“Assisto con deferenza alla messa ma non partecipo, per farlo bisogna saper pregare e io non sono capace”: così Giuliano Ferrara al cronista del Corsera dopo l’incontro di ieri con il papa in occasione della visita di Benedetto alla parrocchia dove si trova la sua abitazione. Ma perchè Giuliano era lì, se non “partecipa” alla messa? “Sono venuto perché mi ha invitato il mio amico don Manfredo, il parroco”. C’è la campagna elettorale e Ferrara sta preparando la sua lista: non sarà il solito baciamano in vista delle urne? Da sempre i devoti aumentano a vista d’occhio a cinquanta giorni dal voto e la cosa è facilitata se la devozione incubava da anni. Non voterò la lista Ferrara ma oggi voglio guardare con occhio sgombro alla sua presenza in quella chiesa, continuando a voler bene a un collega che da parte sua me ne ha sempre voluto (vedi post del 9 gennaio). Capisco meglio le sue parole sull’assistere alla messa senza partecipare se penso a tanti che ho conosciuto e che fanno così: in chiesa ci vanno anche tutte le domeniche, fanno l’offerta ma non prendono la comunione, non si inginocchiano, scambiano la pace solo se conoscono le persone che hanno intorno. Sono dirigenti d’imprese, mariti delle catechiste, falegnami più devoti a San Giuseppe che credenti in Gesù. Non aprono bocca né quando si prega né quando si canta. Non sanno pregare o forse non si sentono degni. Forse ci precederanno nel Regno.
Quel baciamano di Ferrara al papa
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… chissà!
Certo mi fa piacere vedere aprire delle porte (da parte del padrone di questa casa) quando tanti altri si sbracciano a arrogarsi il diritto di decidere chi entra e chi no.
Ah, la parabola del fariseo e del pubblicano, quanto insegna….
PS: appena tornato dall’Olanda, molto grato a chi mi ha stretto la mano a messa, anche se dopo un attimo di perplessità, come per dire:-” e tu chi sei?, ma te la stringo lo stesso”….
Sempre meglio uno che va a messa pur non credente e dunque senza fare la comunione, di uno che la fa automaticamente (o per farsi vedere…) e non gliene frega niente, come forse una buona parte di quelli che la fanno. Io pero’ lascerei perdere i processi alle intenzioni: si ritorcono contro chi li fa. Gesu’ ha detto a noi di guardare ai frutti, che’ alle intenzioni ci guarda lui.
Leggetevi piuttosto questo, che vi fa bene.
«La Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) mi ha dato più di quel che mi ha tolto»
Mario Melazzini e’ piuttosto scocciato. E piuttosto deluso dal fatto che il 18 settembre ha portato a Roma duecento malati di sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e sulla grande stampa non se l’è filato quasi nessuno. Un sit-in di duecento carrozzine con persone ventilate artificialmente e tracheotomizzate che protestavano davanti al Ministero della Salute per chiedere maggior attenzione. «E c’era gente in condizioni peggiori anche del signor Welby. Vabbé, comunque sono contento che eravamo in tanti. Sono queste le cose che mi danno forza per andare avanti». Mario Melazzini è dunque piuttosto scocciato. E’ inviperito perché nel giorno in cui il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto la lettera di Piergiorgio Welby, chiedendogli di staccare la spina, un altro suo amico malato anch’egli di Sla ha inviato anch’egli una missiva al capo dello Stato. Scriveva di voler vivere, ma di aver bisogno di un aiuto economico non per disattivare la corrente, ma per farla fluire in un marchingegno che lo tenesse in vita e che, però, purtroppo lui non aveva gli euro per acquistare. «Qualcuno lo sapeva?». Non l?ha saputo nessuno. Però molto s’e discusso di necrofili diritti, di dolce morte, di testamento biologico, di sondaggi sui cattolici che, insomma, quella spina al signor Welby gliela staccherebbero in un amen.
In Italia ci sono circa 5 mila malati di Sla, ma si parla solo di uno, di quello che vuole andarsene. Degli altri 4.999 che vorrebbero continuare si occupa Melazzini, che è presidente dell?Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica (Aisla). Lo ha raccontato a trecento ragazzi che da grandi faranno i medici nell?aula magna della clinica Mangiagalli di Milano. L?hanno invitato per chiedergli se inguaribile è sinonimo di incurabile. E lui, che per essere in forma si è «iperventilato tutta la notte e anche durante il viaggio in automobile», è arrivato in sedia a rotelle per raccontare la sua esperienza, «che non è solo quella di un malato di Sla, ma anche quella di professionista». Melazzini è primario del day-hospital oncologico della Maugeri di Pavia e, da tre anni e mezzo, è affetto da Sla, la malattia che ti rende progressivamente i muscoli di granito. «Sono oncologo e sono diventato primario a 39 anni. Mi consideravo un medico attento, sensibile, efficiente». Poi i primi sintomi. E la consapevolezza che l’unico rimedio è il Riluzolo, farmaco che, se assunto precocemente ai primi stadi del male, «vi darà il sollievo di vivere tre o quattro mesi in più».
Quando Melazzini scoprì di essere diventato un paziente reagì distaccandosi dagli affetti, immergendosi nel lavoro, pensando, infine, «di farla finita». S’informò su Dignitas,l’associazione che aiuta a morire dolcemente, «una cosa squallida». Poi, ad un certo punto, anziché chiedersi che cosa la malattia gli stesse togliendo, si pose il quesito opposto: «Cosa mi da questa malattia? Per certi versi, ora, mi sento più sano. Mi rimane la testa. E per fortuna questa è ancora una professione che si fa con la testa. Non sempre, certo, esistono anche colleghi che lavorano coi piedi, ma diciamo che la malattia mi ha dato più di quel che mi ha tolto».
Tra le rinunce elenca il sollievo di un colpo di tosse, «perché ogni qual volta che ti viene il riflesso è un dramma». I giri in bicicletta, le passeggiate in montagna, il caffè, l’inghiottire la saliva. Cosa gli ha dato? «Mi ha fatto scendere dal piedistallo su cui stavo. Dicono che alle porte del Paradiso c’e’ una lunga fila di gente che, ordinata, attende di presentare i documenti a san Pietro per entrare. Di tanto in tanto arriva uno tutto trafelato vestito con un lungo camice bianco. Si fa spazio, salta la fila e, incurante del santo, s’infila nell’uscio. Chi lo vede per la prima volta rimane sbigottito. Non san Pietro: Non fateci caso, è un medico che si crede Nostro Signore».
Oggi i malati che si presentano davanti al dottor Melazzini si sentono guardati in modo diverso: «Se il rapporto medico-paziente è basato su un contratto in cui si stipula che tutto dipende dalla guarigione, allora la sconfitta è sicura. Perderà sia l’uno sia l’altro perché esistono limiti invalicabili imposti dal male». Tuttavia inguaribile non è sinonimo di incurabile. «Una volta fra i medici c?erano i tuttologi, oggi ci sono i piccologi. La medicina si fa sempre più tecnica, più specialistica con il rischio di perdere di vista il tutto». Il tutto non è la malattia, «è il malato». «Un paziente vuole guarire, ma soprattutto vuole essere ?preso in carico?, cioè vuole che qualcuno si prenda cura di lui, condivida la sua situazione. E’ una vicenda ben diversa dal spiegargli i suoi diritti». Scriveva Hannah Arendt che gli uomini muoiono, ma non sono fatti per morire. Sono creati per incominciare. Melazzini dice che, quando non avrà più fiato per esprimersi. ricomincerà «da qualche altra parte. Non so come, ma ricomincerò».
se Giuliano Ferrara rientrasse stabilmente e umilmente nella lista di “partecipanti muti”, di quei pubblicani che bene descrivi, sarei d’accordo con te su tutta la linea… mi tengo però, nel caso in esame, ancora un margine di scetticismo (almeno gli farei qualche domanda)… ciò non vuol dire, certo, che lo caccerei di Chiesa… anche perchè non sono io il padrone.
Visto che a quanto pare e’ impossibile volare alto e si riscontra una certa tendenza alla logomachia sterile con susseguente perdita di tempo, vi chiedo: ma perche’, Veltroni, quando si fa vedere in chiesa e dal Papa, per quale motivo credete che ci vada? Il processo alle intenzioni per lui non vale?
🙂
Vi saluto.
La mia simpatia per Giuliano Ferrara sta raggiungendo il limite del rapimento erotico: mi piace praticamente tutto.
Molteplici sono le motivazioni per cui Ferrara potrebbe essere andato dal Papa, dalle più oneste e sincere alle più meschine e opportunistiche; tranne lui (e forse neanche lui…) nessuno può dirlo con certezza, e troppo facile è il gioco al massacro.
In ogni caso, più che lui, mi stupisce il parroco, che gli ha riservato un posto in prima fila. E’ vero che si tratta di un “visitatore illustre”, e che oggi la notizia è in prima pagina ovunque. Però, a mio modestissimo parere, proprio per evitare strumentalizzazioni in tempi di campagna elettorale, sarebbe stato meglio se a Ferrara fosse stato riservato un posto qualsiasi…
In ogni caso, non credo che questa “improvvisata” farà guadagnare a Ferrara un voto che sia uno. Però ho apprezzato, come sempre apprezzo, il modo che ha Ferrara di “relazionarsi” con Benedetto XVI: non da ipocrita baciapile, ma da “libero pensatore” che rispetta un uomo capace di opinioni alte, civili e razionalmente esposte. Se anche solo metà dei parlamentari e degli uomini politici in genere fosse capace dello stesso atteggiamento mentale, una buona parte dei problemi d’Italia potrebbero trovare rapida soluzione… 🙂
Iginio ci invita a guardare i frutti, non le intenzioni, e a mio parere ha mille ragioni. Il fatto è che per vedere i frutti spesso bisogna aspettare, e a volte i frutti acerbi sembrano promettere bene e poi invece la stagione (o un calcolo malaccorto) brucia la loro maturazione. Chiarisco che è nostra responsabilità fare comunque tutto quel che possiamo affinché i frutti siano abbondanti e graditi a Dio. Personalmente – nei panni di Ferrara – forse non avrei presentato la lista elettorale, lavorando invece sugli effetti benefici conseguiti con la proposta di moratoria; ma una volta operata la scelta, è dovere nostro, credo, auspicare che vada a buon fine (quale che sia il nostro orientamento ideologico e politico); personalmente sono orientato anche a votare la lista, ma mi guarderò bene – in ogni caso – dalla tentazione di boicottarla facendo giudizi temerari sulle intenzioni di chi l’ha promossa.
Il moralista, dal canto suo, gli farebbe qualche domanda; anch’io.
I “pubblicani” di cui parla Luigi (veramente è AlessandroCanelli, ma la definizione mi pare così pregnante che sembra far tutt’uno col post originale e originario): sono anch’io un non credente che va a Messa ogni domenica. Canto e prego, ma non faccio la comunione perché per l’appunto non sum dignus ut intres sub tectum meum, con l’anima bloccata e congelata dai tanti dubbi che sono – ancora – più forti della fede (ma non della speranza e dell’amore). Il post di Luigi mi ha commosso: perché mi sento bloccato a terra, nel cammino fra Gerusalemme e Gerico, e dietro quelle parole ho sentito uno sguardo da buon samaritano.
egr. dott. Accattoli,
dissento IN TOTO.
Il sottoscritto, che ha dato in passato una buona parte del proprio stipendio nell’acquisto quotidiano del Foglio, ha cominciato a stancarsi. Certo, ci sono interventi culturalmente brillanti, uno stile scanzonato che non raramente ridendo castigat mores, indiscutibile. Ma più che i vangeli, al Foglio interessano le sottane, bianche, purpuree o paonazze, o genericamente nere. La forma della chiesa molto, ma poco il suo Fondatore. La prova è che per il Foglio va bene anche il “cristianesimo” evangelicale, di estrema destra o comunque fondamentalista emotivo, americano…o comunque fa pochi distinguo in proposito. Come dimenticare poi la paginata di insulti gratuiti – che mi ha ferito, della quale ho scritto al Foglio senza ottenere risposta – insulti deliranti al cardinale Tettamanzi, insulti davvero immeritati. Insulti per Martini, per i gesuiti, per i cristiani – secondo il Foglio, sia chiaro, non secondo l’Ordinario… – non allineati. C’è davvero tanto che non torna dott. Accattoli: nessuno giudica la fede… nessuno può giudicarla, è chiaro, solo il Signore vede nei cuori. Ma certi atteggiamenti sono quanto meno furbastri, o ancor peggio in chi è intelligente come Ferrara, strumentali, e quindi indiscutibilmente furbastri. Se quella di Ferrara fosse vera ricerca spirituale, accompagnata da un padre, da un maestro, dal vangelo… l’elefantino avrebbe dovuto andare a incontrare il santo Padre la prima domenica dopo le elezioni, schivando ogni interpretazione strumentale dell’Eucarestia…questa sarebbe stata correttezza. Rimane il fatto che ascoltare l’argometare di Ferrara è spesso un piacere per l’intelletto: questo è un fatto indiscutibile.
