“C’è un seme di coraggio nascosto (a volte molto profondamente, bisogna dire) nel cuore dell’Hobbit più timido e ciccione, un seme che qualche pericolo fatale farà germogliare” (p. 190 del primo volume dell’edizione citata). Non tutto negli Hobbit è infatti visibile, proprio come negli uomini. “Vi è in te più di quanto non colpisca la vista” dice Gandalf a Frodo nelle gallerie di Moria, dopo che l’ha visto pugnalare con la spada Pungolo “un immenso e piatto piede senza dita” che era “penetrato di forza strisciando per terra” nella grande sala sotterranea dove la Compagnia si trovava assediata da mostri e orchetti. (pp. 404 e 408). Gandalf sostiene che “questi deliziosi e assurdi Hobbit indifesi” dispongono di una capacità di resistenza al male più grande di quella di cui sono dotate altre “stirpi dotate di parola”, compresi gli uomini. Ecco un brano chiave per la conoscenza di questa sua teoria: “C’è una sola Potenza al mondo che sa tutto sugli Anelli e sui loro effetti; e, a quanto mi consta, nessuna Potenza al mondo sa tutto sugli Hobbit. Tra i Saggi sono l’unico a interessarmi della tradizione Hobbit: un campo estremamente oscuro, ma pieno di sorprese. Sono esseri dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari. Credo che alcuni di loro saprebbero resistere agli Anelli molto più a lungo di quanto non pensino i Saggi” (p. 81).
Questi deliziosi e assurdi Hobbit indifesi – 4
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[Segue dal post] Io condivido l’opinione di Gandalf e come lui mi interesso della tradizione Hobbit. Che nei “mezzi uomini” vi sia più che non si veda – e comunque il meglio della Terra di Mezzo – lo sostenevo anche prima di aver fatto miei gli insegnamenti di Tolkien. Se ne può avere un ragguaglio da un testo intitolato HO STIMA DI QUESTA FOLLA rintracciabile nella pagina COLLABORAZIONE A RIVISTE elencata sotto la mia foto.
[Segue al primo commento] Fuori dal mito tolkieniano e per venire incontro a chi non ha letto IL SIGNORE DEGLI ANELLI: per Hobbit intendo la gente semplice dell’articolo citato al commento precedente. Per la loro capacità di resistenza al male intendo la risorgente umanità di cui danno prova oltre ogni angheria che venga loro inflitta dalla sorte e dalla società. Ciò che più mi attira in Tolkien è questo convincimento che trovo radicalmente evangelico: Beati i poveri di spirito, Se non diventerete come bambini.
Una bella osservazione.
Si, gli hobbit, come molti nostri santi e martiri, possono senz’altro essere – in toto – la dimostrazione di cosa vogliono dire ‘Beati i poveri di spirito’ e ‘Se non diventerete come bambini’ …
Ma è il suo bellissimo articolo ‘Penso bene di questa folla’ che mi ha fatto meditare a lungo. Chi di noi non ha un collega o un amico che disprezza la folla – appunto: quei pecoroni! quei burini rumorosi che non sanno tenere a bada i figli! quei zozzi immigrati! quei fastidiosi turisti! ecc… anche quegli ipocriti di cattolici – mentre sappiamo benissimo che tutti noi che amiamo Cristo dobbiamo amare il nostro prossimo come noi stessi e quello che si ama non si disprezza.
Il pensiero che il suo scritto mi ha fatto sorgere è questo:
E’ vero che Dio esercita una benevolenza generale verso l’umanità nel suo insieme, nel senso che: “Egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt. 5:45). Questo, però, non ha nulla a che vedere con lo speciale amore che Egli ha per il Suo popolo e per esso solo. Alcuni teologi, a proposito dell’amore di Dio, giustamente affermano: “Esso è discriminante, fissato su alcuni e non su altri figli degli uomini”. In verità, ogni cosa – incluse la benevolenza generale verso l’umanità – è in funzione e per amore degli eletti, il popolo di Dio (2 Corinzi 4:15; cf. 2 Ti. 2:10). La Bibbia afferma chiaramente che di fatto Dio odia o “detesta” chi? “tu detesti tutti gli operatori d’iniquità” (Sl. 5:5), “Tutta la loro malvagità è a Ghilgal; là li ho presi in odio” (Os. 9:15). Nel giorno del giudizio, a quelli che non sono stati adottati nella Sua famiglia, Cristo dirà: “Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli!” (Mt. 25:41). Ben difficilmente questo potrebbe essere considerato una manifestazione di amore! Nel giorno del giudizio, a coloro che non hanno accettato la Sua famiglia ma che hanno avuto l’audacia di infiltrarsi nella chiesa e farsi passare da cristiani, Cristo dirà: “Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!” (Mt. 7:23). Ancora, forse che questo vuol dire che Dio li ama? Se Dio amasse tutti, anche quelli che liberamente non lo hanno scelto, come molti affermano oggi, com’è che è scritto: “Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù” (Ro. 9:13)?
