportato alla mente altre, simili, animate dalla stesso gioioso sperare contro speranza, le parole di un discorso di La Pira, rivolto ai giovani:
:”Alzate gli occhi…per guardare in prospettiva la certa primavera di grazia cui è destinata la storia millenaria dei popoli…Tutti i muri sono spezzati: tutte le barriere sono infrante; tutti gli schemi mentali di divisione sono tolti; i confini dei popoli sono trasformati da muri che dividono in ponti che uniscono”.
@ Leopoldo
Giusta osservazione. E’ vero hai ragione. Chiedo scusa, mi è scappata una “a” non ho giustificazioni.
Cmq bravo. Sei un osservatore acuto, lettore attento. E io un dattilografo di poco valore.
L’importante è che mi ha capito malgrado il correttore di bozze.
Grazie dell’aiuto.
Ancora, sempre per associazioni di idee, il tema della “primavera” mi ha fatto ricordare una pagina delle “Lettere al Carmelo”, sempre di La Pira: “Non chiedo al Signore che questo dono divino di gioia: questa primavera che fa dell’anima umana un cielo dove l’adorabile Trinità e tutto il Paradiso fanno la loro dimora”
“E ora al lavoro! Ma un lavoro che esce dalle radici di un’anima orante.” (Anche questo da “Lettere al Carmelo”)
Buona giornata.
@fiorenza
a proposito di primavera …
(Cantico dei Cantici)
“Il mio diletto mi ha parlato e mi ha detto:
«Alzati, amica mia, mia bella, e vieni!
Poiché, ecco, l’inverno è passato,
la pioggia è cessata, se n’è andata.
fiori appaiono sulla terra,
il tempo del cantare è giunto,
e nel nostro paese si ode la voce della tortora.
Il fico mette fuori i suoi fichi acerbi,
e le viti in fiore diffondono una soave fragranza.
Alzati, amica mia, mia bella, e vieni”.
Da ascoltare qui:
http://www.youtube.com/watch?v=wnvUOMniaFE
Un bacio a Fiorenza che si riaffaccia dopo tanto.
@ principessa
trovato:
http://www.ilsussidiario.net/News/Politica/2011/1/24/SCENARIO-2-Da-South-Stream-al-caso-Ruby-l-operazione-spacca-Silvio-made-in-Usa/144061/
A me mai un bacio eh, sempre in castigo, dietro la lavagna!
Tre baci a Clodine da un compagno di classe, (più giovane del professore).
Che Leone galante! Grazie del soccorso rosa.
Clodine non posso credere che io – detto anche “vasa vasa” – non te ne abbia mai dati… mi viene il sospetto che tu li abbia dimenticati…
Delle migrazioni.
Leggendo Tucidide, ho colto che la guerra di Atene contro Siracusa presentò forti somiglianze con le due estese campagne di guerra di Napoleone e di Hitler contro la Russia. Sia perché, per i suoi tempi, fu un’azione molto estesa coinvolgendo praticamente tutte le popolazioni del Mediterraneo orientale. E poi per le motivazioni e per le strategie allora adottate. In più, Atene ottenne un risultato analogo a quello dei due futuri dittatori: il proprio collasso.
Porto questo singolo esempio per evidenziare che il cammino dell’uomo è disegnato da vicende tragiche miste a periodi di relativa ( e molto limitata) quiete che paiono perfino ripetersi, tanto sono simili.
Così, nei loro modelli, si ripetono anche le trasmigrazioni, che avvengono in genere con la speranza di vincere la fame o per fugare paure più grandi di quanto non ne susciti l’incognito dei nuovi paesi, ma anche per appropriarsi di beni di altre comunità più deboli: nel passato, spesso gli eserciti invasori venivano seguiti da fiumane di popolazioni affamate, che cercavano la sopravvivenza sui resti lasciati dagli eccidi prodotti dai combattimenti.
Senza considerare che, come risultato dei flussi migratori, si è costituito il più potente e – per le varietà di genti che vi convivono – il più significativo paese moderno. Principessa, quando vieni a parlarcene in modo un po’ esteso?
Le motivazioni delle migrazioni di oggi mi paiono analoghe a quelle di sempre, se pure gli spostamenti avvengano in contesti diversi per la rapidità dell’informazione e dei movimenti. E, conoscendo un po’ le terre dove regna la fame, penso come altri che, in questa epoca, siamo solo all’inizio di un fenomeno che potrà avere vaste proporzioni. Sempre che non troviamo modi, efficaci ma umani (o viceversa), per fronteggiarlo.