Caro Ignigo,
anch’io leggo regolarmente “Il foglio” a partire dai primi numeri, e anch’io non ne ho sempre condiviso il taglio e le scelte; il mio punto di vista, però, non coincide col tuo.
– “Il foglio” non è un quotidiano cattolico, certo, ma nessuno l’ha mai preteso.
– Per conoscere e amare il “Fondatore”, ci sono grazie a Dio strumenti più affidabili.
– Certe paginate sulla lezione di Ratisbona, sulla “Spe salvi”, sull’ultimo volume di Mancuso non fanno un soldo di danno, però, credo.
– Gli effetti della moratoria sull’aborto mi sembrano stupefacenti: si sono messe (o rimesse) in movimento energie formidabili, il dibattito mi sembra estremamente positivo; e il livore e l’odio di tanti maitres-à-penser e di tante “barbariche” intrattenitrici televisive ne sono una riprova.
– Sulle “intenzioni” che hanno portato alla lista elettorale, rinvio a quanto ho scritto sopra.
Un saluto fraterno.
Questa volta sono dalla parte di Ignigo, e pure di moralista( ci mancherebbe: moralista for ever) anche se reputo Ferrara una persona schietta e per certi aspetti incapace di manovre meschine E’ un intellettuale preparato e coerente. Mi piace la sua dialettica e trovo interessanti i suoi ultimi dibattiti e prese di posizione..tuttavia questa mossa..ehmmm….potrebbe essere furbetta? Chissà. Ma potrebbe essere anche di no! Fermo restando il suo interesse per Papa Ratzinger che mi sembra motivato da autentica ammirazione. Il che non è poco!!
Offro alla discussione questo intervento trovato in internet
A mio parere di Luigi Pedrazzi
La propaganda di Ferrara
L’ iniziativa di Giuliano Ferrara per una “moratoria degli aborti legalizzati”, si è presentata in analogia e imitazione della sospensione delle condanne a morte, richiesta da un voto dell’Assemblea dell’Onu a tutti gli Stati che ancora mantengono l’“esecuzione capitale” come massima pena del loro ordinamento. A me è sembrata una mossa di propaganda: intelligentemente provocatoria, nello stile proprio del suo autore e della sua ideologica “devozione”; ma fastidiosa per la sua strumentalità e abissale distanza da un lavoro concreto volto a contrastare e ridurre davvero la propensione all’aborto. Con rammarico, ma purtroppo senza grande sorpresa, l’ho vista ripresa e rilanciata con favore da Camillo Ruini, ex-presidente della Cei; subito seguito dall’attuale presidente Angelo Bagnasco, e già apprezzata e condivisa anche dall’Arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Caffarra. Tutto questo prepara una indicazione ufficiale della Conferenza episcopale italiana, o addirittura di organi ecclesiastici ad essa anche superiori?
Personalmente non penso che la battaglia culturale contro l’aborto, pur facendo parte, legittimamente e doverosamente, della linea pastorale della Chiesa Cattolica, sia tenuta ad apprezzare e sostenere una iniziativa, come quella sponsorizzata da Ferrara, che intreccia malamente problemi diversissimi, come sono la gestione più efficace delle pene e la promozione consapevole e protetta di natalità, maternità, e, se non è chiedere troppo, anche paternità. La moratoria auspicata e promossa dalla inventiva polemica di Ferrara, in realtà è lontana da un progetto praticabile e responsabile. Essa, come già si vede, riduce parecchio la possibilità di concentrarsi su valore e fecondità di risultati educativi personali, e rende ancora più improbabili quelle collaborazioni sociali in tema di protezione delle donne e, soprattutto, quel concreto impegno politico a mobilitare risorse a favore di infanzia e maternità (con sforzi economicamente costosi ma dovuti e importantissimi).
Eppure, solo un costante impegno educativo unito a opere di solidarietà e a politiche economiche ben finalizzate, possono servire a ridurre la propensione abortista, tuttora forte nella nostra società, se ancora le interruzioni volontarie di gravidanza consentite e sicurizzate dalla legge numero 194, sono intorno alle 130.000 annue, certo diminuite rispetto a trent’anni fa, ma nel quadro di una natalità che non ci consente affatto di parlare di una diminuzione significativa di pratiche abortive, quanto piuttosto di un uso più largamente abituale di anticoncezionali, fuori del matrimonio e dentro il matrimonio, civile o religioso che ne sia stato il rito. La moratoria di Ferrara, se deliberata, in sostanza ripercorrerebbe quella via di proibizione legale che l’Italia ha abbandonata con l’adozione della legge n. 194, e spingerebbe verso la pratica abortiva clandestina non poche delle donne determinate a non avanzare nella gravidanza. Il sostegno dato da dichiarazioni di Vescovi è una esternazione meramente mediatica, o prepara una condotta pastorale di esigente applicazione? Stando ai sondaggi, essa non avrebbe il consenso di oltre il 70% della popolazione italiana: ma occorre dare atto che molte iniziative delle autorità cattoliche hanno l’orgoglio del coraggio e di una certa impopolarità, e quindi condividiamo la preoccupazione che si possano aprire e percorrere strade di pericolose lacerazioni, aggiuntive a un quadro che vede la vita pubblica già molto piena di contrasti più adatti a confermare i guai che ad avvicinare i bisogni e sciogliere dubbi e correggere errori delle persone in difficoltà sulle problematiche di accoglienza e cura dei figli. Non si sta sopravvalutando il valore “formativo” delle norme di legge, e sottovalutando i concreti processi di costume, troppo lasciati in balia di sciatterie conoscitive e comunicative?
Domande tutte legittime, quelle di Pedrazzi. Ma non è detto che portino in direzione contraria alla battaglia di Ferrara (del quale tutto si può dire, tranne che peccherebbe di «sciatterie conoscitive e comunicative»). Bilanciando gli argomenti, si potrebbe dire che nessuno vuole lo scalpo della 194, ma forse SOLTANTO qualche essere umano in più salvato.
Quanto al «non si sta sopravvalutando il valore “formativo” delle norme di legge, e sottovalutando i concreti processi di costume, troppo lasciati in balia di sciatterie conoscitive e comunicative?», un minimo di conoscenza delle cronache referendarie anni ’70, porterebbe a pensare che qualcuno, per aver troppo sottovalutato «il valore “formativo” delle norme di legge», non ha fatto altro che dare un contributo a «concreti processi di costume» di cui vediamo oggi le tristi conseguenze. Di tale contributo ebe a dolersi, e vivamente, un tale Paolo VI.
Posso azzardare un pronostico? (Tanto è dal ’76 che li sbaglio regolarmente tutti)
La lista di Ferrara, se si farà, prenderà lo 0,5 dei voti, e credo che lui lo sappia benissimo.
Bè, io non lo voto di certo.
Ah, e guardate che Ferrara fino a circa un mese fa non vi dico cosa diceva dei partitini e di chi osava andare contro il bipolarismo.
Chesterton non avrebbe mai fatto un partitino, suvvia.
Scusate, ma cosa è quella paccottiglia che è arrivata in parrocchia, gente che chiede firme per la famiglia o roba simile ma stiamo dando i numeri? E chi ha pagato tutta sta roba? Qualcuno mi sa rispondere?
O.T.
Scusate per l’off-topic, ma la notizia penso sia ghiotta: Oggi Famiglia Cristiana ha
“attaccato” Il PD di Veltroni. (L’articolo potremmo leggerlo su internet da martedì sera, ma i tg lo hanno anticipato)
Da centrista che guarda da sempre a sinistra, ne sono dispiaciuto…il settimanale dei Paolini non faceva mistero della sua simpatia per Prodi&Co. Penso che la critica di FAM. CRIS. sia quella di un innamorato ferito per l’accordo coi radicali.
Temo, ahimè, che per Veltroni la strada per la vittoria sia davvero in salita…
Un caro saluto a tutti.
Ops, sorry: “Potremo leggerlo” non potremmo
No, penso che il PD e il PDL arriveranno al pareggio, e credo anche che i loro capi (almeno i più avveduti) vogliano questo: la situazione dell’Italia è disastrosa, e chi mai ha voglia di fare il becchino da solo?
La simpatia per Ferrara,
presuppone una ingenuità crassa,
tutto in lui è perfetta malafede
ed ha un ritorno a tutti i livelli,
da parte mia non ha nessun credito un ipocrita di quella risma,
non merita assolutamente la fiducia di un cristiano che sia cristiano,
è troppo facile per lui fare l’outsider, perchè comunque ormai sta sempre cavalcando temi che fanno audience, con la collaborazione di tanta gerarchia della mia Chiesa, ma a lui della mia chiesa non gliene frega un emerito……
Luigi mi dispiace che sia un tuo collega,
ma non dimentichiamo che era anche un informatore dei Servizi,
NON PUO AVERE CREDIBILITà una persona di tal fatta,
deve cadere da cavallo e rimanere cieco,
e scoprire l’umiltà di chi deve cominciare da zero come il buon Saulo.
Ferrara e’ solo NOIA allo stato puro, anche quando strizza l’occhio agli ATEI DEVOTI.
Ma a me non prende in giro.
è facile fare chiacchiere in televisione,
la concretezza della vita è altra cosa dalla chiacchiera che lui fa in tv per occupare un palinsesto.
Ciao a tutti da Matteo
“ma oggi voglio guardare con occhio sgombro alla sua presenza in quella chiesa”: mai parole furono meno ascoltate.
Matteo, quanti anni hai?
Ero ormai deciso a non andare a votare. C’è una confusione terribile nella politica italiana. Tutti in questo momento dicono tutto ed il contrario. Tutti si accusano a vicenda di aver copiato il compito in classe dell’altro. Tutti si fregiano di essere la novità (?).
Sicuramente commetto un errore a fare questa valutazione ma l’unico ad avere un programma veramente originale è Ferrara. E se il mio voto invece di contribuire a mandare a roma uno scaldapoltrone calatomi a forza dall’olimpo partitico, potrebbe contribuire a salvare una vita allora per una volta sarò contento di farmi prendere in giro ed andare a votare per la lista pazza di Ferrara.
Un voto che salva una vita???????????
Ma questo è delirio!
“Delirio vaaaano è questo”
(La traviata)
Leonardo: prima del 1976 i pronostici li indovinavi o non ne facevi?
Matteo non so nulla di Ferrara che passava le informazioni ai servizi. Non mi piace che vada dal papa in campagna elettorale ma mi sono piaciute le parole “assisto ma non partecipo” perchè “non sono capace di pregare”. E’ per esse che ho fatto il post, dedicandolo ai tanti che ogni domenica se ne stanno in piedi accanto a una colonna o in fondo alla navata: mi pare che Lycopodium, Alessandro Canelli e Sumpontcura abbiano colto questa mia intenzione. – Non condivido la proposta della moratoria che non vedo praticabile e mi sembra una provocazione, ma approvo l’idea di una revisione salvavita della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. – Non voterò la lista Ferrara (voterei candidati cattolici del Pd, se ci fosse il voto di preferenza) ma continuerò a seguirlo nelle cose giuste che dice, quando le dice. Quanto agli ecclesiastici che lo accarezzano stai bene attento che per la questione della lista l’hanno già mollato: a loro preme Casini e vedono Ferrara come un potenziale guastafeste. – Matteo io sono fatto così: dove sento l’uomo vado, cercando di non farmi bloccare dalle idee ricevute.
Íñigo74 scrive, – 26 Febbraio 2008 @ 1:05
Matteo, quanti anni hai?
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che dici una cinquantina?
perchè è importante l’età?
Ho sempre creduto che è importante come stiamo crescendo…
io spero che mi accetti anche cosi’ come appaio a te virtualmente,
solo qualcuno mi ha dato la gioia di conoscerci personalmente di questo blog.
L’unico svantaggio che mi sento addosso
e’ che comincio a rendermi conto che non sono un ragazzo che non conosce la storia
ma ho vissuto un pezzo di storia
ci sono passato dentro (se pensi che ho abitato lungamente a via cavour in roma crocevia di tutte le manifestazioni….)
sono cresciuto con generazioni che vedevano il mondo cambiare
e sembrava che l’utopia di Chiara Lubich stesse diventando realtà in un divenire globale (che emozioni che mi ha dato quell’utopia… valida a tutt’oggi),
sembrava che il mondo divenisse il perfettibile dei diritti umani,
invece oggi vedo gente che parla tranquillamente contro persone di altre civiltà,
persone che non ricordano e non sanno la povertà del lungo dopoguerra,
alcuni riscoprono la ideologia dell'”ORDINE” dove qualcuno decide per tutti,
perchè è più comodo non esercitare il dono della libertà che il Signore ci ha fatti, perchè è meglio non assumersi responsabilità.