Se Dio amasse tutti…com’è che è scritto: “Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù”? Così Gabriella.
Dal profondo della mia ignoranza di questioni teologiche e dell’ultimo misterioso senso della Scrittura, Gabriella, posso soltanto raccontarti la mia fiaba preferita, la fiaba -vera- dal lieto fine che mi è stata raccontata da Gesù:
Egli ha amato anche Esaù. E anche “nostro fratello Giuda”.
E ti dirò di più:
ho le prove che ha sempre amato anche me, che facevo parte di “quelli che liberamente non lo hanno scelto”.
Prendendo a prestito le parole di Gandalf, direi che la Sua volontà, oggi, mi appare come “un campo estremamente oscuro e pieno di sorprese”. Di straordinarie, impensabili sorprese.
Se ha ragione Gabriella, e dovrebbe avere ragione visto che quanto afferma lo fonda sulla Bibbia, io, che sono un malfattore, oggi sono odiato, detestato da Dio.
Eppure mi sembra di fargli un torto, se la pensassi veramente così.
Ma la mia è una sensazione, non un ragionamento teologico.
A me pare si possa riconoscere un rapporto tra la fisionomia “bislacca” degli Hobbit e la loro particolare resistenza alla seduzione delle tentazioni.
I loro grandi piedi, infatti, credo rappresentino un radicamento nel creato e nel suo ordine particolarmente forte, donde traggono la propria forza contro il male.
Non si deve pensare che questa loro caratterizzazione, che li rende molto inclini ai piaceri della tavola e della conversazione, come pure a quelli della pipa.. li renda goderecci e sensuali, diversamente dai nani, i quali invece tendono agli eccessi dei piaceri terragni e concupiscenti. Gli hobbit hanno infatti un particolare loro gusto speculativo, quello che fa sì che indulgano per ore in discussioni di ordine botanico, quasi per il solo gusto di parlare. Hanno grandi piedi, non grandi mani.
Grandi piedi e sensi ben vigili a significare un buon senso naturaliter cristiano che li rende tralci ben piantati nella vite che è Vita.
Un po’ come la direzione indicata da Aristotele nella raffigurazione di Raffaello nell’Accademia dei filosofi: una mano che dal basso si orienta verso l’alto, a differenza di Platone che punta all’alto direttamente con il proprio dito (che mi pare tolkenianamente possa invece ben rappresentare gli elfi e la loro “angelica” tensione diretta al divino con una sorta di non curanza dell’umano/creato, in pericolosa vicinanza al disprezzo luciferino per la creazione).
caro Luigi, non tutti gli Hobbit sono come Frodo.. non tutti gli hobbit sono pronti ad aprirsi all’Avventura.. nel libro “Lo hobbit o la riconquista del tesoro” che è il preludio del Signore degli Anelli Tolkien racconta che Bilbo Baggins, il primo hobbit a darsi all’Avventura insieme a Gandalf, era un discendente dei Tuc.
“Si diceva spesso (in altre famiglie) che molto tempo addietro uno degli antenati dei Tuc doveva aver preso in moglie una fata.Naturalmente questo era assurdo, ma certo vi era ancora qualcosa di non tipicamente hobbit in loro, e di tanto in tanto qualche membro del clan Tuc partiva e aveva avventure”.
Quando Gandalf va da Bilbo e gli dice “Cerco qualcuno con cui condividere un’avventura che sto organizzando ed è molto difficile trovarlo”
Bilbo gli risponde da hobbit” Siamo gente traquilla e alla buona e non sappiamo che farcene delle avventure. Brutte fastidiose scomode cose! Fanno far tardi a cena! non riesco a capire cosa ci trovi di bello1″
poi Gandalf riesce a convincerlo e Bilbo si lascia trascinare perchè in lui c’è un briciolo di sangue non hobbit, di sangue di fata..
secondo me Tolkien voleva dire non che la gente modesta e tranquilla esolo amante del bere e del mangiare fosse la migliore ma che ANCHE fra questi
piccoli boeghesi c’erano dei predestinati a grandi avventure.. non tutti gli hobbit sono uguali.. Bilbo e poi suo nipote Frodo si lascian o convincere da Gandalf a lasciare la loro tranquillità borghese e diventano degli avventurieri..
per questo secondo me è assurdo fare il panegirico del mito del buon , tranquillo, obeso, uomo di mezza tacca.. un uopmo di mezza tacca, uno della folla diventa grande se scopre di essere Grande, di essere chiamato all’Eroismo e all’avventura….