Qui ripropongo una domanda fatta più sopra da Gioab per altre ragioni: “Qual è il metro per giudicare?”
Io dico: qual è il criterio per decidere le scelte di fronte alle migrazioni che investono anche il nostro paese? A me sembra che il metro-guida debba essere l’idea di solidarietà, come valore al di sopra di ogni forza identitaria delle comunità e delle categorie (siamo tutti su quest’unica palla).
Ma non una solidarietà che sia “buona”, bensì “giusta” (come già qui – ricordo in altro post – è stato detto). Una solidarietà con due regole-guida: che cerchi di aiutare i bisognosi (dove, quanti e come: se qui e/o ai loro paesi, deve essere materia di largo dibattito), e che blocchi con efficacia quei soggetti che intendessero delinquere. Ponendo anche che le “regole di relazione” da seguire da parte degli immigrati, da noi come altrove, hanno da essere quelle del paese ospitante. E con il rispetto delle tradizioni di ognuno, nel suo privato.
Forse dovremmo concepire tali avvenimenti non solo come “emergenze”, ma come una caratteristica fondamentale dell’umanità. Certo, le associazioni di volontariato e il grido d’un vescovo non bastano, ma almeno servano a far fronte alla prima accoglienza e a far meglio comprendere la complessità del fenomeno sia alla popolazione che ai nostri politici, che dovrebbero mostrarsi ben più interessati e preparati di quanto appaia. Ma questo è un altro discorso.
Un saluto a tutti
@giosal ha scritto
“che blocchi con efficacia quei soggetti che intendessero delinquere”
I forse meglio “adoperarsi affinché vengano rimosse le cause che in genere inducono l’uomo a delinquere (leggi fame, criminalità organizzata, leggi educazione)”.
Che non passi l’idea che l’istinto a delinquere sia un marchio di fabbrica.
E’ sempre utile al riguardo ricordare un certo Jean Valjean.
Mi accodo al ragionamento di Giosal, al quale ricordo che sempre il Libro dichiara che non saranno i buoni ad essere approvati bensì i giusti.
“Perciò i malvagi non staranno in piedi nel giudizio, Né i peccatori nell’assemblea dei giusti. Poiché Geova acquista conoscenza della via dei giusti” ( Salmi 1.5-6)
“Poiché Geova è giusto; realmente ama gli atti giusti.I ” ( Salmi 11.7)
“Gli occhi di Geova sono verso i giusti, ( Salmi 34.15) Non dice mai i buoni. Perché ?
Proviamo a fare un esempio: Un buono fa l’elemosina ad un povero, ne arrivano altri 9 ma lui non ha altro e quelli ammazzano di botte il primo per rubargli ciò che ha ricevuto. E’ stato buono ? Giusto ? misericordioso ?
D’altro canto c’è un altro problema perché la stessa scrittura afferma : “ Non divenire troppo giusto e non ti mostrare eccessivamente saggio. Perché dovresti causarti desolazione “ ( ecclesiaste 7.16)
Quindi Giusto ma non troppo, come si fa ?
Luigi cercava di farmi apparire un “troppo giusto” incapace di equilibrio e ragionevolezza. So bene che chi è “troppo giusto” ha una veduta personale troppo ristretta e inflessibile di ciò che è bene e di ciò che è male. Di conseguenza, anche le cose che in se stesse non sono scorrette possono apparirgli molto cattive.
La coscienza di chi è troppo giusto è continuamente turbata da quello che gli altri fanno o non fanno, e invece di usare la propria facoltà di ragionare, è condizionato dal pregiudizio. ( In questo caso dal Libro secondo lui)
Chi è “troppo giusto” può andare agli estremi, ma un buon generale quando opera non ha tempo per cavillare e stabilire qual è il giusto equilibrio della disciplina da impartire ai propri soldati, ma insegna una “ferrea” disciplina che verrà poi, di volta in volta mitigata dal suo giudizio, se chi la vorrà praticare, combattendo in quell’esercito di giusti, a seconda della sua responsabilità e maturità quando avrà superato il “training iniziale”.
L’obiettivo di chi insegna deve essere sempre ambizioso per sperare di raggiungere un livello accettabile, ma se l’obiettivo sarà misero e compiacente il livello raggiunto sarà miserabile. Non si tratta quindi di esercizio di fanatismo corroborato da mancanza di amore bensì il suo contrario.