Spero che non pensi che sono un rinco…
sto solo vedendo e leggendo la storia che scorre e in cui sono dentro,
e sento il diritto di dire che politicamente come anche ecclesialmente si stanno toccando altre nuove derive,
e l’età e l’esperienza me lo consente.
A differenza di taluni, storicamente non mi sento buonista,
Dove erano i politici cattolici e la chiesa in questi decenni passati in cui non è stata prodotta una sola legge a sostegno della famiglia, e parlo con la certezza degli ultimi 40 anni!
E perchè l’articolo 3 della Costituzione Italiana a tuttoggi non viene integralmente applicato, ma è rimasta lettera morta?
IO sono un cattolico pensante, che vive e lavora e professa il proprio cattolicesimo, con tutte le contraddizioni che tutti ci portiamo appresso,
e se arriva un Ferrarra qualsiasi con tutta la schiera di atei devoti, una volta comunisti, poi socialisti, poi forzisti, poi ateo devoto baciamano del Papa, poi…….
Non ho l’anello al naso, e mi meraviglio fortemente di coloro che gli danno credito, anche se capisco che ciascuno ha convinzioni personali che sono tenuto a rispettare.
Ma Ferrara nelle sue trasmissioni ha dimostrato ampiamente di non rispettare le persone che invita, da la parola ad abbundantiam solo a coloro che condividono il suo pensiero, e gli altri li taccia.
Prima faceva audience con i “dico” e gli omosessuali, ora con l’aborto e la 194,
Ma che sono nato ora che mi faccio prendere in giro da lui, che è incapace di rispettare la dignità delle persone?
Fortunatamente per me internet sta sostituendo completamente la TV, di cui vedo solo i film che mi interessano,
il resto è pura spazzatura, parole buttate per fare audience, ma spazzatura.
Come cattolico non mi riconosco in un giornalista che ha fatto il voltagabbana tutta la vita tra comunismo e servizi segreti. Ferrara ai cattolici non ha assolutamente nulla da insegnare,
semmai è lui che si deve vergognare per come sta strumentalizzando i cattolici soprattutto in questa campagna elettorale, dove i problemi sono eminentemente di precariato del lavoro ed economici, mentre lui che è ricco sfondato si può permettere il lusso di distrarre l’attenzione dai problemi veri che vivono le persone e soprattutto gli anziani, che non sanno più come vivere, e in un numero sempre maggiore si ritrovano da soli,
ma certo distraiamo dai problemi veri e
parliamo di aborto
Caro Ferrara, a me per il….. naso non mi ci prendi
IO non sono tuo collega
e ti dico vai a prendere in giro chi ha voglia di farsi prendere in giro……
con rispetto
matteo
Íñigo
Luigi Accattoli scrive, – 26 Febbraio 2008 @ 10:08
Matteo non so nulla di Ferrara che
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scusami Luigi, non ti avevo letto, perchè di primo acchitto mi sono trovato la domanda di Íñigo . e non ho continuato a leggere (avrei fatto bene continuare a leggere…..)
Tu Luigi hai sentito sempre la mia passionalità, e purtroppo si sente anche ora,
in questo momento ho una pausa che mi permette di essere sul tuo blog,
ultimamente hai notato sono un po silenzioso, perchè ho altre priorità,
ho la casa in totale ristrutturazione, per cui ci si trova a vivere presso amici che ci hanno accolto con spirito veramente cristiano, ricordando che chi accoglie voi accoglie me di evangelica memoria, e mi sono ritrovato questo dono straordinario che nel gruppo di persone con cui condividiamo la nostra vita cristiana, c’è chi ci ha accolto durante tutto il tempo in cui la nostra casa verrà completamente ristrutturata, e ritrovandomi a vivere in una comunione di coppie che è di una particolare ricchezza, perchè quando arriva il momento del pasto che è il momento dell’incontro al di là del lavoro, ci ritroviamo sempre a parlare del nostro essere chiesa, come coppie, come comunità ecclesiali, e mettendo insieme paure e certezze, è un bellissimo dono che il Signore ci sta facendo.
Quindi quando posso trovare un punto internet, vengo sul blog a vedere,
e se capita che ho qualche minuto provo a partecipare, sperando di non fare danni.
Ringrazio don78 e il moralista, che nei loro interventi, mi ritrovo completamente (forse per esperienze molto contigue…)
Un saluto a te Luigi e a tutti i compagni di pianerottolo…..
matteo
Caro Matteo,
sono sempre ben felice di leggere i tuoi interventi pieni di fuoco, anche se a volte trovo difficile trovare il bandolo logico di alcune tue argomentazioni, e in qualche caso dai talmente per scontate la veridicità e la fondatezza delle tue informazioni da rischiare di essere un po’ offensivo nei confronti di chi non la pensa come te.
Sulla personalità di Giuliano Ferrara il tuo giudizio è tranciante e definitivo; non ci penso nemmeno a scendere nel merito, vorrei solo che tu riflettessi con un po’ di distacco emotivo sull’accusa fondamentale che gli rivolgi: quella di distrarre l’elettorato dai “problemi veri” (disoccupazione, precariato, situazione economica e sociale degli anziani, ecc.) inserendo nella campagna elettorale il tema dell’aborto.
Forse potremmo chiederci fino a che punto oggi in Italia un partito, o un governo, potrebbero davvero, anche volendo, incidere sui temi da te sollevati; forse certe scelte generali di carattere economico vengono fatte a livelli superiori, non nazionali, e questo potrebbe essere il motivo per cui gli effetti concreti del governo Prodi non sono stati, in definitiva, molto diversi da quelli del governo Berlusconi.
Ho l’impressione che su quei temi i programmi dei due partiti/schieramenti contrapposti non siano poi così diversi; o sbaglio?
E allora, se le questioni di cui parlare in campagna elettorale devono essere semplicemente se fare o no il ponte sullo stretto di Messina, e quanti degassificatori, e siTav o noTav, be’, forse allora è meglio parlare di aborto, no?
(Anche perché mi risulta difficile capire perché, al di là della passione preelettorale, la questione dell’aborto non potrebbe essere considerata uno dei problemi veri e importanti, di cui è sempre bene parlare, su cui è sempre bene far crescere la coscienza nostra e del nostro prossimo).
la realtà dell’aborto, è un dato importantissimo prioritario e vitale,
ma non è un tema da campagna elettorale per fare l’occhiolino alla Santa Sede e a tanti atei devoti.
L’aborto è una realta’ che va affrontata a paese pacificato, non a paese in guerra psicologica.
Non si gioca sulla vita e sulla morte delle persone per avere i voti in campagna elettorale.
IO o noi andiamo a votare, soprattutto per avere dei buoni amministratori di questo paese e che siano capaci a fare discernimento sulle priorità disastrose che toccano l’intero mondo e quindi anche noi, precariato, disoccupazione, difficoltà di vita delle famiglie, anziani soli o abbandonati, come portare avanti una famiglia in questa realtà sociale in cui i costi sono veramente esosi e si vive veramente grazie alla provvidenza per chi ha figli,
i problemi veri sono questi concreti, la realtà della famiglia e tutto l’indotto che vi gira intorno,
ma figuriamoci se un parlamentare o un candidato che sogna di sedersi ad uno scranno istituzionale da 15.000 euro gliene possa fregare qualcosa, quello cerca solo di fiutare gli umori di pancia dei mass-media-finto popolo, e li’ si butta,
ma chi è che paqrla della FAMIGLIA
di questa famiglia che si sta trasformando
formate da realta’ monoparentali,
da anziani spesso abbandonati dai propri figli, o che non hanno l’occasione di essere aiutati dai propri figli.
Mio caro Sump,
apprezzo quello che mi dici,, è molto serio,
ma io mi fermo a problemi concreti,
in un momento come questo,
creare una guerra psicologica sull’aborto,
non aiuta,
crea solo guerra
e distrae dai problemi contingenti,
vallo a raccontare ad una famiglia con figli e che deve arrivare allla fine del mese,
e credo che puoi capirmi,
la mia non vuole essere polemica sterile per rompere i ….
ma un giornalista milionario, che in questi momenti di discernimento importante per il popolo che haq bisogno di trovare i propri amministratori seri, capaci di affrontare tutte le problematiche della vita di un cittadino,
un giornalista milionario che si mette a distrarre l’opinione pubblica…. NON è SERIETA’.
Cio’ non toglie che di aborto si dovra’ parlare e seriamente
ricordando che intanto tocca prima di tutto le donne (e noi siamo uomini che parlano SULLE donne)
di aborto si deve parlare seriamente
a bocce ferme
con animi sereni e quieti,
per avere la santa capacità del discernimento.
Ferrara, sta solo facendo una crociata.
E nella storia le crociate non hanno mai risolto problemi.
POI
Ferrara, doppiogiochista, non credente, che siede al primo posto in chiesa, partecipa alla santa messa che a lui non dice nulla, fa il baciamano al papa,
mi puzza di zolfo……
Ti ripeto Sump, che non voglio fare polemica sterile.
La vita è molto più importante che trattarla come materia di scambio
in occasioni di tornate elettorali.
ciao Sump
(PS. scusami, spesso scrivo di getto, poi mi rendo conto che i periodi non legano molto bene…..)
Evviva, è tornato Matteo! Per me è quasi una cartina di tornasole: quel che non gli piace sono quasi sicuro che è OK
EVVIVA!!! SONO TORNATI MATTEO E LEONARDO ! CIAOOOO..
ADESSO MANCA SOLO UNA PERSONA ALL’APPELLO: LUISA!
“LUISA TORNAAA…”
quindi secondo Matteo ciò che Ferrara va sostenendo, in linea con l’uso libero della ragione e con il magistero della Chiesa (pur non essendo Ferrara credente) non è serio, l’aborto non è un problema concreto, non è un tema da campagna elettorale…
Mi sembra però innegabile che l’iniziativa di Ferrara, per quanto criticabile nei modi (ha senso la lista di scopo?) abbia avuto il merito di riportare il tema al centro del dibattito culturale e politico, e non è cosa da poco!
Oppure Matteo e tutti i più o meno raffinati oppositori di Ferrara ritengono
che il dramma dell’aborto non debba essere pubblicamente discusso (e soprattutto non in campagna elettorale),
che non ci sia bisogno di rivalutare il problema sotto il profilo legislativo,
che fosse più che sufficiente lo spazio (?!?!) che quotidiani e TV nazionali avevano già riservato alla iniziativa di “MORATORIA UNIVERSALE PER L’ABOLIZIONE DELLA PENA DI ABORTO” lanciata nel febbraio 2007 da Massimiliano Musso dai microfoni di Web Radio On the Air (http://www.fratelloembrione.it/homepage.html)?
Luigi, tu dici: voterei candidati cattolici del Pd, se ci fosse il voto di preferenza.
Se ti capisco bene, mi conforta che tu la pensi come me: senza voto di preferenza non si sono le condizioni minime per un cattolico per votare Pd.
Come si può dare il proprio voto nel mucchio ad una lista in cui una grossa parte dei candidati (probabilmente la maggioranza) ritiene che la religione e in particolare la mia chiesa siano un male per l’uomo e un ostacolo al progresso?.
Con il voto di preferenza sarebbe diverso, ma per come stanno le cose proprio non si può.
Un saluto a tutti.
non possumus…;-)
#
ignigo74 scrive,
25 Febbraio 2008 @ 23:36
Scusate, ma cosa è quella paccottiglia che è arrivata in parrocchia, gente che chiede firme per la famiglia o roba simile ma stiamo dando i numeri? E chi ha pagato tutta sta roba? Qualcuno mi sa rispondere?
Gentile ignigo74,
io in parrocchia ho firmato una petizione per “UN FISCO A MISURA DI FAMIGLIA”
qui trovi il link
http://www.forumfamiglie.org/PETIZIONE/PETIZIONEFISCO.html
se credi puoi aderire anche online
“Come si può dare il proprio voto nel mucchio ad una lista in cui una grossa parte dei candidati (probabilmente la maggioranza) ritiene che la religione e in particolare la mia chiesa siano un male per l’uomo e un ostacolo al progresso?”
Ovvero:
“Come si può dare il proprio voto nel mucchio ad una lista in cui una grossa parte dei candidati (probabilmente la maggioranza) agisce di fatto contro la religione e in particolare contro la mia chiesa?”
Mi piace pensare che la “riserva escatologica”, ci permetta:
a) di non pretendere che un partito possa non essere partito (parte)
b) di non dimenticare la parabola del samaritano
c) di non confondere la non negoziabilità dei valori con la loro esplicitazione pratica (es. “non uccidere!” e la guerra e l’aborto e la legislazione sull’immigrazione…?)
d) di poter ancora rileggere la “lettera a Pipetta” di don Milani.
