Quattro donne ungono Gesù: due sul capo e due sui piedi
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Luigi Accattoli
I capi complottano contro Gesù e una donna lo unge Messia: Marco 14, 1-9. Eccoci al prologo della Passione che ha tinte forti, decisamente drammatiche: ci viene detto che le autorità complottano per mettere a morte Gesù e subito si narra di una donna che gli versa sul capo un profumo pregiato, compiendo verso di lui un gesto di unzione profetica o messianica. Un gesto che il Maestro interpreta come unzione per la sepoltura: perché egli è sì il Messia, ovvero l’Unto, ma un Messia che trionfa morendo, non un Messia che trionfa con le armi.
Siamo alla cosiddetta “unzione di Betania”, che è narrata da tutti e quattro i Vangeli ma con narrazioni tra loro divergenti: in questo brano di Marco e in Matteo (26, 1-13) la donna versa il profumo sul capo di Gesù, in Luca (7, 36-50) e Giovanni (12, 1-11) unge i suoi piedi. Nei primi due la donna non ha nome, in Luca è una peccatrice anche lei senza nome, in Giovanni è Maria sorella di Lazzaro.
Vedremo il conflitto delle interpretazioni e le intenzioni che si profilano dietro alle tre narrazioni. Ci faremo aiutare da due maestri per sondare il non detto che ci viene trasmesso dall’azione decisa, solenne, quasi liturgica della donna messa in scena da Marco: il biblista di Cefalù Liborio Asciutto e la pastora battista Lidia Maggi.
19 Aprile, 2024 - 21:59
Luigi Accattoli
Marco 14, 1-9. Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire. 2Dicevano infatti: “Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo”.
3Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. 4Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: “Perché questo spreco di profumo? 5Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!”. Ed erano infuriati contro di lei. 6Allora Gesù disse: “Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. 7I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. 8Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 9In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto”.
19 Aprile, 2024 - 22:00
Luigi Accattoli
In casa di Simone il lebbroso. v. 1: Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi. Le due feste si celebravano insieme al plenilunio dopo l’equinozio di primavera che cadeva il 14/15 di Nisan. La parola Pasqua (passaggio, in memoria del passaggio del Signore nella notte narrato dal Libro dell’Esodo) designava il primo giorno della settimana festiva, quello della cena con l’agnello. Per tutta la settimana si mangiava pane azimo, cioè non lievitato.
v. 1b: e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire. E’ questa la quarta volta che Marco segnala il complotto per mettere a morte Gesù orchestrato da erodiani e farisei (3, 6), dai capi dei sacerdoti e dagli scribi (11, 18), dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani (12, 12).
v. 2: Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo. Siccome la cattura e la messa a morte di Gesù avverranno di fatto “durante la festa”, alcuni preferiscono tradurre: “Non tra la folla festante”.
v. 3: Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. In tutto il Nuovo Testamento Simone il lebbroso è nominato solo qui e nel passo parallelo di Matteo. Luca colloca l’episodio in Galilea, nella casa di Simone il fariseo; Giovanni a Betania nella casa di Lazzaro. Le quattro narrazioni hanno in comune il fatto dell’unzione da parte di una donna, ma cambiano i personaggi, i luoghi e la modalità dell’unzione.
v. 3b: una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. L’alabastro e il nardo sono dettagli che preparano alla segnalazione del possibile prezzo che arriverà al versetto seguente.
19 Aprile, 2024 - 22:02
Luigi Accattoli
Ruppe il vaso di alabastro. v. 3c: Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Solo in Marco la donna rompe il vaso: una specificazione che accentua il segno della totalità e dello spreco che caratterizza l’azione della donna. L’unzione del capo è frequente nelle narrazioni sacerdotali e regali dell’Antico Testamento: “Samuele prese allora l’ampolla dell’olio e la versò sulla testa di Saul, poi lo baciò dicendo: non ti ha forse unto il Signore come capo sulla sua eredità?” (1Samuele 10, 1).
v. 4: Ci furono alcuni che si indignarono. Giovanni dirà che fu Giuda a indignarsi.
v. 5: Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri. La possibile destinazione ai poveri del valore del profumo e del vaso è in tutti i Vangeli tranne in Luca. Da Matteo 20, 2 sappiamo che un denaro era la paga giornaliera di un bracciante.
v. 7: I poveri li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete. “Questo è uno dei versetti più equivocati del Nuovo Testamento. Gesù loda la generosità della donna ma non proclama l’inevitabilità della povertà e non invita a disinteressarsi dei poveri, anzi afferma contestualmente la costante possibilità di fare loro del bene” (John R. Donahue e Daniel J. Harrington, Il Vangelo di Marco, Elle-di-ci 21006, p. 344). A una corretta interpretazione del versetto può aiutare questo precetto della legge mosaica: “Poiché i poveri non mancheranno mai sulla terra, allora io ti do questo comando e ti dico: apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nella tua terra” (Deuteronomio 15, 11).
