“Quella notte di metà luglio, dopo ore di televisione che scavavano dentro, ci siamo seduti nella stanza dove preghiamo e Gli abbiamo affidato tutto e tutti”: così Gabriella e Roberto Ugolini, amici che vivono in Turchia, in una lettera della quale ho già parlato in un post del 7 agosto. Nei commenti brani della lettera che guida la mia preghiera per ogni abitatore della Turchia.
Quella notte in Turchia gli abbiamo affidato tutto e tutti
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Rumore degli spari. Quella sera e notte di metà luglio, quando è successo tutto quello che è successo, ci siamo sentiti un po’… lontani. Niente aerei, autobus, confini chiusi, coprifuoco. Anche pensare dove poter andare, se le cose si fossero messe al peggio, per una non improbabile guerra civile, tutto impossibile. Le notizie sono confuse, talvolta contraddittorie, le immagini che ci arrivano fanno impressione. Vedere luoghi che conosciamo bene come Istanbul, Ankara, con i carri armati per strade che anche noi abbiamo percorso, i ponti sul Bosforo bloccati e con lunghissime code di auto ferme, il rumore degli spari, soldati con le mani alzate in segno di resa, il fragore degli aerei che sorvolano le città a bassa quota, tutto questo fa male!
Stranieri non estranei. Altalena di sentimenti per cui avremmo voluto essere lontani da qui ma al tempo stesso non potevamo pensarci in un altro posto che non fosse questo. Se le cose cambieranno radicalmente chi saranno i nostri prossimi interlocutori? Potremo restare, dovremo andare via? Siamo stranieri ma sicuramente non estranei. Gli amici che abbiamo sparsi un po’ ovunque in questa nazione come staranno? Che ne sarà dei profughi che conosciamo?
Assalitore e assalito. Gli avvenimenti scavano dentro di noi. Sono ore che guardiamo la televisione e allora, quasi ritornando ad essere padroni di noi stessi, prendiamo la decisione che si è rivelata la più importante: Gabri ed io ci siamo seduti nella stanza dove in genere preghiamo, abbiamo fatto silenzio dopo tanto rumore e Gli abbiamo affidato tutto e tutti. L’assalitore e l’assalito, il giusto e l’ingiusto, i morti e i vivi, i prigionieri e i liberi. E’ stato facile fare questo perché anche noi in quelle ore siamo stati l’uno e l’altro. Niente altro che l’uno e l’altro.
Come in un incubo. Già dalla mattina seguente, tutto è incredibilmente diverso. I casi sono due: o la città non ha memoria o ci siamo immaginati tutto come in un incubo. Siamo andati in centro e tutti i negozi sono aperti, sembra un giorno qualunque, la gente cammina per le strade, vediamo anche diversi matrimoni, con le auto degli sposi che girano addobbate a festa come scatole da regalo con nastri dai colori sgargianti tra un frastuono di clacson. L’unica nota ‘politica’: un nutrito gruppo di donne di tutte le età che in una delle piazze principali sventolano le bandiere turche e cantano inneggiando alla vittoria.
Numero dei morti. Saranno i tg della sera a farci capire che non abbiamo sognato, mentre fanno il resoconto della notte precedente, commentando e mostrando i filmati. Conosciamo così il numero dei morti, degli arrestati, dei giudici dei tribunali sollevati dal loro incarico, degli istituti di istruzione chiusi, delle reazioni locali e estere. Poi nei giorni seguenti e per settimane, di sera in tutte le città della Turchia, secondo il desiderio del Presidente, folle di cittadini che si radunavano nelle piazze e cantavano, dormivano, vi restavano fino al mattino. Comuni cittadini che vegliavano sulla ‘sicurezza’ della nazione. Vedremo i prossimi sviluppi.
Bella la frase: siamo.stranieri ma non estranei.
Bellissima, Antonella.
Sono momenti difficili, drammatici e bui per la Turchia e per il suo popolo: “gecmis olsun”.
Buona serata a tutti.
Roberto Caligaris