Ernesto Galli della Loggia
L’identità cristiana dell’Italia: proprio per la sua difesa, l’onorevole Casini, come non si stanca di ripetere, ha deciso di rompere la più che decennale alleanza della Casa delle libertà e di presentarsi da solo davanti al corpo elettorale. Non credo perché pensasse che la Cdl fosse diventata da un giorno all’altro una minaccia per la suddetta identità; bensì perché evidentemente convinto che tale identità, per essere affermata e difesa davvero e fino in fondo, abbia bisogno della presenza di un partito cristiano (leggi: cattolico), non possa fare a meno in Parlamento di una sigla, di un simbolo che esplicitamente inalberino la Croce.
Questo convincimento di Casini serve a ricordarci una delle caratteristiche più singolari della politica italiana: la sua disinvoltura nel gettarsi il passato dietro le spalle e far finta che ciò che è successo non sia successo o non voglia dire nulla. Il passato rimosso è in questo caso la Democrazia cristiana. Che come si sa fu un partito cattolico, un grande partito cattolico, titolare per oltre quarant’anni di un ruolo egemonico nel sistema politico italiano.
Ebbene: si può forse dire che la Dc riuscì a difendere l’identità cristiana dell’Italia? Avrei qualche dubbio.
Naturalmente dipende da che cosa s’intende con un’ espressione così impegnativa, ma sta di fatto che proprio con un grande partito cattolico addirittura al governo del Paese, proprio in una condizione teoricamente così favorevole, l’Italia ha conosciuto un massiccio e per molti aspetti radicale processo di secolarizzazione.
Tra il 1948 e il 1992, tanto per dirne qualcuna, fu adottata una legislazione sul divorzio e sull’aborto, non fu preso alcun provvedimento per la famiglia, il settore della cultura, quello dei media e dell’intrattenimento videro l’affermazione pressoché incontrastata di temi, prodotti, persone se non ostili certo lontani da una prospettiva cristiana, il tono etico della vita pubblica andò continuamente declinando, le organizzazioni della delinquenza organizzata non fecero che rafforzarsi, l’uso del rito religioso per la nascita e il matrimonio prese a scemare sempre di più e così il numero delle vocazioni, nonché la frequenza negli istituti di educazione cattolica.
Perfino il nuovo concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, come si sa, fu negoziato e firmato non per volontà di un esponente politico cattolico bensì socialista, Bettino Craxi.
E allora? Come mai, secondo Casini, la presenza — e che presenza ! — in tutti quei decenni di un partito cattolico non riuscì a evitare nessuno dei fenomeni detti sopra? La mia risposta è che in realtà, sull’identità di un Paese, e in particolare sulla sua identità religiosa (e specialmente se si tratta di una democrazia), la politica non può più di tanto. Tutto si svolge a livelli più profondi e più complessi di quelli che la politica è capace di controllare. In genere quando si arriva alla politica e alle leggi, la partita dell’identità è già decisa. Al massimo, e forse (con molti forse), la politica e i suoi strumenti sono in grado di contrastare questo o quel provvedimento di uno schieramento politico (quando vi sia) di segno esplicitamente antireligioso, il quale, per l’appunto, intenda visibilmente attaccare «l’identità cristiana» di un Paese.
Ma davvero esiste oggi in Italia un simile schieramento? E davvero potrebbe mai bastare un «partito cattolico» a farvi argine?
Vi è tuttavia una seconda e forse più importante obiezione all’idea che sia indispensabile un partito cattolico per tutelare l’identità cristiana del nostro Paese. L’obiezione è iscritta in modo chiarissimo nella vicenda italiana di questi ultimi anni. Durante i quali, se non sbaglio, quell’identità è stata tematizzata, analizzata e per così dire fatta oggetto del discorso pubblico, ne è stato compreso il significato, ne sono stati rivendicati con forza l’importanza e il peso sulla cultura occidentale e dunque anche nostra, ne sono stati messi a fuoco i complessi rapporti con la modernità e con la storia italiana, ne è stato mostrato l’insuperabile rilievo etico, soprattutto a opera di donne, uomini, ambienti e iniziative, che nulla o quasi avevano a che fare con qualsivoglia «partito cattolico ».
Diciamolo chiaramente: sono stati in special modo dei non credenti, ovvero dei credenti estranei però ai chiusi e sempre circospetti circuiti iniziatici delle organizzazioni cattoliche, sono stati loro che hanno fatto uscire il grande tema della religione e della fede, nonché del rapporto di entrambe con il mondo contemporaneo, dal chiuso in cui, almeno qui da noi, esso era andato a finire. Sono stati loro, i loro libri, i giornali da loro creati o diretti, le loro iniziative, che hanno riportato con forza all’attenzione dell’opinione pubblica e della cultura laica il grande tema delle radici cristiane, dell’ «identità cristiana », rinnovandone il senso e la portata, riaccendendone l’interesse.
E hanno fatto tutto questo, se non sbaglio, senza che alcun politico cattolico c’entrasse nulla e per un lungo tratto neppure si accorgesse del fenomeno, tanto meno lo assecondasse, a differenza di alcuni alti esponenti della gerarchia cattolica, mostratisi invece assai più consapevoli e avveduti di loro.
Dunque anche per questo aspetto certo non secondario, l’esistenza di un «partito cattolico» quale quello voluto da Casini non sembra in grado di avere un’ incidenza effettiva sulla difesa di quell’«identità cristiana» del Paese, per la quale pure dice di scendere in campo. La sua nascita risponde solo a ragioni di politica, di rispettabilissima politica naturalmente, ma sia chiaro: tutto comincia e finisce qui.
Ferrara è un comunicatore potente e coraggioso, e il suo contributo di “ateo(?) devoto” ad alcune battaglie dei cattolici è di tutt’altra qualità rispetto a quello di altri che lo hanno preceduto.
Di lui mi piace grandemente la volontà di combattere sul terreno della logica e degli argomenti razionali e dialettici, senza lessicalità parrocchiali o espressioni ecclesialesi in cui incorrono troppi laici cattolici.
Dopodichè, considero la sua lista (che non voterò) non un esperimento politico ma una tappa di una più vasta provocazione culturale. In tal senso, e solo in tal senso, mi sembra meritevole di attenzione e di rispetto (mentre non condividerei, in condizioni normali, una proposta elettorale concentrata solo sui temi bioetici).
Mi auguro comunque che il fuoco della polemica non lo porti a fare classificazioni troppo manichee tra cattolici buoni e cattivi. Io non saprei immaginare una Chiesa fatta solo di Ruini o solo di Tettamanzi, solo di Caffarra o solo di Nogaro.
Li voglio tutti, e da tutti voglio prendere il (molto di) buono che sanno offrirci.
Caro Francesco73,
lo stesso Ferrara, credo, sottoscriverebbe le tue parole sulla sua lista, giudicata “non un esperimento politico ma una tappa di una più vasta provocazione culturale”. Altrimenti non avrebbe senso dichiarare – come fa lui in ogni occasione – di aver già vinto la sua battaglia prima ancora che abbia inizio la competizione elettorale.
Io, comunque – che, come ho già scritto, sono invece orientato a votare la “lista pazza” – aderisco in pieno alla tua visione, anche per quanto riguarda il giudizio sulle diverse sensibilità che la Chiesa italiana manifesta, da intendersi come ricchezza e non come confusione. Con un limite, peraltro, sul quale sono convinto che anche tu concorderai: personalità e sensibilità diverse, ma nella comune convinta solidale obbedienza al successore di Pietro.
concordo, anche se al concetto di obbedienza preferisco quello di comunione, su cui anche il cardinale Ratzinger si è più volte espresso profondamente
Ogni riferimento a mons. Nogaro e alle sue prese di posizione sul motu proprio “Summorum pontificum cura” è chiaramente voluto.
Nel caso Nogaro, diciamo pure “comunione” e non “obbedienza”, ma la sostanza non cambia.
🙂
la sostanza non cambia, ma la comunione mi pare un’attitudine più ricca, implica una persuasione affettiva più ancora che intellettuale o dettata dal timore e dal senso della deferenza
la preferisco, la trovo del resto molto più esigente rispetto all’obbedienza
targum55, io non pretendo che un partito possa non essere partito (parte), nè dimentico la parabola del samaritano, neanche cerco di condonfere la non negoziabilità dei valori con la loro esplicitazione pratica ma, fatte queste premesse, la mia domanda rimane intatta.
Per riferirsi al Vangelo (e di questa citazione tirata per i capelli chiedo già perdono) Gesù ci ha chiesto di amare i nostri nemici e di pregare per loro, non ci ha chiesto di votarli.
Quindi, da cristiano, quello che cerco e devo fare è amare e pregare per chi ci “perseguita”, ma il mio voto significherebbe approvarne le scelte (“persecuzione” è una vecchia definizione di Luigi, quindi mi permetto di usarla con animo abbastanza leggero).
Tornando a Ferrara, se alla fine la sua lista dovesse apparentarsi con la PdL (fino ad oggi non l’ho ancora capito), perderebbe gran parte della sua forza provocatoria, e mi convincerebbe molto meno.
Caro Targum55,
alle considerazioni di Fabrizio – che condivido pienamente – vorrei aggiungere qualcosa a proposito della “Lettera a Pipetta” di don Lorenzo Milani.
Sono andato a rileggermela, come suggerisci: me la ricordavo bruttina, e in effetti la distanza di tempo non mi pare che le abbia giovato. Lo stile mi sembra pretesco e “d’antan”, e il riferimento alla possibile lotta armata dei comunisti, che il buon priore appoggerebbe, è da brividi.
Stiamo parlando dello stesso testo?
[…]
Scrivo quando è ancora fresca l’eco dell’incredibile blitz poliziesco ai danni di una signora napoletana colpevole di avere interrotto una gravidanza fortemente voluta, ma con lo sviluppo del feto segnato da una gravissima malattia. Non trovo le parole per dire che cosa penso – meglio: che sentimenti provo – nei confronti di chi butta la croce della colpa sulle spalle delle donne alle prese con una scelta così dura e così personale. Finché si tratta di uomini anziani e senza figli (per esempio i vescovi) capisco che la scarsa dimestichezza con la vita carnale possa contribuire a indurire lo sguardo fino all’anatema impietoso. Ben più penose e impressionanti mi risultano le sortite di alcune donne (spesso ex femministe) approdate ad una specie di tardiva santificazione del corpo femminile solo in quanto portatore di nuova vita. Come se quel corpo, già in sé, non fosse compiutamente una persona, non avesse autonoma dignità, libertà di scelta e anche libertà di errore come per altro è comunemente riconosciuto ai maschi, di fronte all’eros e di fronte alla riproduzione.
Quanto a Giuliano Ferrara, non lo conosco personalmente, ma mi sono formato, leggendolo e ascoltandolo, un giudizio abbastanza compiuto. Credo che sia un uomo terrorizzato dalla noia e di conseguenza animato da un’insaziabile vocazione al gioco intellettuale. La polemica, la divisione, la tenzone politica sono per lui non un fine, ma uno strumento per procacciarsi quelle emozioni forti senza le quali deperirebbe.
Esaurita la fase comunista, quella craxiana, quella berlusconiana, quella papista, ora si è appassionato alla battaglia antiaborista, ma è un puro caso: potrebbe essere divenuto filo marziano oppure anabattista, e ne sarebbe ugualmente entusiasta. Penso che Ferrara colga perfettamente l’estrema delicatezza, o meglio l’estrema indelicatezza, di questa sua ennesima battaglia, e che proprio questo gli piaccia. Sente il vento del rischio, avverte l’adrenalina. Peccato che, come spesso accade ai demiurghi, ignori o sottovaluti le conseguenze che questo nuovo cimento ideologico rischia di scatenare. Entrare a piedi uniti in un mistero così doloroso, e soprattutto così altrui, non può che sollevare ulteriore dolore. E asprezze, e incomprensioni, e detestabili accuse. E risvegliare fanatismi e intolleranze. In una campagna elettorale che sembrava avviarsi su binari meno incandescenti del consueto, l’assalto frontale alla 194 è una mina vagante.
Ferrara ci si diverte un sacco. Ma tutti gli altri?
Michele Serra
(Repubblica, 22/02/08)
Di mio aggiungo:
“Ferrara, e tutti i “Ferrara”, che, non limitandosi a fare i giornalisti o gli opinionisti, diventano voce DECISIONALE della carovana politica italiana, già malandata e barcollante potrebbe essere sì mio “avversario”.
Cara Marta Paola,
non so se ho capito bene: il tuo risentimento nei confronti di Giuliano Ferrara dipende dal fatto che, invece di continuare a fare il giornalista o l’opinionista, ha preso un’iniziativa elettorale e chiede al popolo italiano di essere eletto al Parlamento? E perché? Non trovi abbastanza democratico uno che abbandona un “posto d’oro” (in tutti i sensi), una sine cura a vita nel mondo delle televisioni, e sottopone se stesso e le proprie idee al giudizio del popolo sovrano?