19 Aprile, 2024 - 22:02
Luigi Accattoli
L’unzione regale e profetica di una donna. Donna misteriosa, enigmatica e rimossa dalla memoria cristiana, è la sconosciuta della quale parlano Matteo e Marco. Confusa con le altre due donne che ungono i piedi di Gesù, così celebrate anche nell’arte di tutti i tempi, questa donna svanisce nell’indistinto.
Ma il suo gesto è unico, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento. Ella non unge i piedi di Gesù nel gesto dell’ospitalità, ma spezza il suo vaso di alabastro e versa l’unguento prezioso e profumato sul suo capo: compie il gesto dell’unzione dei re e dei profeti; gesto che poteva compiere un sacerdote o un profeta, non certo una donna come quella che, a Betania, interrompe inopportuna il banchetto in casa di Simone il lebbroso. Chi le ha dato tanto potere e tanta presunzione? Chi l’ha spinta a ciò?
La donna forse aveva seguito la predicazione e le vicende di Gesù; ora sa dei complotti contro di lui e il suo animo femminile intuisce, con pronta sensibilità, il volgere degli eventi. Non parla, vive dell’azione che compie, non solo per amore verso Gesù, ma mossa dalla profezia. Si sente mano dell’umanità che accoglie Gesù e lo riconosce nuovo re di pace, messia di speranza e di liberazione. Liborio Asciutto, Eva e le sue sorelle. La Bibbia al femminile, EDB 1992, p. 192s.
19 Aprile, 2024 - 22:04
Luigi Accattoli
In memoria di lei. Quell’unzione è quasi un abbraccio: in piedi, davanti a lui, una donna vuole proteggerlo, oltre che consolarlo e incoraggiarlo.
Un linguaggio semplice e solenne allo stesso tempo. Gesto quotidiano, collocato nella casa, nel luogo del focolare, degli affetti; e, insieme, solenne, capace di evocare le unzioni sacre dell’antico Israele.
La donna sembra dire con quel gesto: «sacro è il tuo corpo, perché lì abita Dio. Tu sei il Messia, l’Unto che risorgerà. Tu sei l’amico che io profumo e consolo». La donna senza nome e senza parole, parla con il suo corpo il linguaggio dell’amicizia e della fede.
Un gesto che stride nel clima di inconsapevolezza e distanza che attornia Gesù. Di qui l’ostilità dei presenti nei confronti della donna. Essa è l’unica «in sintonia»: sente empaticamente e comprende il vissuto di Gesù, la sua vocazione a donarsi totalmente. Lidia Maggi, L’Evangelo delle donne. Figure femminili del Nuovo Testamento, Claudiana 2010, p. 78.
19 Aprile, 2024 - 22:05
Luigi Accattoli
Che pizza: 21 anni – Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 21 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
19 Aprile, 2024 - 22:07
Luigi Accattoli
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 22 aprile. L’appuntamento precedente fu lunedì 8 aprile e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 14 aprile:
I capi complottano contro Gesù e una donna lo unge Messia: Marco 14, 1-9. Eccoci al prologo della Passione che ha tinte forti, decisamente drammatiche: ci viene detto che le autorità complottano per mettere a morte Gesù e subito si narra di una donna che gli versa sul capo un profumo pregiato, compiendo verso di lui un gesto di unzione profetica o messianica. Un gesto che il Maestro interpreta come unzione per la sepoltura: perché egli è sì il Messia, ovvero l’Unto, ma un Messia che trionfa morendo, non un Messia che trionfa con le armi.
Siamo alla cosiddetta “unzione di Betania”, che è narrata da tutti e quattro i Vangeli ma con narrazioni tra loro divergenti: in questo brano di Marco e in Matteo (26, 1-13) la donna versa il profumo sul capo di Gesù, in Luca (7, 36-50) e Giovanni (12, 1-11) unge i suoi piedi. Nei primi due la donna non ha nome, in Luca è una peccatrice anche lei senza nome, in Giovanni è Maria sorella di Lazzaro.
Vedremo il conflitto delle interpretazioni e le intenzioni che si profilano dietro alle tre narrazioni. Ci faremo aiutare da due maestri per sondare il non detto che ci viene trasmesso dall’azione decisa, solenne, quasi liturgica della donna messa in scena da Marco: il biblista di Cefalù Liborio Asciutto e la pastora battista Lidia Maggi.
Marco 14, 1-9. Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire. 2Dicevano infatti: “Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo”.
3Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. 4Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: “Perché questo spreco di profumo? 5Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!”. Ed erano infuriati contro di lei. 6Allora Gesù disse: “Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. 7I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. 8Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 9In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto”.
