Quella volta che Giobbe il giusto finì in terapia intensiva
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Luigi Accattoli
Tutti siamo Giobbe. Giobbe è ognuno di noi. Non è un israelita. “C’era nella terra di Us un uomo chiamato Giobbe” (1, 1). Us o Uz è probabilmente Edom, a Sud-Est del Regno di Israele, verso l’Arabia. Secondo gli studiosi, l’autore ebreo ha scelto a protagonista del poema un non ebreo – un saggio pagano: un santo pagano dell’Antico Testamento, diremmo oggi – perché voleva che Giobbe fosse figura d’ogni uomo che viene sulla terra. Io così lo vedo così, Giobbe il temerario. Non il paziente ma lo scatenato. Ho scelto di mettergli in bocca, stasera, alcune delle proteste più vive dei malati di Covid ispirate al suo libro: il più calamitoso e calamitante tra i poemi sapienziali della Bibbia ebraica.
Daniélou e i santi pagani. L’espressione “Santi pagani dell’Antico Testamento”, che ho usato nel commento precedente, è il titolo di un sapido volumetto di Jean Daniélou (1905-1974), il teologo francese che Paolo VI fece cardinale, pubblicato nell’edizione originale nel 1956: vedilo nella terza edizione Queriniana 2018, pp. 200, euro 15.00, con prefazione di Gianfranco Ravasi. Giobbe è uno degli otto santi pagani illustrati da Daniélou, gli altri sono: Abele, Enoc, Daniele, Noè, Melchìsedek, Lot, la regina di Saba.
Il più geande scandalo per il credere è la sofferenza, tanto più quella del giusto. Il libro di Giobbe vi risponde con abissale profondità: quale è la risposta semplice e immediata che avverti nella tua serena coscienza alla domanda se credi in Dio? Se è sì allora hai ricevuto il dono della fede. Tutti esistiamo e maturiamo nel dono dello Spirito. La fede è una grazia che Dio elargisce a chi lui vuole, nella sua amorevole sapienza. Anche nell’oscurità, nella confusione, in ogni prova, se ho ricevuto il dono della fede la risposta continuerà ad essere “sì credo” perché essa viene dal cielo, non è un’emozione. https://gpcentofanti.altervista.org/la-rinascita-della-preghiera-comune/
1 Dicembre, 2021 - 13:54
Lorenzo Cuffini
Osservazione prima.
Giustissimo, la fede è dono, non certo merito, men che meno medaglia.
Dono del tutto gratuito, talvolta apparentemente “capriccioso”.
Ma comunque, è un dono che non è fatto a caso, e rende chi lo riceve VINCOLATO ad essere , e interamente, dono a sua volta per gli altri: specie per quelli che quel dono non lo hanno avuto.
Questo significa che il dovere mai finito, la autentica missione di ogni credente è porsi vicino a tutti costoro, in modo particolarissimo a chi non sa, non può o non vuole credere. Cosa che non è né semplice, né automatica, né puo’ essere banalizzata. Non esistono frasi fatte certificate all’uso, e il dispensarle a piene mani e basta, senza altro fare e senza altro vivere, puo’ anzi essere del tutto pernicioso.
Osservazione seconda.
Bisogna avere l’onestà intellettuale di ammettere la verità: contrariamente al luogo comune che recita ” avere la fortuna di credere”, occorre riconoscere, davanti a se stessi e pure agli altri, che è una ” fortuna” che non elimina, sottace o attenua un ette della sofferenza che ti preme addosso da ogni lato. Semmai, quella sofferenza, te la amplifica e te la rende inevitabilmente “scandalosa”. Cosa provvidenziale, perché è l’unica che consente di poter entrare in contatto vero con tutti gli altri, che altrimenti ne sarebbero tagliati fuori.
Osservazione terza.
Giobbe è grande cosa. Ma attenzione: Giobbe viene PRIMA ( temporalmente parlando) di Cristo. Cristo venuto, è a lui che il cristiano puo’ e deve guardare come faro e roccia nella sofferenza. E, a differenza di Giobbe, dalla sua croce di sconfitta solitaria , puo’ per davvero parlare ad ogni uomo: che creda o no in Lui.
Complimenti al nostro padrone di casa! Penso che il Ministero della Sanità ti dovrebbe arruolare per parlare in favore del vaccino e per convincere la gente.