Non capisco. La “barcollante e malandata carovana politica italiana” avrebbe tutto da guadagnare da comportamenti come quello del raffinato Serra, che a distanza di diversi giorni non sembra essersi ancora accorto che le notizie sul blitz napoletano erano semplicemente false? Eppure sarebbe bastato leggere il giornale su cui scrive… E che dire della diagnosi sulle presunte tare mentali di un collega, emessa da un predicatore di cui nessuno conosceva le competenze scientifiche che – qualora ci fossero e fossero documentabili – potrebbero non dico giustificare sul piano etico, ma almeno rendere in qualche modo credibile un attacco personale ignobile e inverecondo?
Marta Paola, ti fa davvero così paura una persona che solleva un problema e ne parla in termini diversi dalla vulgata protofemminista che sembra dominare, fra l’altro, il quotidiano che leggi?
Una piccola aggiunta, Marta Paola: l’articolo di Serra ti convince anche quando parla dei vescovi? (tutti i vescovi, non alcuni: Serra è un uomo tutto d’un pezzo). Trascrivo: “uomini anziani e senza figli (per esempio i vescovi) capisco che la scarsa dimestichezza con la vita carnale possa contribuire a indurire lo sguardo fino all’anatema impietoso”.
Non ti vergogni?
Cara Marta Paola,
Lei lo sa – vero?- come la vicenda di Napoli sia stata strumentalizzata.
Le allego alcuni spunti per ragionare con la propria testa sui fatti, e non con quella di Michele Serra sui pregiudizi:
Il caso Il ricovero in Ostetricia, l’espulsione del feto in bagno e la corsa in sala parto per l’operazione. Poi il risveglio e le polemiche
Silvana e l’aborto, ecco i due rapporti sul blitz
Napoli, nei documenti il racconto dell’attesa e delle cure prestate alla donna in ospedale
Quattro giorni in ospedale per abortire. E nell’ultimo 12 ore di attesa. Poi la corsa in sala parto e l’arrivo degli agenti
Fulvio Bufi
NAPOLI — La Procura, il Policlinico, il ministero della Salute, quello della Giustizia, il Csm, il garante per la privacy. Sull’aborto della trentanovenne Silvana, avvenuto lunedì scorso al Secondo Policlinico di Napoli, indagano in sei. Sei inchieste che inquadrano la vicenda da punti di vista diversi, come diverse sono le verità raccontate dalla donna e dagli agenti che l’hanno interrogata durante il blitz. Lei parla di modi bruschi e insistenti, i poliziotti solo di «qualche domanda ». Nel rapporto stilato dai medici si cita uno scontro in corso con una pattuglia dei Falchi, gli agenti motociclisti. In quello consegnato dai poliziotti, si ribatte che non c’è stato un vero e proprio interrogatorio «dopo la segnalazione arrivata ai carabinieri via telefono ». Solo un colloquio «a sommarie informazioni».
L’indagine dell’Università si è già chiusa: la legge 194 non è stata violata. Le altre sono tutte aperte. Il ministero della Salute comincia oggi, con l’arrivo degli ispettori al Policlinico. Dov’è tornato il Corriere, per rivivere con chi lavora tra i cinque piani dell’edificio 9, sede del dipartimento di Ostetricia e Ginecologia, quel lunedì della scorsa settimana. La ricostruzione interna dei sanitari (la relazione è in procura) è il diario di questa storia. Le prime pagine riportano alle 9 del mattino di venerdì 8 febbraio, quando «viene ricoverata per eseguire aborto terapeutico la signora Silvana, di anni 39, che presenta adeguata documentazione per l’applicazione della legge 194».
Silvana arriva in ospedale accompagnata dalla madre.
Ha già eseguito l’amniocentesi e l’esame del cariotipo (la costituzione del patrimonio cromosomico del figlio che aveva concepito 21 settimane prima), la cui analisi, fatta all’ospedale Moscati di Avellino, rileva l’esistenza della sindrome di Klineferter. Ha fatto anche la consulenza genetica al Cardarelli e la visita psichiatrica al Policlinico. «Bisogna chiarire una cosa — dice il professor Carmine Nappi, primario di Ostetricia — l’articolo 6 della 194 prevede la possibilità di aborto terapeutico “quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna”.
Quindi tutte le cose sull’eugenetica che sono state dette attorno a questa vicenda sono state dette a sproposito. E lo dico da obiettore di coscienza».
«La ricostruzione, invece, teoricamente si sarebbe potuta limitare tutta a venerdì —, racconta un medico che ha avuto modo di vedere Silvana nei giorni precedenti l’aborto —. Ma le prime due somministrazioni di prostaglandina non producono effetti, e quindi con la necessaria sospensione di 24 ore e la domenica di mezzo, si arriva a lunedì». «Il trattamento a base di candelette vaginali viene ripetuto», è scritto nella relazione. «Due volte», racconta il medico di turno. E gli orari, approssimativi, sono le 9,30 e le 14. Solo a questo punto compaiono le prime contrazioni, e Silvana lascia la sua stanza al secondo piano e viene portata al quinto, dove c’è il reparto Ivg, (Interruzione volontaria di gravidanza) nel quale, se ci fosse stato personale sufficiente per assisterla, avrebbe potuto essere ricoverata sin dal primo momento. Il particolare del ricovero in un reparto non riservato agli aborti sarà determinate per ciò che poi si è scatenato.
Dopo l’ultima prostaglandina «la paziente avverte per la prima volta le contrazioni», scrivono i medici. «Perciò fu trasferita nella sala travaglio del quinto piano — spiega il professor Nappi —. L’aborto sarebbe dovuto avvenire lì, come tutti gli aborti». Ma Silvana rifiuta un’ulteriore candeletta e tutto si ferma. «Niente più contrazioni e ovviamente nemmeno dilatazione», dice un altro medico.
Aborto rinviato. La donna torna al secondo piano. Dopo circa un’ora, è scritto nella relazione interna, viene visitata da una ginecologa che «non riscontra» sintomi tali da far pensare a un aborto imminente. Ma la situazione cambia dopo altri 30 minuti. «La collega tornò a visitarla e rilevò una dilatazione di circa due centimetri», ricorda uno dei medici dell’Ivg. «È a questo punto che succede tutto», interviene il professor Nappi: «Il medico dispone l’arrivo di una lettiga per il trasferimento al quinto piano, ma la paziente chiede di andare prima in bagno. Per discrezione il nostro personale rimane all’esterno, ma presente comunque in camera». Nel bagno avviene l’espulsione del feto. Continua Nappi: «La signora viene subito soccorsa, sistemata sulla barella e portata in sala parto per il raschiamento ». A spingere la lettiga un infermiere sui cinquant’anni, con l’orecchino e di pessimo umore. Mentre cammina si lamenta ad alta voce: «Per non pagare gli straordinari al quinto piano ce le mandano tutte qua… Ma tu vedi se è cosa ». È Ciro D.V. l’infermiere che alle 18,54 telefonerà ai carabinieri visto che quelli di Striscia non gli hanno risposto. E farà scoppiare un caso. Che sembra nato più da una questione sindacale che da una questione di coscienza.
© Copyright Corriere della sera, 18 febbraio 2008
La versione dell’ospedale
E il medico fermò i Falchi in corsia: non interrogatela
NAPOLI — L’interrogatorio subito ha colpito moltissimo Silvana, che ancora non ha deciso se sporgere o meno denuncia nei confronti degli agenti che sono intervenuti lunedì scorso al Secondo Policlinico. Secondo il racconto della donna, i poliziotti usarono modi molto bruschi.
Addirittura, le avrebbero chiesto se avesse pagato per abortire e chi fosse il padre del bambino. E in più, sempre secondo quanto Silvana ha raccontato in questi giorni, l’avrebbero sottoposta all’interrogatorio immediatamente dopo il suo ritorno in reparto dalla sala operatoria, quindi quando ancora non aveva superato del tutto gli effetti dell’anestesia. Di poliziotti dai modi molto sbrigativi parlano anche i medici del Policlinico, e nella ricostruzione della vicenda consegnata al magistrato si fa riferimento a uno scontro che sarebbe avvenuto tra la prima pattuglia intervenuta (due «falchi», un uomo e una donna in borghese, seguiti poi da altri tre colleghi in divisa) e il medico di guardia, che chiedeva l’esibizione di un mandato. Gli agenti non lo avevano, perché erano stati autorizzati dal magistrato solo telefonicamente.
F. B.
© Copyright Corriere della sera, 18 febbraio 2008
La versione della questura
«Regole rispettate per sentire cosa era successo»
NAPOLI — «Raccolta di sommarie informazioni». Tecnicamente si chiama così l’interrogatorio che la polizia ha fatto a Silvana lunedì scorso nel reparto di Ostetricia del Secondo Policlinico. «E davvero non è stato un interrogatorio», sostiene la polizia che, con una nota diffusa dal questore Antonino Puglisi nei giorni scorsi, faceva sapere che l’intervento si era svolto nel pieno rispetto di ogni regola.
«Era mio dovere accertare che non ci fosse stato alcun infanticidio», ha dichiarato in un’intervista al Corriere, pubblicata giovedì scorso, la poliziotta intervenuta al Policlinico, l’ispettrice Lucia S., della squadra antiscippo del commissariato Arenella. «La signora mi ha anche detto che le avevo fatto compagnia», ha aggiunto, descrivendo quindi un clima assolutamente tranquillo.
L’ispettrice è già stata interrogata dal pubblico ministero, che ha aperto un fascicolo sulla vicenda dell’aborto. Nei giorni prossimi forse sarà ascoltata anche Silvana. Ma le modalità dell’interrogatorio non sono oggetto di indagine, e se la paziente sceglierà di non denunciare l’agente, quest’aspetto della storia non sarà mai chiarito.
F. B.
© Copyright Corriere della sera, 18 febbraio 2008
Il pm Vittorio Russo ha disposto l’autopsia
«Al telefono ci disse: una donna sta buttando il feto nel water»
Fabrizio Caccia
DAL NOSTRO INVIATO
NAPOLI — «Ma che dovevamo fare, scusate? C’era stata una telefonata di uno che diceva: correte, correte, c’è un infanticidio in atto, la donna del letto 207 si è chiusa in bagno e sta buttando il feto nel water…». Ieri pomeriggio, mentre continuavano a piovere critiche e attacchi da tutte le parti (la Cgil, i medici cattolici, le donne femministe, il ministro Ferrero…) al quarto piano della Procura c’erano loro due, il pm e la poliziotta protagonisti dell’altra sera, la sera del drammatico aborto terapeutico al Secondo Policlinico di Napoli.
Il pm Vittorio Russo — 58 anni, almeno 30 passati a combattere terrorismo e camorra — e l’ispettrice Lucia S. — 28 anni, della squadra antiscippo del commissariato Arenella — si sono incontrati ieri per la prima volta. Lunedì sera, invece, avevano parlato solo per telefono. Entrambi ora si sentono a posto con la coscienza: «Quando è arrivata quella segnalazione — dice il pm — io ho chiesto subito di mandare sul posto una donna-poliziotto: “Mandate lei o nessuno”, ho precisato. E non solo: l’agente è intervenuta in borghese e la macchina è arrivata con la sirena spenta, per non creare inutili allarmi».
La chiamata dall’ospedale, comunque, non era anonima. Un uomo aveva detto di chiamarsi C.D.V., di essere un infermiere di Ostetricia e aveva anche lasciato il suo numero. Così è cominciato tutto. «I giornali hanno parlato di un nostro blitz in corsia — aggiunge l’ispettrice —. Non è giusto… ». La signora Silvana S., la donna che ha abortito in bagno, però la contesta: «Quella donna mi ha aggredito…», ripete stanca al telefono.
La poliziotta replica: «Io avrei interrogato la signora Silvana senza darle tempo di riprendersi dall’anestesia? Non scherziamo. Tanto che sono arrivata alle sette in ospedale, lei era in sala operatoria per il raschiamento, così l’ho aspettata e ho cominciato solo alle dieci di sera a farle qualche domanda. Attenzione, non un interrogatorio. Solo qualche domanda, perché era mio dovere accertare che non ci fosse stato alcun infanticidio. C’era un altro collega con me, anche lui in borghese, poi è arrivato l’ispettore-capo con altri tre agenti, ma senza fare irruzioni da telefilm.
A un certo punto, al telefono col pm, ho detto pure: “Spengo la radio per non turbare la donna”. E ricordo che c’era la mamma della signora presente. E quando il pm mi ha ritelefonato per sapere se la donna si era spaventata, io gli ho risposto: “Tranquillo, dottore, mi ha detto che le ho fatto compagnia…”. Sua mamma, quando siamo usciti, mi ha chiesto addirittura: “Perché non restate, andate già via?”».