In casa di Simone il lebbroso. v. 1: Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi. Le due feste si celebravano insieme al plenilunio dopo l’equinozio di primavera che cadeva il 14/15 di Nisan. La parola Pasqua (passaggio, in memoria del passaggio del Signore nella notte narrato dal Libro dell’Esodo) designava il primo giorno della settimana festiva, quello della cena con l’agnello. Per tutta la settimana si mangiava pane azimo, cioè non lievitato.
v. 1b: e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire. E’ questa la quarta volta che Marco segnala il complotto per mettere a morte Gesù orchestrato da erodiani e farisei (3, 6), dai capi dei sacerdoti e dagli scribi (11, 18), dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani (12, 12).
v. 2: Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo. Siccome la cattura e la messa a morte di Gesù avverranno di fatto “durante la festa”, alcuni preferiscono tradurre: “Non tra la folla festante”.
v. 3: Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. In tutto il Nuovo Testamento Simone il lebbroso è nominato solo qui e nel passo parallelo di Matteo. Luca colloca l’episodio in Galilea, nella casa di Simone il fariseo; Giovanni a Betania nella casa di Lazzaro. Le quattro narrazioni hanno in comune il fatto dell’unzione da parte di una donna, ma cambiano i personaggi, i luoghi e la modalità dell’unzione.
v. 3b: una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. L’alabastro e il nardo sono dettagli che preparano alla segnalazione del possibile prezzo che arriverà al versetto seguente.
Ruppe il vaso di alabastro. v. 3c: Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Solo in Marco la donna rompe il vaso: una specificazione che accentua il segno della totalità e dello spreco che caratterizza l’azione della donna. L’unzione del capo è frequente nelle narrazioni sacerdotali e regali dell’Antico Testamento: “Samuele prese allora l’ampolla dell’olio e la versò sulla testa di Saul, poi lo baciò dicendo: non ti ha forse unto il Signore come capo sulla sua eredità?” (1Samuele 10, 1).
v. 4: Ci furono alcuni che si indignarono. Giovanni dirà che fu Giuda a indignarsi.
v. 5: Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri. La possibile destinazione ai poveri del valore del profumo e del vaso è in tutti i Vangeli tranne in Luca. Da Matteo 20, 2 sappiamo che un denaro era la paga giornaliera di un bracciante.
v. 7: I poveri li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete. “Questo è uno dei versetti più equivocati del Nuovo Testamento. Gesù loda la generosità della donna ma non proclama l’inevitabilità della povertà e non invita a disinteressarsi dei poveri, anzi afferma contestualmente la costante possibilità di fare loro del bene” (John R. Donahue e Daniel J. Harrington, Il Vangelo di Marco, Elle-di-ci 21006, p. 344). A una corretta interpretazione del versetto può aiutare questo precetto della legge mosaica: “Poiché i poveri non mancheranno mai sulla terra, allora io ti do questo comando e ti dico: apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nella tua terra” (Deuteronomio 15, 11).
L’unzione regale e profetica di una donna. Donna misteriosa, enigmatica e rimossa dalla memoria cristiana, è la sconosciuta della quale parlano Matteo e Marco. Confusa con le altre due donne che ungono i piedi di Gesù, così celebrate anche nell’arte di tutti i tempi, questa donna svanisce nell’indistinto.
Ma il suo gesto è unico, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento. Ella non unge i piedi di Gesù nel gesto dell’ospitalità, ma spezza il suo vaso di alabastro e versa l’unguento prezioso e profumato sul suo capo: compie il gesto dell’unzione dei re e dei profeti; gesto che poteva compiere un sacerdote o un profeta, non certo una donna come quella che, a Betania, interrompe inopportuna il banchetto in casa di Simone il lebbroso. Chi le ha dato tanto potere e tanta presunzione? Chi l’ha spinta a ciò?
La donna forse aveva seguito la predicazione e le vicende di Gesù; ora sa dei complotti contro di lui e il suo animo femminile intuisce, con pronta sensibilità, il volgere degli eventi. Non parla, vive dell’azione che compie, non solo per amore verso Gesù, ma mossa dalla profezia. Si sente mano dell’umanità che accoglie Gesù e lo riconosce nuovo re di pace, messia di speranza e di liberazione. Liborio Asciutto, Eva e le sue sorelle. La Bibbia al femminile, EDB 1992, p. 192s.
In memoria di lei. Quell’unzione è quasi un abbraccio: in piedi, davanti a lui, una donna vuole proteggerlo, oltre che consolarlo e incoraggiarlo.
Un linguaggio semplice e solenne allo stesso tempo. Gesto quotidiano, collocato nella casa, nel luogo del focolare, degli affetti; e, insieme, solenne, capace di evocare le unzioni sacre dell’antico Israele.
La donna sembra dire con quel gesto: «sacro è il tuo corpo, perché lì abita Dio. Tu sei il Messia, l’Unto che risorgerà. Tu sei l’amico che io profumo e consolo». La donna senza nome e senza parole, parla con il suo corpo il linguaggio dell’amicizia e della fede.
Un gesto che stride nel clima di inconsapevolezza e distanza che attornia Gesù. Di qui l’ostilità dei presenti nei confronti della donna. Essa è l’unica «in sintonia»: sente empaticamente e comprende il vissuto di Gesù, la sua vocazione a donarsi totalmente. Lidia Maggi, L’Evangelo delle donne. Figure femminili del Nuovo Testamento, Claudiana 2010, p. 78.
Che pizza: 21 anni – Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 21 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 22 aprile. L’appuntamento precedente fu lunedì 8 aprile e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 14 aprile:
https://www.luigiaccattoli.it/blog/con-gesu-che-dice-ecco-sto-alla-porta-e-busso/