Tutti siamo Giobbe. Giobbe è ognuno di noi. Non è un israelita. “C’era nella terra di Us un uomo chiamato Giobbe” (1, 1). Us o Uz è probabilmente Edom, a Sud-Est del Regno di Israele, verso l’Arabia. Secondo gli studiosi, l’autore ebreo ha scelto a protagonista del poema un non ebreo – un saggio pagano: un santo pagano dell’Antico Testamento, diremmo oggi – perché voleva che Giobbe fosse figura d’ogni uomo che viene sulla terra. Io così lo vedo così, Giobbe il temerario. Non il paziente ma lo scatenato. Ho scelto di mettergli in bocca, stasera, alcune delle proteste più vive dei malati di Covid ispirate al suo libro: il più calamitoso e calamitante tra i poemi sapienziali della Bibbia ebraica.
Qui puoi ascoltare per intero il mio sproposito:
https://youtu.be/JFh5pbZ-Dys
Daniélou e i santi pagani. L’espressione “Santi pagani dell’Antico Testamento”, che ho usato nel commento precedente, è il titolo di un sapido volumetto di Jean Daniélou (1905-1974), il teologo francese che Paolo VI fece cardinale, pubblicato nell’edizione originale nel 1956: vedilo nella terza edizione Queriniana 2018, pp. 200, euro 15.00, con prefazione di Gianfranco Ravasi. Giobbe è uno degli otto santi pagani illustrati da Daniélou, gli altri sono: Abele, Enoc, Daniele, Noè, Melchìsedek, Lot, la regina di Saba.
Il più geande scandalo per il credere è la sofferenza, tanto più quella del giusto. Il libro di Giobbe vi risponde con abissale profondità: quale è la risposta semplice e immediata che avverti nella tua serena coscienza alla domanda se credi in Dio? Se è sì allora hai ricevuto il dono della fede. Tutti esistiamo e maturiamo nel dono dello Spirito. La fede è una grazia che Dio elargisce a chi lui vuole, nella sua amorevole sapienza. Anche nell’oscurità, nella confusione, in ogni prova, se ho ricevuto il dono della fede la risposta continuerà ad essere “sì credo” perché essa viene dal cielo, non è un’emozione.
https://gpcentofanti.altervista.org/la-rinascita-della-preghiera-comune/
Osservazione prima.
Giustissimo, la fede è dono, non certo merito, men che meno medaglia.
Dono del tutto gratuito, talvolta apparentemente “capriccioso”.
Ma comunque, è un dono che non è fatto a caso, e rende chi lo riceve VINCOLATO ad essere , e interamente, dono a sua volta per gli altri: specie per quelli che quel dono non lo hanno avuto.
Questo significa che il dovere mai finito, la autentica missione di ogni credente è porsi vicino a tutti costoro, in modo particolarissimo a chi non sa, non può o non vuole credere. Cosa che non è né semplice, né automatica, né puo’ essere banalizzata. Non esistono frasi fatte certificate all’uso, e il dispensarle a piene mani e basta, senza altro fare e senza altro vivere, puo’ anzi essere del tutto pernicioso.
Osservazione seconda.
Bisogna avere l’onestà intellettuale di ammettere la verità: contrariamente al luogo comune che recita ” avere la fortuna di credere”, occorre riconoscere, davanti a se stessi e pure agli altri, che è una ” fortuna” che non elimina, sottace o attenua un ette della sofferenza che ti preme addosso da ogni lato. Semmai, quella sofferenza, te la amplifica e te la rende inevitabilmente “scandalosa”. Cosa provvidenziale, perché è l’unica che consente di poter entrare in contatto vero con tutti gli altri, che altrimenti ne sarebbero tagliati fuori.
Osservazione terza.
Giobbe è grande cosa. Ma attenzione: Giobbe viene PRIMA ( temporalmente parlando) di Cristo. Cristo venuto, è a lui che il cristiano puo’ e deve guardare come faro e roccia nella sofferenza. E, a differenza di Giobbe, dalla sua croce di sconfitta solitaria , puo’ per davvero parlare ad ogni uomo: che creda o no in Lui.
Complimenti al nostro padrone di casa! Penso che il Ministero della Sanità ti dovrebbe arruolare per parlare in favore del vaccino e per convincere la gente.