«Adesso sto preparando la mia relazione — conclude il pm Russo —. La manderò al procuratore, la manderò al ministro Scotti e se sarà necessario andrò anche a Roma a parlare davanti al Csm. E dirò questo: allo stato non ci sono indizi di reità e, sentite le parti, non ho riscontrato le modalità perturbanti rappresentate dai media. Ecco perché non ho indagato nessuno: il tintinnìo di manette non è nel mio stile. Nel frattempo, ho incaricato il professor Giuseppe Saggese di svolgere l’autopsia sul feto sequestrato per verificare le malformazioni. In modo da chiarire definitivamente che s’è trattato di aborto terapeutico. E dunque perfettamente legale. Tutto questo polverone, però, non m’è piaciuto. Non m’è piaciuta la strumentalizzazione. È cominciata la campagna elettorale, d’accordo, da una parte Ferrara, dall’altra la sinistra e così si discute sull’aborto. Ma lo ripeto: da parte nostra non c’è stata alcuna fuga in avanti e non sono stati superati i limiti etici. Di questo sono sicuro».
© Copyright Corriere della sera, 14 febbraio 2008
Grazie, LuigiM!
Aggiungo che una breve rassegna stampa condotta sulla “Repubblica” dei due-tre giorni successivi al presunto “blitz” porterebbe a risultati assolutamente analoghi.
scusate l’OT, ma come profilassi per tutte le Marte Paole allego anche la pseudo-querelle medici-contro-vescovi…
Il falso dei medici affonda nel bagno Turco
di LUIGI SANTAMBROGIO
Nemmeno più dei medici ci si può fidare.
A volte usano il loro bel camice bianco per nascondere una bugia grande come una casa, anzi come un plesso ospedaliero. Il fatto è noto: sabato esce un documento che sembra scritto dal professor Viale, il doctor Morte di Torino: si avverte la classe politica di non toccare la legge 194, si fa l’elogio dell’aborto e si mette in scena uno spottone a favore della Ru486, la pillola abortiva, il pesticida chimico ammazza feti.
Ma cosa c’entrano i vescovi?
Bene, anzi male. Ma il peggio deve ancora venire: il documento è firmato dalla Federazione degli Ordini dei medici e viene spacciato come approvato all’unanimità dal Consiglio nazionale. Già è strano che i medici, tenuti per giuramento alla difesa della vita, sottoscrivano un documento che parla solo di morte (manca solo l’eutanasia).
Ma la truffona degli Er pataccari sta nel fatto che tale dichiarazione non è mai stata votata da nessuna assemblea. Il solo documento votato è una sorta di generico pro-memoria della categoria per il prossimo governo.
Ad accorgersi del falso è il quotidiano Avvenire: il solo a fare il dovere giornalistico di informare, avvisando che il sedicente documento dei medici italiani non lo è affatto.
Semmai, è quello di una parte. Dunque, chi l’ha diffuso deve avere il naso lungo come Pinocchio e il pelo di un bisonte sullo stomaco.
Così, sono i vescovi della Cei a fare casino contro gli innocenti medici. Ma qui i prelati non c’entrano un micco: semmai c’entrano i giornalisti che si limitano a passare le veline gradite ai direttori senza fare uno straccio di verifica.
Epperò, la suddetta stampa, pur di non fare penitenza e ammettere l’errore, la butta in caciara e ne fa una bega clericale.
La più lesta a non capirci nulla e a scambiare, ancora una volta, lucciole per lampioni, è stata la ministra Livia Turco. Con il suo solito stile, con la lingua più svelta del pensiero, ha definito il documento farlocco, come «di prestigio per la fonte e il contenuto».
Livia è fatta così: non riflette, non si informa, non verifica: dichiara, sentenzia, urla e a volte pure, quando non riesce a spiegarsi, piange. Lascia libero pascolo ai sentimenti, ma di ragionare proprio nisba. Fortunatamente al governo c’è stata soltanto un anno e mezzo. E, dichiarazioni a parte, di lei ricordiamo solo la bella infermierona dall’aria un po’ scemotta, ma tanto bonazza, dei manifesti ideati da Toscani per menare il turibolo sulle meraviglie della nostra Sanità.
Torniamo alla truffa mediatica. Ieri i soliti quotidiani indipendenti (dalla verità) titolavano su un epocale quanto inesistente scontro vescovi-medici. Stregoni dell’anima contro scienziati del corpo, Cei versus i figli di Ippocrate. Sui giornali, festa di titoli tutti uguali come fotocopie: “Aborto, i vescovi in campo contro i medici”. Assurdo, ma soprattutto giornalisticamente un filino vigliacco e cialtronesco.
È come se, mettiamo, La Stampa (di proprietà degli Agnelli) pubblicasse uno scoop su un traffico di sangue e il giorno dopo tutti gli altri quotidiani titolassero: “La Fiat contro l’Avis”. Oppure: “La famiglia Agnelli denuncia i donatori di sangue” Il presidente pataccaro
Beh, ieri è successa la stessa cosa. E questa la dice lunga sulla nostra informazione. Che, anziché indagare, lascia pagina bianca ai pareri della ministra Turco. «Sono stupita del fatto che i vescovi», dice la Turco, «abbiano minato l’autenticità del documento sulla base di una cultura del sospetto che è immotivata». Conclusione spiritosa: «Forse la Cei non vuole misurarsi in un dibattito pacato».
Beh, comprendiamo che è difficile far capire alla ministra la differenza tra un articolo di giornale e una enciclica, ma berciare di «cultura del sospetto» e tentativo di «minare» la credibilità dei medici, significa non avere tutte le rotelle che girano nel verso giusto. Ma le bugie han le gambe corte e il falso documento unitario, sia pur velato e profumato dai fumi del bagno Turco, rivela subito tutta la sua ruffianaggine.
I fatti raccontano un’altra storia.
Eccola. I presidenti degli Ordini riunitisi sabato a Roma hanno approvato e discusso un documento in cui erano contenute richieste al mondo politico, sull’organizzazione della sanità, in vista delle prossime elezioni. Il presidente Amedeo Bianco aveva fatto distribuire le relazioni dei lavori di varie Commissioni della Federazione, fra cui quella di Bioetica.
Le relazioni di tali Commissioni non sono state discusse né vi era accenno nel documento finale, approvato per acclamazione, di alcun contenuto relativo a tematiche di rilevanza bioetica. Ed ecco che si consuma il misfatto: una delle bozze , quella appunto su aborto e Ru486 viene “passata” alla stampa. Che fa il resto.
Ora, sul tavolo del presidente furbino si stanno accumulando le proteste e le diffide di diversi Ordini provinciali e di associazioni che non vogliono farsi carriolare da chi porta il camice Bianco ma vota rosso. I medici di “Medicina e Persona” affermano che «il presidente ha scambiato il proprio ruolo istituzionale di rappresentanza di una categoria in un pulpito elettorale. E non è la prima volta».
Un sonoro schiaffone a Bianco viene anche dalla Federazione dei medici cattolici (Fiamc) e dai presidenti degli Ordini dei medici della Lombardia che erano presenti al Consiglio nazionale.
In una nota, questi affermano «che non è mai stato messo in votazione, e quindi neanche approvato, il documento oggetto del comunicato poi diffuso alla stampa» e chiedono la riconvocazione urgente del Consiglio per dibattere seriamente i temi di aborto e pillola abortiva. Beh, anche a costoro Bianco dovrà dare spiegazioni.
E la nostra madame Turco, verifichi subito chi propala bufale abusando della Federazione medica. E poi dichiari pure tutta la sua indignazione.
Non prima però, di aver chiesto scusa a una bella parte di medici italiani e ai vescovi tutti.
Accusati dalla imprudente ministra lingua-lunga di mentire. E dissolva, almeno per una volta, il sospetto di usare l’aborto solo per raccattare il voto delle femministe più becere e ideologiche.
© Copyright Libero, 26 febbraio 2008
ciao
caro amico Sump!
Cari amici, non mi pare un caso che l’unica parola in questo blog (se non mi sono accorto di altri, mi scuso) contro il cosiddetto blitz antiaborto sia di Maria Paola: una donna. E noi invece siamo uomini, anzi maschi: come il papa, come i vescovi, come i preti, come Ferrara.
grazie a tutti per l’accoglienza anche se non merito,
sono in casa dei miei amici ospitanti fintantochè gli operai non finiscano la ristrutturazione della mia.
Vi leggo spesso,
spesso sono perplesso,
e non mi sembra giusto da parte mia, aggiungere parole a parole,
preferisco lasciar posare le emozioni, (quando il buon Dio mi da la capacità di riuscirci !)
Caro Leopoldo,
il problema c’è. Escludo – peraltro – in modo categorico di affrontarlo tramite una soluzione alla Origene.
Non suggerisco a nessuno alcuna lettura, neanche don Milani. La suggerivo a me stesso, consapevole che neanche quel testo è, ovviamente, verbum dei. Forse il nemico è prima di tutto in noi stessi e non spenderei una parola così impegnativa sul piano mutevole delle contingenze storiche. Forse si scambia il nemico per nemico della mia ideologia, non della mia fede. Qualcuno, nella storia, ha combattutto con il “nemico” contro altri “nemici” ritenuti più pericolosi, senza perdere un solo grammo di sano “orgoglio” della propria fede. Insomma, la storia, ancora una volta, tanto più la cronaca, necessita di un discernimento sottile, opinabile. L’accetta nemico-amico la lascio volentieri al Giudice.
Vi ringrazio per l’aiuto che mi fornite. Sto approfondendo. Non leggo sempre Repubblica, più spesso Le Monde, ma Michele Serra mi piace moltissimo.
Il dibattito su ferrara e le sue idee anche in vista delle elezioni mi stuzzica molto. Non ho letto tutti i commenti, ma alcuni spizzicati qua e là son stati illuminanti. specie chi riflette sul fatto che con le liste bloccate uno non può votare chi vorrebbe ma deve adattarsi alle linee di partito…
Circa Ferrara, se posso parlare a viso aperto ai lettori di questo blog che ormai un po’ mi conoscono, i miei “dubbi” sono i seguenti:
A me l’idea di Ferrara piace davvero molto… però vorrei capire se alla fine andrà da solo oppure no. Mi spiego. andare da soli significa avere un programma completo, che spazi a 360°. Uno mica governa per una legislatura legiferando solo su temi etici, no? E l’economia, la giustizia, l’economia? Su questi temi ferrara che ne pensa? Che posizioni ha? Che proporrà in parlamento? Quando si tratterà di votare, lui che farà?
Se invece mi dice che si apparenta con qualuno, allora posso pensare che su tutti questi altri temi abbia e sostenga le idee del premier con cui si affilia. E solo per il tema specifico della vita porti un contributo peculiare.
Attendo dunque di sapere questi tasselli mancanti e poi… buon voto a tutti! Che sia significativo dei valori in cui crediamo.
Andrea
PS: grazie Francesco73, il tuo intervento mi è sembrato molto arguto! 🙂
torno in ritardo solo per rassicurare Iginio… la mia posizione su certe presenza di Ferrara vale anche per Veltroni (tanto più oggi che mi piazza Veronesi e radicali in giro per il partito che pensavo di votare)… con la differenza che Veltroni tende a non volermi insegnare come dovrei essere cristiano e che cosa significa ascoltare i propri vescovi… se trovate sue citazioni che mi contraddicono, lieto di eliminare anche la postilla al mio ragionamento..
Targum55, non mischiare le carte in tavola e non cambiare il senso delle mie parole.
Io di nemici non ne ho e non ne vorrei. Io cerco, come posso, di amare il prossimo, tutti compresi. E’ qualcun altro che ritiene la mia fede nemica dell’uomo e che ridicolizza i miei valori, ed quindi è lui che mi considera suo nemico. In questo senso che la relazione virtuale che c’è tra me e quei candidati di cui parlavo è di “inimicizia”. E’ una inimicizia passiva, che subisco, per la quale non posso che pregare e chiedermi come e dove la Chiesa possa cercare di farsi capire sempre meglio, ammesso che le venga concesso.
Questa mia faticosa precisazione è ovvia ma a quanto pare necessaria, perchè non vorrei che sembrasse che si voglia tornare a fare le crociate.
Per carità, poi ognuno è liberissimo di pensare come gli pare e di avere della Chiesa la considerazione che vuole…ma che non mi si chieda di votarlo.
http://bizblog.splinder.com/post/16073088/Perch%C3%A8+ora+ce+l%27ho+con+Warter
Dal lynk suggerito da Lycopodium:
“Ora, che fa Warter? Ascolta (nel migliore dei casi) Irene Bignardi e altri fighetti inconsistenti della “sinistra al sushi”, e fa entrare i radicali, snaturando completamente il PD per come era nato.”
