Una volta qui nel blog feci un post che narrava di un barbone rubacchiante nella cassetta delle offerte in una chiesa di Roma. Ora mi consultano per una barbona che per un furtarello di quel tipo si è presa una multa di mille euro: e se non li paga farà tre anni di carcere. Mi cerca l’assistente sociale che tiene i contatti con la donna che ora è in carcere. “Tu ti intendi di chiese, ricordo tra l’altro quello che scrivesti su un caso simile a quello di cui mi occupo: che posso dire al sacrista che l’ha denunciata per convincerlo a ritirare la denuncia?” – Nei commenti il caso da me già segnalato, una ripresa ampliante di quel caso, la risposta all’assistente interrogante.
Quando un poverello ruba dalla cassetta dei poverelli
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Mio post del 6 marzo 2018. Chiesa di San Vitale a via Nazionale. Barbone russa appoggiato come un penitente allo schienale del banco davanti. Altra barbona esce a zighezaghe con il suo carrettino dalle sette sacche. Un terzo pesca con una calamita nella cassetta delle offerte. Del resto, non sono lì per i poveri? Non ci fossero i barboni, chi ci sarebbe nelle chiese alle tre del pomeriggio?
http://www.luigiaccattoli.it/blog/barbone-russa-appoggiato/
Ladri d’elemosine. Sono spesso nelle chiese del centro storico di Roma. Mi piace visitarle e qualche volta mi fermo un tempo e due tempi. Lo faccio a tutte le ore e quando l’ora è solitaria e nella chiesa non c’è nessuno, solo io alle volte, sbuca da dietro un confessionale o entra furtivo dalla porta il ladruncolo delle elemosine, com’io lo chiamo. Generalmente pesca le monete con una calamita appesa a un filo. L’infila nella fessura delle offerte e prova a tirarle su. Non ha paura di me. Mi ha studiato dal nascondiglio, o fingendo di passarmi accanto per andare all’altare della sua devozione. Ha capito che non lo denuncerò, non griderò, non l’inseguirò. Da che l’ha capito? Dagli occhiali, dalla barba, dall’aria incantata. Va sicuro al suo lavoro. Io chiedo a me stesso che devo fare. Vado a parlargli? Gli dirò “non si ruba in chiesa”. Ma questo lui già lo sa. Potrei dirgli: “Lascia stare, ti do io cinque euro e tu vattene con quelli”. Ma sarebbe diseducativo. Subito andrà ad altra chiesa sperando di trovare un altro come me. Infine non faccio nulla, spero solo che se ne vada al più presto ché il suono della calamita sulla feritoia mi mette a disagio. Prenderà su due o tre euro, che sono stati messi lì per i poveri e lui è un povero. Se li prenda pure.
Risposta all’assistente sociale. Parlerei così al denunciante: “Sacrista mio meritevole di fare, quasi da volontario, quel lavoro che è di stare nella casa del Signore per lunghissime ore. La barbona che hai denunciato aveva rubato una carta da dieci euro. L’aveva pescata con un ferro uncinato tipo amo da pesca. Tu hai fatto il tuo dovere. Ma ora risulta che la barbona rubacchiante dovrebbe pagare una multa da mille euro che lei non ha mai visto in vita e mai vedrà. Dunque resterà in carcere e restando dentro non potrà prendersi cura di un figlio che è messo peggio di lei. Potrebbe uscirne se tu ritiri la denuncia. Ritirala, e così porti a compimento una buona azione che al momento hai svolto per metà: la metà della denuncia, con cui hai mostrato il giusto rispetto delle regole. Resta l’altra metà, che è quella di mostrare che la tua denuncia non era motivata da spirito punitivo ma medicinale. Lei, finendo dentro, ha capito il suo errore. Ricevendo ora da te il ritiro della denuncia comprende che gli uomini di Chiesa sanno trovare il modo di aiutare i poverelli”.
Nel Vangelo di oggi, anche Giuseppe rinuncia a denunciare Maria. Questo prima della visita dell’angelo, quindi quando ne avrebbe pieno diritto, secondo la legge.
La giustizia dei giusti non è fatta solo di denuncia, ma anche di perdono; la saggezza dei giusti è saper discernere quando è opportuna l’una o l’altro.