Ovvero l’unico requisito per entrare a far parte della Compagnia dell’anello è dire sì all’Avventura, sacrificare per essa il proprio lauto pranzo e la propria comoda casa e la propria natura di hobbit istintivamente portata a tenersi stretto alla tana e ai suoi sicuri anche se modesti piaceri per seguire lo stravagante
Gandalf per lontani sentieri pericolosi e forse mortali , per lottare contro l’Oscuro Signore…..
la compagnia dell’Anella non è una folla, ma una scelta compagnia di pochi avventurosi.. la folla non dirà mai sì all’avventura..
Un po’ come i discepoli di Gesù, lasciarono le loro tranquille esistenze di piccoli pescatori.. anche i discepoli di Gesù non erano una folla.ma uno sparuto gruppetto. la folla era quella che assistette complice o indifferente alla crocefissione.
Fiorenza e Lazzaro, capisco – anch’io mi sento amata e so che anche il più grande peccatore è amato (vedi Sant’Agostino) e si salva grazie all’amore ma veramente sono perplessa perchè ci sono tantissimi punti nelle Sacre Scritture che provano quanto l’amore di Dio sia selettivo: “Camminate nell’Amore, come anche Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi” (Ef. 5:2 ND). Questo egli dice in una lettera indirizzata specificatamente ai credenti di Efeso, ed è chiaro a chi si riferisce quel “noi”. “Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei” (Ef. 5:25). Nessun altro, solo la chiesa, il popolo di Dio. Non potrebbe essere più chiaro di così. E l’angelo disse: “Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati” (Mt. 1:21). Egli non salva tutti. Solo il Suo popolo. Sono quelli che Egli si è prefisso di salvare. “Do la mia vita per le pecore” (Gv. 10:15). E’ solo per il Suo popolo – le pecore – che Egli ha versato il Suo sangue sulla Croce. “…perché egli ha portato i peccati di MOLTI” (Is. 53:12), non tutti, ma molti. “Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti…” (Eb. 9:28). Indubbiamente molti, ma non tutti. Perchè?
Mistero della Fede!
@ Gabriella
Egli non salva tutti. Solo il Suo popolo. Sono quelli che Egli si è prefisso di salvare
non trovo migliori parole di quelle che ti ha proposto Maioba ancora una
decina di giorni fa…
Chi ama è nella verità, è da Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio. Punto. Matteo 25 sta lì a dimostrarlo…
Bellissimo! Ho usato anche a scuola le pagine di Frodo e company anche per raffrontare le varie figure di Gesù presente nel racconto!
Davvero interessante!
Se qualcuno vuole leggere un buon testo consiglio Andrea Monda, L’anello e la croce oppure Irene Fernandez La spiritualità nel Signore degli Anelli!
Anche in vacanza un testo così non è per niente male!
Buona continuazione a tutti quanti!
Carlo
@ Gabriella
“Egli non salva tutti. Solo il Suo popolo. Sono quelli che Egli si è prefisso di salvare”
Attenzione, l’amore per S. Agostino è talvolta pericoloso, c’è sempre il rischio di un forse inconsapevole giansenismo. Dio offre a tutti la grazia sufficiente per potersi salvare, grazia che è efficace se concorre anche la nostra volontà di uomini. Dio, poi, non si “prefigge” di salvare questo o quello, semplicemente sa in anticipo quella che sarà la nostra (libera) risposta. Problemi annosi, ma sempre attuali.
“l’amore per S. Agostino è talvolta pericoloso c’è sempre il rischio
di un forse inconsapevole giansenismo”
E l’amore per Pascal allora?
Pascal e S. Agostino sono per me i due grandi geni della religione cattolica.
Il dibattito sulla “grazia e sulle opere” ormai passato da tanto nel dimenticatoio è secondo me il fulcro del mistero esistenziale del cristiano. Oggi non ci pensiamo più perchè siamo a livelli talmente bassi di spiritualità che questa controversia ci appare remota come parlare del sesso degli angeli. Eppure è sempre attuale perchè parla dell’uomo, del suo destino , della sua verità esistenziale.. ci sarà sempre chi è un po’ giansenista , chi è convinto che nessuna “opera buona”, nessuna appartenenza ecclesiale , nessuna “pia” esistenza si possa giustificare da se’ se non opera una forza misteriosa che si chiama “grazia” e che trasforma il nostro fango in oro.. lo stesso Thomas Merton ha detto che o la religione è alchemica o non è niente.. l’alchimia della grazia è trasformare la notra natura umana in una natura diversa…