Ma perché ce l’avete tanto contro Veltroni dopo che i radicali sono confluiti nel PD? Se non sbaglio, e non sbaglio, Pannella in passato è stato alleato di Berlusconi e, per quel che ricordo, nessuno si è stracciato le vesti per i “valori cattolici” messi a repentaglio. Non vorrei che la sensibilità della CEI, mi astengo dal dire “del Vaticano”, riguardi altri “valori” ben più materiali verso i quali Berlusconi mostra una apprezzata disponibilità. E per cortesia non si dica che questo non è verò. Perché se alla CEI importa davvero i valori (in primis quello della vita) doveva buttarsi anima e corpo a fianco di Ferrara e combattere strenuamente anche solo una battaglia di principio. Non doveva, perciò, sconsigliarlo di procedere nella sua “impresa” per evitare una dispersione di voti. Dispersione a scapito di chi? Di Veltroni?
Un’altra cosa: Casini portabandiera dei valori cristiani. Lasciamo perdere. Se la chiesa italiana si è ridotta a questo o ha bisogno di essere rappresentata ad ogni costo da un partito in parlamento, poveri noi cristiani comuni che ci arrabattiamo nella vita di tutti i giorni cercando, pur con le nostre misere forze (l’aggettivo “misere” riguarda me), di vivere i valori da altri strombazzati in televisione e bellamente disattesi nei rotocalchi.
Mi viene in mente un detto secondo il quale gli innamorati debbono pensare all’amore mentre è bene che i loro genitori si preoccupino degli interessi.
Per aiutare l’ “esegesi”: innamorati = cristiani comuni, genitori = CEI.
I politici stanno giocando troppo sulla strumentalizzazione del voto delle persone che si sentono di “tradizione” cristiana !!!!!!
Ci sono priorità urgenti,
a cui i politici non rispondono
da destra
da centro
e da sinistra,
tra accuse strumentali,
e buonismo di facciata.
Ma la realtà?
fatta di famiglie monogenitoriali in numero sempre maggiore?
Per carità non mi voglio ripetere,
abbiamo emergenze socio-familiari urgenti, urgenti,
i diritti dei bambini,
i diritti dei figli,
i diritti dei minori,
(non sembra, ma non sono tutti la stessa cosa),
e poi i diritti dei singoli genitori, quando una realta’ affettiva si esaurisce senza possibili alternative,
i genitori che dopo il matrimonio fallito si ritrovano sbattuti di casa e non sanno dove sbattere la testa per un tetto !!!!!!
Amplificare la rete di consultori che aiutino e intercettino realtà di coppia in crisi e li aiutino a trovare il bando della matassa, per discernere se esistono ancora interessi comuni, o mostrare la maturità richiesta nel superare un affetto finito,
tutta la realtà degli anziani, che è ENORME,
la certezza non solo delle pene, ma anche della applicabilità delle sentenze, penali e civili, che generalmente prima di 7/8 anni non sono applicabili per tutta una serie di giochi legali su cui spesso passa l’impunità di tante persone su cui fondano la loro arroganza.
La capacità della spesa, quotidiana, e delle spese straordinarie,
la realtà delle case con affitti pari a esosi mutui,
mutui che stanno mandando in fallimento famiglie per l’alto costo della vita.
Insomma ci sono una marea di problemi.
Avete sentito i nostri politici dire qualcosa su tutto questo ?
Hanno già pensato a possibili leggi che vorrebbero varare appena inizia la legislatura per mostrare la loro buona volontà e che hanno a cuore gli interessi di noi cittadini ?
IO non ho sentito nulla !
sono sordo?
ciao
matteo
No, caro Matteo, non sei sordo. In questa temperie italiana ai politici, e anche a molti di questo blog, interessano solo i “valori” perché sono diventati “moneta” di scambio elettorale: io difendo i tuoi valori, tu mi voti e mi fai votare. Di tutti i problemi e le sofferenze cui accenni tu, poco o niente.
Eppure Cristo annunciava sì il Regno di Dio, ma intanto si ineteressava molto del mondo degli uomini e delle sue sofferenze, guarendo storpi e ciechi, procurando pane e companatico, perdonando i peccati. Bellissimo l’episodio della Samaritana (Vangelo di domenica scorsa) della quale Gesù dimostra di conoscere i peccati, ma non emette condanna. Le offre da bere l’Acqua che disseta.
Oggi non si pretendono miracoli, ma lenire le ferite del corpo e dell’anima con Acqua viva invece di bruciarle con il fuoco della “Verità” ritengo sia possibile.
mi ritrovo perfettamente con te, Lazzaro,
Cristo girava per le regioni di palestina,
evangelizzando, guarendo ogni sorta di malattie e infermità, e cacciando demoni,
sporcandosi i piedi di polvere, e le vesti che venivano toccati da tutti, puri o impuri che fossero (immagina che veste macchiata e zozza dalle mani di tutti quei poveri e umili che lo toccavano continuamente e lo strattonavano !!)
quindi Gesù
si interessava in concreto delle persone che attraversavano il suo percorso di vita,
lasciando chiaramente a Cesare quello che era di pertinenza di Cesare,
Ma qui ci troviamo che alcuni uomini di potere morale/spirituale
hanno cominciato già,
a fare commercio per scambio di voti/valori non negoziabili !!!!!!
con il potere politico a venire.
(Valori non negoziabili…. ma che d’è, è roba che se magna? chi è che ha stabilito l’identità di questi valori ?, c’è qualche autorità super partes che ha codificato l’identità di questi valori non negoziabili ? tutti ne stanno a parla’, ma nessuno ne da una specifica, e nessuno dice chi ha istituzionalizzato questi valori-non-negoziabili)
Mi spiace ma questo
per me è immorale.
Poi ci sono i cristiani della domenica,
ma ci sono anche i cristiani per sola denominazione
che ci tengono che si sappia che sono cristiani di tradizione cristiana-cattolica,
impauriti da tutti si mussulmani che ce stanno a circonda’
e hanno una paura fottuta di perdere quella loro vecchia identità,
magari non credono nella chiesa,
ma visto che mo ce stanno tutti sti maomettani,
torna comodo arifarsi alla tradizione cristiana per quel sentimento di identità che sentono che stanno perdendo……..
Ecco su che cosa giocano tutti i nostri politici….!!!!
Più c’è paura…… e più i voti sono assicurati ….
Poi ognuno faccia come gli pare !!!!!!!
IO comunque non ho valori non negoziabili, e non riconosco assolutamente valori non negoziabili dettati da chiunque, perchè nessuno ha titolo per darne una patente a nessun titolo.
IO ho una fede in Cristo Risorto, che informa tutta la mia vita, non ho bisogno di urlare il bisogno di valori. Se Cristo è il mio punto di riferimento, tutto il resto è conseguente e io sono un uomo Libero e Fedele in Cristo nella comunità dei credenti fondata da Cristo, che è la Chiesa, la quale deve sempre avere come faro Cristo
e non scambi politici/favori/vantaggi……
ciao
matteo
Matteo, come non si occupava di Cesare? Diceva ai militari come fare il militare, agli esattori delle tasse come fare l’esattore delle tasse, ai legati imperiali cosa era la Verità.
Poi vedo che hai già compiuto l’opera ultima di Nostro Signore, avendo operato il Giudizio Universale – che dici, mi metto a letto e recito il Nunc Dimittis?
Attenti alle troppe certezze, che si diventa come il peggior sordo, ovvero quello che non vuole sentire.
Ci sono pertinenze che appartengono a Cesare,
e Lui lo ha detto chiaramente
questo non significa
che non potesse dire ai vari operatori di essre più umani
secondo la legge iscritta da Dio nei loro cuori,
e Cristo cerca di risvegliare questo nei loro cuori,
cosa che diviene insegnamento nella redazione delle prime comunità giudeo-cristiane e quindi portato a redazione nel vangelo scritto.
Mi farebbe piacere che non ti fermassi solo alla lettera della mia riflessione,
se poi ti do un impressione così “definitiva”, vuol dire che mi sono espresso non nei termini migliori. peccato !
Il fariseo e il pubblicano
9 Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: 10 “Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l`altro pubblicano. 11 Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12 Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. 13 Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. 14 Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell`altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”.
Ci siamo quasi scritti “sopra”,
purtroppo la mia figura di riferimento è quella del pubblicano, sempre.
un saluto
Esattamente quello che volevo dire.
Il bello del gioco dell’identificazione in questa parabola è che nel momento stesso che io mi ritengo conforme al tipo del pubblicano, sto recitando la parte del fariseo.
E viceversa.
Se mi riconosco colpevole degli errori del fariseo, sto imparando inconsciamente a presentarmi al Signore come il pubblicano.
E’ un bell’esercizio, che aiuta tanto – almeno, a me aiuta…..
Grazie Alessandro,
di esprimermi questo gioco,
capisco la tua perplessità nei miei confronti,
quella che appare come mia certezza,
è semplicemente la mia difesa
dalle certezze altrui.
Troppi giocano con certezze o pseudo certezze,
e io mi difendo come posso
talvolta impermeabilizzandomi alle certezze/sicurezze altrui,
il mio essere adulto mi chiede di volta in volta di saper discernere e fare scelte
non per ordini che mi piovono dall’alto,
ma grazie alla mia coscienza che giudica
e grazie alla comunione che vivo con tanti altri cristiani come me.
E’ una grande riccezza sapere di essere in questa comunione.
Spero che posso essere comprensibile nel mio esprimermi,
mio buon Alessandro, e che non mi giudichi troppo duramente.
ciao
matteo
Ad Alessandro Canelli e Matteo. In Ferrara che dice di non saper pregare trovo un elemento di somiglianza con il pubblicano. Anche il marito della catechista che si ferma accanto a una colonna – come a restare defilato – e neanche prende posto nei banchi ci dice con il suo atteggiamento che non sa pregare. E così mi pare faccia l’industriale in pensione che non parla con nessuno ed esce quasi di corsa appena ricevuta la benedizione. Un giorno gli ho chiesto come mai venisse a San Martino ai Monti abitando lontano e mi ha risposto: “Perchè qui mi sono sposato”. Da quando la moglie è morta, dieci anni addietro, viene a messa dove lei un giorno l’aveva condotto. Quest’uomo che viene nella chiesa che fu della moglie e l’altro che viene nella chiesa dove la moglie fa la catechista mi ricordano le parole di Paolo: “Il marito non credente è salvato dalla moglie credente”. Sono tornato al tema del post – mi appassiona capire i cristiani marginali, muti, non comunicanti. Non è poco quello che trovo in loro. Se ne conoscete, raccontateli.
@ Lazzaro.
Mi spiace il fraintendimento. L’autore del post segnalato ed il sottoscritto sono potenziali elettori PD, quindi niente da spartire con Arcore.
Invece, non mi pare proprio che Pannella e soci abbiano minimamente a cuore emergenze sociali e familiari, quali “i diritti dei bambini, i diritti dei figli, i diritti dei minori … e poi i diritti dei singoli genitori, quando una realta’ affettiva si esaurisce senza possibili alternative, i genitori che dopo il matrimonio fallito si ritrovano sbattuti di casa e non sanno dove sbattere la testa per un tetto; tutta la realtà degli anziani, la certezza non solo delle pene, ma anche della applicabilità delle sentenze, penali e civili, che generalmente prima di 7/8 anni non sono applicabili per tutta una serie di giochi legali su cui spesso passa l’impunità di tante persone su cui fondano la loro arroganza; la capacità della spesa, quotidiana, e delle spese straordinarie, la realtà delle case con affitti pari a esosi mutui, mutui che stanno mandando in fallimento famiglie per l’alto costo della vita” e via dicendo.
Certo, Lazzaro, questi (insieme alla difesa globale della famiglia e dell’essere umano, dal concepimento alla fine) sono temi nobili di una nobile agenda politica: spice che per un pugno di voti si butti tutto alle ortiche (se poi il programma è solo “il buttare tutto alle ortiche”, allora il rapporto con l’elettore è terribilmente viziato in partenza).
Lo posto anche qui.
Mi sembra che abbia colto benissimo la sostanza dell’ « atto di culto » quell’innominabile che disse un giorno: « Assisto con deferenza alla messa ma non partecipo, per farlo bisogna saper pregare e io non sono capace ».
http://www.palazzoapostolico.it/dblog/articolo.asp?articolo=302
Per Lycopodium.
Riguardo a Pannella posso essere d’accordo con te, anche se qualche merito civile glielo riconosco. Ho anch’io, del resto, qualche dubbio sulla bontà dell’accordo fatto con il PD. Quello che volevo far rilevare, però, è il fatto che non si levarono così alti lamenti quando il Nostro si alleò con Berlusconi. Quello di oggi non è lo stesso Pannella di allora? Sono sicuro che riesci a immaginare, perciò, quanto importi davvero la difesa dei valori a chi adesso grida allo scandalo.