Lo spiegava bene una poesia inviata da un padre al proprio figlio che non voleva accettare “quella disciplina” e contestava le regole dicendogli : “lo capirai quando avrai un figlio tutto tuo”
Chi riceve una ferrea direttiva che appare poco amorevole non dovrebbe scambiarla per arrogante prepotenza o incapacità di comprensione, bensì di un utile esercizio per il suo beneficio e non deve equivocare scambiando la fermezza per ingiustizia, e l’autorità come mancanza di amore. Perché gli salverà la vita.
“Veramente, nessuna disciplina al presente sembra essere gioiosa, ma dolorosa; tuttavia a quelli che ne sono stati addestrati produce poi un pacifico frutto, cioè giustizia.” ( ebrei 12.11)
Chi è quindi un giusto ma non troppo ? Colui che sa mantenere un giusto equilibrio della “sapienza della castità , del pacifismo, della ragionevolezza, della prontezza a ubbidire, di misericordia e di buoni frutti, senza parziali distinzioni, senza ipocrisia. ( Giacomo 3.17)
Un diamante ha molte facce le quali tutte riflettono la luce e solo se tutte collaborano in ugual misura e daranno lo splendore che ne certifica il valore che viene pure misurato in relazione alla purezza di ogni singola faccia.
Le cose non sono sempre come sembrano !
Elsa, concordo sul fatto che la nostra azione di base debba guardare proprio a rimuovere le cause che inducono a delinquere. Ciò non toglie che dobbiamo usare anche altri metodi. In Italia abbiamo le mafie e, come evidente, le contrastiamo con grande difficoltà (conosco Libera).
Quando ho scritto il passo in discussione, avevo in mente alcuni casi di riferimento. Qui vorrei riportarne tre:
– Un fatto accaduto una quindicina di anni fa, non ricordo dove, in Italia. Fu trovato il cadavere di una giovanissima ragazza, che fu poi identificata come albanese e si scoperse che fu assassinata da una gang che organizzava traffici di prostituzione tra l’Italia e l’Albania. Nella gang c’era anche un fratello della ragazza, e non ricordo se lui stesso partecipò all’assassinio. La ragazza fu assassinata perché si era rifiutata di prostituirsi.
-Il caso (anno scorso?) della ragazza assassinata in una famiglia musulmana: il padre uccise la figlia perché si era messa con un giovane italiano.
– Un aneddoto raccontatomi alcuni giorni fa dal Direttore del Centro La Pira di Firenze. Il Centro insegna italiano e altre cose a un migliaio di studenti provenienti da paesi poveri, e li supporta in vari altri bisogni.
Il tutto fatto a titolo di volontariato. Quando i giovani tornano ai loro paesi, in genere il Centro li stimola e li supporta nell’intraprendere azioni di lavoro, piccole attività o servizi. In molti casi riuscendoci. Uno di questi giovani, dopo un po’ di tempo è tornato in Italia, dichiarando che preferiva dormire come un barbone sotto un ponte dell’Arno, piuttosto che vivere da libero nell’atmosfera del proprio paese.
Sono tre casi in mezzo a mille diversi, che fanno comprendere quanto sia complicato combattere culturalmente e prevenire tali fattispecie. E tuttavia anch’io sono persuaso che la strada da percorrere sia l’educazione, la cultura e il lavoro. Non senza repressione nei casi estremi.
Alcune di queste realtà non appartengono più all’Italia, se non in via marginale (anche se da noi si sono create forme di violenza e di delinquenza più raffinate). E quando ce le ritroviamo di fronte, ci stupiscono e ci disorientano perché non le riconosciamo più come nostre.
Nella mia esperienza ho scoperto essere importante, come regola generale, sostenere il principio di uno stato di diritto, soprattutto in situazioni, come nel terzo caso, dove il sopruso è esercitato in modo diffuso, dal più forte sul più debole a tutti i livelli. Ho conosciuto anche tali situazioni, ma le ho vissute da privilegiato, essendo io visto come uno straniero “bianco”: e dunque ero uno che incuteva timore. Ciò era contrario alla mia volontà, ma sono consapevole che quel mio stato mi ha salvaguardato da mille piccole vessazioni. E per me era facile predicare un comportamento corretto. Un caro saluto
Un grande “grazie” a Elsa per il Cantico:
“il tempo del cantare è giunto
e nel nostro paese si ode la voce della tortora”.
Oh, finalmente! E’ ancora, e non verrà mai meno, “il tempo del cantare”. Grazie davvero per avermi ricordato queste parole, Elsa.F.
Un bacio a Luigi, e tre a Leone…con tutto il cuore!