E’ lo “sfruttamento” dei valori a scopi elettorali che mi fa rabbia.
Un “racconto” per Luigi.
Da bambino molto piccolo (fra gli anni quaranta e cinquanta) ero chierichetto, nel Duomo di un paesone agricolo-artigiano del basso viterbese; la mia gioia (non senza una puntina di orgoglio) era soprattutto “servire la prima Messa”, alle sei del mattino: mi sembrava, suonando la campanella quando precedevo l’arciprete dalla sacrestia all’altare, di dare in qualche modo la sveglia a Gesù nel tabernacolo: sottovoce, che nessuno sentisse, tutte le mattine dicevo: “Buongiorno, Gesù”.
Alla prima Messa c’erano sempre poche persone: tutte donne, a parte il sacrestano, quasi tutte anziane. Faceva un gran freddo, per tanti, tanti mesi dell’anno.
Ma il 2 novembre, incredibile, il Duomo era sempre pieno, di uomini soprattutto, che non prendevano posto nei banchi (e sì che di posti vuoti ce n’erano!) ma restavano in piedi, in fondo o appoggiati alle colonne. Fermi per tutto il tempo, non dicevano niente, non partecipavano alle preghiere e ai canti (né a quelli in latino, né a quelli in italiano); s’inginocchiavano solo all’Elevazione. Ma non si distraevano un attimo. Dopo la benedizione, un segno di Croce rapido, una genuflessioncella distratta e via (al lavoro, quasi tutti al lavoro dei campi).
Io mi chiedevo, ogni volta: ma perché quando è festa di precetto, ieri per esempio, non vengono mai e sono in peccato mortale (a cinque anni si è molto moralisti…), e oggi invece sono tutti qui? Ci ho messo qualche anno per capire.
Chissà se pregavano, ricordando i loro morti antichi e recenti, o se intuivano che quella loro presenza episodica (per vederli in chiesa così in massa bisognava aspettare Natale e Pasqua, o la “Processione del Cristo morto”, o, in qualche anno di siccità, le Rogazioni…) era un riconoscimento importante alla Chiesa: che con un rito ciclico e misterioso li conciliava con l’idea della morte, li aiutava ad accettarla o a temerla un po’ meno.
Grazie, davvero grazie Sump!
Sumpontcura scrive,
26 Febbraio 2008 @ 17:44
Una piccola aggiunta, Marta Paola: l’articolo di Serra ti convince anche quando parla dei vescovi? (tutti i vescovi, non alcuni: Serra è un uomo tutto d’un pezzo). Trascrivo: “uomini anziani e senza figli (per esempio i vescovi) capisco che la scarsa dimestichezza con la vita carnale possa contribuire a indurire lo sguardo fino all’anatema impietoso”.
Non ti vergogni?
Scusa ma chi si dovrebbe vergognare Serra (Michele) o io ???
Che brutta sensazione ho provato nel leggere. Un forte senso di colpa come quando da bambini a scuola dalle suore di Santa Teresa del Bambino Gesù (via Cavour – Roma) venivamo rimproverati, anche soltanto per banali questioni di disciplina, era fortissimo il senso di vergogna che riuscivano a provocare.
Agenda politica /1:
http://passineldeserto.blogosfere.it/2008/02/monta-la-polemica-sulla-ru486-il-suo-uso-e-pericoloso.html
Agenda politica /2 (per Sump e MartaPaola):
http://paparatzinger-blograffaella.blogspot.com/2008/02/dino-boffo-ci-accusate-di-ci-che-voi.html
Cara Marta Paola,
le parole “non ti vergogni?” me le rimangio, ti chiedo scusa e mi vergogno (un pochino) io.
Però, perdonami: nel momento in cui riporti un testo, senza prenderne in alcun modo le distanze, anzi mostrando di condividerlo, non autorizzi chi legge a cadere nell’equivoco?
Comunque, è colpa mia: per il giudizio temerario (nei tuoi confronti, non rispetto a Serra, il cui articolo, secondo me, resta una cattiva azione), e soprattutto per la carenza di amore cristiano.
Sumpontcura scrive, – 26 Febbraio 2008 @ 17:44
quando da bambini a scuola dalle suore di Santa Teresa del Bambino Gesù (via Cavour – Roma)
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e magari ci siamo pure menati all’asilo…….
no, no, !!!!!!!
credo di essere più grande di te,
non potevamo essere nella stessa epoca in quell’asilo….
Accidenti questo pianerottolo quanto è piccolo…..
per fortuna che c’è un monitor che mi nasconde agli sguardi indiscreti….!!!!:) – 🙂
Al di la di questa digressione di vita che mi rendono il Sump così vicino,
ho letto nel blog alcune cose che mi hanno lasciato molto perplesso,
sono in casa degli amici ospitanti,
sono stanco, perchè sono uscito dal lavoro alle 19,
non è il caso che aggiunga probabili vuote parole,
e così mentre vi saluto scivolo verso la cucina da dove sta arrivando un buon odore, finalmente fra poco si cena.
un saluto virtuale a tutti
e in modo speciale a Luigi che mi sopporta…..
ciao
matteo
No, Matteo! Chi andava dalle suore in via Cavour è Marta Paola, non io! (Io andavo dalle Maestre Pie Venerini, nel paesone di cui ho scritto prima. Come la ricordo bene, l’amatissima suor Chiara!).
“Credo di essere più grande di te”?… Credi tu, caro amico: io sono coetaneo di Luigi, pensa un po’!
Spero che mi leggerai dopo aver cenato: buona digestione e buona notte!
si ho finito cena ora,
mi rendo conto che la stanchezza mi ha cotto parecchio,
scusa il qui pro quo.
una buona notte a tutti
matteo
a proposito sump,
ti sono di poco dietro in età….. 🙂
Sump bellissimo il tuo racconto! Ne attendo altri. Anche da Matteo e Marta Paola che non escludo affatto si siano menati all’asilo, stante il carattere che dimostrano tutt’ora! In quell’asilo sono andate due mie figlie.
Non condivido affatto l’idea che di aborto possano parlare solo le donne. Si parla tanto (e giustamente) di responsabilità dei padri, di educazione condivisa ecc.; poi quando si tratta della vita del nascituro la “parità” non vale più?
La frase di Michele Serra “Come se quel corpo, già in sé, non fosse compiutamente una persona, non avesse autonoma dignità, libertà di scelta e anche libertà di errore come per altro è comunemente riconosciuto ai maschi, di fronte all’eros e di fronte alla riproduzione” dovrebbe valere, a mio avviso, anche per il nascituro che la madre porta dentro di sé… Anche lui ha una “autonoma dignità”.
Trovo poi Matteo troppo pronto a giudicare gli altri (in questo caso Ferrara): lasciamo a Nostro Signore questo compito. Noi dobbiamo giudicire le azioni, i comportamenti, le scelte (neppure io voterò la lista Ferrara), non le intenzioni che ognunno porta nel suo cuore.Infine: i temi richiamati da Matteo sono importanti, ma anche i cosiddetti “valori non negoziabili” (espressione che preferisco non utilizzare) lo sono: e ci metto dentro la vita e la famiglia, csì come la pace e la dignità del lavoratore.
Luigi: “…mi ricordano le parole di Paolo: Il marito non credente è salvato dalla moglie credente”.
Un “racconto” di Luigi Meneghello (“Libera nos a Malo”).
“Il nonno era garzone da un fornaro, la nonna era figlia del padrone. Quando si sposarono non so se il nonno avesse appena compiuto o stesse per compiere i diciassette anni, ad ogni modo non ne avevano trentacinque in due.
Il matrimonio cristiano è una specie di missione in partibus: il maschio è naturalmente pagano, e tocca alla sposa cristiana non tanto convertirlo quanto salvargli l’anima. Il maschio selvaggio beve, gioca, bestemmia, molesta le donne, mena le mani: la sposa missionaria non contrasta questi suoi costumi, ma bada al sodo, che è quel minimo di messe, sacramenti e devozioni sufficienti a restare fondamentalmente in buona col cielo; poi basta cogliere l’anima direttamente sul letto di morte.
In quest’ultimo compito, che è spesso postumo, e in ogni altra parte della sua missione, la sposa cristiana può contare sull’ausilio delle figliole. La fede si trasmette principalmente così, per vie ginecologiche: prendere i maschi di petto sarebbe assurdo, come voler spiegare l’algebra ai cannibali; ma fin che c’è donne c’è speranza.”
Ottimo Sump come sempre! Ma in verità Paolo – a citarlo per intero – porgeva anche l’altra guancia: “La moglie non credente è salvata dal marito credente”. Fuori dalla civiltà contadina questo secondo caso io credo si sia infittito.
Ferrara è un giornalista milionario anche con le sovvenzioni di stato,
perchè e in virtu’ di cosa non posso giudicarlo?
è un suo parente, suo padre? allora avrei un po di rispetto almeno di sensibilità.
Ma Ferrara, non mi sembra un suo consanguineo,
quindi si rassegni,
mi sento in vena di giudicare le sue azioni di voltagabbana, con tutti i diritti che mi vengono dal modo di Ferrara di insultare le persone e di trattarle come tanti nanetti, nella sua trasmissione.
Se non siamo in dittatura sono un uomo libero.
Quindi ho la libertà di dire che Ferrara, a mio giudizio non è un esempio umano da seguire, e chicchessia non può togliermi questa libertà.
I giornalisti hanno messo in conto che se scrivono per il pubblico,
poi il pubblico ha il diritto dovere di critica.
Quando ritorneremo ad una nuova dittatura in cui non potro’ esprimere le mie opinioni, allora saranno sorci amari.
matteo
Neppure io voterò Ferrara. Ma anch’io sono un uomo libero, e ho il diritto di dire che trovo francamente irritante l’atteggiamento di Matteo, che giudica tutti e non vuole essere giudicato. Se la sente di assumere il ruolo dell'”uomo spirituale che giudica tutti e non è giudicato da alcuno” di cui parla l’apostolo Paolo nella lettera ai Corizi? Io non me la sento.Credo che ci siano persone in buonafede (così come gli opportunisti) a destra come a sinistra, e non solo da una parte.
OFF TOPIC
AVEZZANO. Un regalo per Pasqua. Monsignor Pietro Santoro l’ha voluto fare a chi ha commesso quello che la Chiesa considera uno dei peccati più gravi: l’aborto. Un decreto del presule stabilisce, infatti, che da domani fino all’11 maggio, domenica di Pentecoste, ogni sacerdote della diocesi dei Marsi, possa assolvere chi ha abortito. Annullando di conseguenza la scomunica che scatta per chi ricorre all’interruzione volontaria della gravidanza.
Secondo il Codice di diritto canonico, il potere di assolvere dal peccato di aborto spetta al vescovo e al canonico penitenziere, che nella Marsica è don Vincenzo Amendola, parroco di Alba Fucens.
Monsignor Santoro, sull’esempio di quanto dal 9 al 23 aprile 2006 ha fatto il vescovo di Cremona, Dante Lanfranconi, dà la possibilità alle donne che confessano di avere abortito di ottenere più agevolmente l’assoluzione. Ovviamente il decreto vale anche per quanti (marito o compagno della donna, medici, ostetriche, infermieri) hanno cooperato all’interruzione della gravidanza.
Che cosa l’ha spinta – chiediamo al vescovo – a emanare questo decreto?
«È una decisione che si inserisce nel magistero della Chiesa. L’estensione del potere di assoluzione a tutti i sacerdoti, nel periodo pasquale, vuole attuare percorsi di ascolto e di misericordia».
Come prevenire il fenomeno dell’aborto?
«Attraverso un capillare impegno educativo alla dignità della vita umana e all’accompagnamento umano e spirituale di quanti vivono il dramma della non accettazione della vita».
Qual è l’atteggiamento della Chiesa verso le donne che hanno abortito?
«Le guarda come le guarda Cristo: «Va e non peccare più». Ovvero nell’ottica dell’amore accogliente».
Chiesa e Stato possono trovare un punto d’accordo su tale tema?
«C’è da chiedersi: l’essere che attende di venire alla luce chi è? È un’astrazione o “un dato scientificamente certo”, depositario di un diritto inalienabile? La sinergia tra Stato e Chiesa è su un piano di rinnovato Rinascimento umano».
Ben altro atteggiamento monsignor Santoro assume nei confronti degli usurai. Il vescovo decreta di riservare a se stesso e al canonico penitenziere la facoltà di assolvere il grave peccato di usura. Tuttavia, per Pasqua, il presule concede a tutti i sacerdoti della diocesi la «facoltà di assolvere quanti, confessando tale colpa, sono pronti a porre rimedio, con adeguata riparazione verso coloro che hanno danneggiato».
«Perché ha scelto l’usura insieme all’aborto?
«Anche se non previsto come “peccato riservato”, l’usura, di fatto, è un peccato contro Dio e il prossimo».